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Autore: Arpiria    04/09/2020    2 recensioni
[...]Druella, va’ a prendere Bellatrix. A breve, miei cari ospiti-
Tornò a rivolgersi ai coniugi Lestrange, un sorriso avaro a deformare l’espressione educatamente cortese con cui nascono tutti i nobili.
- ...converrete che il prezzo che vi ho fatto per questo particolare prodotto è, in realtà, di gran lunga inferiore rispetto al suo valore effettivo. Lo definirei...sì, un prezzo di favore.-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un prezzo di favore



 

Villa Black somigliava all’interno di un enorme carillon muto che tuttavia, per qualche ragione, qualcuno si prendeva ancora il disturbo di spolverare. 

Ampi lampadari di cristallo osservavano alteri, dall’alto dei soffitti affrescati, le baldanzose sale appesantite da tutto ciò che è costoso e superfluo. Ritratti di antenati erano presenti sulle lunghe pareti buie dei corridoi, i loro nomi di stella già sbiaditi dalle targhe dorate, l’identità persa per sempre senza che nessuno degli inquilini viventi se ne preoccupasse.

Un elfo domestico scortava i coniugi Lestrange attraverso i saloni più sfarzosi che i Black potessero esibire, facendo compiere loro un tratto di strada inutilmente lungo perché la ricchezza della famiglia non sfuggisse ai loro occhi.

Entrambi abituati a beni più rustici e dediti alla guerra, fingevano di guardarsi in giro e pensare ad altro rispetto all’esame della giovane donna che sarebbe stata la sposa di uno dei due eredi maschi, Rodolphus.
Il suo interesse nei confronti della primogenita dei Black era stato accolto con benevolenza dai coniugi Lestrange, ben disposti a investire un patrimonio nell’acquisto di Bellatrix pur di conquistare l’onore e i privilegi nobiliari che costei avrebbe portato loro in dote. 

Costeggiarono un corridoio dalle pareti di vetro e lasciarono vagare lo sguardo annoiato attraverso l’ampio parco intirizzito dal freddo, al centro del quale una fontana di marmo assetata d’acqua svolgeva il suo unico compito di elemento decorativo. 

I coniugi Lestrange sapevano che i Black erano ormai molto meno ricchi di quanto volessero dare a vedere, che vendevano il loro status sociale attraverso tre puledre dalla pelle di seta e che il cognome, estinto nel ramo di Cygnus, consentiva solo ai più ricchi di poter aspirare a prenderne una in moglie.
Per loro fortuna, i Lestrange non avevano gettato al vento un intero patrimonio per acquistare chincaglierie e fontane sterili. Il costo della primogenita di Cygnus era da capogiro, al punto tale che quella che sarebbe dovuta essere un’asta aveva un prezzo di partenza tale da lasciare solo un concorrente in gioco: Rodolphus Lestrange. Suo padre era certo che con quella cifra avrebbero potuto permettersi di adornare il porticato d’ingresso con quelle splendide colonne d’alabastro che tanto gli sarebbe piaciuto acquistare, o almeno garantire ai suoi cavalli una nuova scuderia; tuttavia era certo che un erede con il cognome di Lestrange e Black per parte di madre avrebbe avuto un valore superiore a quello di qualsiasi colonnato o scuderia anche se (nella peggiore delle ipotesi) fosse stato di sesso femminile.
- Benvenuti-.
Cygnus Black li attendeva in uno dei cinque salotti da tè della magione. Seduto composto su una sedia rivestita di raso, con indosso il suo completo migliore, accolse gli ospiti con un cenno amichevole e li invitò a prendere posto. Sua moglie Druella, altera e impassibile, occhi privi di qualsiasi emozione, stirò le labbra rosse in un sorriso che non le donava.
La signora Lestrange, che aveva trovato assai indecoroso essere scortata fin lì da un elfo domestico piuttosto che dai padroni di casa, non lo ricambiò.
- Dunque, credo che sia opportuno andare subito al punto-
- Un momento, caro- Druella interruppe il marito con tono fintamente dispiaciuto, prima di rivolgere ai suoi ospiti l’invito che, sua madre le aveva insegnato, non doveva mai mancare sulle labbra di una buona padrona di casa.
- Gradite una tazza di tè?-
Poi, senza attendere una risposta, lanciò un’occhiata gelida in direzione dell’elfo che subito prese congedo, un profondo inchino di devota servitù ad accompagnare il suo dissolversi nell’aria.
- Come stavo dicendo-, riprese Cygnus, il tono forzatamente paziente di chi spiega un concetto basilare ad un infante, -noi non siamo soliti esibire il prodotto ad alcuno prima che abbia pagato per averlo-.
- Converrai, Cygnus, che il prezzo da te richiesto è ben più alto di quello normalmente pattuito tra due famiglie- Disse Lestrange, la mano che per un attimo scomparve nella tasca interna della giacca per lasciar ticchettare le dita contro quello che era, senza ombra di dubbio, denaro.
- Ho l’intera somma con me. Mi sono permesso di aggiungere cinquecento galeoni per il disturbo, spero che questo non ti arrechi offesa. Se il prodotto soddisferà le mie aspettative, concluderemo l’accordo oggi stesso-.
Cygnus rise, incurante di come il suo gesto avrebbe inevitabilmente fatto comparire una smorfia offesa sui volti dei suoi ospiti.
- La solita maniera brusca dei Lestrange, eh? Quando si tratta di affari, è sempre gradita-.

Finse di pensarci su per qualche istante, poi parlò di nuovo e il suo tono fu gioviale: - E sia. Druella, va’ a prendere Bellatrix. Adesso, miei cari ospiti-
Tornò a rivolgersi ai coniugi Lestrange, un sorriso avaro a deformare l’espressione educatamente cortese con cui nascono tutti i nobili.
- ...converrete che il prezzo che vi ho fatto per questo particolare prodotto è, in realtà, di gran lunga inferiore rispetto al suo valore effettivo. Lo definirei...sì, un prezzo di favore.-
Per quanto la bellezza di Bellatrix fosse cosa nota, bisbigliata nei salotti e inattaccabile persino dalla più becera invidia di donne meno avvenenti, i coniugi Lestrange dubitavano che Cygnus fosse sano di mente nell’avanzare richieste tanto indecenti da lasciar pensare che non la volesse vendere affatto, sua figlia.
Se si fossero tirati indietro sarebbe stato costretto a riformulare il prezzo, ma che ne sarebbe stato del loro onore? Si sarebbe vociferato che i Lestrange non avevano neanche il denaro sufficiente da garantire al figlio la migliore delle spose?
Pochi minuti e Druella comparve nuovamente sulla soglia, la mano a sorreggere il gomito della figlia maggiore. I coniugi Lestrange non l’avevano mai vista da vicino, ma non c’era da dubitare dei pettegolezzi che circolavano sul suo conto: la bellezza della fanciulla era singolare, visibile al di sotto della trasparenza del  vestito di raso bianco che indossava con pudore.
La sua pelle sembrava estranea al concetto stesso di imperfezione, il castano degli occhi contrastava con il candore del volto e la sfumatura rosata e gentile delle gote piene. La lunghezza dei capelli accarezzava i fianchi ben modellati, ed erano corvini e ricci e ribelli come quelli di una dea pagana senza nome. Aveva arti esili, ma i seni che premevano nudi contro il tessuto leggero erano floridi e, secondo l’opinione della signora Lestrange, adatti a sfamare la prole.
Bellatrix si accorse di dove lo sguardo degli ospiti la indagava e corse a coprirsi il petto con le braccia, prontamente schiaffeggiate dalla madre.

- Non essere ridicola. Sono i genitori del tuo futuro marito, è loro diritto guardare ciò che comprano-.
I coniugi Lestrange non espressero parole di conforto nei confronti della merce che Druella Rosier aveva tirato fuori da qualche stanza padronale dei piani superiori. Studiavano il suo corpo quasi a volerle trovare un difetto, sia pure minimo, per costringere Cygnus a ritrattare il prezzo di vendita.
Dopo lunghi minuti di chiassoso silenzio, la signora Lestrange espresse il desiderio che il vestito venisse rimosso.
-...!-
Se Bellatrix avesse potuto gridare, l’avrebbe fatto fino a distruggersi la carotide e morire affogata nel suo stesso sangue. Contrasse le dita attorno alla stoffa, sorda alle minacce che sua madre le sussurrava all’orecchio casomai non avesse obbedito, perché l’unica cosa che contava era mantenere alto il suo onore di fronte a quel branco di insulsi cani, di pervertiti che traevano chissà quale disgustoso piacere sessuale nel vederla disarmata e nuda, fragile.

Il Signore Oscuro non le aveva mai chiesto di spogliarsi, neanche nei placidi momenti di ozio che separavano ore di insegnamenti spietati. Se ne stava seduto nei pressi di un caminetto acceso, talvolta con un tomo sulle ginocchia e le lunghe dita bianche intrecciate alle pagine, e Bellatrix sul pavimento come i cani, a guardarlo e a non desiderare che prolungare il loro tempo insieme fino alla fine dei tempi.
- Mio Signore, avete compiti da assegnare alla vostra serva?-
Domandava sovente, quando la voce del maestro mancava tanto da far male.
- Sapete che per me sarebbe un onore servire voi che siete infallibile, voi che siete sopra ogni cosa…-
Aveva perso la guerra per tenersi il vestito da tempo, ma la sua mente era altrove. Mentre i coniugi Lestrange avvicinavano le sedie e chiedevano a Druella di voltare la figlia, di mostrar loro le braccia o scoprirle la schiena dai capelli o avvicinare le mani per constatare la corretta proporzione delle dita, la mente di Bellatrix fluttuava via da un’umiliazione intollerabile per un animo assetato di guerra e di morte.

 

- Mio Signore, posso...posso chiedervi una cosa?-
Lord Voldemort sottrasse lo sguardo scarlatto dall’antico tomo dedicato ai veleni delle erbe e, infastidito, lo puntò in direzione della fanciulla sul pavimento.
- Poiché la tua lungimiranza scarseggia, Bella, ti faccio notare che mi hai appena rivolto un interrogativo. Se ne hai un secondo ti invito a pormelo adesso, poiché il tempo che Lord Voldemort può dedicarti non è infinito.-
Bellatrix non era certa di aver compreso tutto ciò che il suo padrone avesse detto, ma sapeva che se non fosse stata concentrata sulle guance bianche e incavate di lui, sul naso sempre più confuso con l’ossatura del cranio e sulla linea quasi invisibile delle sue labbra cineree, avrebbe avuto maggiore successo nell’impresa. Si fece coraggio, contrasse appena le dita contro il pavimento di pietra calcarea e chiese:
- Perché non posso avere a mia volta il Marchio, padrone? Io vi servo meglio di tutti e voi me sola addestrate. Eppure, non mi volete.-
La sua intenzione non era quella di suonare alle orecchie del Signore Oscuro come la più lamentosa delle principesse schiave dei vizi, eppure il disinteresse del suo padrone verso lei che gli si offriva anima e corpo, in aggiunta all’assenza del Marchio Nero sul suo avambraccio,  pesavano come macigni sul suo cuore. Uomini meno valorosi di lei avevano ricevuto questo onore e temeva che la risposta fosse quella che i suoi genitori le riservavano ogni volta in cui chiedeva spiegazioni sul perché non potesse cavalcare in modo comodo o esercitarsi con gli incantesimi nei boschi o prendere parte ai dibattiti con suo padre e gli altri membri dell’aristocrazia magica.
“Perché sei una femmina”.
Tuttavia, quando il Signore Oscuro parlò, non lo fece per denigrare la sua condizione di apparente inferiorità rispetto ai suoi servi nati uomini, e come tali privilegiati anche laddove i meriti effettivi non lo avrebbero dovuto permettere.
- Mi risulta che i tuoi genitori intendano provvedere al tuo futuro assicurandoti un rispettabile matrimonio con un purosangue. Non è così, Bellatrix?-
Messa alle strette, per quanto avrebbe voluto urlare che lei di prendere marito non ne voleva sapere, Bellatrix annuì. Le labbra del Signore Oscuro si incresparono in una smorfia che non seppe decifrare, poi egli proseguì, la voce che era velluto eppure nascondeva lame pungenti.
- Sarebbe dunque sciocco apporre il Marchio sul tuo braccio prima che un sì lieto evento si sia verificato. Non vorrai dare un dispiacere al caro Cygnus, dopotutto.-
- Non m’importa così tanto, Signore. -
Lo sguardo di Voldemort rimase indifferente, giacché egli conosceva bene la natura indomita della sua serva. Nessuno a parte lui riusciva a contenere il suo animo selvaggio, così pieno di vita ovunque lo scrutasse, nessuno a parte lui che era genio e potere sarebbe stato in grado di piegare Bellatrix sul pavimento, adorante, come un cane. Tutto ciò lo compiaceva in modo viscerale e perverso, perché la sua serva era purezza e magia ed era giusto che si prostrasse a lui e a lui solo. Tuttavia il suo sguardo si fece severo, poco disposto a tollerare le rivendicazioni di una sciocca ragazzina, per quanto potente e utile potesse essersi rivelata per i suoi piani.
- Se i miei genitori lo desiderano tanto, possono sposare loro il mio pretendente. Io voglio solo servirvi, e credo che io più di Malfoy meriti di-
- “Credi?” Da quando ti sei arrogata il diritto di avanzare supposizioni su ciò che Lord Voldemort dispone per i suoi servi?-
La lama aveva squarciato il velluto e Bellatrix ne era rimasta ferita. Si accucciò sul pavimento come sempre quando percepiva l’ira del suo padrone vibrare nell’aria e pungerle la carne in profondità, dilaniandola fino allo strato in cui sarebbe stata più nuda.
- Le tue pretese fanciullesche non mi riguardano. Otterrai il Marchio Nero quando e se Lord Voldemort riterrà che il momento sia propizio. Nel frattempo…-
Il velluto nascose di nuovo i coltelli intrisi di lacrime e sangue. Il dorso della lunga mano fredda del Signore Oscuro sfiorò la guancia rovente di Bellatrix e tutto il suo corpo fu scosso dai brividi.
- Continua a servirmi come hai sempre fatto, Bella.-

C’erano interessi politici edificati su false alleanze dietro il rifiuto del Signore Oscuro, la convinzione che marchiare una purosangue nubile e illibata potesse metterlo in cattiva luce di fronte all’alta società, il cui appoggio era ancora fastidiosamente necessario per la costruzione di un esercito. Le donne portavano sovente discordia e Lord Voldemort lo sapeva, per questo era determinato a rimandare fino allo sposalizio di Bellatrix l’apposizione del Marchio sulla sua carne vergine.  Sarebbe stata presa in sposa da uno dei suoi sottoposti, e costui non avrebbe potuto contraddire la sua volontà di rendere Bellatrix parte attiva delle sue schiere più sanguinarie.  Prima di essere sua moglie, la fanciulla era un suo personale possedimento di cui poteva disporre come più  preferiva.

Ecco che la volontà di Lord Voldemort era destinata a compiersi sempre, in un modo o nell’altro. 




 

-Sappiamo inoltre-, stava dicendo la signora Lestrange quando Bellatrix riportò bruscamente la sua attenzione al presente, per quanto la disgustasse, - che la ragazza trascorre molto tempo da sola in compagnia del Signore Oscuro.-
Bellatrix trattenne il fiato, mentre il poco colore presente sul volto nobiliare di Cygnus svaniva in un guizzo d’angoscia.
- Le impartisce lezioni che la aiutino a controllare il suo potenziale magico, tutto qui. Capirete bene che dote invidiabile erediterà vostro nipote, con il sangue di un giovane talentuoso come Rodolphus e quello di una strega del calibro di nostra figlia.-
Per un attimo sembrò soppesare l’eventualità di chiedere un ulteriore aggiunta al già considerevole ammontare di Galeoni richiesto per la mano della figlia, tuttavia quello sgradevole sentore di accusa che aleggiava nell’aria lo costrinse a dedicare la sua attenzione al più incombente dei problemi.
-  Non starete forse insinuando che il Signore Oscuro abbia sfiorato-
- Non insinuiamo nulla, Cygnus- lo interruppe il signor Lestrange, sbrigativo, - Vogliamo solo accertarci che la merce sia...integra.-

Il padrone di casa rise ancora, questa volta con una punta di isteria appesa in gola. Finse di tergere i suoi occhi da lacrime mai versate e ribatté, ovvio:
- Il Signore Oscuro non è neanche più umano. Tu, Lestrange, dovresti conoscerlo meglio di tutti quanti noi. Non crederai davvero che possa aver guastato mia figlia! Se fosse a conoscenza delle tue supposizioni, saresti accusato di alto tradimento.-
Il signor Lestrange conosceva un ragazzo di nome Tom Orvoloson Riddle. Di bell’aspetto, taciturno, interessato a sviscerare ogni tomo presente nella biblioteca di Hogwarts. Aveva un modo tutto suo di farsi rispettare dagli altri, di farsi temere e assicurarsi un buon seguito di amici che forse erano più servitori, di cui lui stesso era stato parte.

- Il Signore Oscuro non dubita del mio rispetto, Cygnus, ma riconoscerebbe che  io, in qualità di acquirente, sono in diritto di constatare che ciò pago sia all’altezza di mio figlio. Qui ci sono i tuoi soldi.-
Estrasse dalla tasca un sacchetto dalle dimensioni non superiori a quelle di una noce che tuttavia, con un colpetto di bacchetta, si ingrandì fino ad assumere una grandezza sufficiente ad ospitare il cadavere di un uomo adulto.
- Prendere o lasciare.-
Per quanto Cygnus Black III potesse essere considerato un uomo privo di tatto, ciò che costringeva la sua orgogliosissima primogenita a sopportare avrebbe fatto esplodere le tempie di rabbia e umiliazione a chiunque. Cercò distrattamente lo sguardo della moglie che, dal canto suo, lo teneva inchiodato alla sacca gravida di galeoni che giaceva ai piedi di Lestrange. Bellatrix, per il bene della sua famiglia, avrebbe dovuto sopportare ciò che il suo destino di femmina purosangue aveva in serbo per lei: dopotutto, se gli avesse dato ascolto, avrebbe manifestato meno entusiasmo per le lezioni che il Signore Oscuro era intenzionato ad impartirle e in questo modo, forse, lo avrebbe scoraggiato… E poi, era davvero sicuro che le lezioni si limitassero alla banale trasmissione di nozioni? Che cosa diavolo ne poteva sapere lui che quella creatura dall’aspetto immondo non avesse effettivamente allungato le sue grinfie su Bellatrix? Come poteva essere certo che sua figlia fosse ancora pura? E, casomai non lo fosse stata, come avrebbe giustificato un simile affronto nei confronti di una famiglia rispettabile come i Lestrange?Di avanzare lamentele nei confronti del Signore Oscuro non ne aveva certo intenzione, ma qualcuno avrebbe di certo dovuto risarcirlo per la perdita dell’integrità della sua figlia più bella.
- E sia, fate ciò che va fatto.-
Avrebbe avuto fede nel Signore Oscuro, giacché egli conosceva bene l’importanza di certi accordi matrimoniali e non avrebbe logorato ciò che non era suo di diritto, col rischio di compromettere l’appoggio che da sempre la Nobile e Antichissima Casata dei Black gli aveva assicurato.
Inoltre, si scoprì a pensare con un filo d’ironia, mentre osservava la figlia divincolarsi dalla stretta della madre, non credo che il Signore Oscuro abbia più il minimo interesse per certe faccende mondane.

Se Bellatrix avesse avuto il Marchio vi si sarebbe aggrappata come un ultimo, estremo baluardo di salvezza. Il Signore Oscuro sarebbe comparso e tra le grida di terrore i suoi aguzzini l’avrebbero lasciata andare, e poi egli l’avrebbe punita duramente per averlo disturbato e forse l’avrebbe anche uccisa, ma Bellatrix avrebbe sopportato qualsivoglia supplizio le avesse consentito una via di fuga.
- Incarceramus!-
Strillò Druella, esasperata, e dalla sua bacchetta fiorirono come rovi venefici corde robuste che andarono a intrecciarsi al corpo di Bellatrix e le costrinsero le braccia lungo il corpo.
Vigliacchi, pensò, il bel viso deformato dall’ira mentre pensava al dolore che avrebbe fatto provare loro se solo avessero avuto il coraggio di restituirle la bacchetta. Sua madre le aveva rubato la voce con la sua ben prima di trascinarla in quella stanza degli orrori, ma il Signore Oscuro le aveva insegnato a padroneggiare la magia non verbale al pari di quella strillata e cacofonica, in grado di annunciare al nemico le nostre intenzione e dargli il tempo di fuggire, o contrattaccare. 

Era stata una bella lezione e il suo padrone, dopo averla osservata scagliare un reducto potente abbastanza da polverizzare un cipresso, aveva espresso un giudizio positivo nei suoi confronti. Le aveva detto che era stata brava.

Perché dunque devo subire questo? Perché agli altri servi del Signore Oscuro, che di certo non mi  egugagliano in potere e devozione, non vengono spalancate le gambe?
Nonostante fosse legata furono necessari gli sforzi combinati di Druella e della signora Lestrange per costringere Bellatrix distesa sul divano. Sua madre le afferrò le ginocchia e tentò con tutte le sue forze di separarle, ma l’allieva del Signore Oscuro non avrebbe ceduto così facilmente.
- Non so, mi sembra così ribelle. Io mai mi sarei sognata di contrastare apertamente la mia povera madre.-
Borbottò la signora Lestrange, e Bellatrix si ritrovò ad odiarla con ogni muscolo e con ogni ciglio e se fosse stata appena un po’ più vicina le avrebbe sputato in faccia: di certo lei non era stata costretta ad aprire le gambe davanti ai propri genitori e a due sconosciuti.

Credevano che il Signore Oscuro l’avesse fatta sua, e il cielo avesse voluto che fosse stato vero! Sarebbe stato meno umiliante sopportare mani più forti di quelli delle due donne a separarle con forza le ginocchia, così che il suo sesso pallido fosse nudo ed esposto ai viscidi occhi dei presenti.
- Se fosse pura, avrebbe ben poche ragioni di divincolarsi così. Vediamo, dunque.-
La signora Lestrange poco approvava a quel punto la decisione di suo figlio, che Bellatrix era stata in grado di irretire attraverso una bellezza sensuale e randagia. Era una fanciulla troppo scalmanata, poco avvezza alle buone maniere, lieta di trascorrere ore ed ore in solitudine in compagnia di un uomo molto più grande di lei. Come se non bastasse, l’ostinata opposizione che ella muoveva al suo esame la portava a sospettare che la sua coscienza fosse più sporca di quanto Cygnus volesse lasciarle credere: oh, se avesse scoperto che intendeva vendere a Rodolphus una giovane e impertinente meretrice avrebbe non solo portato via il denaro, ma diffamato pubblicamente la casata dei Black per un tale affronto.
Premette una spalla contro il ginocchio sinistro di Bellatrix per impedire un nuovo tentativo di serrare le gambe. Premette due dita contro la femminilità della fanciulla e l’allargò abbastanza da riuscire ad illuminare l’interno con la punta della bacchetta, e nel frattempo odiava quel lavoro ingrato che avrebbe potuto svolgere suo marito, se non fosse stato sconveniente, o Druella, se non ci fosse stato il rischio che tentasse di ingannarli.
Bellatrix respirava in fretta e il suo ventre si alzava e si abbassava come un lenzuolo in balia del vento, aveva negli occhi il panico delle bestie da macello e le dita contratte a graffiare la carne dei fianchi (“Che forse se mi faccio abbastanza male e mi deturpo e mi scavo la carne fino all’osso mi lasciano in pace”), ma la signora Lestrange  non se ne curava aguzzava l’occhio per mettere a fuoco ciò che non era certa di trovare: un lembo di sottile tessuto carnoso ancora saldamente attaccato alle pareti.
- La fanciulla è intatta.-
Mormorò, ritirandosi. Eppure non era certa che fosse la scelta migliore per suo figlio Rodolphus, perché il carattere indomito delle fiere non era ciò che ci si sarebbe aspettati da una buona moglie e madre di famiglia. Bellatrix aveva odio negli occhi e quasi schiumava dalla bocca e serrava le cosce come se avesse da nascondere chissà cosa, come se la sua stessa verginità la mettesse in imbarazzo.

- Avete avanzato un sospetto vergognoso nei confronti del Signore Oscuro, Lestrange.-
Cygnus scosse la testa con il fare di chi disapprova, ma sentiva in petto una ventata di fresco sollievo. Non avrebbe potuto impedire al Signore Oscuro di addestrare sua figlia, ma non era la prima volta che il pensiero che le pretese di quest’ultimo si potessero spingere oltre il banale apprendimento. Bellatrix poteva essere abbastanza bella da far vacillare persino una mente fredda e calcolatrice come quella del Mago Oscuro, certo, ma anche se così fosse stato costui si era dimostrato incrollabile e fedele alla causa di cui si era fatto portavoce.
Il Signore Oscuro non è un uomo qualsiasi. Il Signore Oscuro non è neanche più un uomo. La Magia Nera l’ha sfigurato, ha l’anima avvelenata e il cuore irto di rovi. Maghi così non pensano più ai bisogni della carne.

Questo era il pensiero che aveva confortato Cygnus durante le prolungate assenze notturne della figlia e che aveva appurato essere fondato. Il dubbio vergognoso dei Lestrange (che egli aveva condiviso, pur segretamente) gli aveva anche dato modo di mostrarsi offeso di fronte ai ricchi e pretenziosi acquirenti di sua figlia.

- Il Signore Oscuro avrebbe compreso, Cygnus. Concludiamo l’affare e non parliamone più.-
Tagliò corto il signor Lestrange che, a differenza della moglie, sembrava sollevato che l’accordo fosse andato a buon fine e che la merce che si era accaparrato fosse ideale. Tutti avrebbero parlato dell’unione delle loro famiglie, e gli eredi nati da questa sarebbero stati puledri di raro valore. C’era quasi da sperare che Bellatrix mettesse al mondo anche una figlia femmina, perché il prezzo di partenza per la sua mano sarebbe potuto essere persino superiore a quello della madre.
Bellatrix arrancava in direzione della porta e nel frattempo si domandava se non sarebbe dovuta tornare indietro e fargli sputare sangue. Avrebbe recuperato la sua bacchetta, sfondato la porta e fatto pentire tutti di averla trattata come la più ignobile bestia da soma, lei che era la serva più devota del Signore Oscuro, lei che agognava più di ogni altra cosa il momento in cui le avrebbe impresso il Marchio Nero sulla carne e nessuno avrebbe più osato...nessuno avrebbe più potuto…
Soffocò le lacrime contro il dorso della mano, quasi si cacciò le dita negli occhi per ficcarle dalla tana vergognosa da cui minacciavano di sgorgare.

Raggiunse la sua stanza e si accasciò contro la porta, chiedendosi dove sua madre avrebbe potuto aver nascosto la sua bacchetta. Si sentiva nuda senza di essa, ne sentiva la mancanza più di quanto ne sentisse di una veste a coprire la mortificazione del suo corpo.

 

- Se Lord Voldemort ti addestra, Bella, è perché lui solo crede ciecamente in te. So che non mi deluderai, perché io solo posso darti la libertà. 

Solo io posso darti tutto ciò che brami.-
Tutto ciò che bramava era il suo padrone e il suo padrone, ne era certa, leggeva la sua mente con la stessa facilità con cui scandagliava i pesanti tomi intrisi di conoscenza magica. Le avrebbe dato davvero tutto ciò che voleva, se lo avesse servito bene? Se si fosse dimostrata all’altezza, se avesse strillato al mondo la sua fedeltà, allora il Signore Oscuro l’avrebbe liberata dalle catene e le avrebbe concesso ciò che più bramava, che era stargli vicino e venerarlo con sussurri di miele e combattere per lui e poi per lui anche morire, e non sbiadire mai dalla sua memoria immortale.

Essere sua nella carne e nello spirito, nel sangue e nelle viscere e nell’eternità.

-Sono la vostra serva più devota, mio Signore.-


Da qualche parte nelle viscere di quel maniero affrescato e sfarzoso, pieno di tutto ciò che non serve, Cygnus Black III apponeva la sua firma sulla pergamena. Non riusciva a distogliere lo sguardo  dal fardello colmo di galeoni che la moglie sorreggeva senza apparente sforzo, il sorriso rosso stirato sulle labbra e lo sguardo che fingeva di esaminare il tè ancora intatto,  conservato nelle tazze già fredde. 

Nel paesaggio innevato delle sue iridi barcollava una gioia silenziosa, selvaggia, inquietante, poco adatta ad una nobildonna e che pertanto andava repressa, digerita o magari anche vomitata, quando gli ospiti se ne fossero andati e i galeoni sarebbero invece rimasti tra le sue braccia.
- Venduta, dunque!-
Esclamò Cygnus, meno abile della moglie a trattenere l’euforia. Se fosse riuscito a vendere anche le altre due anche solo alla metà del prezzo avrebbero saldato tanti di quei fastidiosi debiti e Orion sarebbe morto d’invidia, lui che trovava diletto nel vantarsi dei suoi due eredi maschi che ben poco guadagno avrebbero portato nelle sue tasche.
Di fronte alle espressioni contrite dei coniugi Lestrange,  non immuni alla separazione da una somma considerevole del loro patrimonio, sogghignò.
- Rallegratevi, amici miei.  Per Bellatrix, questo è un prezzo di favore.-




 

***

 

NdA: Amo raccontare l’arroganza delle famiglie purosangue, il loro attaccamento al dio denaro e al  titolo nobiliare. In particolare ho sempre immaginato Cygnus come un uomo amante del lusso e della bella vita che, frustrato per non avere avuto eredi maschi, cerca consolazione nei Galeoni ricavati dalla vendita delle sue figlie.
Ci tenevo a sottolineare la natura grottesca della compravendita di una giovane donna in un mondo in cui i matrimoni combinati erano la norma, al punto tale che Bellatrix non viene vista come un essere umano ma come semplice merce di scambio.

 

A presto


 
  
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