Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
Segui la storia  |       
Autore: eli_mination    20/08/2020    3 recensioni
[AU Distopico]
Sembrava tutto troppo perfetto per gli abitanti del Satellite. Dopo anni, finalmente si sarebbero riscattati con la costruzione del ponte che collega la zona malfamata alla grande città, Nuova Domino. Qualcosa va però storto, a qualcuno piace giocare con il tempo e inserisce un pezzo mancante nella storia che Allen, neo-diplomato nato nel Satellite che è cresciuto con i cambiamenti del suo luogo, conosce. Perché, improvvisamente, si ritrova in una guerra civile che vuole rivendicare i diritti di quell’isola? Con quale assurda coincidenza si unisce ad una banda di sciroccati del Satellite capitanati da Crow Hogan? E come mai quest’ultimo gli ride in faccia quando Allen gli racconta della lotta contro Z-ONE? In quello che sembra un assurdo sogno, Allen abbraccia la causa e darà un’importantissima mano alla rivoluzione in corso. Il tutto mentre cerca di capire come sia finito in quell’arco temporale a lui totalmente nuovo…
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crow Hogan, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“SIIIII! LIBERTÀ!”

Un’onda di ragazzini si riversa sulle scale dell’edificio scolastico da cui sto uscendo, tutti felici perché finalmente è finito l’anno scolastico. Vengo spintonato a destra e a manca e in un arco di tempo di nemmeno un minuto perdo di vista i miei amici. Succede sempre così, ormai… Ogni anno la stessa storia!

Non fraintendetemi, non sono triste perché, dopo mille torture, non sarò più costretto a stare in un cesso di classe con un cesso di elenco alfabetico di compagni idioti e avere le scatole sfracellate da quel cesso di corpo docenti, anzi! Sto benissimo! Iniziare l’università di Nuova Domino è quello che aspettavo di più, voglio studiare medicina e diventare un chirurgo di successo! Sognerò pure in grande, ma ce la sto mettendo tutta. Mio padre mi ha sempre detto che la carriera di medico è lunga, tortuosa e pieno di persone che non vedono l’ora di costringerti a tagliarti le vene, ma è comunque uno spasso… Detto da lui, poi, che è un chirurgo eccezionale… Pensate che ha scoperto un metodo per curare-

Oh, mi sono perso nei miei pensieri… Di nuovo… Cosa stavo facendo? Ah, sì, recuperare gli unici esseri viventi che considero davvero “compagni”.

“Allen! Uff… Eccoti!” esclama una voce affannata alle mie spalle, una volta che mi sono allontanato dalla calca.

“Jane! Noto che non ti hanno calpestato…” ridacchio, voltandomi e prendendola in giro.

“Vuoi smetterla di percularmi sull’altezza?!” si irrita lei, con la faccia arrossata. Non ci riesco, ogni volta che noto i suoi 155 centimetri d’altezza mi viene da scherzare. Ovviamente lo so che lei non si offende davvero, però mi piace comunque punzecchiarla.

“Cosa si prova ad essere arrivati a diciotto anni e sembrare una loli che per farsi notare deve alzare un braccio?” le domando, scompigliandole i suoi capelli verdi a caschetto.

“Si, mi mancherai anche tu!” dice ironicamente, afferrandomi il polso e avvicinandosi a me con gli occhi celesti fissi su di me. Mi fa la linguaccia. “Davvero tanto!”

“Eccovi, dannazione!”

Una terza voce si aggiunge a noi. È Damien, che come al solito avrà fatto a botte con qualcuno. Lo chiamiamo “Incerottato” perché pare che ogni giorno ne compaia uno diverso sul suo viso. A volte scompaiono anche, eh! Gli è rimasto comunque il visino da rubacuori. Alle ragazze pare che piacciano le sue lentiggini sul naso, le pupille scure e i capelli a spazzola di colore grigio. Penso che quella tinta sia la cosa più sbagliata che lui potesse fare ai suoi capelli, ma chi sono io per giudicare?

“Ehi, mister Cerotto!” lo saluto io con un cenno della mano. “Ti mancherà fare a pezzi chiunque calpesti le scarpe nuove?”

“Simpatico…” dice annoiato, guardandosi attorno. Come al solito, il suo sguardo si posa su un paio di ragazze, prima di prestare effettivamente attenzione a noi.

Ci dirigiamo fuori dal cortile, ricordando i bei tempi ormai andati. Rammento una valanga di episodi a dir poco ridicoli successi in quel posto che la società chiama scuola, ma che per me ha rappresentato l’inferno. Andavo bene, cioè, nella media. Il problema era che ogni mattina mi alzavo a fatica dal letto, l’unica motivazione che mi spingeva a farlo era immaginare di spaccare la faccia di quegli imbecilli che ci lavorano, anche detti “professori”. Per non parlare di quanto desiderassi che l’impianto elettrico malfunzionante fulminasse tutti tranne me e i miei unici amici.

“Io non mi dimenticherò mai quella volta in cui per poco non lanciavo il banco addosso a Mark…” commentò Damien, sistemandosi il ciuffo grigio con uno scatto della testa. Diciamocela tutta, a chi non voleva lanciare un tavolo addosso?

“Poi ci chiamavano ‘classe unita’… Si, certo…” sbadiglia Jane, sarcastica. Non posso che essere d’accordo con loro, purtroppo.

Percorriamo lo stesso tratto che facciamo ogni giorno per tornare a casa, tra le vie del Satellite. Devo dire che, se penso a come era messo una decina di anni fa, le differenze sono abissali. Adesso pare una Nuova Domino 2.0. Certo, ne ha ancora di strada da fare ma è comunque strabiliante che noi abitanti di questa isola abbiamo potuto vivere più dignitosamente, con case migliori e la possibilità di ricevere gratuitamente l’istruzione. C’è persino vita notturna qui! Insomma, comparati alla grande città, siamo quasi sullo stesso piano.

“Comunque, domenica verrete ad assistere al duello tra Jack Atlas e Crow Hogan?” domanda all’improvviso il mio amico, grande fanatico di duelli.

“Mah, a me non interessa più di tanto…” sospira Jane, con le braccia dietro il capo.

“Come, scusa?!” si altera lui. “Questo è uno degli scontri più attesi dell’ultimo decennio! Come fa a non interessarti un duello turbo che coinvolge i migliori duellanti, per giunta entrambi del Satellite?!”

Non lo biasimo. Quei due erano nel Team 5D’s, la squadra che ha vinto un Mondiale di Duelli Turbo piuttosto movimentato una decina di anni fa. Tra le varie cose, rischiavamo tutti di non essere qui a parlarne in questo momento. Hanno salvato il mondo e sono considerati delle leggende tutt’ora. Grazie a loro, poi, la vita qui al Satellite è diventata decisamente più facile, a partire dalla costruzione del famoso ponte.

“Allen, a te interessa almeno?” mi chiede. “Ho un biglietto in più e purtroppo la persona con cui dovevo andarci mi ha dato buca. Mi dispiacerebbe se i soldi andassero sprecati…”

“Oh, non c’è problema!” dico, raggiante. “Dimmi solo quanto ti è costato così-”

“Non se ne parla!” esclama minaccioso. “Non ti farò pagare un centesimo!”

Annuisco ringraziandolo di cuore, mentre ci fermiamo davanti ad una palazzina di tre piani. Siamo arrivati a casa mia.

“Perfetto, ci sentiamo via telefono così ti comunico tutti i dettagli!” mi saluta lui, seguito a ruota da Jane.

Io supero il cancello aprendolo con le chiavi, arrivando oltre un minuscolo giardinetto curato dalla portinaia.

“Salve, signorino Allen!” mi saluta lei, una signora nei suoi cinquant’anni molto simpatica, che ogni tanto attacca a parlare e non la finisce più. “Come è andata oggi a scuola?”

“Bene, oggi era l’ultimo giorno di lezione!” le rispondo io con un sorriso. “Ho fatto anche gli esami finali in queste settimane…”

“Oh, davvero? Il giorno in cui tu e la tua famiglia vi siete trasferiti qui sembra ieri, eri un bambino così piccolo!” esclama malinconica. “Come passa il tempo!”

Beh, non ero poi così piccolo, avevo undici anni e mio padre era stato assunto da poco all’ospedale, ma evito di farglielo notare altrimenti parte una conversazione che non finisce più. Sgattaiolo sulle scale con la scusa che sono in ritardo per il pranzo.

“Ci vediamo!” urla lei quando io ho già raggiunto la terza rampa di scale. Arrivo finalmente a casa, un ambiente curato ma non esagerato mi accoglie in un appartamento fatto apposta per ospitare me, mio fratello e mio padre. Mia madre è scomparsa poco dopo la nascita di mio fratello Kyle, quindi ci siamo dovuti occupare di lui. In un certo senso sono cresciuto prima del previsto, ma non me ne lamento. Già in età giovane avevo capito come funzionava il mondo, facendomene una ragione.

“Sono tornato!” urlo, comunicandolo ai presenti. Mio padre fa capolino dal soggiorno, seduto su una di quelle sedie da ufficio che hanno le rotelle sotto.

“Ehi, figlio! Che mi dici?” esclama caloroso come al solito. Io gli sorrido, raccontandogli come abbiamo passato questo ultimo giorno di scuola.

“Mi fa piacere che tu sia più sollevato ora che la scuola è finita, ma ricordati che dopo…”

“Si, ‘la strada è tutta in salita’…” finisco la frase. L’ho imparata a memoria, per tutte le volte in cui me lo ha detto…

Successivamente mi dice che il pranzo è quasi pronto, il tempo che mio fratello rincasa e si mangia. Intanto, decido dunque di cambiarmi d’abito e indossare indumenti più comodi. Il pantaloni in jeans chiari cedono il posto ad un paio di pantaloni della tuta, abbinati ad una t-shirt bianca con una stampa fin troppo ridicola per farsi vedere in giro. Mi dirigo in bagno. Devo ritenermi fortunato, sono tornato nella mia dimora senza ricevere gavettoni o uova miste ad altre schifezze che si lanciano a fine anno. Almeno non dovrò pulirmi i riccioli castani e farmi quattro docce per smettere di puzzare. Mi fisso allo specchio. L’acne sembra che stia per andare via dalla mia vita. Non che me ne importi molto dell’aspetto fisico, però…

Gli occhi verdi… Mio padre mi dice sempre che gli ricordano mia madre. Diceva che lei avesse degli occhi bellissimi ed è felice che io li abbia ereditati. Ah, mi manca tantissimo … Vorrei poterla rendere fiera come io renderò fiero il mio altro genitore. Mi guarderà dall’alto?

“Allen! È pronto!” mi chiama papà. Quanto tempo ho passato in questa stanza?

 

Dopo pranzo passo il pomeriggio a giocare ai videogiochi con Kyle. Lui è più piccolo di me di cinque anni ed è un ragazzino molto tranquillo. Mi somiglia molto, ma vi assicuro che siamo due menti diverse. Io tendo ad essere più impulsivo, lui invece non si fa scalfire l’orgoglio da nulla.

“Questo gioco è un capolavoro!” esclamo, premendo vari tasti del mio joypad. “Guarda che combo ti faccio!”

Il mio personaggio esegue una capriola a mezz’aria, colpendo il mostro di Kyle con un calcio in testa.

“Boom!” esulto.

“Sei comunque un dilettante a Vital Battle 5!” mi stuzzica lui, facendo lo stesso. Il mostro prende per le braccia il mio pg e lo sbatte violentemente a terra. Accidenti, ha vinto lui!

“Il mio joypad aveva le pile scariche, cavolo!” dico, usando questa stupida scusa.

“Ma se le ho caricate tutta la notte…” ribatte lui, spegnendomi.

 

Devo dire che ho passato una serata molto spensierata, ma adesso è ora di andare a dormire. Una bella cena abbondante e si sprofonda a letto. Non ci metto molto a chiudere le palpebre e cadere tra le braccia di Morfeo…

 

 

“… aiuto…” 

“… è un inferno!” 

“Ve la faranno… pagare…”

“Maledetti stronzi!”

 

Apro gli occhi. Cos’erano quelle voci distinte che si lamentavano e urlavano? La camera è buia e non vedo assolutamente nulla. Sarà saltata la corrente nel quartiere? Plausibile, la mia camera ha una finestra e da lì entra anche la luce dell’illuminazione artificiale esterna. Non pensavo si dovesse arrivare a protestare per un semplicissimo calo di tensione, però-

BOOM!

Ok, questo non era previsto! Mi alzo dal letto ancora intontito e a tentoni vado verso la finestra. Ci impiego un sacco di tempo, ma tutto quello che le mie mani raggiungono sono delle semplici mura. Eppure ero sicuro che qui ci fosse un vetro… Mi arrendo, uscirò dalla porta! Un momento, una maniglia! La giro e una luce molto soffusa si palesa davanti a me. Ora finalmente riesco a vedere cosa ho nei dintorni-

Ma… questa non è casa mia! La camera che doveva essere la mia è in realtà spoglia, senza niente. Non vi è neppure una finestra, una decorazione. Solo una scatola di cartone vicino ad un letto di fortuna, con un griglia in ferro sopra un materasso sottilissimo. Nient’altro.

Il corridoio che mi si presenta davanti è un’accozzaglia di bianco. Mura vuote, con una decina di crepe che si espandono sul soffitto. No, non è possibile.

“Questa è la mia vecchia casa…” do voce ai miei pensieri. Si, senza dubbio, qui ho vissuto durante la mia infanzia, prima che vivessimo in quella palazzina. Cosa diavolo sta succedendo?

Io mi sono solo addormentato, sarà solo uno di quei sogni strani… In ogni caso vedo che sono vestito con degli abiti molto vecchi e rovinati. Pantaloni che sono più strappati che coprenti, una maglia di lana a maniche lunghe… In estate?! Ah, già, devo ricordarmi che sono in un sogno… Spero di svegliarmi presto, onestamente… Tanto vale fare più cavolate possibili prima che la sveglia suoni!

Esco dunque dall’appartamento, che presenta un numero strettamente necessario di stanze, sempre con il minimo indispensabile. Sono tutte vuote, non ci sono né mio fratello Kyle né papà. Come varco la porta, un vento gelido mi investe facendomi rabbrividire. Non mi era mai capitato di provare sensazioni tangibili durante un’avventura notturna nella mia testa.

Quello che appare davanti a me è assurdo. Sono subito sulla strada, in quello che è il ring di una guerra civile. Ci sono almeno dieci persone, di sesso ed età differenti, che inveiscono contro la polizia. I palazzi nello sfondo sono diroccati, proprio come me li ricordavo. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ma non ho mai visto una protesta simile qui al Satellite, ci sono addirittura le autorità in tenuta antisommossa. Non ho mai visto la gente così arrabbiata. Uno dei ribelli si gira verso di me, guardandomi in modo strano.

“Ragazzino, cosa ci fai qui?! Torna a casa!” urla, poco prima di ricevere una pallottola piantata nel cervello. Rabbrividisco, la scena mi sembra fin troppo reale. Faccio un passo indietro completamente sconvolto. È… è successo… è successo davvero?! Il sangue è riverso sull’asfalto, gli occhi del cadavere ancora aperti mentre il liquido si allarga sempre di più.

Lo shock è tale che mi si annebbia la vista e sento solo suoni. Altri spari, un’altra esplosione, grida di terrore, insulti… In che guaio mi sono cacciato?

Un oggetto pesante vola sulla mia testa, facendomi male alla fronte. Un dolore pazzesco mi invade il capo mentre sento calore sul viso. Mi tocco… non ci credo, sono stato ferito! Arrivano altre persone dietro di me… Mi sa che non posso tornare dentro… Corro allontanandomi dalla folla, dirigendomi verso i vicoli stretti delle rovine. E se non fosse solo un sogno? A quest’ora mi sarei dovuto svegliare. Però- AH! Mi sento malissimo! Continuo a scappare, senza alcuna meta. “Ti prego, svegliati” dico a me stesso. È un cazzo di incubo in cui non volevo capitare…

Destra, sinistra, sinistra- No, sto andando a destra. Sono così confuso, ma non importa. Voglio uscire da qui. Svolto di nuovo a sinistra e finisco in un vicolo cieco. No, devo tornare-

“Ehi, bello, dove scappi?”

Mi giro e vedo dei ragazzi illuminati da un lampione che sfarfalla. Sono in tre e non hanno l’aria di essere collaborativi.

“Mi stavo allontanando dalla-”

“Era una domanda retorica, coglione!” mi insulta uno di loro, facendo ridere anche gli altri due. Li osservo mentre si avvicinano, mentre il mio respiro si fa sempre più accelerato, un po’ per la stanchezza ma anche per la paura.

“Dacci tutto quello che hai!” esclama il più alto. “Oppure ci assicureremo che tu non torni dalla mamma!”

Che bastardi… Dio, che dolore!

“Non ho nulla con me!” urlo con tutte le mie forze. “Sono uscito di casa solo per vedere cosa stava succedendo!”

Il ragazzo al centro imita un no con l’indice.

“Non sparare cazzate, amico. Non ce la beviamo!” dice, mentre aumentano il passo. Ormai mi sono quasi addosso, ho indietreggiato e sono con la schiena al muro. Un brivido mi scuote. È la fine? Quando mi voglio svegliare?!

Un calcio mi arriva nello stomaco, togliendomi il fiato. Mi piego in ginocchio, cercando di far entrare l’aria nei polmoni, invano. Pare che non vogliano collaborare. Sento poco dolore, l’adrenalina mi permette di soffrire di meno.

“Ehi, facce di merda!”

Prima che mi possano tirare un pugno, un urlo riecheggia in questo vicolo. Appartiene ad una ragazza, ma io non vedo nulla. In ogni caso, sento i passi dei teppisti che si allontanano e vanno nella direzione opposta alla mia.

“’Facce di merda’ a chi, brutta puttana?!” esclama uno di loro, colpito nell’orgoglio.

“A voi, mi sembra ovvio!” continua questa lei. A quanto pare ha attirato l’attenzione di quei decerebrati. Prendo finalmente fiato, cercando di rialzarmi. “A quanto pare vi sentite grandi a picchiare in piena notte un ragazzo esile, eh?! La dittatura vi ha sostituito il cervello con la segatura!”

Dittatura? Quale dittatura? Nuova Domino e il Satellite hanno un sindaco e siamo tutti uguali e liberi, non c’è un tiranno al comando di questi due luoghi.

“Chi se ne frega della dittatura?” sostiene uno dei ragazzi, esplodendo in una risata. “Possiamo fare quello che vogliamo, anche divertirci un po’ con te, visto che hai avuto il coraggio di insultarci, non credi? Ti tapperemo la bocca… Letteralmente…”

Immediatamente penso al peggio. No, devo impedirlo! Con le poche forze che ho mi scaglio sul ragazzo più a destra, spingendolo e facendolo cadere addosso agli altri. Non mi fermo a picchiare nessuno, passo oltre quella barriera umana e mi avvicino velocemente alla ragazza. Vedo veramente poco, l’unica cosa che la distingue è un abbigliamento completamente nero.

“Ok, dobbiamo andarcene da qui!” mi dice. “Corri!”

Lei scatta e io la seguo, cercando di starle dietro nonostante la stanchezza. Lei si imbuca in altre stradine, con l’obiettivo di seminarli. Vorrei chiederle cosa diavolo sta succedendo qui, ma non mi sembra il caso. Insomma, stiamo scappando da tre ragazzi imbufaliti. Per guadagnare tempo rovescio dei cassonetti dietro di me, senza perdere il ritmo della corsa.

Mi giro svariate volte per vedere se ci seguono ancora oppure siamo riusciti nell’impresa. E ancora una volta mi domando… Perché non mi sveglio?!

 

Note dell’autrice

Immagine che contiene parete, persona, interni, parrucchino

Descrizione generata automaticamenteNuova storia, nuova me (?)!

Finalmente ho postato il primo capitolo di “Riots”, dopo un bel po’ di tempo da quando ho postato il prologo! Meglio tardi che mai, no? ^^’ Ho deciso di farlo uscire ora poiché era passato molto tempo dalla pubblicazione del prologo. Inoltre, a differenza del capitolo successivo di “My Love, My Life”, questo era già pronto e poiché la settimana prossima non pubblicherò null’altro eccoci qui ^^’

Allora, oltre a dirvi che se vi è piaciuto il capitolo o comunque volete darmi dei suggerimenti di qualsiasi tipo potete sentirvi liberi di esprimervi con una recensione, vi annuncio un’importante novità! Se siete tra i “pochi eletti” avrete visto che il titolo del capitolo è lo stesso di una canzone dei Disturbed. Bene, anche i successivi capitoli avranno dei titoli che rimandano a delle canzoni. La musica fa parte della mia vita praticamente sempre, compresi i momenti in cui mi metto a scrivere… Per cui, perché non dare ad ogni capitolo una propria soundtrack? Magari se vi interessa potrei suggerirvi di leggere il capitolo ascoltando quella determinata canzone… Ma non è un obbligo! ^^

I generi varieranno abbastanza, le songs saranno nella maggior parte dei casi rock e sottogeneri, ma chissà… Potrei buttarci qualcosa di metal, rap o addirittura pop… Un fritto misto, insomma!

Per questa volta, la canzone è, dunque, “Decadence” dei Disturbed. Mi ha ispirato per tutto il casino che vede Allen sin dal momento in cui si sveglia.

A proposito di Allen, che ne pensate di lui? Vi intriga come protagonista? ^^

Per ora è tutto, altrimenti queste note diventano più lunghe del capitolo stesso! Grazie a tutti, ci si vede al prossimo capitolo! 

EDIT 21/05/2021: Ho aggiunto le foto di tutti i personaggi, li vedrete man mano che andremo avanti con la storia, a fine capitolo! Qui abbiamo il nostro protagonista, Allen! ^^

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's / Vai alla pagina dell'autore: eli_mination