Anime & Manga > Given
Ricorda la storia  |      
Autore: LatazzadiTea    27/08/2020    8 recensioni
Dal testo: La porta si chiuse, delimitando uno spazio incolmabile fra loro. Un piccolo gemito gli sfuggì dalle labbra e il dolore diede forza ai suoi passi, spingendolo a scendere di corsa giù per le scale. Aveva fatto una scelta, era inutile pentirsene ora. Ne avrebbe permesso a sé stesso di sognare un futuro con qualcuno che nemmeno lo vedeva, continuando a credere alla realizzazione di quella stupida favola, anche nella vita reale.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akihiko Kaji, Haruki Nakayama, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non era mai successo, ma quella notte accadde.



Akihiko Kaji arrivò a casa di Haruki Nakayama di pessimo umore quella sera: da qualche giorno, qualcosa nell'assurdo comportamento dell'amico di vecchia data gli sfuggiva. Con l'arrivo di Mafuyu Sato in qualità di cantante, la fama della band che avevano fondato col talentuoso chitarrista Ritsuka Uenoyama era salita alle stelle, tanto da garantire a lui e ai suoi compagni diverse serate d'ingaggio nei migliori locali della capitale. Eppure, ad Haruki, bassista del gruppo, tutto questo sembrava non importare. Dopo l'inaspettato successo ottenuto anche grazie alle sue collaudate capacità, il giovane sembrava essere diventato improvvisamente distante. Cosa inspiegabile, pensava Akihiko, dato che era stato proprio lui il loro più grande sostenitore. Haruki era arrivato ad annullarsi per la band, nel tentativo di tenerla in piedi malgrado le tante difficoltà e i periodi di sconforto che spesso avevano incontrato insieme.

Il giovane batterista sbuffò, sedendosi stancamente sul divano. Appoggiando il capo biondo cenere sulla spalliera del divano, Akihiko puntò lo sguardo indagatore su colui che da qualche giorno era diventato il suo unico pensiero, Haruki. Il bravo musicista se ne stava lì, a fumare sul balcone. Intento ad ammirare il panorama come nulla fosse dopo la tremenda litigata che avevano avuto pochi istanti prima al telefono. Il ragazzo era poi rientrato nel piccolo appartamento, dirigendosi dritto in cucina senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Akihiko aveva sentito il rumore dello sportello del frigorifero aprirsi e chiudersi in fretta, vedendolo tornare nella stanza solo per lasciargli una birra sul tavolino del salotto e guardarlo prepararsi ad uscire sempre senza dire una parola. Era un atteggiamento del tutto inaccettabile il suo, aveva concluso il più giovane, ricordando quanto Haru fosse sempre stato presente ed affidabile in passato. Fin dalla fondazione del gruppo, Haruki era stato un punto di riferimento per tutti loro, mentre ora...

"Che fai, esci?", domandò Akihiko.

"Sì, ho un impegno, scusa...", tagliò corto Haruki, recuperando la felpa dalla sedia del soggiorno.

"Ok. Quindi, quando pensi di chiarire?", volle sapere il ragazzo, sfiorando con le dita la lattina di birra ghiacciata imperlata di fredde gocce d'acqua.

"Non ho nulla da chiarire Kaji, te l'ho detto, ho solo altro in mente...", aveva aggiunto Haruki mentre si infilava le scarpe sull'uscio.

"Altro? E di che genere?", insistette Kaji, alzandosi per raggiungerlo alla porta.

"Genere maschile...", rispose Haruki scherzando, portandolo ad impazzire veramente del tutto.

"Ah, sì? E di un po', chi sarebbe questo tizio di genere maschile? Eh, Haru?", sbottò Akihiko, prendendolo seriamente per gli stracci.

"Non sono affari che ti riguardano, Kaji.", aveva risposto l'amico con estrema chiarezza.

"Certo che mi riguardano, cazzo! Riguardano tutti!", replicò Akihiko andando su tutte le furie.

"Ho conosciuto una persona, tutto qui. Una persona a cui tengo.", ci tenne a precisare Haruki guardandolo dritto negli occhi chiari.

Akihiko rise, la risata più falsa e forzata di tutta la sua vita, pensò. L'unica cosa che gli rimbombava in testa e di cui gli importava qualcosa in quel momento, era l'ultima frase che aveva sentito uscire da quella bocca: ho conosciuto una persona, una persona a cui tengo...

Il telefono iniziò a squillare e Haruki, liberatosi da quella stretta micidiale rispose, restandogli ad appena un centimetro di distanza. Mentre il più vecchio avvertiva il suo interlocutore del ritardo che avrebbe avuto quel giorno ad incontrarlo - parlandogli con una dolcezza mai sentita prima nel tono di voce - Akihiko Kaji si sentì morire.

"E io, allora? Cosa sarò io?", chiese istintivamente Akihiko.

"Tu sarai quello che io sono sempre stato per te, Kaji. Fra noi non cambierà proprio nulla!", disse Haruki, sorridendogli appena.

"E cioè?", domandò il ragazzo confuso.

"Il migliore amico che un uno come me possa avere...", aveva risposto Haruki, lasciandolo come uno stoccafisso sull'uscio di casa mentre se ne andava.

La porta si chiuse, delimitando uno spazio incolmabile fra loro. Un piccolo gemito gli sfuggì dalle labbra e il dolore diede forza ai suoi passi, spingendolo a scendere di corsa giù per le scale. Aveva fatto una scelta, era inutile pentirsene ora. Né avrebbe permesso a se stesso di sognare un futuro con qualcuno che nemmeno lo vedeva, continuando a credere alla realizzazione di quella stupida favola anche nella vita reale. Lui non era Cenerentola, e Kaji non era il suo principe azzurro, doveva accettarlo anche se l'aveva sempre sperato. Un singhiozzo gli salì in gola, ma Haruki lo ricaccio indietro: non avrebbe pianto per qualcosa che non poteva avere. Non era mai stato una donnetta piagnucolosa e di certo, non lo sarebbe stato adesso.





Tre ore e mezza dopo Haruki Nakayama riaccese il cellulare. In meno di due secondi la schermata del suo telefonino era stata presa d'assalto da decine di messaggini arrivati uno dopo l'altro senza tregua da Akihiko, che dai testi deliranti sembrava essere impazzito.

Ore 23:15, primo messaggio - Torna indietro testa di cazzo! Non credere di potermi liquidare in questo modo, capito!
Ore 23:19, secondo messaggio - Ci sei? Maledizione Haru, rispondimi!!
Ore 23:23, terzo messaggio - Come puoi pensare di mollare tutto e mandare il gruppo la diavolo per una cavolo di scopata ogni tanto, eh?
Ore 23:34, quarto messaggio - Tanto appena torni ti aggiusto io, non pensare che lasci correre...
Ore 23:40, quinto messaggio - Ci sei o no? Smettila di ignorarmi, cazzo!

Ne erano seguiti molti altri, tanto che ad un certo punto gli insulti erano diventati addirittura più pesanti e impronunciabili. Il problema principale era che Akihiko aveva ragione malgrado non conoscesse tutti i retroscena della storia. Da settimane Haruki faticava a stare al passo, arrivando sempre in ritardo o disertando addirittura gli appuntamenti fissati per le prove. Questo strano atteggiamento aveva portato gli altri componenti della band a lamentarsi - soprattutto Akihiko - o a preoccuparsi tanto, come per Mafuyu e Ritsuka, troppo giovani per capire fino in fondo alcuni fatti della vita che stava conducendo.

"Ancora quel tizio?", chiese preoccupato l'uomo sulla trentina seduto accanto a lui in macchina.

"Già!", gli confermò Haruki spegnendo nuovamente il telefono.

"Potresti dirgli di smetterla: è esasperante!", si lamentò infatti l'altro.

"Non mi ascolterebbe... Lui non lo fa' mai...", gli rispose Haruki, tormentandosi nervosamente una lunga ciocca di capelli chiari.

Lo sguardo del giovane musicista carezzò distrattamente il torso nudo e asciutto dell'uomo, mentre il compagno di tante notti di solitudine si rimetteva la camicia, tirando su la cerniera dei pantaloni con un evidente gesto di stizza. Masaomi Ueda era un affascinante manager che Haruki aveva conosciuto poco tempo prima nel bar dove lavorava: l'unico fra tutti i suoi clienti con cui era riuscito a instaurare un rapporto di fiducia e reciproca comprensione oltre a qualcosa di diverso. Si era rivelato una piacevole distrazione sebbene avesse fatto pensare ad Akihiko ben altro, sapendo benissimo che quel rapporto si sarebbe potuto consumare in fretta anche se per ora gli bastava.

"Mediocri, eh? È così che vi ha definiti quel pomposo, giusto?", continuò Masaomi.

"Si chiama Ugetsu Murata, ed è un famoso violinista malgrado abbia più o meno la mia stessa età...", gli spiegò tristemente Haruki.

"E pensi che questo lo autorizzi a insultarvi, giudicandovi così duramente come artisti? Per quel che mi riguarda, al momento siete uno dei gruppi migliori in circolazione. E non lo dico per adularvi...", aggiunse Masaomi, scendendo dall'auto per fumare e ammirare meglio il panorama.

"Che tu ci creda o meno, l'opinione di un musicista del suo calibro per me conta. Mafuyu potrebbe aspirare a qualcosa di meglio che cantare in una misera rock band di quartiere: invece di trattenerlo, dovremmo spingerlo a debuttare come solista. Sarebbe egoistico tenerlo con noi solo per splendere di luce riflessa...", replicò Haruki.

"Quel ragazzino è un talento naturale, sono d'accordo. Ma ricordati Haru, una bella voce non basta per sfondare e sopravvivere in questo mondo di squali. E tu lo sai benissimo, questo...", rispose Masaomi, gettando a terra la cicca ormai consumata.

Haruki sospirò. Dopotutto, Masaomi era nel giusto. Mafuyu era ancora troppo giovane e inesperto per sapere cosa lo aspettasse veramente nel duro mondo dello spettacolo, e lui ne sapeva abbastanza per dirlo. Avrebbe avuto bisogno del loro aiuto per sbocciare come uomo e come cantante, e a costo di rimetterci, l'avrebbe aiutato a farlo.

"Mi riaccompagni, per favore? Devo parlare con una persona...", esordì poco dopo Haruki, stringendosi più forte nella felpa per via della brezza fredda e salmastra che a quell'ora spirava dal mare.

Masaomi si era limitato ad annuire, salendo in macchina e mettendo in moto il potente motore del bolide che possedeva senza osare replicare. Non erano tanto lontani dalla città: ci avrebbero messo poco a tornare, e Haruki riavviò il cellulare. Hai tanti messaggi di Akihiko erano seguite diverse chiamate, dopodiché, più nulla.





Erano appena passate le due del mattino quando Haruki rincasò, e la prima cosa che lo colpì entrando fu' l'odore di vomito. Solo accendendo le luci si accorse del casino e della sporcizia che Akihiko aveva lasciato in giro per casa, preoccupandosi a morte per l'amico invece di andare su tutte le furie come avrebbe dovuto. Infatti, precipitandosi in bagno Haruki capì cosa fosse successo, notando un mucchio di vestiti sporchi e maleodoranti gettati sul pavimento.

"Akihiko!!", aveva gridato in preda al panico.

"Che vuoi? Vattene! Tornatene dal tuo fidanzato o quello che è, e chiudi quella stramaledetta porta, che si gela!", aveva singhiozzato il più giovane dalla vasca ricolma di schiuma e acqua bollente.

"Dove vuoi che vada? Questa è casa mia, idiota!", gli ricordò Haruki.

Haruki ubbidì, chiudendo la porta e tornando sui suoi passi. Rimase pochi secondi ad aspettare poi decise di rimettere a posto il più possibile, almeno per riuscire a dormire senza quell'odore nauseante a tormentargli le narici. Akihiko aveva bevuto più del solito - forse a stomaco vuoto - per ridursi a quel modo aveva pensato Haruki, riempiendo di lattine abbandonate dappertutto almeno due sacchetti d'immondizia. Era ora di finirla coi suoi silenzi: gli avrebbe dato le spiegazioni che voleva anche a costo di perderlo, realizzò il giovane, di nuovo in lacrime per tutta la tensione accumulata in quei giorni. Essersi innamorato proprio di Akihiko era un guaio enorme, lui che era la persona più incostante e indecisa che avesse mai conosciuto in vita sua. Lui, che aveva diviso la sua esistenza fra le risse di strada e la musica. Lui, che lo aveva ammaliato nello stesso istante in cui l'aveva visto, travolgendolo come un'inarrestabile e devastante tzunami con la forza delle sue alte onde. Akihiko Kaji: la sola increspatura nel mare calmo di tutte le sue certezze.

"Mi dispiace, domani ripulirò tutto, te lo giuro!", esordì Akihiko mezz'ora dopo, emergendo da una nuvola di vapore.

"Ok... Senti Kaji, domani vorrei parlarti di una cosa importante se hai tempo...", lo informò Haruki, facendosi coraggio.

"Certo, tutto il tempo che ti serve...", reagì l'altro, prendendogli il volto fra le mani.

Akihiko lo aveva baciato con prepotenza, quasi obbligandolo a sottostare a un suo esclusivo e unico desiderio. Qualcosa dentro Haruki iniziò a tremare, scuotendolo così forte da fargli pensare di perdere l'uso della ragione. Così, reprimendo l'emozione che gli strisciava dentro lo respinse, cercando di sdrammatizzare prima che la situazione gli sfuggisse di mano degenerando per entrambi.

"Smettila! Sei, sei ubriaco, Kaji...", cercò di ricordargli Haruki, provando a divincolarsi da quella possente presa.

"Non più, non adesso...", replicò serio Akihiko, impedendogli di fare un altro passo lontano da lui.

"Ah, no? Sei sicuro? Si può sapere cosa diavolo ti prende, allora? Da quando ti permetti di prenderti certe libertà? Spiegamelo!", rimbrottò Haruki di nuovo in lacrime.

"Da quando sei uscito dalla porta per incontrare quel tizio: quello a cui dici di tenere così tanto, perché vedi, anch'io ho qualcosa da dirti... ", ammise Akihiko.

Non era mai successo, ma quella notte accadde. E il giorno dopo, sarebbe capitato ancora.

 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Given / Vai alla pagina dell'autore: LatazzadiTea