Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Demigod_Lily    28/07/2020    0 recensioni
"Continuai a testa alta per tutto il resto del tragitto. Il che mi costò un crampo al collo, ma come minimo avevo l'orgoglio più intatto di prima."
Una Thalia testarda come sempre. Un Luke non ancora accecato dal dolore e dalla vendetta.
Due ragazzi diversi, ma che, anche se ancora non lo sanno, condividono lo stesso destino. E anche lo stesso orribile tempismo. (Questa One Shot si colloca prima dell'arrivo di Luke e Annabeth al campo)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace, Talia/Luke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era notte, Annabeth stava già dormendo, mentre Luke era chissà dove a fare chissà cosa. Io, invece, ero intenta a fissare l'immensità e la bellezza del vuoto. Stavo giusto per sprofondare tra le grinfie di Morfeo, quando un idiota dai capelli biondi entrò nel mio spazio visivo, ormai ridotto ad una fessura, e, con una delicatezza degna di un elefante con problemi intestinali, mi scuotè la spalla. Una volta. Due volte. Se non avesse smesso si sarebbe presto ritrovato con un braccio amputato… - Che vuoi?- esclamai spalancando gli occhi, o, per meglio dire, cercando di spalancare gli occhi. Dovevo sembrare un bradipo. - Calmina. Ti devo far vedere una cosa bellissima!- sussurrò. Brutta cosa! Bruttissima cosa! Pregai con tutte le mie forze tutti gli dei di cui ero a conoscenza, nella speranza che non fosse come l'ultima volta. Si, perché, ogni notte di luna piena, Luke mi svegliava dicendo che aveva trovato qualcosa di meraviglioso. La verità: l'ultima volta avevo camminato per ben un'ora per vedere un distributore, per giunta che vendeva solo caramelle viola dall'aspetto industriale. Se poi ci mettavamo il fatto che non avevamo nemmeno soldi, beh, spiega la mia avversione verso queste serate. Se fosse stato di nuovo un distributore, Luke probabilmente non sarebbe tornato al nascondiglio con tutti gli arti attaccati al corpo, poteva scommetterci. (Con tutta questa voglia che ho di amputare braccia, ancora non capisco come faccia ad essere tutto intero) Luke, che, quando si impuntava su qualcosa, era più testardo di me, non si lasciò scoraggiare. Mi trascinò fuori. Con non poche difficoltà, accolte con gioia ed entusiasmo da me, riuscì a farmi uscire. - Allora, hai intenzione di alzarti?- Risi. -NO- risposi secca - E dai... guarda che faccio la faccia da cucciolo- - uno non la sai fare, due o mi dici cosa mi devi far vedere, o non vengo.- Luke sbuffò, ma al posto di gettare la spugna e mandarmi a quel paese, come avremmo fatto tutti noi comuni morali. Mi prese in braccio e s'incamminò verso quella che sarebbe stata di sicuro un'altra cavolata. Okay, in altre situazioni l'avrei colpito con un fulmine e me ne sarei andata facendo svolazzare quei tre ciuffi che avevo in testa e che mi ostinavo a chiamare capelli. Ma si stava bene tra le sue braccia. Per non parlare del fatto che il mio cervello era entrato in un momento di stend-by, in cui trasmetteva solo pensieri del genere: "avrò un buon odore?" "Per i mutandoni tigrati di Dioniso, mi sta abbracciando" "Oh Zeus! Ho la testa sul suo collo... si accorge se gli do' un bacio, magari dopo potrei dire che se l'è immaginato... meglio non rischiare" "Caspio, Thalia! Che discorsi mentali ti stai facendo! È solo un amico... certo, è bello, simpatico, mi fa sempre ridere, è iperprotettivo verso me e Annie, e poi... Thalia! " - Di immortalis! Sto diventando pazza!- - cosa succede Thalia?- chiese Luke preoccupato. - Cosa ho fatto?- chiesi, disorientata dalla sua domanda estremamente idiota. - Non è che mi legge nel pensiero, vero?- - No, nel pensiero no. Ma non sono ancora così stupido da non sentire cosa dici...- Cosa stava blaterando? - Per prima cosa: sì, sei stupido; come seconda cosa: cosa intendi dire?- - Thalia stavi parlando ad alta voce...- mi interrompe lui imbarazzato. Quanto diavolo aveva sentito? -Cosa hai sentito?- - Ecco... Beh... Diciamo... - non poteva essere. No. No. No. - Ecco, non stavo dicendo sul serio, in realtà ti considero solo un amico. Davvero... ecco è che era un po' intima quella posizione, e... beh non so cosa mi sia passato per la testa...- borbottai rossa in viso. Luke continuava a fissarmi curioso, mentre io facevo la parte del pomodoro. Che bel amico, davvero. Fu lui a rompere il silenzio carico di imbarazzo. - Si, ma esattamente, cosa hai detto?- - Come... Cosa...?- Fu allora che tutti i pezzi del puzzle si incastrarono. Quel... - Lurido pezzo di mammut! Tu non hai sentito niente! Luke Castellan, hai segnato il giorno della tua morte! Se la cosa che vuoi farmi vedere non è mozzafiato, tu sei morto! E conoscendo i miei criteri, è meglio se mi dici se preferisci bara o cremazione, ma visto che sono tua amica ti faccio un'offerta indeclinabile: ti seppellisco vivo completamente gratis!- mi liberai goffamente della sua stretta e continuai a testa alta per tutto il resto del tragitto. Il che mi costò un crampo al collo, ma minimo avevo l'orgoglio più intatto di prima. Ad un certo punto, dove gli alberi del bosco diventavano sempre più radi. Luke si fermò,  mise le mani sui miei occhi in modo da oscurarmi la vista. Camminai titubante a causa della cecità. Finché non sentii una voce sussurrarmi all'orecchio: - Ora tolgo le mani, tu apri gli occhi solo quando te lo dico- Annuii. Dopo di che Luke scostò le sue mani dal mio viso e ne fece intrecciare una con la mia. - ora- Aprii gli occhi e non mi capacitai più di nulla, cosa che accadeva più spesso del dovuto in sua presenza. Neanche di respirare, l'apparato respiratorio, infatti, fregandosene del suo lavoro rimaneva immobile a osservare quello che aveva davanti. L'acqua di un lago fluiva davanti a me, placida, come avrebbe dovuto essere tutto il mondo a quell'ora, e come sarei stata anch'io se un figlio di Ermes di mia conoscenza non mi avesse disturbata. La luna si rispecchiava su quel piccolo pezzo di paradiso. Candida, bella, splendente. Quella vecchia signora che solca il cielo. Che taglia il buio della notte con la sua mannaia luminosa. Era un posto semplice. Ma l'atmosfera era magica. Mi girai, Luke mi stava guardando. Appena vide la mia espressione le sue labbra si incurvarono in un sorriso, più somigliante a un ghigno, ma che amavo comunque. - Direi che mi sono meritato la sopprevvivenza - Riuscii solo a fissarlo. C'erano solo poche spanne di distanza tra i nostri volti. Pensai ad Afrodite e per la prima volta mi senti felice che esistesse quella dea insopportabile, che Zeus fosse mio padre, che mia madre fosse impazzita e che Luke fosse scappato di casa. Perché se non fosse successo ora non l'avrei mai conosciuto. Non saremmo stati una famiglia. Le nostre labbra erano a due centimetri di distanza. Quando sentimmo un grido. Un grido terribilmente familiare: Annabeth. Ci allontanammo, rossi in volto, ma l'istinto guerriero soprimette l'imbarazzo. Corremmo verso il nascondiglio. La scena che si presentò davanti a noi in quel momento era al limite del credibile. Annabeth stava parlando con un ragazzino smilzo,con i riccioli bruni che spuntavano da sotto il cappello. Dimostrava circa la mia età, anche se era molto più goffo, dentro una felpa, pantaloni di minimo tre taglie più grandi e le scarpe, che guardava come se fossero strumenti di tortura. Cercai di capire come quel ragazzino avesse potuto spaventare Annabeth? Cioè, lei era la bambina di 7 anni più coraggiosa, intelligente e forte di tutta l'America, se non del mondo. - Ragazzi guardate! Fallo di nuovo! Fallo di nuovo!- La figlia di Atena rideva contenta. Per la prima volta da quando l'avevo conosciuta si stava comportando da ragazzina. Non riuscii a trattenere un sorriso. Era la cosa più bella che avessi visto. Anche Luke cedette. Nel giro di un minuto sorridevamo entrambi come degli idioti. Inutile dire che quel sorriso sparì non appena il ragazzo si tolse la scarpa e al posto del piede si vedeva uno zoccolo. Un satiro. Grazie ad Annabeth, nel giro di un'ora eravamo diventati amici. Il ragazzo-capra si chiamava Grover, come groviera. Ma non penso centri qualcosa. Poi balbettò qualcosa a proposito di un campo. Ma ero troppo assonnata per ricordare le sue parole. Alla fine Luke concluse che era meglio rimandare le spiegazioni al giorno dopo. Che strano incontro. Così strano che mi ero dimenticata di quello che era successo prima. Ci rimasi un po' male. Ma mi riaddormentai pensando: "Tanto avremmo altro tempo, una volta arrivati a quel campo, e solo in quel momento, lo bacerò. Costi quel che costi. Questa è una promessa." Ovviamente non potevo sapere che non avrei mai superato il confine del campo, che non avrei mai baciato Luke. L'unica promessa che non abbia rispettato. Ma un giorno ti bacerò Luke Castellan, ci puoi scommettere.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Demigod_Lily