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Autore: hotaru    17/08/2009    7 recensioni
Quando Shikamaru premette il tasto “play”, nell’abitacolo si udirono le ultime parole della seconda strofa. Un tizio che sognava la California in un giorno d’inverno.
Ma quando iniziarono le note dell’intermezzo musicale, assieme a quelli un po’ rovinati del nastro si levarono i suoni provenienti dal flauto della ragazza; perfettamente intonati, dolcemente modulati.

Un misterioso autostoppista sulle note di “California Dreamin’” dei The Mamas & The Papas.
[Team 10 centric]
Prima classificata al flash contest "Il misterioso viaggiatore" indetto da DarkRose86 e vincitrice del Premio Giuria
Genere: Drammatico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Tayuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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On a winter's day- Riavvolgendo il nastro Prima di leggere, come in ogni song-fic sarebbe meglio conoscere la canzone su cui si basa la storia.
Qui è “California Dreamin’” dei The Mamas And The Papas.



On a winter’s day- Riavvolgendo il nastro


On a winter's day


All the leaves are brown
And the sky is grey
I’ve been for a walk
On a winter's day
I'd be safe and warm
If I was in L.A.
California dreamin'
On such a winter's day

[Tutte le foglie sono appassite
E il cielo è grigio
Sono andato a camminare
In un giorno d’inverno
Sarei al sicuro e al caldo
Se fossi a Los Angeles
Sognando la California
In questo giorno d’inverno]


- Dobbiamo per forza ascoltare questa lagna? – sbottò Ino non appena udì l’iniziale arpeggio di chitarra, così familiare a tutti e tre.
- A me piace – fece Choji dal sedile posteriore, godendosi il panorama esterno nonostante fosse piuttosto spoglio.
- Choji ha ragione, non è così male… - gli diede manforte Shikamaru dalla sua postazione di guida, mentre le parole e la melodia riempivano l’abitacolo – E poi si adatta bene a quello che stiamo facendo, no? -.
- Sarà, ma se penso che i miei ci avranno fatto l’amore ascoltando questa canzone… - una smorfia disgustata alterò i tratti di Ino, che cercò di distrarsi lanciando un’occhiata fuori dal finestrino – Ma non c’era un posto un po’ più decente da cui passare? -.
Uno sbuffo divertito provenne dal sedile posteriore, mentre il conducente si trattenne dall’emettere un profondo sospiro.
- Senti, se non volevi venire potevi dirlo subito. Così io avrei potuto fumare in santa pace e Choji lasciare tutte le briciole che gli pareva -.
- Dai, Shikamaru – un viso rotondo spuntò nello spazio tra i due sedili anteriori, riflesso dallo specchietto retrovisore – Senza Ino non sarebbe stata la stessa cosa. Non avrebbe avuto nessun senso -.
- Senza contare che vi sareste ritrovati in una nuvola tossica nel giro di due ore, e col cavolo che Choji sarebbe riuscito ad uscire dall’auto, una volta arrivati – puntualizzò lei – Ma tranquillo, grazie a me arriverai con un fisico così asciutto che troverai una ragazza in men che non si dica -.
Choji continuò a ridacchiare, commentando:
- Non credo che quella volta tuo padre abbia fatto questi discorsi -.
- E meno male, perché sarebbe stato scaraventato giù dalla macchina senza tanti complimenti – concordò Shikamaru.
Ino incrociò le braccia, per nulla offesa.
- Ma figuriamoci. Senza di me non saremmo nemmeno partiti, cosa credete? -.
- Solo perché andiamo in California – puntualizzò l’addetto alla guida – Se la meta fosse stata il Nord Dakota, ci avresti bidonato all’istante -.
- Dettagli – ribatté lei, scuotendo il ciuffo biondo – O forse era destino -.
- Diciamo che i nostri vecchi avevano in mente solo le donne, quando ci sono andati – commentò Shikamaru, poggiando un gomito sullo sportello per sostenere la testa – Altro che “tempo caldo e cieli azzurri”… -.
- E non dirmi che là ha conosciuto tua madre! – fece Choji.
- No, lei era a casa che lo aspettava con un bastone in una mano e un badile nell’altra -.
- Ah, ecco, mi sembrava… -.
Shikamaru alzò leggermente il riscaldamento. La temperatura esterna doveva essere vicina allo zero, anche se le nubi accalcate significavano bassa pressione. Stavano entrando in un paesino minuscolo in cui ci saranno state al massimo una cinquantina di anime, perse fra le pianure del centro del Paese.
- Questo posto è orribile – sentì commentare Ino – Non ci vivrei nemmeno se mi pagassero -.
- C’è un supermercato, almeno? – fece eco Choji.
- Ma dai – intervenne Shikamaru, al quale quel posticino tranquillo non dispiaceva poi molto. Sicuramente il vento che lo sferzava in primavera doveva creare fantastici giochi di nuvole – Non dev’essere tanto mal… ehi! -.
Frenò bruscamente, le ruote stridettero sull’asfalto freddo e Choji si ritrovò catapultato in avanti.
- Ma cosa… vuoi farci ammazzare? – strillò Ino, anche se era ben assicurata dalla cintura.
- Non è colpa mia, guarda un po’ lì! – ribatté il guidatore, borbottando poi fra i denti: - I cervi che attraversano la strada sono più prudenti… -.
- Chi è quella tizia? – domandò Choji, che stava faticosamente rialzandosi dopo essersi quasi incastrato fra i due sedili anteriori.
- Una pazza suicida – rispose Shikamaru, mentre abbassava controvoglia il finestrino ad un cenno della “tizia”, che si era avvicinata tranquillamente.
- Mi date un passaggio? – esordì, le parole che si disperdevano in una nuvoletta di vapore.
- E ti sembra la maniera di chiederlo? – borbottò il giovane, guardandola storto – Che ci facevi in mezzo alla strada? -.
La ragazza gli lanciò un’occhiata ambigua da dietro un impertinente ciuffo di capelli rossi.
- Ho appena finito di suonare – spiegò semplicemente.  



I stopped into a church
I passed along the way
Well, I got down on my knees
And I pretend to pray
You know, the preacher likes the cold
He knows I'm gonna stay
California dreamin'
On such a winter's day

[Mi fermai in una chiesa
Che incontrai lungo la strada
Beh, mi inginocchiai
E finsi di pregare
Sapete, al predicatore piaceva il freddo
Sa che io sto
Sognando la California
In questo giorno d’inverno]


- Lì dentro? – domandò curioso Choji mentre ripartivano, indicando la costruzione in legno bianco con uno scialbo campanile dietro – È una chiesa cattolica o protestante? -.
- Non so, a me basta aver suonato – rispose lei senza guardarlo, sistemata all’altra estremità del sedile posteriore, lo zaino buttato al centro e un lungo astuccio rigido al sicuro sulle gambe.
- Se volevi andare a suonare direttamente per il Creatore, stavi facendo proprio la cosa giusta – commentò Shikamaru da davanti – Volevi farti ammazzare? -.
- Era solo un modo un po’ più deciso per fermarvi – fece lei, placida – Fossi rimasta sul marciapiede, sareste passati e tanti saluti -.
- Beh, non ha tutti i tort… - tentò Choji, subito bloccato da un’occhiataccia di Ino, che da quando era salita la ragazza non aveva ancora aperto bocca.
- Di’ un po’, sei una di quelli che girano da uno Stato all’altro con lo zaino in spalla? – chiese Shikamaru, suo malgrado interessato. Era una cosa che l’aveva sempre affascinato, quella di vagabondare senza meta e senza seccature fra i piedi, spinto soltanto dalle nuvole e dal vento. Un po’ troppo faticoso, forse, ma sicuramente affascinante.
- Più o meno – rispose laconica la sconosciuta.
- Ehi, carina, visto che ti abbiamo fatto il favore di raccoglierti dalla strada potresti anche rispondere – sbottò Ino, seccata – Inoltre si può sapere dove sei diretta? -.
La ragazza era esattamente dietro di lei, perciò Ino non poté vedere il sorriso beffardo che le era spuntato sul viso.
- Cazzi miei – fece.
- Ah, beh… in questo caso… - intervenne Choji, tentando di sedare sul nascere la zuffa tra donne che si prospettava inevitabile – Noi, invece, stiamo andando in California -.
- Originale… -.
- In realtà lo è abbastanza, visto che stiamo rifacendo lo stesso viaggio dei nostri padri. Seguiamo lo stesso percorso che fecero loro più di vent’anni fa -.
- E riascoltate anche la stessa musica? – ribatté lei, per nulla impressionata.
Shikamaru lanciò un’occhiata di sottecchi a Ino, prima di chiedere:
- Perché? Pensi anche tu che sia una lagna? – era inutile. Le donne erano tutte uguali.
- Affatto -.
Nell’autovettura si udì uno scatto, e tutti si voltarono immediatamente a guardarla. Anche Shikamaru la osservò dallo specchietto retrovisore, regolandolo per vederla meglio: aveva aperto il lungo astuccio che si portava dietro, e adesso sembrava stesse montando qualcosa.
Quando il giovane Nara riuscì a vederlo, si accorse che era un flauto traverso. Grigio come quella giornata, ma scintillante come la luna.
- Riavvolgi un po’ la cassetta – disse la ragazza – Ecco… sì, dovrebbe essere abbastanza -.
Quando Shikamaru premette il tasto “play”, nell’abitacolo si udirono le ultime parole della seconda strofa. Un tizio che sognava la California in un giorno d’inverno.


Ma quando iniziarono le note dell’intermezzo musicale, assieme a quelli un po’ rovinati del nastro si levarono i suoni provenienti dal flauto della ragazza; perfettamente intonati, dolcemente modulati.
Shikamaru non poté fare a meno di ammettere con se stesso che quella parte gli era sempre piaciuta, perché non sembrava che fosse soltanto un flauto a suonare. Pareva che il vento stesso, soffiando e fischiando, stesse componendo la propria melodia. Da piccolo, quando suo padre gliela faceva ascoltare all’infinito, in quel punto immaginava sempre un cielo immenso in mezzo alla prateria, dove le nuvole galoppavano scacciate dal vento, come una mandria di soffici cavalli impazziti.
Era calato il silenzio, nella vettura.
Choji non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza: malgrado gli abiti bizzarri e piuttosto logori, i folti capelli ingarbugliati e la leggera puzza dello zaino, le dita erano pulite e curate. Lunghe e affusolate, si muovevano sicure a chiudere alternativamente i fori dello strumento, senza nemmeno guardarli.
Non si sarebbe stupito se, da sotto quella strana berretta, fossero improvvisamente spuntate due orecchie da elfo.
A Ino, apparentemente intenta ad osservare il paesaggio sterile fuori dal finestrino, stavano passando davanti agli occhi le immagini della vegetazione californiana che suo padre le mostrava sempre. Ricordava in particolar modo una foto, quella del Joshua Tree. Malgrado il nome, altro non era che una pianta di giglio dai fiori grandissimi, spettacolari.
Li aveva cercati spesso, nei giardini botanici e nelle serre, ma non era mai riuscita a trovarne un esemplare.
Era soprattutto per questo che aveva accettato di partecipare a quel viaggio con i suoi amici d’infanzia. Non per le spiagge, il mare, o i ragazzi in costume. Non solo, almeno.
Ma aveva sempre pensato di non poter morire, non prima di averne visto almeno un fiore.



All the leaves are brown
And the sky is grey
I’ve been for a walk
On a winter's day
If I didn't tell her
I could leave today

[Tutte le foglie sono appassite
E il cielo è grigio
Sono andato a camminare
In un giorno d’inverno
Se non glielo avessi detto
Potrei partire oggi]


Quando l’intermezzo finì e ricominciò la strofa, Tayuya staccò lo strumento dalle labbra.
Nessuno parlò, mentre la canzone riprendeva potenza.
- E, precisamente, quando siete partiti? -.
- Nel febbraio dell’ ‘86 - rispose atona Ino.
- Sette anni – calcolò l’altra, schioccando le labbra – Un giro lungo, complimenti -.
Poi si rivolse a Shikamaru:
- Un cervo ti ha tradito, eh Nara? – anche se lui avrebbe potuto guardarla attraverso lo specchietto retrovisore, teneva gli occhi incollati alla strada – L’avresti mai detto, dal momento che tuo padre ha passato la vita a salvarli dai bracconieri? -.
Buttò la schiena contro il sedile, con lo strumento ancora fra le mani.
- Beh, credetemi, non vi siete persi nulla di speciale – lo smontò e lo ripose con cura nell’astuccio, chiudendo con uno scatto le serrature – La California non è un gran che, in fondo. Molto meglio sognarla da lontano -.
Mise l’astuccio sul sedile e, scavalcando agilmente lo zaino, finì addosso a Choji, sedendoglisi a cavalcioni sulle gambe.
- Mi spiace che le ragazze non abbiano potuto vedere il “fisico asciutto” con cui saresti arrivato – sussurrò, prendendogli il viso fra le mani e posando la bocca sulla sua – Sarà per la prossima volta. Se ci sarà -.
Poi si staccò da lui e si sporse nello spazio fra i sedili anteriori, rivolgendosi a Ino.
- Tuo padre è andato personalmente a cercare i fiori del Joshua Tree, e te li ha portati. Basta che torni a casa, li troverai freschi nel vaso davanti alla lapide -.
Allungando la mano sinistra, le prese il mento fra le dita. Ino, con lo sguardo ancora perso nel paesaggio esterno, non oppose resistenza. Il collo si girò docilmente, finché un paio di labbra femminili la baciarono.
La canzone continuava, ancora e ancora, mentre il nastro si riavvolgeva su se stesso, da sette anni a quella parte.
- Puoi smettere di guidare, adesso – Tayuya allungò le mani su quelle del giovane e gliele staccò dal volante. Non perse il controllo, non andarono a sbattere da nessuna parte. Non più – La benzina è finita da un pezzo -.
Shikamaru sentì una mano sul collo, molto più gentile rispetto a quella di sua madre quando ogni tanto si tratteneva dallo strangolarlo. Non avrebbe mai creduto che quelle maniere poco materne gli sarebbero mancate.
- È finita – gli mormorò lei sulle labbra, prima di attirarlo a sé. Quell’alito freddo quanto il metallo gli entrò in gola, mentre il torpore si diffondeva tra le membra – Puoi riposare, ora -.


Quando Tayuya premette il pulsante “stop” tornò a trovarsi lungo il ciglio della strada, tra il cielo grigio e gli alberi spogli. Infilò l’astuccio col flauto nello zaino e se lo mise in spalla, riprendendo a camminare.
Di lì a poco sarebbe passata un’altra auto.  
   
 
California dreamin'
On such a winter's day
On such a winter's day
On such a winter's day

[Sognando la California
In questo giorno d’inverno
In questo giorno d’inverno
In questo giorno d’inverno]



On a winter's day 2



Spero si sia capito, ma provvedo a spiegare. I nostri del team 10 in realtà sono già morti, e Tayuya… può essere interpretata in diversi modi. Può essere colei che li fa “passare oltre”, che dà loro il vero “bacio della morte”. Può essere un fantasma a propria volta, o qualcuno che sta sul confine tra due realtà. “Traghettatore di anime”, l’ha chiamata DarkRose. Può darsi.
Ho scelto Tayuya per forza di cose: c’è qualcun altro, in “Naruto”, che suona il flauto traverso?
È da quando l’ho vista che volevo scrivere qualcosa su questo personaggio.
Mi piaceva un sacco l’idea dei nostri del team 10 che ripercorrono qualcosa fatto dai loro genitori. Ciò che mi piace di questo team, è per l’appunto il “legame generazionale”: sono amici come lo erano i loro padri, prima di loro. Mi sembra una cosa bellissima.

Sono davvero contenta di essere arrivata prima al flash contest “Il misterioso viaggiatore”! Anche se le differenze di punteggi con le altre partecipanti erano minime, il che vuol dire che erano tutte storie meritevoli.
Quindi complimenti a tutte!

   
 
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