21/08/2020
7 recensioniL’ULTIMA SPERANZA
«Non dovresti andare tu. La barca è ancora là.»
Brienne ringrazia Tyrion per la sua premura, poi prende una torcia e scende i gradini – miracolosamente intatti – che conducono ai sotterranei. Non è la prima volta che visita quella sala: Jaime le aveva mostrato i teschi dei draghi durante il suo soggiorno nella capitale, una vita prima.
Si fa largo tra le macerie, mentre i battiti del suo cuore aumentano. A ogni passo sente la speranza affievolirsi e contemporaneamente rinascere, fino a quando non vede un muro bloccare la sala, impedendone ogni via di fuga.
Non trema mentre prosegue la sua ricerca, guardandosi intorno in cerca di una vita che non c’è più; non trema nemmeno quando vede una mano dorata spuntare sotto un cumulo di macerie.
«Tu non dovresti essere qui» le aveva detto, sorpreso, quasi spaventato.
«Sono qui per Arya» aveva risposto. Solo una mezza verità, ne erano consapevoli entrambi. «Il tuo piano non sembra un granché.»
Jaime aveva scosso la testa, ma non c’era stato scherno in quel gesto. Solo rassegnazione.
«Il piano è raggiungere Cersei, tutto qui.»
«Vivo?»
«Non sarebbe male.»
«E poi?»
Jaime le aveva rivolto un sorriso triste. Era il suo modo di scusarsi.
Si inginocchia, cominciando a rimuovere un mattone dopo l’altro. Ancora non trema, ma ne capisce il motivo solo quando si trova di fronte il volto di Cersei: sperava ancora che quella mano fosse stata abbandonata indietro e non ci fosse nessuno attaccato a essa. Ma se la regina era lì, il suo gemello non poteva che essere accanto a lei.«Sono qui per Arya» aveva risposto. Solo una mezza verità, ne erano consapevoli entrambi. «Il tuo piano non sembra un granché.»
Jaime aveva scosso la testa, ma non c’era stato scherno in quel gesto. Solo rassegnazione.
«Il piano è raggiungere Cersei, tutto qui.»
«Vivo?»
«Non sarebbe male.»
«E poi?»
Jaime le aveva rivolto un sorriso triste. Era il suo modo di scusarsi.
Sente le forze venirle meno: non riesce a muovere un solo muscolo, non riesce nemmeno a muovere le mani. Ma loro non meritano di stare lì, schiacciati come due topi in trappola. Deve portarli via prima che i soldati di Daenerys li trovino e decidano di accanirsi ulteriormente su di loro.
“Alzati, Brienne di Tarth. Adesso sei un cavaliere dei Sette Regni.”
Una alla volta, rimuove anche le macerie che coprono Jaime. La posizione e il volto rilassato le ricordano la prima immagine che aveva visto ogni mattina quando credeva che non sarebbe mai stata più felice.
«Tyrion ha detto che c’è una barca.»
«Sì. Se riusciamo a raggiungerla, potremo salvarci.»
«Ci proverai?» lo aveva guardato dritto negli occhi. «Farai il possibile per salvarti?»
«Perché? Non preferiresti vedermi diventare la cena di un drago?»
«No. E so che nemmeno Cersei lo vorrebbe.»
Jaime aveva riso, stringendole la mano.
Jaime ci aveva provato. Erano arrivati a un passo dalla salvezza, ma non erano riusciti a toccarla.«Sì. Se riusciamo a raggiungerla, potremo salvarci.»
«Ci proverai?» lo aveva guardato dritto negli occhi. «Farai il possibile per salvarti?»
«Perché? Non preferiresti vedermi diventare la cena di un drago?»
«No. E so che nemmeno Cersei lo vorrebbe.»
Jaime aveva riso, stringendole la mano.
Brienne allunga una mano verso il suo volto. È freddo. Jaime non era mai stato freddo. Mentre solleva il suo corpo, stringendolo al petto, e lascia che le lacrime scorrano copiose sulle sue guance, ripensa alle ultime parole di Jaime, apparentemente meno dolorose di quelle pronunciate nel cortile di Grande Inverno.
«Ogni volta che ci diciamo addio, non è mai definitivo. Magari saremo fortunati anche stavolta, donzella.»