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Autore: crazyfred    19/08/2020    2 recensioni
{FRANCESCO & EMMA} "La neve aveva assunto l'odore dei suoi baci sotto i portici, del cioccolato, della cannella e delle arance che aromatizzavano i bicchieri bollenti di vin brûlé"
Prosieguo ideale della storia d'amore di Emma e Francesco, dove li abbiamo lasciati alla fine della quinta stagione. La voglia di ricominciare da zero, ma anche di non cancellare quello che è stato, il ricordo indelebile di errori da non commettere più. E chissà, magari coronare il loro amore con un nuovo arrivo...
Ma anche la storia di quella banda di matti che li circonda: Vincenzo, Valeria, ma anche Isabella, Klaus e naturalmente Huber.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 - Nuovi incontri e vecchi scontri




 
 
Nelle settimane che seguirono, Francesco ed Emma poterono notare, anche se non avessero saputo nulla, che qualcosa stava per succedere. Con l'avvicinarsi dell'arrivo dei genitori di Livia, infatti, l'aria che si respirava in casa-famiglia era diversa. Il piccolo Leonardo, a cui continuarono a dedicare le solite premure ed attenzioni, veniva preparato, a piccoli passi, all'incontro con i nonni. Per quanto era dato loro di sapere, da quello che diceva il piccolo, c'erano due persone, che proprio come loro, volevano conoscerlo e fare amicizia con lui e con gli altri bambini. Certo non aveva idea di chi fossero in realtà, ma forse sotto sotto 9era consapevole che c'era qualcosa di diverso stavolta. Di solito, infatti, i volontari che venivano di tanto in tanto ad intrattenere i bambini non venivano annunciati con così largo anticipo, né con tanta cura. Il bambino rispose a quella novità con la innocente curiosità dei suoi 5 anni che un po' fa domande e un po' sembra avere altro a cui pensare. Emma e Francesco, dal canto loro, cercarono il più possibile di nascondere la loro preoccupazione e allo stesso tempo di frenare la loro rabbia nei confronti di quell'ennesimo ostacolo. Leonardo d'altronde aveva tutto il diritto di conoscere le sue origini, nonostante questo potesse significare la loro separazione.
Un giorno, senza alcun preavviso, arrivò una chiamata dalla struttura durante una delle sue uscite con le scolaresche, chiedendo ad Emma la cortesia di non passare durante la giornata e, per i giorni a venire, di contattarli per decidere l'orario di visite più opportuno.
Erano arrivati, era chiaro.
Francesco non impiegò molto, con l'aiuto di Huber, a rintracciare i suoi suoceri tra le varie strutture ricettive della zona. Individuati, si recò nell'albergo che li ospitava ma, non trovandoli, venne a sapere dal concierge che avevano chiesto informazioni per raggiungere la frazione di St. Veit, non essendo molto pratici della zona.
Fu lì che il forestale li trovò, nel piccolo cimitero della pieve dove riposavano Livia e suo figlio Marco.
Varcò l'ingresso con cautela, cercando di limitare al massimo il cigolio che sapeva sarebbe riecheggiato nella radura circostante dal vecchio cancelletto di ferro battuto, per timore di disturbare il raccoglimento degli anziani coniugi. Erano passati quasi due anni dal loro ultimo incontro e, nonostante il tempo ed il lutto avessero presentato il conto sui loro visi e i loro volti, li aveva riconosciuti subito. Rosa, le cui forme erano state appesantite dai ritmi più lenti e sedentari di una vita da pensionata, teneva ancora i capelli lunghi e curati, ultimo souvenir di una bellezza giovanile che di sicuro aveva fatto girare la testa a più di un ragazzo. Inginocchiata di fronte alle tombe di sua figlia e di suo nipote, era impegnata a sistemare i fiori, avvolti nella carta, nel vasetto di ottone di fianco alla lapide nera dedicata a Livia. Antonio, suo marito, stava in piedi, leggermente curvato, poggiando entrambe le mani su un bastone da passeggio in legno scuro. La sua folta chioma, che ricordava brizzolata, era ormai completamente bianca. Gli zigomi scavati e le occhiaie profonde restituivano il fantasma dell'uomo tutto d'un pezzo, eppure gioviale e generoso, che aveva conosciuto quasi 20 anni prima.
"Rosa...Antonio…" salutò, rispettoso ma titubante "speravo di trovarvi qui". La voce era sommessa, lo sguardo incerto. Si era congedato da loro in quello stesso luogo, dopo l'ultimo saluto a Livia; gli faceva strano ritrovarli proprio lì, a due anni di distanza: troppe cose erano cambiate, lui si sentiva cambiato. Ora veniva catapultato in un passato lontano, un mondo che non esisteva più.
Avvicinandosi, sfiorò con la mano, che aveva portato prima alle labbra, la foto del suo bambino, a volergli lasciare un bacio sulla guancia, come faceva sempre quando partiva per le sue missioni all'estero con il suo reggimento.
"Francesco." e quella risposta al suo saluto, da parte di suo suocero, suonava più come un rimprovero "Io invece avrei preferito di no"
Difficile leggere tra le righe di quella frase, se suo suocero si stesse riferendo al loro incontro o piuttosto al luogo. Francesco aveva poca confidenza con i genitori della sua defunta moglie: non poteva dire di essere stato in cattivi rapporti con loro, ma non li aveva mai sentiti veramente vicini, mai si era sentito considerato un figlio, in particolar modo con Antonio, suo suocero. Forse, a dirla tutta, lui non glielo aveva mai permesso. La sua vita militare, del resto, aveva impedito ogni rapporto umano tradizionale e, per assurdo, era stata la ragione dei suoi lunghi anni di matrimonio con Livia.
"Mi fa piacere rivederti" sua suocera replicò, alzandosi da terra, forse tentando di chiarire le parole del marito "magari non in un cimitero…non di fronte a quel che resta di Marco e di Livia. Però è un bel posto" continuò, malinconica "se può essere di qualche consolazione…tu ci vieni spesso?"
“Appena posso…" "Già… non deve essere facile gestire il lavoro, il volontariato, una nuova e giovane moglie" commento sarcastico suo suocero, accennando alla sua fede. Francesco provò a balbettare qualcosa, ma con scarsi risultati "È la ragazza che era con te al funerale di Livia, vero?" domandò Rosa e Francesco non poté fare altro che annuire. Non c'era niente tra loro, quando Livia se n'era andata, nulla che non fosse la promessa di provarci, con i loro tempi e i loro modi, confessandosi i propri sentimenti e le proprie intenzioni senza dirsi una parola, solo una mano ad accarezzare la guancia dell'altro. Ed Emma era stata discreta e quasi invisibile in quei giorni così difficili e dolorosi, nonostante tutto quello che Livia aveva fatto loro: rimasta costantemente un passo indietro, l'unico strappo se lo erano concessi all'uscita dalla chiesa, quando si abbracciarono brevemente; forse solo a loro sembrò un tempo troppo breve per essere sufficiente, volendone ancora e di più. E Rosa probabilmente, nonostante tutto, se ne era accorta.
"Ho visto delle vostre foto con nostro nipote, nella sua stanza" continuò la donna, senza troppi giri di parole.
Francesco era spiazzato. Si era prefigurato mille scenari possibili a cui dover far fronte, ad esclusione di quello in cui si potesse avere una conversazione civile e apparentemente amichevole. Il luogo del loro incontro, probabilmente, era stato la sua fortuna. Rosa e Antonio, di sicuro, avevano abbassato ogni difesa ed erano di fronte a lui nel pieno delle loro fragilità, esattamente come succedeva a lui ogni volta che varcava quella soglia nei primi tempi dopo il suo trasferimento tra quelle montagne.
"Forse non è bella come la mia Livia" aggiunse la donna, "ma ne convengo che ha un sorriso che sa illuminare tutto."
Francesco avrebbe normalmente ribattuto a chiunque avesse definito non bella la sua Emma, ma non era quello il momento. I suoi tratti non convenzionali, irregolari, ma a loro modo perfettamente armonici, erano la prima cosa che lo avevano colpito. Dopo il suo sorriso, s'intende.
"Anche Leonardo sembra essere colpito da lei." "Leo?!" “Sì, Leonardo. Siamo andati a trovarlo in casa famiglia… non farci credere che non ne sapevi nulla" commento Antonio, laconico. Sorrise lievemente Francesco, abbassando la testa: non avrebbe finto di non saperne nulla, evidentemente sapevano bene delle sue manie investigatrici, senza contare che probabilmente, dalle foto in camera di Leonardo dovevano aver intuito che qualcosa bolliva in pentola, se qualcuno non si fosse addirittura preso la briga di avvertirli della richesta di affidamento. "Ci ha parlato tanto di voi, sai?!" spiegò invece sua suocera "non possiamo che esserti grati per quello che hai fatto per lui in questi mesi…dopo quello che lei ti ha fatto … quest'altra tegola…"
Francesco scosse la testa "Livia è stata solo una vittima"
Da sempre cercato di limitare i danni, di indorare la pillola di fronte ai suoi suoceri, ma gli atti processuali e i fatti parlavano chiaro. "Livia aveva la possibilità di scegliere" ammise Rosa, guardando sconsolata verso la lapite di sua figlia "e ha scelto di fare del male a chi le stava vicino, a te … a noi … e persino a quest'altro bambino. Poteva scegliere di lasciare la comunità, poteva tornare a casa da noi, l'avremmo accolta, era nostra figlia … e invece ha scelto la strada peggiore. Non c'è giorno che non preghi che abbia avuto il tempo di pentirsene"
Questa era la stessa speranza di Francesco. Livia, in punto di morte, lo aveva liberato da quel senso di colpa che si portava dentro e sperava che si fosse pentita anche di tutto il resto, del male che aveva recato ad Emma e dell'amore materno che aveva negato a Leonardo.
"Starete qui a lungo?" domandò Francesco, tentando di portare la conversazione sul binario giusto. "Almeno per altre due settimane" disse Antonio mentre, prendendo la moglie per la vita, la spingeva verso l'uscita "ma non siamo qui per villeggiatura o visite di cortesia, Francesco"
Dal tono di voce dell'uomo, gli sembrava quasi strano che gli desse del tu, chiamandolo con il suo nome di battesimo.
"Dobbiamo parlare di Leonardo" dichiarò Rosa, telegrafica, girandosi verso il genero, dopo aver parlottato a bassa voce col marito. Era palese che sapevano, pur non dichiarandolo apertamente. E capivano anche chiaramente cosa stava facendo Francesco, che quell'incontro non era stata solo una fortuita coincidenza. Ma a Francesco andava bene così: preferiva di gran lunga giocare a carte scoperte. "Bene. Anche noi" rispose, calcando il noi. Dovevano sapere che questa partita sarebbe stata un doppio misto ad armi pari, e non un 2 contro 1 "permettetemi di invitarvi alla casa sul lago. Mia moglie attende di fare la vostra conoscenza".
 
"Pronto … Vincenzo?" Emma rispose al cellulare, sorpresa di ricevere quella chiamata dal commissario. Era l'amico fraterno di suo marito, testimone alle loro nozze, ma difficilmente si trovavano ad avere conversazioni private; tuttavia, Emma poteva giurare che, quando avevano luogo, le loro chiacchierate avevano sempre un certo peso.
"Come va, Emma, tutto bene?" "Insomma … mi becchi in un momento un po' particolare …"
"Francesco mi ha raccontato …" "… e non sei d'accordo, a giudicare dal tono della tua voce" "No che non sono d'accordo, Emma" la rimproverò "con Francesco ormai c'ho rinunciato, ma se ti ci metti pure tu …"
Era il loro grillo parlante, il loro angelo custode in carne ed ossa. Emma scoppiò in una risata di gusto "Vincenzo dovresti conoscerci a questo punto …" "Lasciamo perdere vah … " "No, non lasciamo stare" Emma era così, prendere o lasciare. Forse era un difetto agli occhi degli altri, ma non amava lasciare conversazioni in sospeso, solo perché l'argomento era spinoso; le era capitato talvolta con Francesco e le questioni non si erano mai risolte da sole, lasciando correre, anzi. "Perdonami Vincenzo, ma da quel che ricordo anche tu ti sei dato abbastanza da fare per Mela" "Sì certo, ma è diverso …" "Diverso come, Vincenzo, sentiamo…?!" lo interruppe Emma, risentita, capendo subito dove il commissario volesse andare a parare "Diverso che Carmela è mia …" "Figlia?" chiese, amareggiata "Vincenzo, i figli non li fa solo il sangue. Guarda Valeria e Mela e poi dimmi se non ho ragione"
Vincenzo rimase silenzioso per qualche istante all'altro capo del telefono, ed Emma avrebbe giurato di averlo sentito sbuffare, colpito e affondato.
"Hai ragione Emma, ho detto una cazzata, perdonami, non avrei mai dovuto permettermi … ma state attenti" Vincenzo era sinceramente preoccupato per i suoi amici. Il loro cuore grande li aveva già, più di una volta, condotti per sentieri pericolosi; l'ultima cosa che voleva era vederli ancora mettersi nei guai. "Senti" continuò l'uomo "a proposito di Valeria …" "Dimmi tutto …" lo interruppe Emma, cambiando repentinamente d'umore.
"È che … avrei bisogno di un favore …" il tono era vago, impacciato quasi, come un bambino che deve confessare una marachella. Emma sperava si fosse deciso a chiedere a Valeria di uscire ed avesse bisogno del suo aiuto; il suo sesto senso non si sbagliava: mentre Vincenzo le confessava di aver bisogno di quella serata libera e del servizio di babysitting che lei aveva proposto alcuni mesi prima, Emma si lasciò andare ad un piccolo balletto celebrativo, mentre era impegnata ad impiattare un tagliere con speck e altri salumi e formaggi da servire come antipasto. Lei non poteva mangiare cibo non cotto e quell'odore delizioso di leggera affumicatura le stava dando il tormento. Ma, ripeteva come un mantra, era per una giusta causa. Per il pranzo con i suoceri di Francesco si era dovuta ingegnare il più possibile per ottenere un risultato soddisfacente con il piccolo spazio per cucinare che aveva a disposizione.
Francesco le aveva detto di stare tranquilla, che erano due persone alla mano, ma lei aveva conosciuto Livia e sapeva quanto fosse pretenziosa … da qualcuno aveva dovuto prendere. Si sentiva come i concorrenti di quelle trasmissioni in tv dove dei giurati vengono a casa tua a giudicare arredamento, cucina e mise en place e così aveva controllato almeno cinque volte che nulla fosse fuori posto - da loro spesso c'era qualcosa impilato o buttato in qualche angolo del monolocale … delle galosce, delle corde da arrampicata oppure semplicemente qualche scatolone di passaggio per sostituire dei mobili che, in quella casetta, non trovavano spazio.
"E quando avresti intenzione di organizzare questa serata galante?" Emma proseguì con la sua indagine, controllando nel forno a gas l'arrosto della nonna che aveva preparato con la supervisione della zia in videochiamata. "Pensavo di andare in quel ristorante raffinato a Sesto di cui tutti parlano …" "Hai capito il nostro commissario!!! Non badiamo a spese, eh … fai benissimo, ottima scelta, per Valeria solo il meglio, altrimenti dovevi vedertela con me" Vincenzo era un tipo essenziale, ma girava voce che non lo fosse per una filosofia di vita, come poteva esserlo per lei e Francesco, bensì per un vero e proprio caso di braccino corto. Emma fu ancora più stupita dalla sua scelta, significava che voleva veramente fare una buona impressione e fare le cose per bene con Valeria, che per quanto gli era stata dietro, con pazienza e affetto, se la meritava tutta.
"Ecco, solo che non hanno un tavolo libero prima di inizio giugno" "Negativo …" lo interruppe Emma "mi dispiace Vincenzo, ma io e Francesco partiamo". "Come partite? E per dove?" Emma sorrise, divertita.  A giudicare come cadeva dalle nuvole, sembrava che Vincenzo fosse stato retrocesso da commissario ad ispettore. "Come per dove, Vincenzo?! Il viaggio che ci avete regalato tu e Valeria per il matrimonio …" Francesco voleva assolutamente approfittare del dono di nozze dei testimoni per recuperare quella luna di miele che, per via della convalescenza di Emma, non avevano potuto fare; e a tutti i costi voleva approfittarne prima dell'arrivo del bambino, una settimana di relax al mare come coppia prima che fosse troppo caldo, la pancia di Emma troppo grande e prima che pannolini e biberon li catapultassero nel mondo delle mamme e dei papà a tempo pieno.
Vincenzo all'altro capo del telefono sembrava aver perso il respiro. Emma lo chiamò un paio di volte, convinta che fosse caduta la linea. "E mo che faccio? Isabella ha trovato un lavoretto come cameriera per l'estate e quella … Valeria ormai si aspetta un invito da un momento all'altro, ho già rimandato troppo, ma voglio fare tutto per bene …" "Stammi a sentire Vincenzo … Valeria ti ha aspettato per un anno, ti è stata vicino nonostante la bimba e tutti i tuoi casini con Eva. Pensi che sia un problema per lei aspettare un'altra settimana per un tavolo per due nel più esclusivo ristorante della zona?!" "No…" "No, appunto … stai tranquillo, andrà tutto bene" e lei, di tempi biblici e uomini tormentati ne sapeva qualcosa.
Emma sentì del vociare fuori dalla palafitta, distinguendo chiaramente la voce di suo marito assieme a quella di un uomo ed una donna. Stava mostrando loro il lago e le montagne, indicando in lontananza, dal pontile che conduce alla casa, la caserma e la chiesetta. "Vincenzo ti devo proprio lasciare adesso, sono arrivati" "Ci risentiamo, fammi sapere, buona fortuna…"
E di fortuna, in quel momento, ne avevano un bisogno disperato.


 
   
 
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