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Autore: briareos1982    16/08/2009    2 recensioni
Dopo l'anno scolastico una compagnia di amici si ritrova per un campeggio insieme prima di separarsi fino a Settembre. Ma nienteè come sembra, e uno scherzo si tramuterà in qualcosa di molto più serio...
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bosco


In pieno Agosto la noia cadeva come un' incudine sui sopravvissuti dell' istituto Garibaldi. Da Giugno si erano ritrovati promossi, tutti pronti per cavalcare Settembre e un nuovo esaltante anno di linguistico. Alle scale della scuola avevano fatto gruppo i mitici cinque, Chiodo, Lolla, Simo, Moccio e la Susy. Erano tutti sbarbatelli che si conoscevano dalle medie, partendo dal catechismo e approdati alle superiori come un'unica persona. E la storia continuava, ora, grazie sopratutto all' aiuto della capocciona di turno; Susy si era fatta in quattro e aveva fotocopiato, passato, aiutato quel cretino di Chiodo che non sapeva mettere insieme una frase compiuta senza condirla con una bestemmia. Non c'era frase che quel mezzo punk mezzo trash, completo idiota non finisse con un "cazzo" o "merda". Gli altri avevano oltrepassato le prove abbastanza bene, Moccio non era una cima ma si impegnava, le altre due erano sempre state abbastanza in gamba. Il punto è che la scuola non era veramente difficile, anche perchè non insegnava praticamente nulla. Professori esausti, spalmati sulla cattedra mitragliavano gli studenti con lo stesso triste procedimento d'insegnamento anno dopo anno, sempre allo stesso modo. Riuscire ad essere bocciati significava averci messo l'impegno di far incazzare gli insegnanti. Chiodo era uno di quelli che aveva rischiato grosso, come quando entrava dalla finestra, o quando si beveva le birre in classe ruttando l'inno nazionale. Ma era uno spasso, secco allampanato con quei vestiti finiti, neri e stretti; Susy l'aveva visto crescere e trasformarsi, l'aveva strappato dalle grinfie della Simo più di una volta, ma non era mai riuscita a combinarci nulla. E ogni volta che lo incontrava non riusciva a fare a meno di guardargli il pacco, perchè Moccio gli aveva detto che il suo coso gli arrivava a mezza coscia. Probabilmente era una cazzata, comunque era vittima della curiosità.
Lolla si era aggiunta al gruppo solo nell'ultimo anno; era stata la ragazza di Moccio per un paio di mesi, e alla fine si erano lasciati senza un perchè.
Probabilmente per noia.
Non la conoscevano molto, comunque era una tipa a posto, così era rimasta nel giro.
Da quattro erano diventati cinque, e nessuno di loro aveva idea di cosa fare nel fine settimana. Dovevano passarlo insieme, perchè poi Moccio se ne andava con i suoi in qualche remoto villaggio turistico della Lituania, Susy partiva per la Grecia, Simo andava in montagna e Chiodo andava per il suo giro di rave.
Separati per mesi interi.
Fu Susy a pensare di andarsene tutti al fiume per un paio di giorni. Primo perchè si spendeva poco, secondo perchè sapeva che avrebbero condiviso le tende, e fantasticava di sapere tutta la verità su Chiodo. Quando gli venne l'idea era in camera sua, con la televisione accesa da un lato, il portatile sulle ginocchia e lo stereo a palla; fece il numero di Simo.

- Ciao Simo! -

- Oi Susy! allora hai pensato a qualcosa? -

- sì, vedevo qui su internet, non sarebbe male andarsene verso Sassicaia, c'è il fiume e poi-

- Cazzo, ma abbassa! non sento niente! -

Susy tolse l' audio alla televisione, ma non la spense. Le immagini mute continuarono a agitarsi sullo schermo.

- allora, Simo, dicevo di andarcene al fiume! -

- Cioè campeggio?! -

- Sì, daì! non si spende un tubo, si porta un pò di birra, si accende un fuoco! -

- Susy, è l'ulima volta che ci si vede, facciamo qualcosa di speciale! -

- Simona, guarda che è veramente forte! Poi ci si....inventa qualcosa, no? -

- Tipo cosa? -

- Eddai, non farmelo dire... -

- ...Susy, sei una puttanona e lo sai! -

- Ma non ho detto niente! -

-  Tanto io lo so a che hai pensato! -

-  Non è vero! -

- Sì dai! Ci sto! Lo dico ai ragazzi, tu avverti Lolla! -

Abbassò il cellulare. Che pensava Simo? Perché gli aveva dato della puttanona? che aveva in testa? Il fatto di trovarsi perduti nel bosco con quella tipa iniziava a dargli un filo di inquietudine. Susy era vergine. Aveva tirato delle balle pazzesche alla Simo e a quell'altra, aveva inventato storie iperboliche, notti carambolesche in cui aveva detto di aver fatto di tutto. Simo certe cose l'aveva fatte davvero, ora che si sarebbe inventata?  Le dita sul cellulare erano quasi sul punto di richiamarla e smontare tutto, ma poi si ricordò di Chiodo.
(Buttiamoci per una volta.)
(Perché no?)
Mandò un messaggio alla Lolla, sperando che rispondesse. Aveva sempre il cellulare spento.
Poi si guardò intorno, la casa era vuota, come sempre; i suoi erano sempre al lavoro, sempre incazzati: l'ultima volta che li aveva visti e sentiti davvero era stato quattro giorni fa.
Gli avrebbe lasciato un messaggio.
Si sdraiò sul letto, guardando la ventola che agitava l'aria calda di camera sua. Ogni volta che chiudeva gli occhi partiva con le sue fantasie, e c'era sempre Chiodo. Chiodo, magrissimo, sempre con qualche cicatrice fresca addosso, che svolazzava con il suo giacchetto di pelle nella sua camera. Che si sedeva sul lato del suo letto e la guardava.
E la baciava. Le labbra carnose come scariche elettriche su tutto il corpo, una vampa di calore che nasceva dall'interno, dal petto, su per le braccia,  per le gambe, fino ai piedi. E poi le sue lunghe mani si infilavano nella camicia, spogliandola, più giù, sganciava i bottoni dei jeans, li tirava giù come se la spogliasse di una seconda pelle. E poi arrivava la paura, quando la tratteneva sul letto mentre qualcosa di enorme faceva pressione su di lei, umido, caldo, turgido.
E arrivava il piacere, brutale, ansioso di esplodere, che si irraggiava dai suoi fianchi in lampi sempre più veloci, finché non esplodeva dentro la sua testa una tempesta di sapori e suoni.
Susy riaprì gli occhi, e la realtà le cadde addosso come un muro di mattoni. La stanza era vuota, un cronista muto la guardava dal televisore cercando di spiegarle il numero di morti per arresto cardiaco nel mese più caldo del secolo.
Un lampo di solitudine la trafisse, e pianse aggrappata ad un cuscino.

Quando Simo chiamò i due uomini li trovò che erano insieme, come sempre. Avevano un'idea. Perché non portarsi dietro anche Grassone?
Simona non capì immediatamente l'idea, ma colse la malvagità del piano. Se dovevano essere due giornate memorabili ci sarebbero stati scherzi crudeli, e qualcuno avrebbe dovuto fare da capro espiatorio. Moccio e Chiodo sapevano come andavano le cose, non avevano l'ottimismo di Susy o l' ingenuità di Lolla. Comprendevano i tenebrosi meccanismi della mente di Simo, e erano sicuri che si sarebbero divertiti.
Non avrebbero detto nulla, Susy si sarebbe opposta a testa bassa, rovinando la festa a tutti.

Si presenteranno tutti all'appuntamento, Susy aveva stilato una lista di cose da portare, e appena arrivò notò con piacere che tutti ci si erano puliti il culo.
In più c'era l'ingombrante presenza di Grassone. Un'obeso occhialuto, lardo e unto, con la pelle lucida e flaccida come grasso da scarpe. Era la mascotte della classe, tutti lo prendevano pesantemente per il culo perchè puzzava e non aveva mai la roba dietro; quando mancava un quaderno, quando un libro, quando il diario. Anche i professori facevano finta di non vederlo,e alla fine fu tanto duro da rimanere bocciato.
Ed ora era lì, con loro. Portava un paio di calzoncini ricavati da un paio di pantaloni calibrati, aveva una vecchia maglietta nera degli  Scorpions con alcune macchie d'olio che gli scopriva un pezzo della pancia. Già a quella distanza Susy sentiva l'odore di calzini sporchi.
Che cazzo ci faceva lì con loro quello sfigato?
Grassone era felice, era l' unico che si era portato dietro uno zaino; probabilmente pieno di schifezze.
Susy cercò il perché di quella brutta sorpresa.

- O ragazzi, vedo che c'è anche Gras -
 Si fermò appena in tempo. Ma com'è che si chiamava davvero Grassone? Non se lo ricordava affatto.

- ...Vedo che avete portato anche un'amico di scuola! -

- Chi, Grassone? E da quando è amico nostro stò sfigato panzone? Caaazzoo... -

Grassone fece finta di dare un calcio agli stinchi di Chiodo, che lo schivò facilmente.
Moccio sorrideva.

- Susy, abbiamo invitato Oreste perché è l' ultimo anno che siamo insieme! Porca miseria, ci mancherà, non vuoi vederlo un'ultima volta?-

Simo e Lolla non riuscivano a trattenere i risolini. Avevano qualcosa in mente, ma Oreste (che cazzo di nome stupido!)  sembrava completamente ignaro di tutto. Sembrava felice di poter uscire con qualcuno! Susy sapeva che le cose stavano andando in merda prima ancora che fossero partiti; poteva immaginare che avrebbere rivoltato il povero Oreste fino a farlo impazzire.
Non sarebbe stato divertente, almeno non per Susy. Si ricordava perfettamente quella volta che Grassone gli si era dichiarato davanti a tutta la classe; Cristo che figura i merda da antologia! Con quel naso porcino, tutto rosso come un peperone e pareva che si fosse anche profumato per l'occasione sembrava un Fantozzi sul punto di cagarsi addosso! Gli rise in faccia e lui se ne tornò al banco senza dire una parola.
Quel giorno Chiodo lo sputtanò a sangue.
Ed ora avrebbero viaggiato insieme. Susy aveva paura che quel disadattato si sarebbe sparato in testa.
Ma era in minoranza, dopo quel giorno Chiodo forse sarebbe sparito in qualche buco di Amsterdam fumato in modo irrecuperabile, e addio a tutte le fantasie.
(addio all'ultima)
(speranza)
(d'assere felice)

(fosse solo per un'attimo)

Salirono tutti insieme con il suv di Lolla, che suo padre aveva comprato chiudendo un occhio sulle concessioni edili del parco protetto della regione. Moccio era alla guida, visto che non si erano portati nulla dovettero perdere tre ore all'emporio sportivo fuori città. Grassone appestava l'aria come un sacchetto della spazzatura dimenticato nel bagagliaio. La macchina era lunga come una familiare, con un totale di nove posti a sedere. Oreste da solo ne occupava tre, le due ragazze nella fila avanti e al posto di comando i due maschi, tutti con i finestrini aperti.
Moccio cercò di intavolare una discussione mentre si dirigevano all'emporio.

- Cacchio, Oreste, ma ci dici perché non ti lavi mai? -

Il Grassone era dietro, che sorrideva come un'autistico. Susy iniziò a pensare che forse lo era davvero, e questo avrebbe spiegato molte cose.

- Non mi è mai piaciuta troppo l'acqua. -

- Sì ma ci sono delle signorine, insomma... devi venderti bene! Che direbbe tua mamma? -

Avevano già iniziato. Tutti sapevano che Grassone aveva una famiglia disastrata, e Chiodo giurava di essersi fatto sua madre per dieci euro sull'intestatale. Ovviamente era una voce, ma tutta la scuola ci aveva creduto.
Oreste però sembrava immune a tutto.

- Ho, alla mia mamma piaccio così! -

- E allora sposatela! -

- Ma no, c'è Susy che ti aspetta! non è vero, Susanna? -

Era come camminare sui carboni ardenti. Ma quell'idiota continuava a sorridere e non accennava a difendersi. Più lo trattavi a merda più lui sorrideva, e allora anche Susanna si unì al coro.

- Preferirei scoparmi un cinghiale prima di farmi toccare da Grassone! -

Aveva detto proprio grassone, proprio lei. Girò la testa cercando di vedere l' effetto che aveva fatto, non voleva veramente offenderlo. Si sentiva in colpa. Incastrato nel bel mezzo dei sedili c'era il corpo slargato di Oreste, ed in cima un paio di occhi limpidi come bisturi.  Susanna credeva che quello sfigato avrebbe abbassato lo sguardo, e invece, per la prima volta percepì qualcosa di diverso in quel viso grassoccio. Era  un'altra persona, antico e vecchio come un reduce; i suoi occhi spalancati  erano azzurri come il ghiaccio, e non batteva le palpebre.
Per un secondo lungo un secolo gli piantò sull'anima quei due spilli gelidi.
La obbligò a girarsi ancora da un'altra parte.
Susy era sconvolta, forse l'aveva davvero ferito, si girò ancora con una frase a mezz'aria ma ritrovò il solito sorriso da ritardato tipico del Grassone. Forse se lo era solo immaginato.
Lolla era alla sua destra, trafficava con il cellulare messaggiando come un'ossessa a chissà chi, quella tipa sembrava nata con un bluberry attaccato al palmo della mano. Simona guardava dal finestrino, e i due davanti parlavano di nulla.
Di calcio, videogiochi, o qualcosa di simile.
Di fatto Susanna si sentiva ancora una volta come era in camera sua, da sola. C'era il vuoto intorno a lei, tranne quella cosa che si portavano dietro per poter passare il tempo. Chissà che cosa avevano in mente per il Grassone? Farlo nuotare nudo, lasciarlo piangere nel bosco, o prenderlo in giro, chi poteva dirlo.
E avrebbero fatto finta di divertirsi.
Di sopportarsi.
Grazie a dio il Suv giunse alla periferia della città, proprio davanti al mercato all'ingrosso.
Chiodo era stronzo come al solito.

- Grassonne stai in macchina, che non voglio che mi vedano in giro con uno schifo come te. Caaazzooo, spero ne valga davvero la pena! -

- Ok, capo! -

Fece il saluto militare e spalmò il suo culone sul sedile. Susy vide le smagliature che occhieggiavano sulle cosce rosa, sbrani pallidi e larghi come cicatrici.
Come ci si poteva ridurre così?
Simo e la Lolla scesero e si sgranchirono nel parcheggio.

- Allora Susy! Vieni o no? -

La ragazza  decise di restare, voleva almeno dare UNA possibilità di fuga a Oreste. Ma le sue due amiche avevano paura che rovinasse tutto.

- NO, susy, non starai  da sola con Oreste! E' facile che quello ti mangi! -

- Porca puttana, cavatevi dalle palle! -

Gelò la situazione, una doccia di acqua fredda si schiantò sul loro entusiasmo. Se ne andarono verso il magazzino a spendere, salutandola con un sorriso acido; il Grassone sembrava colpito.
Gli parlava, attraverso la macchina, alle sue spalle. La voce era la stessa, ma era come se fosse qualcun altro seduto dietro. Le parole erano senza emozioni. 

- Susanna, non maltrattare le tue UNICHE amiche.-

- Oreste, non so perché ma sembri meno scemo di quel che vuoi apparire. Non venire, ti faranno a pezzi! -

- Lo so. -

- E ALLORA PERCHE'?! Perché ti vuoi far bastonare da...da.. -

-"Questa manica di falliti" -

- Sì...e allora se lo sai, ti MERITI che ti spalmino di merda. Vaffanculo. -

Oreste gli parlò come nessuno aveva mai fatto prima. Aveva la sicurezza che avrebbe voluto sentire dai suoi genitori.

- Susanna. Non preoccuparti per me, la loro fantasia è limitata. Non riusciranno a farmi del male. Dopotutto abbiamo passato un intero anno insieme a questi infelici....-

Susanna sapeva dove voleva andare a parare. E già voleva interromperlo per scusarsi, per redimersi in qualche modo, ma fu anticipata da Chiodo che tornava insieme agli altri, carichi di roba.

- Cazzo, bolla di merda, non alzi il culo neppure per per aiutarci! Che hai paura che ti venga un infarto!? CAAAAAZZo con tutto quel lardo addosso ti saranno rimaste due settimane! -

- Eseguo solo gli ordini, capitano! -

Avevano tirato su di tutto, pentole, tende, scorte di carbonella per un'anno, picchetti, canne da pesca, sdraio e casse di birra. Avevano proprio voglia di darci sotto. Moccio scambiò uno sguardo con Lolla e la Simo, cercando un perché dell' antipatia di Susy. Gli risposero con una spalluccia. Susanna dal canto suo fece capire con qualche bisbiglio che il gioco non era sto sciupato: il teatrino continuava.
L'assenza di argomenti fu coperto con della robusta musica tecno che si diffuse nella macchina per il resto del tragitto, dando ad ognuno una scusa per non parlare.
Il Suv divorava l'asfalto verso la zona da campeggio della regione, scivolando fra colline e fattorie abbandonate. Non distante Il Monte Cuoio appariva carbonizzato, vittima di uno dei tanti incendi che appestano i boschi. L'odore di bruciato filtrava addirittura attraverso i filtri della grossa macchina, come se gli spiriti degli alberi artigliassero i vetri urlando la loro rabbia verso gli umani. La zona era decisamente fuori mano per i turisti, e fra la gente solo i cacciatori si avventuravano fra quelle stradine dimenticate. Ma il paesaggio del fiume, con tutti quegli alberi rigogliosi e lo spiazzo pulito, pronto per montare la tenda erano un richiamo irresistibile.
Rimaneva un posto un pò inquietante, e perciò perfetto per un campeggio.
Arrivavano al punto in cui l'asfalto finiva, per giungere ad una pista di sassi.  Moccio si prese una pausa a motore acceso.

- Lolla, da qui in poi c'è una forte probabilità che si righi la macchina del tù babbo .-

- Ho, fai pure. Chemmifrega...-

Poi ebbe un sussulto.

- HEY, ma qui non c'è campo!

- Che pretendi, che i caprioli si chiamino fra di loro? -

- E allora come facciamo? se ci perdiamo?

- c'è il Gps!, Porca misera, questa macchina ha tutto! -

Chiodo non aveva mai avuto molta pazienza.

- Cazzo, muoviamoci! Lolla, stò palmare te lo ficco in culo se non la pianti di menartelo!Forza Moccio parti, se la macchina si scassa la ripaga il babbo della Lolla, che tanto i soldi gli scappano dal culo! Meerda che strazio! -

Solo Susy notò un'ombra scivolare sul volto della Lolla. Per un singolo minuscolo attimo gli sembrò che stesse per piangere. Ma fu solo un'attimo. Simo si era appena svegliata.

- Allora, ci siamo!? mi sta venendo il culo quadrato! -

Moccio riprese le redini. E accellerò facendo schizzare i sassi sulla carena della macchina, sgommando su un percorso vecchio e sporco.  Sembrava che lo stradino non fosse stato percorso da anni, e l'intero bosco non era stato potato da decenni, il ragazzo alla guida teneva un'occhio sul gps appeso alla sua sinistra, e iniziava a chiedersi seriamente se era il caso di tornarsene indietro. Ormai era chiaro che il bosco era stato abbandonato, ma non  c'era spazio per una manovra, il corridoio di frasche sembrava largo appena per farli passare. Un paio di volte sentì l'auto che slittava sul pietrisco della strada, spremendogli alcune gocce di sangue freddo. Doveva mostrarsi sicuro, impassibile, mentre procedeva verso il nulla.  Era già stato lì, ma adesso non ricordava nessun minimo dettaglio di quel sentiero; sperava che da qualche parte sarebbe pur sbucato.
Si trovò davanti ad una salita ripidissima simile agli argini tagliafuoco dei boschi, ma questa era molto più stretta.
Si arrese, a questo punto era meglio non fare cazzate; ma Chiodo era lì a imbeccarlo.

- Caaazo, bello! Spingi stò carramato su per questo greppo, vediamo se ci ribaltiamo!Meerda! -

Poi successe l'inaudito: Grassone parlò spontaneamente.

- Sì, Alberto, non farti spaventare. Metti la ridotta e procedi, in fondo questo cassone è stato progettato per questo...-

- Merda, hai sentito Moccio? Ora anche Grassone ti prende per il culo! Caaazzo! -

- Grassone stai zitto! -

Dietro le ragazze erano eccitate, tranne Susy che era proprio spaventata. La salita che era davanti a loro era quasi perpendicolare. Era ovvio che la  macchina era troppo pesante per scalarla, le ruote si sarebbero aggrappate alla terra fino a scavarla. Ma tutti sembravano ansiosi di farsi ammazzare, pure Oreste ci aveva messo del suo, lui che stava sempre zitto.
Moccio si sentiva in trappola, era lui che era alla guida, il responsabile della comitiva, ma non sapeva dove cazzo stava andando. Ma doveva andare avanti. Inserì il quattro per quattro e partì all' attacco della salita. Il motore ruggiva senza scossoni, segno che aveva la potenza per farcela, mentre le ruote anteriori superavano i primi metri le posteriori iniziavano già a cedere terreno. Pestò sul pedale pregando che questo bastasse, tutto il telaio del veicolo vibrava mentre dallo specchietto Moccio vedeva una nube di terra che si sollevava dal retro dell'auto. Chiodo non smetteva di ridere, e dietro le ragazze si tenevano strette. Oreste non parlava.
La macchina si arrampicò fino ai due quarti della salita, poi sembrò che divenisse DAVVERO verticale. Dal cristallo dell'abitacolo si potava vedere solo il cielo, e il pilota sentì il volante leggero. Moccio non capì bene, poi si rese conto che l'anteriore era leggero perché le ruote posteriori non toccavano più il terreno.
Prese atto che la macchina si stava ribaltando con loro dentro, rotolando chissà dove.
Il peso era sbagliato, c'era qualcosa che sbilanciava l'asse...e lo trovò.

- GRASSONE SCENDI AL VOLO! -

Oreste sembrava sul divano di casa sua. La sua calma allegra era surreale quando rispose.

- subito capitano! -

saltò fuori dalla macchina con un'agilità insospettata, e Susy lo vide sorridere un'attimo prima che fosse inghiottito dalla nube di polvere che le ruote stavano alzando. Si domandò perché non erano scese anche loro, se per  il Grassone era stato così facile...era ovvio che la macchina stava scivolando. Ma quando quel peso da centoquaranta chili fu fuori dal veicolo tutto sembrò peggiorare. Moccio si fece prendere dal panico, dalla foga di fare bella figura. Intraversò il Suv in verticale, e fu allora che la gravità catturò definitivamente  il veicolo nel suo gorgo.
Quel colosso iniziò a inclinarsi su due ruote, poi schiantò sul tetto capovolto, e girò ancora, rimbalzando sulle ruote. La seconda spinta fu più devastante della prima, la ricaduta mandò all'aria pezzi di carena, il portapacchi della bicicletta, i fari, tutto si disintegrava nella polvere.  Continuò a rovinare a terra, finchè l'impatto con i tronchi piegò come carta la carena del catorcio.
Susy si era sentita morire sin dall'inizio. Da quando Oreste era sceso, anzi, era stato fatto scendere da Moccio.
Era volata contro Simo, cozzando con i denti cotro la sua faccia ne assaporò il sapore del sangue. Non c'erano stati urla, nè suoni, solo questi scossoni violentissimi.
E le ossa che scricchiolavano.
E il vetro che entrava nel viso di Moccio.
E lo sportello chi trapassava Simo.
Stava sognando, uno di quegli incubi terribili in cui si insinua il dubbio che non ti sveglierai mai più. E aspettava di svegliarsi, dai suoi occhi, com una finestra, vedeva il modno capovolto.
Qualcosa la schiacciava, lunghi lombrichi di sangue si erano rovesciati fuori dalla Lolla che li guardava incredula. Aspirava aria, sotto schock, come un pesce moribondo.
(dormi bimba )
(dormi)
Non.
Non si svegliava. Non era un sogno, stava morendo, non poteva voltarsi, non sentiva più le gambe, e poi quel grumo di sangue che spillava da un'angolo piegato delle lamiere...erano le sue gambe.

Oreste vide un'oggetto di sessantamila euro disintegrarsi e spaccarsi come un giocattolo contro i sassi. Anzi, come una matriosca data in mano a un barista. Si mise a ridere, mentre scendeva cautamente il dislivello. Rifletteva sulla demenza dell'animo umano, di quei stupidi, ridicoli complessi di inferiorità che avevano portato Moccio a fare la cazzata più grande della sua vita.
Chissà, forse era sopravvissuto, in fondo sono i migliori ad andarsene, non i peggiori. Quando arrivò al monumento alla stupidità si rese conto che non si riconosceva più la forma originale dell'auto. Aveva preso delle  gran belle botte.
E poi le sue orecchie percepirono un sibilo. Susanna lo chiamava.

- Oreste, aiutami..-

Oreste assaporò il momento con ogni centimentro del suo vasto corpo. Si sedette sulla polvere e trovò Susy con i suoi occhi imploranti.

- Susanna, non posso aiutarti.-

E come da copione, iniziarono le lacrime.

- o ti prego, gesù, ti scongiuro, ti prego, ti imploro....-

- No, Susy, non è che non voglio, è che proprio non posso! Vedi, ora non te ne accorgi, ma il rollbar posteriore, si è piegato su di te e ti ha tranciato come una lumaca su una porta...-

Susy non riusciva a vedersi. era un sogno, un brutto, orribile sogno. Se era un sogno non avrebbe mai più, mai più tormentato Grassone. Mai più. Nel sogno Oreste la guardava sorridente, e sembrava quasi bello.
Nel sogno Oreste trascinava delle frasche intorno alla macchina. Forse voleve fare leva per liberarla.
L'avrebbe svegliata, salvata , amata, liberata, capita...e ora Oreste le parlava.

- Susanna, io adesso devo andare -

- Torna in fretta, ti prego! -

il Grassone si fermò un'attimo a guardarla.

- Senti Susy...in estate capitano molti incidenti. E moltissimi incendi. Se sei fortunata morirari prima di sentire le urla di Chiodo. -

- Urla..Chiodo...? cosa aspetti, vai a chiedere aiuto! -

Oreste tirò fuori dallo zaino un paio di pinze cromate, lucide.

- La parte del passeggero è la più sicura in queste macchine! grazie a dio Chiodo si è salvato.E ringrazia quel segaiolo di Moccio per questa bella gita, che non sapeva nemmeno registrare un Gps! -

- Moccio è morto...? E Chiodo? -

- Purtroppo per lui ho progetti molto impegnativi, che necessitano privacy, per cui, se non ti affretti a morire...-

La ragazza vide l'acciaio avvicinarsi sempre di più, ingrandendosi come una luna di metallo sullo sfondo del mondo.
sempre più grandi, sempre più vicini.
E un'eco, in lontananza, vischioso e osceno della voce del Grassone.

- susy, fa meno male se urli....-



 











 












   
 
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