Raccontai tutto a mio padre, ovviamente tralasciando la natura vampiresca dei Cullen.

Fui sorpresa quando con le lacrime agli occhi mi abbraccio e mi disse che mi avrebbe sostenuta in ogni modo e che se allontanarmi era quello di cui avevo bisogno lui mi avrebbe aiutato.

Fu grazie a lui che riuscì a procurarmi un auto nuova e abbastanza soldi per cominciare una nuova vita.

Di comune accordo ci trasferimmo a Phoenix da mia madre Reené, inutile raccontare la gioia dipinta sul suo volto per avermi di nuovo con lei in città, e il disappunto misto a preoccupazione nel sapermi incinta di un uomo che mi aveva abbandonato, ma ormai le cose stavano così e come Jacob prima di lei doveva accettare la situazione. 

I giorni passavano e nonostante la gravidanza procedesse senza problemi, ero preoccupata per l'imminente parto.

Giugno era alle porte e sentivo che mancava davvero poco.

Una notte mi svegliai di soprassalto in preda a dolori e crampi talmente forti da non riuscire a respirare.

Capii subito che il momento tanto atteso era arrivato.

Non ho ricordi precisi, ma solo attimi confusi, mi risvegliai dopo tre giorni dal parto completamente ristabilita.

Cio che mai avrei immaginato era che la piccola Elisabeth crescendo in me aveva fatto si di donarmi l'immortalità che Edward invece mi aveva negato.

Si proprio così sono quello che viene definito un 'ibrido'..(metà mortale, metà immortale!) e come me la mia bambina. 

Poco male avrei visto crescere mia figlia, l'avrei protetta se necessario e sarei stata con lei per sempre.

Jacob si era dimostrato indispensabile,

si era preso cura di me e della bambina durante il parto, e aveva vegliato su di lei durante il mio stato 'comatoso'. 

Tutto perfetto fino ad oggi.. 

"Amore mio, salta su!" con un scatto il mio scricciolo mi saltò addosso, la strinsi forte a me, inebriandomi del profumo dei suoi capelli ed assaporando quell'attimo di felicità prima che la brusca realtà tornasse violenta a ricordarmi cosa avrei affrontato di lì a poche ore.                       

"Mammina sei tliste?".. 

Cercando di reprimere un singhiozzo la strinsi ancora più forte a me, non volevo che si accorgesse di nulla ( in fondo il mio scudo temprato da diversi scontri che mi avevano vista protagonista in difesa della mia piccola) era inattaccabile e la mia mente era un mistero anche per lei.

Ma niente potevo contro le lacrime che copiose rigavano il mio viso.

Fu Jacob a correre di nuovo in mio soccorso.

Entrò in camera e con la scusa di preparare la colazione per la piccola la caricò sulle sue forti spalle e la trascino via..

Riluttante scesi dal letto, mi fiondai nella doccia e mi preparai di tutto punto per affrontare il viaggio dei ricordi..