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Autore: RLandH    27/07/2020    1 recensioni
[Katsudeku]
Izuku non è mai divenuto erede di All Might ed ha dovuto far fronte ad un mondo che gli ha negato il suo unico sogno.
Katsuki, d'altra parte, è entrato all'U.A. ed ha 'preso in pieno' la dura realtà.
L'incontro, ad un anno, dall'ultima volta che si sono visti, riapre qualche vecchia ferita - e parecchi sentimenti inespressi.
Dal testo:
“Ma invece dimmi di te” aveva ripreso Deku, dopo il lungo e logorante silenzio, “E dell’U.A., è bella come l’avevamo immaginata?” aveva chiesto con un tono un po’ più timido, tirando giù gli occhioni grandi.
Katuski aveva avuto una stretta al cuore.
Quel plurale nelle parole di Deku faceva schifo, dipingeva un quadro del cazzo in cui lui e Deku erano pappa e ciccia e sognavano la stessa cosa, radiosi. Ma era stato così forse a quattro anni, massimo cinque. Poi Deku era risultato inutile e si era attaccato come una cozza al loro sogno, quando Katsuki ne era l’unico degno.
Stronzate, realizzava dopo un anno all’U.A., ma a Deku non lo avrebbe mai detto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Niente, questa è la Deku-Quirkless AU/ Canon-Divergence, che non avevo MAI, mai pensato di scrivere (In vero, avevo pensato di scriverne una diversa, ma, oi bo, così è la vita).
Premesse non necessarie:

·         Non è una storia seria e sarà una storia breve (ho troppe long aperte e quando cominciò a scrivere cose lunghe, poi diventano arzigogolate; inoltre ho scoperto di essere una centometrista migliore rispetto una maratoneta).

·         Il personaggio di Bakugo è uno dei miei preferiti (così come la Katsudeku è una delle ship che mi piace di più) ma è tremendamente difficile da manovrare e confesso di non aver capito tutto del suo carattere.

·         Cercare di rendere il farfugliare di Izuku ed il turpiloquio di Katsuki è stata la morte – e probabilmente ho fallito.

·         Il raiting della storia è arancione e penso lo rimarrà, ma non si può mai sapere (e di quel colore più per il modo colorito che ha Katsuki di vedere la vita, che altro), in tal caso lo modificherò (o scoprirò quanta liberta mi da il raiting arancione).

·         In ultimo, contestualizziamo un po’ la storia, questa è l’A.U. in cui All Might ha detto a Deku che non sarebbe mai potuto diventare un eroe e poi non ha assistito al suo tentativo di salvare Katsuki dal mostro di fango (evento comunque successo). Perciò, Katsuki ha comunque ricevuto la batosta del ‘Non-sono-eccezionale’ ma Deku ha dovuto fare i conti con una società che lo ha respinto per come è nato. Perciò, sebbene, cercherò di essere più IC possibile (per quanto possibile), il personaggio di Deku, dovrà avere delle differenze.

Cercherò di ‘riadattare alla storia’ il canone (tipo: come è sopravvissuto Iida a Stain senza la presenza del personaggio di Deku? Bella domanda) al meglio delle mie possibilità.
Spero qualcuno leggerà i miei deliri.
Un bacio
RLandH

 

Cronache di una (Pessima) Decisione annunciata

 

In Principio fu colpa di Pikachu

 

Retroattivamente, Katsuki Bakugo avrebbe detto fosse colpa di Pikachu, ma era ingiusto escludere Capelli-di-merda, Occhi-da-procione e Scotch-in-faccia dalla loro dose di colpa. Poco o male, sarebbero morti tutti, a breve.
“Ho qualcosa in viso?” la voce di Deku era ad un passo dall’isteria, più alta di quanto non fosse mai stata ed il suo volto era contrito, come se si aspettasse da un momento all’altro qualcosa di brutto.
Quello, forse, era colpa di Katsuki, ma dal canto suo, lui non lo avrebbe mai ammesso.
“A parte la tua faccia?” aveva detto retorico.
Gli occhi verdi – enormi, troppo enormi – di Deku si erano spalancati come quelli di un cerbiatto davanti ai fanali di una macchina, durante una notte buia.
Patetico.
Forse, Katsuki era anche più patetico.
“Certo!” aveva cinguettato Deku, chiudendo poi le labbra attorno alla cannuccia della sua bibita e succhiando qualcosa che era già finito da un po’, producendo il suono di un risucchio, che aveva reso quella situazione ancora più … imbarazzante.
Katsuki aveva chiuso le ciglia, ignorando il telefono che continuava a ronzare nella sua tasca, chiedendosi chi fosse dei suoi amici – anzi ex-amici, non perché non lo fossero più, ma perché presto sarebbe tutti morti, atrocemente per mano di Katsuki.


“Ti ho visto al festival” aveva ripreso a parlare Deku, smettendo di bere una bibita già finita da mezz’ora, carico di nervosismo. Gli occhi verdi erano rivolti altrove, mentre tamburellava con le dita contro un tavolo, rendendo più sgradevole una situazione che era già ai limiti del surreale.
Pikachu-di-merda, gli avrebbe fatto saltare via tutti i denti.
“Sei stato bravo” aveva aggiunto Deku, per fare conversazione, perché lui era sempre così splendente, che doveva far vedere come era più bravo e civile di Katsuki, dimostrare che lui poteva superarla e fare conversazione, mentre lui era un inetto.
“Be, come sempre, Kacchan” aveva aggiunto poi Deku, guardandolo, con un sorrisetto.
Un sorrisetto fastidioso di chi la sapeva lunga. Come sempre, come a ribadire lo stesso concetto: non riusciva mai a farcela per bene, mai nella maniera ‘giusta’.
E quel Kacchan lì, buttato, casualmente, come se fossero amici.
Erano stati amici, più di un decennio prima.
“Lo sai, lo sai benissimo  che Mezzo-e-Mezzo non c’ha neanche provato” aveva risposto spazientito Katsuki.
Deku era incapace in moltissime cose, troppe, anzi era quasi un miracolo che fosse ancora al mondo, ma i quirk erano una cosa che non solo capiva bene, ma addirittura, ci avrebbe potuto scrivere un trattato di seicento pagine, come minimo.

“Si ho notato una certa reticenza ad usare il lato di fuoco, uno spreco, concordo” aveva detto Deku, prima con gli occhi luminosi, perché aveva colto quel dettaglio e che Katsuki gli avesse riconosciuto mezzo-merito, poi però il tono aveva nascosto una certa cupezza.
Uno spreco, sì, se Deku avesse avuto probabilmente metà del quirk di Mezzo-e-mezzo ci avrebbe fatto faville.
O si sarebbe dato fuoco, probabile la seconda, era un mezzo impiastro in ogni cosa.
“Però, secondo me, avresti vinto comunque tu, Kacchan” aveva aggiunto Deku, accondiscendente, perché nonostante tutto nonostante Katuski fosse migliore di lui l’altro ragazzo continuava a guardarlo con quella sufficienza intrinseca, come se continuasse a vederlo solo ed unicamente come il ragazzino che era caduto nel fiume, che aveva bisogno di una mano per essere sollevato.
Allora, come in quel momento.
Deku non ci credeva neanche in mezza-parola, Katsuki lo sapeva, ma doveva dirlo lo stesso, perché doveva sottolineare come lui avesse bisogno di sentire quelle stupidaggini, altrimenti sarebbe affogato.
Inutile Deku, non era neanche profonda l’acqua del fossato!
Si era limitato a ringhiare.
Un anno prima probabilmente avrebbe trovato qualcosa di offensivo per rispondere, ma in quel momento sentiva la voce fastidiosa di capelli-di-merda dirgli che ‘Non era virile’.
Ma poi cosa voleva dire?
Katsuki era virile – credeva almeno.
Deku era rimasto zitto, ma almeno non si era rimesso a succhiare il suo stupido frullato vuoto, lo aveva guardato con gli occhi verdi pieni di disagio.
“La tua scuola come è?” aveva chiesto poi Katsuki, giusto per riempire il silenzio, forzando quando di più il tono nel suo pieno disinteresse, mentre distoglieva lo sguardo da Deku.
Era così strano.
Lui.
Deku-di-merda.
Insieme.
A prendere un frullato.
Tutta colpa di Pikachu, sarebbe morto atrocemente per quello. Doveva proprio mettersi a fare il cascamorto con la ragazza dei volanti, che poi cosa importava ad una così di quel tema. Cosa importava a Testa-Fulminata poi di quel tema.
Ma in generale, a nessuno, era mai importato niente.
Invece, la ragazza, lì, del Centro-commerciale, paladina di tutti i diritti, era chiaramente troppo buona.
Lei era tutta zuccherosa, quirk incluso, vestita di paillettes, che sventolava volantini.
Era lì, promuoveva -armata di poster e dépliant – una marcia contro la discriminazione sui candidati durante le selezioni dei posti di lavoro.
Di quanto il proprio quirk pesasse sulla scelta.
I quirk che coinvolgevano l’aspetto, quelli grotteschi.
Ed ovviamente chi di quirk non ne aveva.
Inutili. Gli scherzi della società.
E a quei pensieri, Katsuki non poteva controllarlo, un malore nel fondo della sua testa – dentro, tra i pensieri – non poteva fare altrimenti che affacciarsi.


Bakugo lo aveva capito subito che sarebbe finita male, malissimo, quando quella lì, tutta caramelle – capelli rosa gomma da masticare abbinati – si era avvicinata a loro, con il volantino. Ed ovviamente Kaminari, con il cervello fritto, si era fatto abbindolare.
Non è virile, lasciarlo andare da solo’ aveva sentito il bisogno di dire Kirishima. Katsuki non aveva dubbi nell’immaginare che Faccia-di-pikachu gli avrebbe piantati, volentieri, per stare con quella.
Katsuki era stato costretto a seguire quella banda di dementi, con insoddisfazione, strisciando con i piedi sulle suole marmoree del pavimento del centro commerciale, mentre la principessa Gomma-Rosa saltellava davanti loro.
E poi … sì, dritto in faccia come un pugno: Deku!
Era ovviamente immaginabile che uno come lui, facesse parte di un’associazione-perditempo a favore dell’inutilità assoluta, però, sì, be, esserselo ritrovati davanti, che spiegava ad un paio di ragazzine cosa stavano cercando di promuovere, con gli occhi grandissimi ed il sorriso pregno d’allegria sul volto, era stato per Katsuki come uno schiaffo in faccia.
Bello pieno.
Non vedeva Deku, prima di quel momento, da un anno, praticamente, da quando quello stupido aveva comunque provato il test per l’UA – e Katsuki glielo aveva detto che era una stronzata, ma Deku lo ascoltava mai Katsuki? – e si era rotto un braccio, una gamba e procurato una commozione celebrare.
E quando l’aveva visto lì, con quel suo sorriso stupido-accondiscendente dà sono-migliore-di-te, il grande e potente Katsuki aveva deciso di doversela filare, prima che Deku si accorgesse di lui.
L’altro aveva probabilmente avuto meno voglia di lui di vederlo, ma doveva mostrare quante fosse migliore di Katsuki e lo avrebbe approcciato. Garantito.
E poi quella tutta-zucchero, si era messa a strillare come un’oca, “Midoriya-ya[1] puoi venire?” ed era cominciata la catastrofe.
Katsuki sarebbe dovuto fuggire.
Veloce come la luce, da dare le paste a Iida.


“Molto interessante, sai?” aveva detto Deku, carico, “Non me l’aspettavo. Cioè all’inizio è stato un po’ monotono, ma poi un mio professore mi ha fatto entrare nel club di Profiling e Osservazione dei Quirk; è una cosa difficile da spiegare, ma sembrava fatta su misura per me” aveva raccontato divertito.
“Che cazzo fai quindi?” aveva chiesto.
“Niente di che, cioè, studio i quirk delle persone, cioè proprio il quirk nei pro e nei contro e poi anche come il quirk influisce sul carattere di una persona o viceversa. Un po’ quello che ho sempre fatto” aveva confessato Deku, “Solo che ora un professore mi ci dà dei crediti” aveva ridacchiato con nervosismo.
“Si, roba da nerd” aveva sminuito Bakugo.
In realtà no, per lui era sempre stato: picchiare più forte possibile, ma ormai era da più di un anno alla U.A., aveva capito che senza strategia non si andava da nessuna parte.
Sapeva pure che gente come Deku finiva a lavorare comunque nell’agenzia degli eroi, per migliorare le prestazioni di un Pro o per dissezionare le capacità di un cattivo.
Certo Katsuki non si sarebbe mai affidato a Deku. Mai. Mai.
“Ma invece dimmi di te” aveva ripreso Deku, dopo il lungo e logorante silenzio, “E dell’U.A., è bella come l’avevamo immaginata?” aveva chiesto con un tono un po’ più timido, tirando giù gli occhioni grandi.
Katuski aveva avuto una stretta al cuore.
Quel plurale nelle parole di Deku faceva schifo, dipingeva un quadro del cazzo in cui lui e Deku erano pappa e ciccia e sognavano la stessa cosa, radiosi. Ma era stato così forse a quattro anni, massimo cinque. Poi Deku era risultato inutile e si era attaccato come una cozza al loro sogno, quando Katsuki ne era l’unico degno.
Stronzate, realizzava dopo un anno all’U.A., ma a Deku non lo avrebbe mai detto.
Anche perché, infondo, infondo, era sicuro che nonostante tutta la buona volontà del nerd, l’U.A. non lo avrebbe potuto aiutare, rimaneva comunque senza un quirk; che avrebbe potuto fare in uno scontro?
Contro un avversario come Shigaraki Tomura, che poteva disintegrarti sfiorandoti appena?
Che poteva fare un Deku?


Riguardo alla risposta da dare alla stupida domanda di Deuku: quel pensiero, quello, l’aveva fatto stare pure peggio.
È bella come l’avevamo immaginata?
Si, ma fa tutto schifo.
Non era il migliore, non ci si avvicinava neanche, c’era gente con quirk eccezionali e capacita brillanti – dai quel bastardo di mezzo-e-mezzo era praticamente senza effetti collaterali – ed era maledettamente pericoloso. L’Adrenalina pompava a bestia, ma poco più di sei mesi prima Katsuki era stata rapito.
Rapito.
Ed All Might si era dovuto ritirare a causa sua.
Non potevano vivere più nelle loro case, perché lui era stato rapito.
La U.A. era terrificante, meravigliosa, ma terrificante.
“No” aveva risposto, “Molto meglio” aveva detto, forse era stato un po’ incolore nel tono, perché Deku lo guardava un po’ confuso, battendo gli occhi da cerbiatto.
“Fantastico” aveva detto l’idiota poi, sorridendo – forzatamente, dietro gli occhi stava morendo, Katsuki ci scommetteva.
“Credo di dover andare via, Kacchan, ora” aveva detto poi Deku, con le dita un po’ tremolanti, “Però mi ha fatto stra-piacere rivederti, se vuoi rifarlo ci sono volentieri” aveva esclamato con troppo ardore, da risultare finto, il Nerd alzandosi in piedi, subito, “Il numero di casa è sempre lo stesso” aveva comunicato.
Katsuki si era alzato di rimando, svelto come una molla, “Ti accompagno, Deku” aveva detto, prima ancora di rendersene conto.
Deku aveva sbattuto i grandi occhioni da cerbiatto, “Certo, Kacchan” aveva concesso, con un tono un po’ sbiadito, forse anche incerto.
“Dove devi andare?” aveva indagato poi, “Torni dalla tua amica tutta caramellosa o …” aveva cominciato Katsuki, forse in maniera, fin troppo invadente. Deku aveva aggrottato le sopracciglia, “Caramel-ah, Mochi[2]! No” aveva risposto Deku, poi le guance si erano tinte di rosso colme di imbarazzo, si era morso un labbro, con un leggero nervosismo. “No, no, devo andare da una parte … un’altra parte” aveva detto vacuo, con nervosismo, cercando di non guardarlo negli occhi.
“Cazzo, super misterioso, eh, Deku di Merda. Cazzo, sei un agente in incognito?” lo aveva preso in giro con una certa cattiveria Katuski.
Deku lo aveva guardato, poi aveva ridacchiato, “No, Kacchan!” aveva ammesso genuino, “Ho un impegno per cena, lo avevo da prima di incontrarti; l’impegno intendo, ma mi sembrava brutto, ecco, andare via dicendo ‘Scusa, ho un appuntamento’” aveva vomitato prima.
E certo, anche Deku di merda, aveva altro da fare.
Più importante di Kacchan.
“Come se mi importasse di sprecare la mia libera uscita con te” aveva risposto Katsuki, voleva sembrare superiore, voleva dare l’idea che non gli importasse nulla di Deku né del fatto che Deku lo stesse scaricando – perché era così, ovviamente, non doveva sembrare niente, perché lo era – ma si era accorto da solo, che il suo tono lo aveva tradito, o meglio aveva tradito più veleno che altro. “Mi hanno praticamente obbligato Capelli-di-merda e gli altri stronzi” aveva detto.
Doveva essere altezzoso, perché lui era meglio di Deku, anche se Deku dopo tutti quegli anni, non lo aveva ancora capito.
Quello lo aveva guardato, con quei suoi occhi da cucciolo di labrador, come quando erano bambini, e lo aveva visto nel fiumiciattolo a carponi.
Aveva quello sguardo lì.
Totale accondiscendenza, come se in Katsuki non vedesse altro che quello stupido ragazzino caduto nel fiume, buono a nulla.
Quando era Deku ad esserlo.
Anche se aveva quello stupido sorriso.
Katsuki, per All Might – e per Best Jaeanist, anche se non lo avrebbe mai detto – ci aveva provato a lavorare sul suo carattere, sulla sua irrequietezza e sua rabbia.
A parte capelli-di-merda e la sua pelle super-resistente non aveva più colpito nessuno – cattivi a parte – ma in quel momento lo sentiva, quasi imperativo, la voglia di colpire il sorriso amorevole di Deku.
“Oh, sì, tua madre mi ha detto che ora siete in un dormitorio a scuola” aveva sputato fuori l’altro, così di punto in bianco, mentre avvolgeva meglio la sciarpa sul collo.
Katsuki lo guardò, stordito, chiedendosi esattamente quando e come, Deku si fosse ritrovato a parlare con quella vecchiaccia, di lui. Sì, le loro madri erano amiche, ma non riusciva proprio ad immaginare sua madre che se ne stava bella a farsi i fatti di Katsuki con Deku. Era un’immagine surreale.
Poi, perché, non gli aveva detto niente?

“Oh, si, per la concentrazione e lo studio” aveva borbottato Katsuki, meglio scacciare quei pensieri.
E perché io mi sono fatto rapire, ho messo in pericolo tutti ed All Might ha perso i poteri – lo aveva aggiunto solo mentalmente quello.
“Si, immagino che l’U.A. pretenda l’eccellenza dai suoi studenti” aveva tubato Deku, “Si, un po’ asfissianti a volte, come se sparendo per cinque minuti dalla loro vista, rischiassimo di morire male” aveva risposto lui un po’ forzato.
Lo facevano.
“E quindi state sempre in dormitorio?” aveva chiesto Deku, mentre si incamminavano dall’uscita del fast-food, rituffandosi nel caos del centro-commerciale.
Un edificio dalla piazza centrale, dalla forma ellittica, su cui capeggiava una fontana circolare. Su diversi piani, almeno sei, che avevano corridoi circiformi che percorrevano tutta la piazza ellittica, dove era possibile entrare in negozi di vestiti e cibarie.
Deku aveva fatto strada, imboccando una scala mobile, che scendeva.
“Si, be, dobbiamo uscire per fare tirocinio, stage e queste cazzate così” aveva risposto Katsuki, incolonnandosi dietro di lui, “Il fine settimana di tanto in tanto torniamo a casa, per le cose serie, non abbiamo mica tempo da sprecare sul divano” aveva detto ferroso.
Deku aveva voltato un po’ la testa per guardarlo, era due gradini più in basso di lui, sulla scala, Katsuki aveva l’impressione che per una volta il mondo si fosse messo in ordine.
Anche se per poco.
“E le libre uscite” aveva valutato Deku, riferendosi alla giornata appena passata.
“Si, credo che ogni tanto, il professor Aizawa si rompa le palle di averci sempre tra i piedi” aveva valutato Katsuki, onestissimo.
Deku aveva sbattuto gli occhi, “Aizawa?” aveva chiesto, “Stai parlando di Eraserhead?” aveva insistito poi, eccitato, “Si” aveva ottenuto come risposta Katsuki, un po’ annoiato.
“Eraserhead è il tuo professore? Wow, Kacchan, non hai idea di quanto ti invidi!” aveva esclamato Deku con genuina contentezza, voltandosi in toto verso di lui, pieno di gioia in quel viso lentigginoso.
“Sei alla fine delle scale, fai attenzione, o cadrai!” aveva stabilito secco, Deku si era voltato appena, saltellando per evitare i denti della fine della scala.
Si era voltato verso Deku, con un sorriso assolutamente soddisfatto di se stesso, “Oh, wow, non sei più l’impiastro che inciampa nei suoi stessi piedi” aveva detto Katsuki, incolore.
Deku aveva scosso il capo, “Con tutti questi complimenti, Kacchan, potrei anche montarmi la testa” aveva commentato l’altro seduttivo.
Seduttivo?
No, era stata decisamente una svista di Katsuki. Doveva essere così.
Deku non era seduttivo, in nessun modo possibile.
Nessuno.
In nessuna maniera. In nessun mondo.
Poi, figurarsi se uno come Izuko potesse essere seduttivo, che pensiero stupido.

“Comunque se vuoi posso farti avere qualche autografo” aveva borbottato Katsuki, desideroso di cambiare argomento – anche se era solo nella sua testa.
Deku aveva battuto le ciglia, confuso, prima di illuminarsi in viso, come se il sole fosse sorto sulla sua faccia.
Era stata un’idea del cazzo.
Come gli era venuto in mente?
Best Jaenist avrebbe firmato un foglio senza neanche guardarlo, o fare domande, ed All Might sarebbe stato contentissimo, le adorava quelle stronzate ( da che si era ritirato, leggeva personalmente la posta dei fan), ma immaginare di doverlo chiedere a Present-Mic, e doversi sorbire tutti i commenti dopo – o il professor Aizawa –  sembrava troppo imbarazzante.
Perché aveva parlato?
Ma adesso Deku aveva quel suo sorriso pieno di vita.
“Sei sempre un Nerd, eh” aveva commentato Katsuki, rigido come uno stecco, “Gli eroi rimangono il mio punto debole” aveva ammesso Deku,  il sorriso sul suo viso si era spento di luce, a favore di qualcosa di più intrinsecamente malinconico.
“Immagino vorrai l’autografo di All Might” aveva proposto Katsuki, giusto perché sarebbe stato il meno imbarazzante tra tutti.
Si certo l’uomo lo avrebbe guardato con un sorriso buono e la pietà negli occhi, Katsuki non aveva idea di come l’eroe riuscisse a guardarlo in faccia, senza vomitare contro la sua rabbia.
In quello All Might era uguale a Deku, aveva quel modo di sorridere così accondiscende, come se Katsuki fosse la persona da compatire.
Poteva accettare di essere compatito da All Might, gli aveva rovinato la vita, ma da Deku mai.
Il ragazzo si era fatto rigido, teso come una corda di violino, “Ho già il suo autografo, Kacchan” aveva ammesso Deku.
Il suo tono era spento e colmo di rammarico, “Dall’ultimo anno delle medie”.

 

 



[1] Questo -Ya finale lo ho visto usare in One Piece da Trafalgar Law, non so esattamente come dovrebbe essere tradotto, però lo aveva trovato carino come suono.

[2] Si, sono dei dolcetti giapponesi, sono famosissimi – ma come sono fantasiosa per i nomi.

   
 
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