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Autore: _kookieo    09/08/2020    1 recensioni
Taehyung ha una crush segreta. E presto, forse, avrà anche un cuore spezzato.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE LAST MELODY

 

La pioggia scrosciava abbattendosi sui vetri e il suo rumore era assordante. 

La strada buia, i fanali pallidi.

 

***

 

Continuava a fissarlo. Le sue lunghe dita affusolate erano l’unica cosa in quel momento a riempire la sua mente. Il solo dettaglio importante in quella stanza troppo affollata.  Sentì qualcuno chiamarlo per nome e si riscosse, ma non per questo si fece interessato alla conversazione in corso. Quegli uomini lo annoiavano. 

“Taehyung qui è stato l’unico nel nostro gruppo vendite capace di concludere l’accordo. Era la banca a cui eravamo maggiormente interessati e finalmente è tra i nostri clienti. Il ragazzo è davvero la punta di diamante dell’azienda ormai!”

La pacca sulla spalla che seguì queste parole fece quasi andare di traverso lo champagne a Taehyung. Guardò il suo responsabile con un sorriso falso:

“E’ tutto merito dei suoi insegnamenti”

L’uomo rise compiaciuto e gli altri lo seguirono, emettendo suoni di approvazione. Taehyung sentì l’istinto di scappare ma non lo fece, rimanendo in silenzio ad aspettare che qualcun altro intervenisse con le solite banalità. Vecchi cretini pieni di soldi.

Lavorare in finanza non gli dispiaceva del tutto. Era un mondo frenetico e convulso, ma Taehyung riusciva a stargli dietro e nel corso dei tre anni passati nell’azienda in cui lavorava aveva avuto molte soddisfazioni. Era bravo, e questo gli era stato riconosciuto, permettendogli così di fare carriera velocemente e vantare già una busta paga più che soddisfacente. Ci sapeva fare con i clienti e doverli incontrare era la parte che preferiva. Odiava, invece, questo tipo di feste e ricevimenti, dove era costretto a stringere mani untuose e ricambiare saluti affettati con sorrisi accondiscendenti. A essere circondato da ipocriti in giacca e cravatta, azionisti stressati e ambiziosi che avrebbero volentieri venduto la propria madre pur di vedere il proprio capitale fruttare fino a cifre inverosimili. Odiava soprattutto il deficiente del suo responsabile, al quale piaceva farsi bello con i successi di Taehyung, come se effettivamente ne avesse qualche merito. Non gli aveva insegnato niente, lui aveva dovuto capire tutto da solo, chiedendo a colleghi suoi pari o rifacendosi ad altri superiori. Ogni volta però era la stessa storia: il suo responsabile lo avvicinava, lo metteva in mezzo a un gruppo di business men di mezza età e iniziava a decantare le doti professionali del ragazzo con l’obiettivo di ricevere la solita risposta da parte di Taehyung. La verità era che aveva un disperato bisogno di fare carriera lui stesso, e questo era l’unico modo che aveva di dimostrare il suo valore. Peccato che non avesse contribuito nemmeno in minima parte alla crescita del suo sottoposto. I vecchi cretini non lo sapevano ovviamente, ma il fatto che ancora dopo sei anni la sua posizione fosse ancora la stessa dimostrava chiaramente che nessuno dei suo colleghi superiori se la beveva, quella scenetta patetica. E fastidiosa, visto che lo aveva distratto dal motivo per cui aveva accettato questo ennesimo comizio. 

Dopo qualche altra chiacchiera vuota, Taehyung si scusò e andò in bagno. Voleva lavarsi le mani, un gesto di cui sentiva il bisogno spesso quando si trovava in questi contesti. Lui era lì. Il suo cuore sobbalzò ma entrò con fare deciso, senza rallentare il passo. Gli fece un cenno del capo e lo vide ricambiare. Non una parola, non uno sguardo in più e quando gli passò di fianco per uscire, Taehyung poté giurare di aver sentito una folata di vento freddo solleticargli la schiena. 

Chissà che cosa è successo stavolta.

Una volta a casa, nel suo letto, ripensò a quel momento. Min Yoongi non era un tipo facile. Era stato difficile persino per lui, che di solito piaceva fin dal primo momento, costruirci un rapporto. Ma forse un po’ per la sua persistenza, un po’ perché sebbene avessero modi diversi di comportarsi le loro vedute non erano poi così dissimili, alla fine ce l’aveva fatta. Aveva conquistato non solo la sua stima, ma anche la sua amicizia. Lavoravano in team diversi, ma complementari e dunque in costante comunicazione. Lui e Yoongi avevano anche curato numerosi progetti insieme e seguivano più o meno gli stessi clienti, e ogni tanto Taehyung pensava che in fondo il loro legame sarebbe stato inevitabile. Altre volte invece ne dubitava. Non voleva essere presuntuoso, o lasciarsi andare a false speranze, ma era difficile non accorgersi della differenza tra il modo in cui Yoongi era solito relazionarsi con lui e come si comportava invece con tutti gli altri. Erano passati due anni e mezzo da quando era entrato come consulente senior dell’altro team e determinate dinamiche erano ormai chiare. Yoongi si fidava di Taehyung, del suo modo di lavorare, delle sue opinioni, e contava davvero su di lui per la buona riuscita di quei progetti a cui dovevano lavorare insieme. Era frequente che gli offrisse il pranzo durante la pausa, o qualcosa di freddo per svegliarlo quando la mattina lo vedeva a lavoro particolarmente assonnato. Qualcuno in ufficio ogni tanto parlava o si lasciava scappare frecciatine piene di invidia, ma a Taehyung non importava. Cosa potevano mai fargli, quelle chiacchiere insensate? Era troppo bravo nel suo lavoro, e tenuto in troppa considerazione dai suoi superiori, per poter preoccuparsi di essere danneggiato da voci di corridoio. C’era una sola persona lì dentro con il potere di fargli davvero male: Min Yoongi stesso. Ed ultimamente, Taehyung sapeva di star giocando davvero con il fuoco.

 

Era iniziata per caso, la loro routine di bere qualcosa ogni sera dopo lavoro. La prima volta, mentre uscivano insieme dal grande edificio grigio in cui lavoravano, Taehyung aveva detto sovrappensiero di avere freddo e Yoongi aveva proposto di entrare nel primo locale di strada a bere qualcosa di caldo. Erano finiti con diverse bottiglie di soju davanti e la serata era stata talmente gradevole che avevano deciso di fare un bis la sera dopo. E quella dopo ancora. Finché non era diventata un’abitudine. Adesso, nei giorni più faticosi, il loro appuntamento fisso era il motivo per cui Taehyung riusciva a dare comunque il meglio di sé. Conversare liberamente - e da solo - con Yoongi dopo il lavoro era stata per mesi la parte preferita della sua giornata ed era stato durante uno di quei loro incontri che si era reso conto di esserne profondamente innamorato. Il posto dove andavano quasi tutti i giorni era un luogo speciale. Era dove il cuore di Taehyung si era davvero scaldato per la prima volta nella sua vita. 

Peccato che fosse anche, un giorno, diventato il luogo dove lo aveva sentito congelarsi come mai prima d’allora.

 

*** 

 

La pioggia scrosciava abbattendosi sui vetri e il suo rumore era assordante.  

La strada buia, i fanali pallidi.

 

[ “Allora, sunbaenim?”

“Allora cosa?”

“Davvero ancora non le piace? Anche dopo questo?”

Taehyung indicava il panorama stupendo che si stendeva di fronte a loro. Aveva fatto una scommessa con Yoongi e voleva vincerla a tutti i costi. Non riusciva a credere che il suo sunbaenim odiasse davvero essere immerso nella natura, non poteva capacitarsene. Tutti i suoi colori, profumi, suoni, era impossibile che non riuscisse ad apprezzarli se non all’interno di uno schermo televisivo o tra le pagine di una rivista patinata. Yoongi di sicuro la pensava così solo perchè nessuno gli aveva mai fatto visitare i luoghi giusti, ma Taehyung conosceva a menadito i dintorni della città. Doveva assolutamente fargli cambiare idea e così aveva lanciato la scommessa che sarebbe riuscito a portarlo in un posto che avrebbe amato così tanto da volerci tornare ancora e ancora. L’altro aveva accettato: il sabato avevano preparato degli zainetti ed erano adesso di fronte ad uno dei punti più magnifici che la natura avesse da offrire nell’area di Daegu. 

Si erano messi a sedere nell’erba, al ciglio di un’altura da cui si potevano vedere interminabili colline e campi rischiarati dal più azzurro dei cieli, e Taehyung aveva pensato che Yoongi fosse perfetto lì, in mezzo al verde, con il suo dolcevita morbido color mattone. Il vento gli scompigliava i capelli e il più giovane aveva dovuto distogliere lo sguardo per evitare che le guance gli si facessero rosso fuoco. Yoongi ancora non parlava, sembrava essere rimasto intrappolato nei propri pensieri, lo sguardo lontano. Aveva poi mugugnato:

“E’ abbastanza passabile…”

Taehyung si era allora lasciato andare a una risatina perché aveva capito di aver vinto. ]

 

***

 

C’erano innumerevoli motivi per cui era innamorato di Yoongi. Forse perché era stata la prima persona a credere davvero in lui. I primi sei mesi all’interno dell’azienda Taehyung li aveva trascorsi annaspando: il suo responsabile si era mostrato fin da subito il perditempo che era e lui si era reso conto dall’inizio che avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Non se l’era cavata male e là dove il suo responsabile non riusciva ad aiutarlo – il che era quasi sempre – Taehyung aveva capito presto a chi altro poteva rivolgersi. Aveva imparato le basi brillantemente, tuttavia la mancanza di una formazione adeguata e approfondita in alcuni casi si faceva sentire. A lui stesso mancava quella spinta in più. Era arrivata sotto forma di Yoongi. Quando Taehyung aveva acquisito sufficiente dimestichezza con il lavoro, avevano iniziato a coinvolgerlo nei progetti del team di cui il più grande era a capo e per la prima volta Taehyung aveva iniziato a sentirsi realmente apprezzato nel proprio lavoro. Yoongi doveva aver capito il suo potenziale dal primo momento, perché lo aveva sempre spronato a far di meglio senza mai però nascondere troppo la sua ammirazione. All’inizio lo aveva fatto nel suo solito modo, schivo e di poche parole, e a Taehyung c’era voluto più di un mese per capire che quello era semplicemente il suo carattere e in realtà lo teneva in ottima considerazione. Se ne era iniziato ad accorgere dal fatto che spesso, una volta arrivata la fine del suo turno, Yoongi lo trattenesse con sé oltre l’orario di lavoro per dargli consigli riguardo alla giornata trascorsa e insegnargli altri trucchi del mestiere. Man mano che poi i due avevano preso a stringere amicizia, Yoongi era diventato sempre più onesto con le sue opinioni e Taehyung gli si era sempre più affidato. Yoongi era paziente e nonostante ogni tanto la sua presenza potesse intimorire, al tempo stesso riusciva anche a rilassare. Taehyung ragionava spesso su questo dettaglio e non riusciva mai a trovarne la spiegazione. Era però, questa, un’altra delle ragioni per cui era innamorato di lui. Ammirava la dedizione che dimostrava per il lavoro, il suo impegnarsi con tutto il suo essere in ogni situazione finché ogni cosa non fosse stata  portata a termine perfettamente. 

Taehyung amava anche le sue capacità di leader. Yoongi era il tipo di persona da comprendere subito, come d’altronde era infatti avvenuto con lui, le varie personalità dei membri del suo team: era incredibilmente acuto e riusciva quindi sempre a trovare il modo di valorizzare le loro capacità scegliendo il ruolo perfetto per ognuno. Non era infatti un caso se il suo team era quello che più di tutti riusciva a concludere accordi e a raggiungere gli obiettivi dell’azienda. Senza mai una parola di troppo, anzi in alcuni casi con molte parole di meno, Yoongi era capace di dare a tutti l’incoraggiamento necessario grazie, anche, al suo stesso esempio: era il primo ad entrare in ufficio, l’ultimo ad uscire e se occorreva che qualcuno restasse ore extra per terminare qualcosa era sempre in prima linea, preferendo sacrificare il proprio tempo libero piuttosto che quello dei suoi sottoposti. Come poteva Taehyung non adorarlo? Era per lui una ventata di aria fresca in quel mondo così cinico e arrivista, un vero punto di riferimento da seguire e ammirare. Tante volte aveva pensato di mollare, e anche quando era stato vicinissimo al farlo, il pensiero di non poter più lavorare con Yoongi lo aveva frenato. Il proprio ruolo di per sé non gli dispiaceva, anzi, ma già dopo il primo anno l’ambiente aveva iniziato a dargli noia e, dopo un altro po’ di tempo, disgusto. Era sveglio e l’aiuto di Yoongi gli aveva fatto fare uno scatto notevole, ma Taehyung continuava comunque a pensare che forse avrebbe potuto mettere in gioco le proprie capacità con lo stesso successo in ambienti più umani, più onesti, dove le persone non fossero mosse solamente dalla voglia di sempre maggiori guadagni. Ma, di nuovo, c’era Yoongi. E Yoongi era umano, onesto e chiaramente innamorato del suo lavoro. Il suo carattere lo aiutava probabilmente a gestire meglio di Taehyung lo schifo che li circondava, da un lato facendogli da scudo per non farsi toccare troppo da determinate cose, dall’altro dandogli la giusta dose di coraggio per farsi avanti là dove intuiva qualche ingiustizia. Gli bastava poco, una frase o due, in tono asciutto, per rimettere al proprio posto chiunque. Sapeva dove colpire e usava questa sua capacità al servizio di chi non riusciva invece a farsi ascoltare. 

Una volta conosciuto meglio, il giovane aveva scoperto che anche nella vita privata Yoongi era molto più di quanto sembrasse a prima vista e Taehyung non aveva potuto fare a meno, un poco alla volta, di innamorarsi ad una ad una anche di tutte le sue contraddizioni. Yoongi era schivo, ma ogni volta che si trovavano in un caffè o in un ristorante, sapeva trattare i camerieri, e qualsiasi altro componente del personale, con una gentilezza incredibile. Appariva così serio e compassato che nessuno avrebbe immaginato il suo amore per una buona bottiglia di soju o birra. Andava quasi sempre vestito di nero, ma poi, come aveva raccontato un giorno a Taehyung, quando era primavera amava trascorrere il suo tempo libero in campagna a raccogliere fragole. Quando lavorava era chiaro che avesse consapevolezza del suo valore, ma mai una volta Taehyung lo aveva colto a vantarsi, né avuto l’impressione che si sentisse superiore a qualcuno. Era in realtà una persona umile che cercava semplicemente di fare del suo meglio in ogni circostanza. Nessuno poi si sarebbe aspettato che un operatore della finanza dedito quasi esclusivamente al suo lavoro fosse anche un abilissimo pianista. Quando glielo aveva detto la prima volta, Taehyung non ci aveva creduto e Yoongi era stato costretto il giorno dopo a cercare un locale per andare a bere con un piano al suo interno. Solo quando lo aveva suonato di fronte a lui Taehyung aveva lasciato andare ogni dubbio. Ovviamente, il suo amore era cresciuto ancora di più. E avrebbe voluto parlargliene, di questo amore, ma ogni volta non sembrava mai quella giusta. Il tempo passava e Taehyung rimandava. Rimandava, rimandava. E alla fine quella sera, quando Yoongi gli aveva dato la notizia di aver iniziato a sentirsi con qualcuno e che quel qualcuno gli piaceva sempre più, lui aveva immediatamente sentito il panico afferrargli stomaco e gola. Perché sapeva meglio di chiunque altro che non vi erano ragioni al mondo per cui questa persona, chiunque essa fosse, non avrebbe dovuto ricambiarlo. 

Si chiama Park Jimin, l’ho conosciuto a una cena perché è amico di amici

Davvero?” Taehyung non aveva saputo cos'altro rispondere.

Si, è molto carino” ne parlava con tranquillità, senza imbarazzi, ma nemmeno con grandi entusiasmi, come era d’altronde tipico di Yoongi. Tuttavia durante il suo racconto ogni tanto Taehyung poteva notare le sue guance farsi leggermente più accese e il fantasma di un sorriso apparirgli sulle labbra “eravamo entrambi ospiti del mio ex-collega, Kim Namjoon. Te l’ho nominato qualche volta se ricordi. A quanto ho capito è stato invitato perché amico di Jeon Jungkook. Anche di lui ogni tanto ti ho parlato, era il più giovane del mio vecchio team, nell’azienda dove lavoravo prima. Mi piaceva, era bravo. Era un po’ come te, socievole, attento, generoso. E all’inizio sembrava anche lui un po’ un pesce fuori d’acqua” Taehyung ricordava che a questo punto Yoongi si era fermato e aveva preso a guardare un punto nel vuoto, come a riflettere su quanto appena detto. Aveva poi fatto una sorsata dal suo bicchiere e ripreso “comunque sia, pare che lui e Namjoon si fossero messi d’accordo per presentargli qualcun altro lì presente e invece ha trovato me” aveva sorriso, in un modo a metà tra il modesto e il soddisfatto “mi era seduto vicino e parlando abbiamo scoperto di avere diversi interessi in comune, nonostante lui lavori in tutt’altro campo. Quando è andato via mi ha lasciato il suo numero e è iniziata da lì. Ormai sono diverse settimane che ci sentiamo e siamo usciti insieme spesso. O almeno, per quanto possibile con il mio lavoro” Yoongi si era a quel punto girato un po’ di lato sulla sedia e aveva accavallato le gambe “Mi piace tanto, sai Taehyungie? E penso che potreste anche essere buoni amici”.

Per la prima volta dopo tanti anni Taehyung aveva provato, a quel punto, la voglia di fumare di nuovo. Era un vizio che faceva ormai parte del passato e da quando aveva smesso non era più caduto nella tentazione, ma ora aveva sentito il bisogno potente di stringere una sigaretta tra le mani e usare la nicotina come palliativo per il dolore, allo stesso modo in cui faceva quando era adolescente. 

Sulle prime aveva sperato che si trattasse di qualcosa di poco serio. O comunque breve. E invece era continuata. Un mese, due mesi. Quattro. E ormai era poco più di un anno da quando si erano incontrati e dieci mesi da quando si erano fidanzati ufficialmente. 

Anche in questo caso Taehyung poteva collegare a un luogo specifico i sentimenti che aveva provato quando aveva ricevuto la notizia. C’era un caffè alla fine dello stradone dove lavoravano in cui i due andavano quando avevano voglia di qualche dolcetto occidentale, tipo dei brownies o dei muffin. L’eccessiva vicinanza all’ufficio lo rendeva una meta piuttosto sporadica, ma qualche volta era capitato, soprattutto di venerdì quando la gran parte dei colleghi era già via per il weekend. Taehyung era arrivato leggermente in ritardo quel giorno perché il suo computer aveva deciso di impallarsi proprio a fine giornata. Era entrato trafilato nel locale e aveva trovato Yoongi con due pezzi di torta davanti a sé.

Una fetta ciascuno, è la tua torta preferita. L’ho già ordinata perché ho visto che stava finendo. E questo è il tè come piace a te” gli aveva avvicinato piattino e tazza mentre Taehyung si sedeva con uno sguardo interrogativo in viso. Di solito Yoongi non mangiava torte per via della sua dieta “Oggi offro io che si festeggia. Io e Jimin stiamo ufficialmente insieme”.

A queste parole Taehyung si era rovesciato metà del suo tè addosso. 

 

Stranamente in quel momento, mentre Yoongi ridacchiando lo aiutava a pulire il liquido verdastro dal tavolo con dei fazzolettini, gli era tornato alla mente un giorno di tanti mesi prima, una delle prime volte in cui il suo cuore aveva preso a battere più forte per la persona che ora di fronte a lui gli stava dicendo di essersi fidanzato con un altro. Si trovava alle macchinette del caffè durante la pausa pranzo, insieme ad altri colleghi. A un certo punto Yoongi era arrivato e si era messo tranquillamente dietro di loro in attesa di poter a sua volta prendere qualcosa. Taehyung lo aveva salutato caldamente e in cambio aveva ricevuto un cenno del capo accompagnato da un sorriso sincero, ma contenuto. Non se l’era presa, al contrario: gli occhi di Yoongi erano illuminati da una luce rassicurante mentre lo salutava e questo bastava. Giunto il suo turno, Taehyung aveva come al solito selezionato un caffè americano e aggiustato la barra dello zucchero al massimo. Il caffè non gli piaceva, ma d’altro canto era l’unica bevanda abbastanza forte da aiutarlo a non cadere con il viso sulla tastiera nelle prime ore post-pranzo. Lo prendeva quindi sempre, come se fosse una medicina, ma quantomeno cercava di addolcire il tutto aggiungendo una quantità sproporzionata di zucchero. Con velocità, l’erogatore aveva esibito senza esitare il bicchierino colmo e caldo e Taehyung, nel lasciare il posto a Yoongi, se lo ero portato alla bocca. Solo un istinto innato - forse di sopravvivenza, visto che si trovava di fronte a mezzo ufficio - lo aveva trattenuto dallo sputare quanto aveva in bocca. A forza aveva ingollato il caffè amarissimo lasciandosi scappare un suono di disgusto. Ciò aveva catturato l’attenzione di Yoongi, che gli aveva lanciato uno sguardo curioso a cui Taehyung si era sentito in dovere di rispondere:

Mi scuso, è che il caffè davvero non mi piace e l’unico modo in cui riesco a berlo è con tantissimo zucchero. Avevo selezionato la dose necessaria, ma deve esserci qualcosa che non va

Perché mai bevi caffè se ti disgusta tanto? Yoongi sembrava davvero perplesso e Taeyhung si era sentito un po’ in imbarazzo. Arrossendo leggermente aveva risposto con sincerità, ma con tono quasi di giustificazione:

Senza caffeina non riuscirei a far bene il mio lavoro il primo pomeriggio…

Un breve lampo di divertimento era sfrecciato negli occhi di Yoongi:

Hai provato con il tè?” al cenno di no dell’altro aveva continuato “ci sono alcune qualità di tè molto forti che fanno concorrenza alla caffeina. E sono decisamente più gustose

Il tè mi piace molto!” aveva esclamato Taehyung già entusiasta all’idea che qualcosa potesse sostituire quella tortura quotidiana.

Yoongi a questo punto si era girato e aveva iniziato a trafficare con i bottoni numerati della macchinetta. Con tono casuale, come se parlasse sovrappensiero, e senza guardare Taehyung aveva detto: 

Allora dovresti proprio provarlo

Poi non aveva aggiunto più niente e Taehyung, capendo che la loro conversazione era finita, aveva fatto un piccolo inchino e se ne era andato ringraziando. Il giorno dopo era arrivato come al solito a lavoro abbastanza presto e nella sonnolenza estrema che ancora doveva staccarsi da lui quasi non si era accorto di un fagottino sopra al suo tavolo. Con leggera diffidenza lo aveva preso in mano: era un sacchetto morbido di tessuto leggero, color rosso chiaro, tenuto chiuso da un nastrino nero. Nulla era scritto fuori che potesse tradirne il contenuto e Taehyung lo aveva aperto senza sapere cosa aspettarsi. Sbirciando dentro, vi aveva trovato un mucchietto di bustine da tè, confezionate in pacchetti di carta in alcuni casi color lavanda, altri crema e altri ancora azzurro. Aveva capito subito di cosa si trattava e guardando meglio dentro il sacchetto aveva trovato un bigliettino di poche parole, scritte in modo scattante, ma allo stesso tempo elegante:

 

“Ho bisogno di 

dipendenti svegli!

PS: inizia con le bustine

color crema”


 

Tanto tempo era però ormai passato da quell’episodio e Taehyung, dopo l’annuncio di Yoongi, aveva sentito il cuore strizzarsi all’idea che forse mai più sarebbe stato il depositario di tali attenzioni. Jimin era ora in mezzo a loro e ne aveva tutto il diritto. Perché in fondo lui non era nessuno per Yoongi, se ne era reso conto in quel momento. La loro amicizia esisteva nella misura in cui i due frequentavano lo stesso posto di lavoro: Taehyung agli occhi di Yoongi era solo un collega, e nemmeno suo pari. Era un giovane da prendere sotto la sua ala, da trattare magari come un fratellino, ma nulla più. 

In seguito, una volta a casa, aveva riflettuto su questi pensieri e forse la tranquillità della sua stanza gli aveva donato la necessaria lucidità per rendersi conto di essere stato ingiusto nei suoi giudizi: Yoongi ci teneva a lui e la loro amicizia era sincera. Ma il problema era proprio quello, evidentemente. Per Yoongi lui era un carissimo amico. Di sicuro teneva a lui, ma come tutta la storia con Jimin aveva dimostrato, non quanto Taehyung avrebbe voluto. Taehyung era completamente innamorato e a un solo gesto di Yoongi avrebbe volentieri abbandonato qualunque cosa nella sua vita per seguirlo. Gli sarebbe piaciuto credere che la storia con Jimin non sarebbe durata, ma il suo cuore era onesto con gli altri così come con sé stesso: sapeva che la verità era ben altra. Yoongi amava davvero Jimin: non si conoscevano da troppo tempo, eppure il ragazzo sembrava essere completamente entrato nel suo cuore, Taehyung poteva capirlo dalle fiammelle vive che gli vedeva negli occhi ogni volta che ne parlava. E Yoongi non era un indeciso. Sapeva ciò che voleva e non perdeva tempo con distrazioni che lo portassero fuori strada. No, Jimin non era una parentesi di passaggio. Era probabilmente il grande amore di Yoongi e non c’era nulla che lui, Taehyung, avrebbe potuto fare per cambiare le cose. I primi tempi della relazione tra i due, aveva così sperato con tutto il cuore che prima o poi i suoi sentimenti per Yoongi si attenuassero fino a scomparire per sempre. Si aspettava un’interruzione, o comunque una diminuzione dei momenti trascorsi insieme, e dunque aveva pregato che ciò fosse sufficiente per aiutarlo a dimenticare. Era abbastanza convinto che sarebbe stato più facile accettare la situazione e voltare pagina se Yoongi avesse smesso di trattarlo così come aveva sempre fatto. Nulla era tuttavia cambiato. Evidentemente Yoongi non voleva rinunciare a quei loro incontri, al loro rituale e Taehyung non riusciva a comprendere il perché.  L’unica differenza rispetto ai tempi precedenti era che adesso, durante i loro pranzi, pause e incontri post-lavoro, Yoongi tirava fuori Jimin un po’ più spesso del solito per raccontare qualcosa in suo proposito. Sembrava genuinamente felice di poter condividere tutto questo con l’altro e Taehyung non sapeva cosa provare. Vedere Yoongi felice era per lui fonte di serenità indicibile, ma quando volgeva la mente alla causa di tale felicità sentiva il cuore frantumarglisi nel petto. E il bisogno che Yoongi aveva di condividere la sua gioia, quel suo continuare la loro amicizia alla luce del sole, senza preoccuparsi che vi si potesse vedere qualcosa di male perché lui qualcosa di male non ne vedeva, il continuare a trattare Taehyung come aveva sempre fatto senza dover vergognarsi di nulla, erano la prova più grande della sua onestà, correttezza e amore nei confronti di Jimin. Amava il ragazzo con tutto sé stesso e dunque non poteva nemmeno ammettere l’ipotesi che qualcuno vedesse ambiguità nei suoi incontri con il più giovane. Tutto questo avrebbe dovuto allontanare Taehyung, e invece sortiva l’effetto contrario poiché lo faceva innamorare ancora di più. Invece di scappare, come forse sarebbe stato logico, non riusciva a staccarsi e anzi si aggrappava sempre di più a quelle ore liete. Già, stava davvero giocando con il fuoco. 

 

***

 

La pioggia scrosciava abbattendosi sui vetri e il suo rumore era assordante. 

La strada buia, i fanali pallidi.

Le loro voci nitide e chiare nella testa.

 

[ Era una musica di altri tempi, che parlava di un mondo ormai perduto. Era la preferita di Taehyung e suonava a ripetizione dentro la cuffietta bianca. Il ragazzo muoveva la testa a ritmo e per un attimo si era dimenticato di dove si trovava. Gli occhi chiusi, aveva preso a cantare quella melodia a lui così cara ad alta voce e solo una risata a stento trattenuta lo aveva riportato con i piedi per terra. Era arrossito bruscamente, ricordandosi che era seduto alla sua scrivania, in ufficio e che anche se tutti i suoi colleghi erano andati via per la pausa pranzo qualcuno era pur sempre rimasto nel piano. Tra cui Min Yoongi. Si era fermato a guardarlo con occhi che seppur schermati da un paio di occhiali dalla montatura nera lasciavano comunque trasparire divertimento.

“Che stavi facendo?”

Taehyung aveva balbettato qualcosa e nuovamente Yoongi aveva a fatica represso una risata.

“E’ la mia canzone preferita…” aveva infine confessato a mezza bocca, sentendosi le guance avvampare ancora di più. 

“Che fosse la tua preferita, lo avevo immaginato” aveva risposto il suo sunbaenim con un sorriso. Aveva posato i fascicoli che aveva in mano e gettato poi un’occhiata allo schermo “ti piace il jazz?”

Taehyung aveva annuito.

“Anche a me. Non lo ascolto spesso, ma quando lo faccio mi rilassa molto. Quell’artista lì lo conosco, è bravo”

Gli occhi di Taehyung avevano brillato e il suo cuore aveva preso a battere velocemente.

“Davvero sa qualcosa di jazz? E’ il mio genere preferito e questo brano… semplicemente lo adoro” come spesso gli succedeva era poi partito con i suoi pensieri, incapace di fermarsi “è tutto quello che una canzone in questo stile dovrebbe essere. Mi mette nostalgia di un’epoca che non ho vissuto. Non so che darei per ascoltarlo su un vero giradischi e invece devo accontentarmi del computer”

“Non hai un giradischi?”

“Si, ma questo vinile per qualche motivo è impossibile da trovare. O almeno io non ci sono ancora riuscito”

“Forse non hai chiesto alle persona giusta…” aveva borbottato, enigmatico e pensoso, Yoongi prima di dargli istruzioni sulle urgenze di cui occuparsi quel pomeriggio.]

 

***

 

Yoongi e Jimin erano felici insieme. Ma potevano capitare litigi e quando succedeva non era difficile accorgersene, non solo per Taehyung. Yoongi si faceva più chiuso del solito, parlava a malapena e rendeva evidente a tutti, attraverso i suoi sguardi cupi, il desiderio di non essere disturbato. Dopo averlo visto in bagno, Taehyung si convinse che doveva trattarsi di uno di questi momenti. Come sempre quando qualcosa del genere accadeva, una microscopica fiammella di speranza cercò di accendersi, ma fu soffocata sul nascere. Taehyung sapeva che ogni volta poi i due facevano la pace, inutile immaginare qualcosa di più grave. Si allungò con uno sbuffo a chiudere la lampada sul comodino, tirò le coperte fin sopra le orecchie e si addormentò con il cuore pesante. Anche la notte non gli procurò troppa pace: ebbe dei sogni agitati e surreali dove sempre gravava pesante la presenza di Park Jimin. Vi ripensò mentre andava a lavoro e per la milionesima volta cercò di razionalizzare i suoi pensieri. Taehyung sapeva, nel suo profondo, che il ragazzo era una brava persona. Aveva avuto modo infatti non solo di incontrarlo, ma anche di scambiarci qualche parola poiché Yoongi lo aveva portato con sé ad alcuni eventi organizzati dall’azienda. Già la prima volta, aveva salutato Taehyung calorosamente, e fin da subito era stato chiaro che era stato messo completamente al corrente dell’amicizia tra lui e il suo ragazzo. Ma né tracce di gelosia né ostilità avevano macchiato i suoi occhi limpidi: Jimin aveva dimostrato solo simpatia e sincero piacere nel poter fare la conoscenza di uno dei più cari amici del fidanzato. Era gentile, sincero e allegro. Taehyung avrebbe tanto voluto trovare dei difetti in quel ragazzo di fronte a lui, ma sapeva che non poteva. Park Jimin era circondato da un’aura calda e positiva e lui riusciva a comprendere perché fosse riuscito a conquistare il cuore di Yoongi. Purtroppo però gli era difficile rimanere obiettivo di fronte al frantumarsi del proprio di cuore. Per quanto delicato e candido, Jimin per Taehyung era un come un buco nero, che andava via via sempre più risucchiando la sua felicità.

 

In ufficio, durante un piccolo break, gli ricordarono di confermare la sua presenza alla cena aziendale della settimana dopo. Svogliatamente, andò a cercare l’email di invito e rispose velocemente. 

Partecipazione: SI. Accompagnatori: 0

Riguardò la breve riga sovrappensiero e per un momento fu quasi per cambiare la risposta e scrivere “1”. In fondo che motivo c’era per non invitare Hoseok ? Vero che era abbastanza pantofolaio, ma Taehyung conosceva bene il suo migliore amico e sapeva che di fronte alla prospettiva di trascorrere una serata a bere champagne della miglior qualità sarebbe stato entusiasta. Si ricordò però che il ragazzo avrebbe lasciato Daegu durante il periodo natalizio e che la sera in cui si sarebbe svolta la cena, pochi giorni prima della Vigilia di Natale, sarebbe già partito. Lasciò tutto com’era e inviò. Se avesse potuto avrebbe evitato di partecipare, ma era considerata un’enorme scortesia da parte dei dipendenti non presentarsi a quel rituale che si ripeteva ogni anno. Il cenone veniva sempre organizzato l’ultimo sabato prima dell’inizio delle festività e dunque era il modo per salutare ufficialmente tutti i colleghi. Taehyung non aveva scelta, doveva proprio andare. 

 

Prepararsi a quel genere di evento era sempre piuttosto semplice: il dress-code era chiaro e dunque, come negli anni precedenti, anche questa volta Taehyung non ebbe difficoltà nello scegliere cosa indossare né dovette dedicare troppo tempo alla propria toeletta. Senza sorpresa, all’interno dell’enorme salone affittato dall’azienda, tutti gli uomini erano vestiti esattamente come lui e gli unici colori che interrompevano la monotonia del bianco e nero erano quelli sgargianti delle donne presenti. La serata si aprì con un immenso buffet su cui senza perder tempo tutti gli ospiti si fiondarono. Fu proprio mentre Taehyung iniziava a chiedersi se sarebbe mai arrivata la sua occasione di avvicinarvisi che senti un leggero battere di dita sulla spalla. Yoongi, appena arrivato, era andato subito a salutarlo e al vedere il suo volto rilassato e sorridente Taehyung si sentì improvvisamente il cuore fatto d’aria. Si fece tuttavia di piombo l’attimo dopo, quando da dietro la spalla di Yoongi fece timidamente capolino una testa scura. Jimin.

“Buonasera Taehyung-ssi” disse con semplicità il ragazzo. Era sereno, chiuso nel suo completo a giacca nera e camicia bianca che invece di farlo apparire più maturo sortiva l’effetto contrario. I lineamenti tondi e delicati di Jimin, le sue labbra morbide e lo sguardo dolce con cui sembrava sempre osservare il mondo lo facevano sembrare, all’interno di quel completo, un bimbo che ha indossato i vestiti del papa. E’ adorabile, pensò a malincuore Taehyung. Come potrei anche solo sperare di competere con lui?

Avevamo paura di non fare in tempo, il traffico oggi per qualche motivo è peggio del solito. Siamo contenti di non essere arrivati a fine cena” spiegò Yoongi. Aveva usato il plurale per riferirsi a lui e Jimin, come se fossero un’unica entità, e Taehyung provò una morsa al cuore “Non sei riuscito ancora ad avvicinarti al buffet, vero Taehyungie?” disse Yoongi osservando divertito le mani ancora vuote del ragazzo. Il sorrisetto imbarazzato di Taehyung fu una risposta per lui sufficiente. “Come al solito. Ci penso io. Jiminah, tu cosa vuoi?” 

“Quello che riesci a prendere” rispose pacifico Jimin “lo sai che non ho particolari preferenze”

Con un cenno di assenso Yoongi si allontanò, lasciando soli i due ragazzi. Non era mai capitato prima e Taehyung fu afferrato da una leggera ansia al pensiero di dover dare inizio a una conversazione per riempire il vuoto lasciato da Yoongi. Ma fu Jimin a trarlo d’impaccio prendendo a parlare per primo.

“Allora? Come va Taehyung-ssi? Finalmente arriva il Natale!” e lo disse con un entusiasmo tale che per Taehyung fu impossibile credere che avesse iniziato il discorso solo per fare della conversazione spicciola in attesa che l’altro tornasse. Sembrava genuinamente interessato a condividere la sua gioia per l’arrivo delle festività natalizie con lui e Taehyung per un attimo lo guardò smarrito. “Questo non ha capito niente e forse crede davvero che io possa diventare amico per lui come lo sono di Yoongi” pensò d'istinto. Si sentì però subito maligno. Il fatto di non essere geloso, e anzi accogliere come propri gli amici del fidanzato, faceva onore a Jimin e criticarlo solo perché non vedeva malizia là dove forse avrebbe dovuto era davvero meschino. Taehyung si vergognò di se stesso. Rispose nel modo più cortese possibile:

“Gia. Non avrò molte ferie purtroppo, ma saranno sufficienti per farmi ricaricare. E’ stato un anno duro per noi, questo” si fermò un secondo e poi aggiunse “immagino Yoongi ti avrà parlato dei progetti di cui ci siamo occupati” e nel dire così, nel parlare di qualcosa solo suo e di Yoongi, gli sembrò di essersi preso una piccola rivincita rispetto a prima. 

“Sì, so tutto! Yoongi mi parla sempre del vostro lavoro!” esclamò Jimin. I suoi occhi brillavano, felice di avere qualcosa in comune con entrambi. Ovviamente Yoongi gli racconta ogni cosa. E lui ne è contento. Vuole davvero entrare nel nostro mondo, sarebbe felice di esserne parte. Ma non si rende conto che è impossibile? Non ti voglio odiare Jimin-ssi, perché il mio odio non lo meriti. Però se tu solo sapessi il dolore che mi causi....

“E mi dice sempre quanto tu sia bravo” Jimin continuava con il suo fiume di parole “Ti ammira davvero un sacco. Sai, non me lo ha mai detto in modo chiaro, ma... “ abbassò di poco la voce e si avvicinò appena a Taehyung, con fare cospiratorio come a volerlo rendere parte di un segreto “credo proprio che si riveda molto in te. Gli ricordi quando ha iniziato lui stesso a lavorare”.

Per qualche motivo a queste parole il cuore di Taehyung affondò. Perché anche se Jimin le aveva dette con le migliori intenzioni, per lui furono la conferma ai suoi peggiori sospetti. Yoongi teneva a lui, ma era inutile sperare che i suoi sentimenti potessero prendere inclinazioni romantiche. Il loro rapporto, per Yoongi, era quello tra un mentore e l’allievo che egli ha preso sotto la propria protezione. Lo stimava, gli voleva bene, lo sosteneva, ma semplicemente non lo amava. Non sapendo cosa rispondere, Taehyung emise solo un flebile “grazie” che fu però abbastanza per dare a Jimin il segnale per riprendere la parola.

“Già, è davvero contento di te. Hai lavorato bene e io spero passerai delle buone vacanze. Andrai da qualche parte?”

“No, non ho organizzato nulla… il mio migliore amico non c'è, alla mia famiglia non piace granchè spostarsi e beh… non avevo molte altre opzioni” rispose Taehyung stringendosi nelle spalle, un sorriso leggermente amaro sulle labbra. Gli occhi di Jimin si spalancarono:

“Ma come, Taehyungie?!” esclamò. Ah, siamo passati al ‘Taehyungie’ adesso. Va bene che abbiamo la stessa età, ma… “Perché non hai detto a Yoongi che eri da solo? Avresti potuto unirti a noi! Adesso è troppo tardi, abbiamo già prenotato tutto” terminò guardando Taehyung con occhi di scusa davanti ai quali il ragazzo si sentì leggermente in imbarazzo. Il sincero dispiacere di Jimin lo metteva a disagio perchè lo faceva sentire ancora più in colpa per non riuscire a ricambiare la palese simpatia che l’altro aveva nei suoi confronti. 

“Figurati, non preoccuparti. Non avrei mai voluto…” deglutì con forza “non avrei mai voluto darvi fastidio”

“Ma non ce ne avresti dato! Non andiamo da soli, siamo in compagnia di Joonie-hyung e il suo fidanzato, Kim Seokjin” sembrò poi realizzare qualcosa e si affrettò ad aggiungere “Sai, con ‘Joonie-hyung’ intendo Ki-”

“Kim Namjoon” lo interruppe secco Taehyung “si, lo so chi è”. La durezza nelle sue parole non era voluta, ma gli uscì naturale: istintivamente si era sentito di rimarcare e far notare a Jimin come anche lui fosse a conoscenza dei dettagli della vita di Yoongi. La reazione di Jimin, un attimo dopo, lo fece sentire sciocco e un po’ vile.

“Uuuh ma se già lo conosci, allora è perfetto! L’anno prossimo dovrai proprio venire con noi”

‘L’anno prossimo’, ‘Joonie-hyung’... Taehyung riflettè su queste parole: Jimin era davvero entrato nell’esistenza di Yoongi e da come parlava sembrava proprio che non avesse neppure mai contemplato la possibilità di andarvene. 

Jimin continuò:

“Comunque quest’anno nemmeno per noi le vacanze saranno molto lunghe, solo una settimana. Sai, con la casa nuova e tutto, Yoongi-ah ha preferito usare il resto dei giorni per occuparsi della questione e aiutarmi col trasloco”

“Casa nuova?” Taehyung chiuse e riaprì le palpebre due volte e per qualche ragione sentì il proprio cuore accelerare i battiti “quale casa nuova?”

“Yoon non te ne ha parlato? Abbiamo acquistato una casa, andremo finalmente a vivere insieme!” lo disse con gioia e quella gioia fu una freccia dritta al centro dell’anima di Taehyung. Da quel momento il mondo si fece ovattato. La forza per rispondere gli venne meno e anche volendo non sarebbe riuscito a parlare perché la bocca gli si era fatta all’improvviso asciutta. Yoongi tornò in quel momento: due piatti in mano, quello più colmo probabilmente per lui e Jimin, l’altro per Taehyung. Glielo porse e Taehyung lo prese come un automa. Jimin invece gli si attaccò al braccio e iniziò subito a parlare di nuovo:

“Yoooon, perchè non hai raccontato niente della nostra casa a Taehyungie? Volevi tenerlo segreto?”

“Uh? Ma certo che no! Mi sono semplicemente dimenticato, abbiamo avuto un sacco di lavoro” rispose, e leggendo il suo viso Taehyung capì che stava dicendo la verità “E così te lo ha detto Jiminah! Beh comunque non è che dovessimo appendere dei manifesti”

“Ma dai, è un evento importante!” esclamò Jimin risentito.

“Ah davvero, lo è? Non mi sembrava proprio” Yoongi pronunciò queste parole serio, ma Jimin scoppiò lo stesso a ridere.

“Sei sempre il solito!” ridacchiò prendendo finalmente qualcosa da mangiare dal piatto.

A questo punto la coppia guardò Taehyung, che si rese conto che adesso toccava a lui parlare. Il suo cervello non connetteva più molto bene, ma riuscì lo stesso a scavare nel fondo e trovare il minimo briciolo di razionalità che gli serviva per concludere quella conversazione. Congratulati, Taehyung, gli disse. In questi casi, bisogna fare le congratulazioni. Taehyung ubbidì, come un bambolotto docile e vuoto:

“Congratulazioni. Davvero”

“Quando daremo la festa per inaugurarla ovviamente sarai il primo ad essere invitato, non è vero Yoongi?”

“Certo” disse Yoongi in tono fattivo portandosi alla bocca una rotellina di kimbap. 

“E poi gli stavo dicendo prima” continuò Jimin “che anche se quest’anno non abbiamo fatto in tempo ad organizzarci, già dal prossimo potrà venire a fare le vacanze con noi e il resto del gruppo”

Jimin suonava entusiasta all’idea e a Taehyung scorse in un baleno davanti agli occhi cosa sarebbe stata la sua vita da lì in poi. Chiuso in una morsa, tra l’incudine e il martello. Yoongi, che tanto amava, e Jimin, che tanto invece lo adorava. E lui al centro di tutto, incapace di odiare l’uno quanto di non amare l’altro. E’ davvero ciò che voglio? Restare per sempre un’ombra? 

“Scusatemi un momento, avrei bisogno di usare il bagno” disse all’improvviso.

“Ti aspettiamo qui?” chiese Yoongi.

Taehyung scosse la testa e si sforzò di fare un sorriso:

“Ci vediamo a cena”

Ma durante la cena non si mise vicino a loro. Preferì essere al centro del gruppo dei colleghi del suo team, cercando di ignorare la presenza di Yoongi e Jimin pochi posti più avanti. Jimin sembrava trovarsi a suo perfetto agio nel ruolo di fidanzato ufficiale di Yoongi ed era chiaro come tutti, donne e uomini, nessuno escluso, fossero completamente catturati e incantati da lui. 

 

Il giorno del suo compleanno Taehyung non aveva progettato nulla di speciale. Hoseok era ancora in vacanza, stessa cosa valeva per Yoongi, e con i suoi colleghi di lavoro non era tanto in confidenza da invitarli per l’occasione. Poi, comunque, più o meno tutti avevano i propri progetti in quel periodo dell’anno. Essere nati il 31 dicembre era un’arma a doppio taglio: poteva trasformarsi nel giorno più bello del mondo se festeggiato in viaggio magari in una località esotica o suggestiva, in attesa del nuovo anno, con la persona amata, così come nel più deprimente, una volta constatato che tutti sembravano avere piani migliori e nessuno avrebbe avuto modo di trascorrere la giornata con lui. Fino a che aveva frequentato le superiori era sempre riuscito a festeggiare degnamente, poi durante l’università le cose avevano iniziato leggermente a cambiare. Molti ragazzi, ormai dell’età giusta per essere impegnati in relazioni stabili, progettavano le vacanze con i propri partner, ma qualcuno con cui organizzare qualcosa aveva alla fine sempre trovato. Il mondo del lavoro tuttavia era diverso e negli ultimi anni Taehyung aveva avuto solo Hoseok come compagno di festeggiamenti. Eccezione era stata solo due anni prima: anche Yoongi si era unito a loro, e il pranzo che avevano fatto tutti insieme era un ricordo che Taehyung serbava gelosamente tra i più cari che aveva. Aveva trascorso un bellissimo pomeriggio e gli era sembrato tutto così semplice, naturale, all’epoca. Aveva avuto qualche timore sul come sarebbe potuto finire l’incontro tra Hoseok e Yoongi, ma a dispetto dei suoi dubbi e nonostante i loro caratteri così differenti i due ragazzi si erano inaspettatamente trovati bene insieme. Taehyung ne era stato felice e lo aveva preso come un segno, come la prova che Yoongi apparteneva lì, tra loro, e vicino a lui. Le cose però erano andate diversamente e adesso per la prima volta nella sua vita Taehyung si trovava completamente solo. Ricevette numerose telefonate da parte di parenti e amici. Anche Hoseok gli telefonò e la loro chiamata - a seguito della quale Taehyung si sentì un po’ meglio - durò quasi un’ora e mezza. Vi fu anche qualche messaggio da alcuni colleghi, così come diversi regali che i suoi genitori gli portarono durante una breve visita a casa sua la mattina. Tutto ciò gli fece piacere e in qualche modo lo aiutò a trascorrere la prima parte della giornata, ma non riuscì a colmare il buco che sentiva dentro lo stomaco. Riempì per la terza volta il piccolo bicchiere di soju e per la terza volta lo bevve tutto d’un fiato. Dovrebbe esserci Yoongi qui con me. Perchè invece è con lui? Perchè è sempre con lui? 

Si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Erano solo le tre di pomeriggio, non poteva continuare a bere così. Non era la soluzione, e anzi, ad ogni sorso il suo magone cresceva. Si alzò trascinando i piedi e con lentezza andò a rimettere la bottiglia in frigo. Tirò un profondo sospiro e si appoggiò alla fredda porta dell’elettrodomestico, poi guardò verso il piccolo tavolo e puntò gli occhi sul bicchierino di soju. Vuoto e abbandonato. La sua testa fremeva, alla ricerca di qualcosa da fare per alleviare quella pena, per distrarlo e portare i suoi pensieri altrove, lontani dall’immagine di Yoongi vicino a Jimin. Non lo aveva ancora nemmeno chiamato per fargli gli auguri. Ciò che la sua mente proiettava con l’immaginazione faceva tanto male quanto ciò che aveva visto con i propri occhi. Ripensò alla cena aziendale, a come più di una volta avesse sentito lo stomaco contrarsi alla vista della mano di Jimin sopra a quella di Yoongi. Riportò alla mente il momento in cui li aveva colti leggermente appartati, e era stato testimone di un bacio veloce e furtivo. Avrebbe voluto morire, in quel momento. Mentre adesso gli sarebbe semplicemente bastato che qualcuno con un colpo di bacchetta magica avesse eliminato quei ricordi dalla sua testa. Si disse che non sarebbe potuto rimanere tutto il resto della giornata a rimuginare su pensieri così insalubri. Si convinse che doveva uscire, prendere aria. Decise di scrivere ad alcuni colleghi, quelli a cui era leggermente più legato, nel caso in cui uno di loro avesse organizzato qualcosa a cui partecipare. Alla peggio sarebbe andato a casa dei suoi. Non il miglior compleanno del mondo, ma meglio che starsene in quella casa da solo. Perchè diamine a Hoseok è venuta solo adesso la voglia di andarsene da Daegu per Natale? Non gli è mai mancata la sua famiglia, doveva capitare proprio quest’anno? pensò con uno sbuffo prendendo il telefono. Stava per scrivere il primo messaggio, quando sentì il citofono suonare. 

Era il postino, con un pacco per lui. 

“Non ho ordinato niente” fu la risposta istintiva di Taehyung, prima di riflettere che essendo il suo compleanno probabilmente si trattava di un regalo per lui. Scese al portone, e quando rientrò nel proprio appartamento aveva tra le mani una scatola dalla forma rettangolare, un po’ ingombrante ma molto leggera. 

Si sedette di nuovo sulla poltroncina dove fino a poco prima era seduto a bere soju e scosse la scatola sperando di riuscire a capire, dal rumore, il suo contenuto. 

“Mah…” borbottò tra sé e sé quando il tentativo fallì “basta, apriamo e vediamo”. Rotto il cartone, si trovò di fronte a un altro involucro, questa volta imballato con della plastica. Aveva una forma quadrata, piuttosto grande, ma Taehyung non riuscì ancora a capire di cosa potesse trattarsi. Quando finalmente riuscì a scoprire la sorpresa ebbe un tuffo al cuore. Era l’album del suo artista jazz preferito, quello di cui aveva una volta parlato a Yoongi. Ed infatti era stato proprio lui a regalarglielo, come testimoniava il biglietto conciso che accompagnava il pacco . Yoongi era riuscito a trovargli il vinile d’epoca ed ora era lì, tra le sue mani. Sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Quanto l'aveva pagato? Ma soprattutto, quanto tempo aveva passato a cercarlo? Perché di una cosa Taehyung era sicuro, non doveva essere stato facile. Mise il disco sul giradischi e quando le dolci note presero a inondare la stanza chiuse gli occhi. Il cuore gli traboccò di amore e al tempo stesso disperazione. Si sentì perduto, senza opzioni. Non trovava sollievo, nè riusciva a vedere nel futuro la pace di cui aveva bisogno. Capì tutto all’improvviso. Telefonò a Yoongi per ringraziarlo e ogni dettaglio di quella chiamata fu un marchio a fuoco nella sua anima. Il modo in cui Yoongi disse “pronto”, le piccole e frequenti pause che si prendeva quando faceva un discorso troppo lungo, il tono sempre tranquillo, quasi noncurante, come se non avesse appena fatto a Taehyung il regalo più bello della sua vita. Riusciva a immaginarselo, nella baita di montagna immersa nella neve, maglione a collo alto, seduto a un tavolo di legno in compagnia di Jimin, Namjoon e Seokjin, rumorosi e intenti a bere qualcosa di caldo prima di iniziare i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno. 

Sono contento che ti piaccia, sappi che non è stato semplice trovare quel vinile, mi hai fatto penare parecchio” come sempre quando si trovava in imbarazzo, Yoongi la buttava sul ridere “Buon compleanno ancora Taehyungie e buon anno, anche da parte di Jimin. Ci si vede il mese prossimo!” 

“Grazie, sunbaenim. Buon anno anche a tutti voi”

La telefonata terminò e poco dopo Taehyung fu fuori casa, diretto verso la propria macchina, incurante della pioggia che cadeva violenta e più straziato che mai.  ‘Ci si vede il mese prossimo’. Yoongi aveva detto quelle parole abbastanza in fretta, nella fiducia della loro verità e Taehyung si sentì lacerare l’animo al pensiero di cosa avrebbe provato quando avrebbe invece realizzato che esse non si sarebbero mai avverate. 

 

Yoongi era un po’ stanco quando finalmente posò l’ultimo scatolone a terra. Il soggiorno era spazioso, ma con tutta quella roba ammassata sembrava molto più piccolo e dava un’impressione leggermente opprimente. Yoongi detestava il disordine e non si fece problemi a condividere la sua noia con Jimin prima di chiedere:

“Dovremo davvero sistemare questa montagna di scatole?”

Jimin scoppiò in una risata cristallina:

“A meno che tu non riesca a mettere tutto a posto in un attimo col pensiero… temo proprio di si. E’ un trasloco, Yoongi!”

Yoongi alzò gli occhi al cielo e si aprì un pertugio tra gli scatoloni fino ad arrivare al divano. Vi si allungò sopra ed emise un suono soddisfatto. Morbido, comodo, dal rilassantissimo color crema, quell’acquisto era stato davvero un affare. Braccia conserte, chiuse gli occhi e si preparò ad arrendersi alla sonnolenza che già da un po’ lo attanagliava.

“Sento che saremo grandi amici, questo divano e io” mormorò piano. La voce chiara e acuta di Jimin contrastò con la sua:

“Che fai, ti metti a dormire adesso?! Siamo nel bel mezzo di-”

“Lo sai che se non mi concedo le ore giuste di sonno non riesco ad essere produttivo Jiminah”

Jimin accolse le sue parole con uno sbuffo, e borbottando tra sé e sé rovistò nel proprio borsello:

“Le ore giuste per te sono ventiquattro al giorno… va bene, ho già capito che questa casa mi toccherà sistemarla da solo...” mostrò a Yoongi alcune carte “non vuoi nemmeno controllare la posta che ho preso dalla tua vecchia casa? Devi iniziare a segnarti tutte le iscrizioni a cui comunicare il cambio di indirizzo”

Yoongi fece spallucce, gli occhi sempre chiusi:

“Nah, adesso non è importante. Appoggia tutto all’ingresso, controllerò dopo”

Jimin appoggiò tutto all’ingresso come Yoongi gli aveva detto e andò in cucina per iniziare a sistemare almeno l’occorrente per preparare la cena.

Fu solo dopo cena che Yoongi si ricordò della posta, e comunque fu solamente per caso. Jimin era uscito per prendere dei dolcetti caldi da mangiare davanti a un film e quando era tornato Yoongi, aprendogli la porta, aveva notato di nuovo la pila di buste da lettere abbandonata sul piccolo mobile nell’area d’ingresso. Iniziò a sfogliarla mentre Jimin sistemava tutto per la serata e selezionava il film che avevano scelto sul grande schermo di fronte a loro. Sentì Yoongi esclamare “Che cosa-”, poi silenzio. Si girò verso il fidanzato e lo trovò a fissare con espressione corrucciata una delle buste.

“Bolletta salata?”

Yoongi scosse la testa:

“No, è… è una busta da Taehyungie”

“Come?” Jimin si avvicinò curioso e Yoongi gli mostrò meglio ciò che aveva in mano “sei sicuro che sia-”

“Si, assolutamente” disse Yoongi alzandosi dal divano “questa è la calligrafia di Taehyungie” 

“Dove vai?” chiese Jimin vedendolo allontanarsi verso la cucina.

“Jiminah mi- puoi per favore aspettare un attimo?”

Jimin non discusse. Fece solamente cenno di sì con la testa e lasciò Yoongi libero. Quando si sedette in cucina, Yoongi si chiese perché avesse deciso di allontanarsi, ma non seppe trovare una risposta. Captava però che qualcosa non andava e per qualche ragione il suo istinto gli aveva fatto desiderare di rimanere solo. 

Sarà un biglietto per ringraziarmi di nuovo del regalo. Non c’era però bisogno di mandarmelo addirittura per posta, santo cielo.

Lo stomaco gli si strinse quando vide ciò di cui in realtà si trattava: una lettera, scritta a mano, e che recava proprio la firma di Taehyung.

 

Daegu - 2 gennaio 20..


Min-sunbaenim. No, Yoongi-sunbaenim. Posso usare il suo nome? Preferirei usare il suo nome, quindi mi permetterò di farlo. Mi scusi se la cosa la disturba, non voglio essere irrispettoso. Semplicemente sento che tutto il tempo trascorso in sua compagnia deve pur aver contato qualcosa e dunque mi piacerebbe concedermi la confidenza di usare il suo nome, almeno per questa volta.

Mi chiedo che cosa stia pensando in questo momento, leggendo la mia lettera. Non riesco davvero a immaginarlo. Soprattutto proprio ora, in questo preciso istante, poiché non le ho ancora spiegato il perché io le stia scrivendo. Sicuramente però si sente confuso. Onestamente sunbaenim, mi sento molto confuso anche io. E no, non c’entra niente l’alcol (nel caso lo stesse pensando). Non ho bevuto, sono lucidissimo. In realtà sono le dieci e mezza di mattina, e sono a casa dei miei genitori, nella mia vecchia camera. Se stessi bevendo le assicuro che qualcuno prenderebbe dei provvedimenti. Le dicevo dunque, che mi sento molto confuso anche io. Non sulla mia decisione, di quella sono convinto. Sono confuso perchè tutto questo non mi sembra reale. Mi sembra di star vivendo la storia di qualcun altro, di star portando avanti le azioni di un estraneo, quando invece no, sono proprio io. Anche questa lettera… non credevo avrei mai avuto il coraggio di scriverla, ma eccomi qui. E’ tutto dunque così strano e surreale, che davvero a tratti fatico a rendermi conto cosa sia vero e cosa sia un sogno.

In tutta questa confusione però, un’unica certezza c’è. Un punto solo in cui la nebbia si dipana. Io sono innamorato di lei, sunbaenim. Lo sono da tantissimo tempo e ancora mi sorprende come sia stato possibile per lei non accorgersene. Nel caso si stesse chiedendo come faccio ad essere sicuro del suo essere ignaro dei miei sentimenti, la risposta è semplice: lei è una brava persona. E’ la persona migliore con cui abbia avuto l’onore di lavorare e quindi so per certo che se avesse avuto anche il minimo sentore di quanto si celava nel mio cuore, sicuramente non avrebbe fatto molte cose che invece, nella più totale buona fede, lei ha fatto. Come ad esempio confidarsi con me sulla sua storia con Park Jimin. Presentarmelo. Parlargli di me in termini tanto positivi (la sua opinione su di me è qualcosa che Jimin-ssi mi ha rivelato in confidenza, per favore non gli dica che gliene ho parlato).  Diverse situazioni che, ovviamente non per colpa sua, mi hanno fatto stare male non sarebbero avvenute se solo lei avesse immaginato ciò che davvero provavo. Ho detto che alcuni suoi comportamenti mi hanno fatto soffrire, è vero, ma per favore non la prenda come un’accusa. Lei non ha fatto assolutamente nulla di sbagliato e deve credermi quando le dico che non le serbo nessun rancore. Non ne serbo nemmeno per il suo fidanzato. E’ una persona bellissima, proprio come lei. Non posso purtroppo accusare e biasimare nessuno per come sono andate le cose se non me stesso. Se fossi stato più sicuro di me forse sarei riuscito a fare breccia nel suo cuore prima di Jimin-ssi. O avrei potuto comunque essere chiaro con lei sui miei sentimenti, il che mi avrebbe certamente risparmiato gran parte della sofferenza dell’ultimo periodo. Perchè anche se lei mi avesse respinto, sunbaenim, sono convinto che avremmo continuato ad essere amici (mi perdoni se suono sfacciato, ma credo davvero che noi fossimo amici). Lei però non mi avrebbe ricordato costantemente dell’esistenza di Jimin e io, credo, a un certo punto mi sarei messo l’anima in pace. 

Le ho detto così, che secondo me saremmo rimasti legati anche qualora mi fossi chiaramente dichiarato a lei, eppure adesso che ci penso questa mia affermazione potrebbe suonare in contrasto con quanto sto per dire ora. Non ho trovato il coraggio di confessarle nulla perchè avevo paura di perderla. E, come le ho detto, ciò è assolutamente insensato dopo quanto ho appena affermato. Non è estremamente curioso come la parola scritta, mettendo nero su bianco il nostro flusso di pensieri, porti spietatamente alla luce ogni nostra contraddizione interna? Mettiamola così: la mia mente sapeva che non l’avrei perduta, ma il mio cuore non riusciva a sopportare di correre un rischio del genere, anche se l’eventualità fosse stata infinitesimale. Già, il mio cuore aveva paura. Che disordine. Lo so. E così ho vissuto mesi di felicità e disperazione al tempo stesso. Lei mi era vicino ogni giorno, ma si allontanava sempre più. Con Park Jimin era felice, ed io credo di aver archiviato il mio sogno l’istante in cui mi annunciò di essersi fidanzato con lui. Dopo averlo conosciuto, il mio cuore è affondato ancora di più. Io stesso, che avrei avuto ogni motivo per detestarlo, non riuscivo a farlo, come poteva dunque lei non amarlo? Perchè Jimin-ssi è una persona amabile e questa verità è stata per me un enorme macigno. Non credo di peccare di presunzione dichiarando che al suo fidanzato piaccio. Probabilmente gli sarebbe piaciuto essere buoni amici e mi dispiace non essere stato in grado di ricambiare questa amicizia. Forse in un altro universo saremmo davvero potuti essere tre buoni compagni di bevute. Sfortunatamente non in questo.

In qualche modo mi sono retto a galla per tanto tempo, ingoiando più acqua salata di quanto potessi permettermi e annebbiato dall’amore per lei non mi rendevo conto di star andando inesorabile verso la mia fine. E’ stato il suo regalo di compleanno ad aprirmi gli occhi. Quando mi ha mandato quel vinile… ho sentito il mio cuore frantumarsi. La sua amicizia così incondizionata, il modo in cui chiaramente tiene a me… mi reca una gioia pari solo al dolore che provo nel sapere che questa amicizia tuttavia non sarà mai sufficiente per me. Non lo so, credo sarebbe stato tutto più semplice se non mi avesse dimostrato il suo affetto, perchè così invece… è dura. E’ dura fingere di non volerle bene più di quanto mi sarebbe concesso. Io desideravo essere al suo fianco. Desidero essere al suo fianco. Ma desidero anche essere felice. E davanti al suo regalo mi sono reso conto che questa confusione non mi avrebbe mai portato alla felicità. Che stavo abitando in una terra sospesa, tra i cui fumi grigi di nebbia vagavo a fatica trascinando passi di piombo, pur sapendo che non sarei mai arrivato da nessuna parte. Ho fatto un lungo giro in macchina, sotto la pioggia. E mi ha schiarito le idee. 

 

Sto piangendo mentre scrivo queste parole. Yoongi-sunbaenim, purtroppo devo comunicarle che noi non ci rivedremo più. Appena ho potuto, questa mattina, ho comunicato alle risorse umane le mie dimissioni. Come ben sa, il mio lavoro mi piace, ma ho sempre sentito che avrei potuto sfruttare meglio le mie abilità, per cause più giuste, più importanti. Cercherò lavoro a Seul e mi rifarò una vita lì. Forse sono un ingenuo, forse sono solo immaturo, ma in questo momento è l’unica soluzione fattibile a cui sono riuscito a pensare. Il mio responsabile mi ha già scritto (corrono velocissime le notizie in azienda!!) e mi ha assicurato che mi scriverà un’ottima lettera di referenza. Ecco, se non è troppo, potrebbe anche lei scrivermene una? Abbiamo lavorato molto insieme e mi farebbe davvero piacere se potesse fare questa cosa per me. Può poi inviarla direttamente alle risorse umane, del resto si occuperanno loro. Sono sicuro che sarebbe di grande aiuto nella mia futura ricerca di lavoro. So che in generale non sarà semplice, ma non si preoccupi troppo per me, perché non sarò completamente da solo. Il mio migliore amico Jung Hoseok (lo ha conosciuto, ricorda?) verrà con me. Anche lui è stanco di Daegu, e vuole vedere com’è la vita nella capitale. Certo, per un libero professionista è più semplice fare bagagli e cambiare città, per un dipendente come me è diverso. Ma non ho paura. Per qualche motivo mi sento sereno quando mi immagino lì, microscopico e invisibile tra i grattacieli infiniti e la folla oceanica. Sa, sunbaenim, devo confessarlo: mi spaventava di più la vita da eterno secondo che avrei condotto se non mi fossi deciso a cambiare le cose. Spero che lei possa capire ciò che intendo.

 

Mi mancherà da morire. Mi manca già. 

 

Come ho detto all’inizio, sto cercando di immaginare i suoi pensieri, ma non riesco davvero. Non riesco ad entrare nella sua testa e forse d’altronde se fossi stato capace di farlo ora non mi troverei qui, a scriverle una lettera d’addio, ma sarei probabilmente lì accanto a lei a condividere il suo tetto. L’unica mia speranza è che le mie decisioni non le abbiano causato troppo dispiacere. O forse, egoisticamente, un pochino (ma solo pochino pochino! Me lo conceda per favore) sarebbe bello se lei fosse dispiaciuto. Sembra molto brutto da dire, ma significherebbe che in fondo a me un po’ teneva. 

 

Grazie con tutto il mio cuore per tutto quello che mi ha insegnato. Serberò gelosamente ogni ricordo del tempo trascorso insieme. Prego che il suo futuro sia felice e le auguro ogni bene nella sua vita con Jimin. E spero anche che ogni tanto si ricordi di questo Taehyungie. 

 

Io so che non la dimenticherò mai.

 

Con tantissimo amore,

il suo Kim Taehyung

 

***

 

La pioggia scrosciava abbattendosi sui vetri e il suo rumore era assordante.

La strada buia, i fanali pallidi.

Il flusso dei ricordi inarrestabile.

Mentre guidava Taehyung ripercorreva ogni dettaglio che riusciva a portare alla mente delle sue ore trascorse con Yoongi, ogni momento a lui più caro, ogni episodio importante. Aveva collezionato così tante memorie felici e avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro nel tempo e ricominciare dal punto di partenza.

Ma sapeva che invece era finita. Non poteva più permettere di essere ferito così, tutto in lui chiedeva una tregua. E insieme allo scoccare di un lampo realizzò che una tregua sarebbe potuta venire solo lontano, da Yoongi, da Jimin, dai luoghi a lui cari. Lontano da Daegu. 

Intravide un destino differente, un sentiero alternativo a cui ancora non aveva mai avuto il coraggio di pensare. Prese la sua decisione, non ebbe paura. Si sentiva vivo. Eppure al tempo stesso percepiva con chiarezza una parte di sè accartocciarsi e appassire. 

E guardando la lucida strada asfaltata non sapeva più se erano lacrime o gocce di pioggia ad appannargli la vista.

 

Note dell’autrice: Nuova OS! Quando mi è venuto in mente il concept non speravo nemmeno di riuscire a finirla, mi sorprende un po’ la velocità con cui l’ho scritta. Forse per questo ci sarebbe così tanto da correggere ahah Ma onestamente, non fa nulla, mi serviva postare di nuovo per rompere il ghiaccio e riprendere un po’ con quel flusso creativo che negli ultimi mesi ho tenuto imbottigliato e a cui non sono riuscita a dare sfogo. Ero emotivamente bloccata e questa OS è un po’ il mio modo per riniziare a radunare i cocci e rimettere tutto a posto.

Entriamo nel merito della storia. Innanzitutto, anche se ho già scritto angst, questa è forse la prima che non finisce bene per il protagonista. Chi mi conosce sa che amo l’happy ending e quindi è stato per me molto catartico (e curioso) terminare questo raccontino in una nota malinconica. Nelle mie passate fiction avevo trattato - a volte anche in larga parte - il tema dell’amore non corrisposto, ma è la prima volta che esso è usato per la trama principale. In generale mi sembra di aver preso diversi dei temi trattati nelle mie passate ff e averli tutti concentrati in queste trenta pagine. 

Discuto ora velocemente (loool) un paio di dettagli. 

I pairing: le interazioni Yoonmin ormai mi vengono così facili che onestamente quasi non mi divertono più ahah Della Taegi invece, sebbene fosse un po’ a metà con solo Tae innamorato, sono stata contenta di scrivere. Certo, se l’amore tra i due fosse stato reciproco avrei potuto esplorarla meglio, ma già questo scorcio mi ha soddisfatta. E’ un pairing di cui non ho mai scritto e dopo questo esperimento credo che proverò più spesso a scrivere di coppie diverse dalle mie solite “canoniche”.

Parlando di Taegi, un chiarimento: ero indecisa se far usare il “lei” a Tae o meno. Avevo il timore che potesse in qualche modo andare ad intaccare la percezione dell’amicizia profonda che c’è tra i due. Però poi ho pensato che siamo pur sempre in Corea, Yoongi è più grande di Taehyung ed è un suo superiore. Sono amici, ma lo”yo” coreano sicuramente sarebbe usato da Tae e così l’ho voluto rendere anche in italiano. Tra l’altro in questo modo rimarca anche la differenza con il “tu” di Jimin nei confronti di Yoongi e rende il tutto un po’ più tragico (come se ve ne fosse bisogno ahah).

Ok, specificazioni fatte, la chiudo qui con le note che non voglio dilungarmi oltre. Spero che questa breve storia vi sia piaciuta, grazie tantissimo a chi ha letto fin qui (e anche a chi ha saltato le mie solite note lunghissime a piè pari… I don’t blame you) e please un feedback è sempre accetto, soprattutto magari fatemi sapere se questo format vi è piaciuto o se invece vi ha lasciato col mood “mannaggia a te, Elle, ti odio, non fare mai più una cosa del genere!

Ci vediamo speriamo presto,

tantissimi bacini,

Elle 

PS: nota aggiunta a posteriori, ma mi è venuto in mente che forse era il caso di chiarire: lo so che Tae è nato il 30 ahah Ma per questa storia mi serviva così, è un AU, quindi passatemela! :P

 

 

   
 
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