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Autore: Enjolras    16/08/2009    1 recensioni
Una trasposizione in prosa, ahimè, dell'inizio del ben noto dissidio interiore di Macbeth, il re, l'usurpatore, il sovversivo. Recensite come vi pare... Se lo fate in versi ancora meglio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Knock, knock, knock!" Ripete il portiere mentre MacDuff bussa con l'insistenza del diavolo o di un equivocator, epiteti carini per un bastardo ma che non si addicevano affatto a quell'angelo sanguinario. Nel frattempo Macbeth, il regicida, sta indossando un pigiama nuovo, dato che l'altro l'aveva sporcato Duncan con il suo sangue. Sporcaccione. Ovvio che il pover'uomo stava cercando una scusante, una piccola silenziosa bugia che avrebbe dovuto, se non redimerlo, almeno farlo illudere di essere redento. "Può generare solo figli maschi la maledetta strega... Secondo me è una di quelle creature dallo strano linguaggio e io non lo sapevo. L'ho sposata, l'ho amata, la amo ancora... La odio... La adoro... Angelo diabolico... Re... Re? Hanno detto re quelle megere? Quel che fatto è fatto. The deed is done. Se dovrò essere re sarò re." "Il re è morto. Il re è morto. Il re Duncan è morto!" Sul volto di MacDuff un'orribile smorfia d'orrore. Sul volto di Macbeth la falsa incredulità e un pizzico di terrore. Naturalmente era accorsa anche Lady Macbeth, e la sua mascolinità gli da un patetico conforto. Lei lo guarda, lui guarda lei, tutti guardano i due beoni sporchi di sangue. Tempo due secondi, anche loro sono vittime della psicolabilità di Macbeth. Colpi di pugnale e di spada e si diventa re. Dovremmo provarci, ma il prezzo da pagare sarebbe comunque troppo alto.
  
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