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Autore: AlessandraBeco    11/09/2020    0 recensioni
La partita contro il Karasuno è stata una partita difficile, ma credeva che la sua squadra avrebbe vinto, grazie al suo capitano e a quell'alzatore irrispettoso e scostante nei suoi confronti; invece avevano perso, per lui, per Semi, non c'erano più possibilità di ritornare in un campo e far vedere ciò che era in grado di fare, non solo come pinch server, ma anche come alzatore.
[...]
Semi e la sua band avevano cominciato a suonare e il ragazzo dai capelli sbarazzini era il cantante, questo sorprese Kenjirō che rimase dov'era stregato dalla voce dell'ex-setter della Shiratorizawa.
[...]
Shirabu incrociò le braccia al petto mentre osservava l'altro che stava accendendo una sigaretta, «Ti fa male, lo sai?» lo bacchettò il più piccolo, «Che c'è? Ora ti preoccupi per me?» rispose il più grande continuando a fumare. «Semi, sai che non intendevo quello!», «No, non lo so! Sai perché?! Perché tu mi hai mollato!»
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[SemiShira, accenni UshiTen] [probabile OOC]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Tendo Satori, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il suo petto sudato e affaticato si alzava e abbassava rapidamente, in cerca d'aria che mancava per colpa di quei cento servizi che il coach Washijō aveva preteso facesse Ushijima e ai quali poi avevano preso parte tutti i ragazzi del terzo anno, compreso lui. La partita contro il Karasuno è stata una partita difficile, ma credeva che la sua squadra avrebbe vinto, grazie al suo capitano e a quell'alzatore irrispettoso e scostante nei suoi confronti; invece avevano perso, per lui, per Semi, non c'erano più possibilità di ritornare in un campo e far vedere ciò che era in grado di fare, non solo come pinch server, ma anche come alzatore. Non poteva più farlo e gli faceva male, gli dava sui nervi che un ragazzo più giovane di lui gli avesse tolto il posto da titolare (anche se, ad essere sinceri con sé stessi, quel ragazzino aveva qualità che a lui mancavano), non voleva lasciare gli amici con cui aveva condiviso quei tre anni fatti di libertà e divertimento.. Semi sospirò, scosse la testa e si diresse verso lo spogliatoio convinto che non lo avesse notato nessuno, non si accorse che due occhi nocciola stavano seguendo ogni sua mossa da quando si era appoggiato al muro a quando si era allontanato. Eita si lavò velocemente, convinto di andarsene prima di tutti così da non dover salutare e dire addio a quella palestra che lo aveva fatto sentire libero, quando uscì per cambiarsi i suoi piano andarono in fumo. «SemiSemi, non si usa più salutare quando si finisce di fare l'allenamento?», «Tendou.. Ciao, sto tornando a casa», «Non così in fretta, che succede? Sai vero che potremo ancora allenarci prima della fine dell'anno?», strinse i pugni, Semi, e chiuse gli occhi, digrignando un po' i denti rispose: «Non sarà la stessa cosa! Non potremo più combattere su un campo, saranno solo stupidi allenamenti e amichevoli che non conteranno un cazzo!», «Quindi il tuo intento oggi sarebbe di andartene da questa palestra senza salutare per non rimetterci piede, Semi-san?» eccolo, il kōhai che più gli aveva dato sui nervi da quando era arrivato ora gli puntava il dito contro e lo accusava. «Non dirmi che ti mancherei Shirabu. Sono commosso» l'ennesima risposta sarcastica, l'ennesima stilettata al suo cuore, «Dopo tutto ciò che è successo? No, per niente», sapeva benissimo di cosa parlava, sapeva che ormai era passato, ma fece male comunque, «E allora non rompermi i coglioni» detto questo si vestì velocemente e scappò da quella palestra per rinchiudersi in uno dei pochi luoghi che lo facevano sentire al sicuro: la biblioteca. Non che fosse un appassionato di lettura, ma era uno dei pochi posti in cui poteva stare tranquillo, tra le altre cose c'era un angolo nascosto che conosceva soltanto lui, E Kenjirō si ritrovò a pensare Semi, ma decise che non avrebbe dato peso a quel pensiero: dalla metà di quell'anno Shirabu aveva smesso di andare in quel posto, quindi sarebbe stato solo. Non sapeva che un ragazzo alto con capelli rosso fiamma lo aveva inseguito per parlargli e non si sarebbe arreso solo perché Eita lo avrebbe trattato male. «Quindi è qui che tu e Shirabu-kun vi nascondevate», «Cosa vuoi Satori?» «Farti aprire gli occhi, questa storia sta dilaniando entrambi ma fate ugualmente i cazzoni», «Perché non lo fai a lui questo discorso?», «L'ho già fatto ma è più testardo di un mulo», «Cosa ti fa credere che con me cambierà qualcosa?», «Non lo credo, so che sei orgoglioso Eita. Ma credo che tu abbia un po' di cervello per capire che tra qualche settimana noi ce ne andremo e non lo rivedrai più», strinse i pugni, «Non mi interessa, ora lasciami solo», Tendou se ne andò sconsolato e triste nel vedere uno dei suoi pochi amici commettere un errore che sicuramente avrebbe rimpianto in futuro. In quel momento, vedendo uno dei suoi migliori amici allontanarsi, decise che avrebbe continuato lo stesso a presentarsi agli allenamenti anche se questo lo distruggeva più di qualsiasi altra cosa al mondo.

6 anni dopo
Non sapeva nemmeno lui perché si trovava in quel bar, non riusciva a comprendere perché quella band sconosciuta lo avesse attratto così tanto all'interno di quel locale che mai e poi mai avrebbe frequentato . Il gruppo che si sarebbe esibito quella sera gli era sconosciuto, non sapeva nemmeno chi fossero i componenti, eppure qualcosa nel nome di quella band gli aveva acceso un campanello nel cervello, No, sono qui solamente per prendermi una meritata pausa dal tirocinio, questo si ripeteva Shirabu mentre prendeva posto ad un tavolino vicino al palco ma spostato più lateralmente per non dover stare a guardare con la testa all'insù. Bah, chi saranno mai questi Kami Myaku? E cos'hanno di così speciale? Guarda te se dovevo entrare proprio oggi in questo fottuto bar, è strapieno!, nemmeno il tempo di finire questo pensiero, che il proprietario del locale annunciò l'ingresso della band, Shirabu si paralizzò sul posto e desiderò che la sua frangetta sempre perfetta fosse più lunga in modo da coprirgli interamente la faccia. Sul palco, con un sorriso falso di circostanza, c'era Semi Eita; dopo quanto accaduto nello spogliatoio non si erano più rivolti la parola, si allenavano insieme, si cambiavano e se ne andavano senza parlarsi mai e a Shirabu l'altro mancava, mancava da morire. No, è stato uno stronzo. Ora mi alzo e me ne vado, perso in questi pensieri non si era accorto che Semi e la sua band avevano cominciato a suonare e il ragazzo dai capelli sbarazzini era il cantante, questo sorprese Kenjirō che rimase dov'era stregato dalla voce dell'ex-setter della Shiratorizawa. Mentre si faceva trasportare dalla canzone si diede il tempo per osservare Eita, indossava un paio di jeans attillati neri, una T-shirt bianca con una rosa sanguinante disegnata sopra, ed un giacchetto di pelle bordeaux e a completare l'outfit erano un paio di Converse nere alte che Shirabu era sicuro di aver già visto da qualche parte. Alzando leggermente il viso poté notare il piercing al naso che il suo ex-senpai si era fatto fare, così come un orecchino all'orecchio destro, un ciondolo a forma d'aquila era posato sulla maglietta e Kenjirō inarcò un sopracciglio, venne risvegliato da quella trance da una mano che gli si posò con non troppa delicatezza sulla spalla, sussultando si girò pronto a colpire chiunque lo avesse toccato ma si fermò in tempo vedendo Reon, Tendou e Ushijima salutarlo e chiedergli se potevano sedersi, il ragazzo annuì e fece sedere i suoi ex-senpai al suo tavolo. Tornarono tutti e quattro a vedere l'esibizione di Semi, quando finirono tre persone al suo tavolo si alzarono ad applaudire ma il ragazzo dall'insolita frangetta rimase seduto al suo posto pregando con tutto sé stesso che il più grande non lo vedesse, troppi tardi perché ciò che Kenjirō non sapeva era che Eita lo aveva adocchiato appena messo il primo piede sul palco; quando la band si dileguò nel retro, Shirabu sospirò di sollievo, «Anche tu vieni ai live di SemiSemi?» gli chiese Tendou, «No, oggi è stata la prima volta ed è stata una coincidenza. Volevo rilassarmi un po' e sono venuto al bar, non sapevo che me lo sarei ritrovato qui, altrimenti non ci sarei mai venuto.», «Shirabu», al ragazzo venne la pelle d'oca a sentirsi chiamare da Wakatoshi ma si voltò lo stesso verso di lui facendogli segno di parlare, «Vi siete ignorati per sette anni, sei sicuro che questo ti faccia stare bene? Abbiamo visto la faccia che avevi mentre lo guardavi, continuare a voler fingere che non vi interessi non fa bene a nessuno dei due.», Shirabu guardò Ushijima come se lo vedesse in quel momento per la prima volta, ma non l'avrebbe data vinta a nessuno, nemmeno al suo ex-capitano a cui portava grande rispetto, perciò rispose: «A me non frega un cazzo di lui, mai me ne è importato, mai mi importerà». Vetri in frantumi, questo sentì Kenjirō appena conclusa di dire quella frase, e no, non è un modo di dire, dietro al ragazzo con la frangetta simmetrica si trovava un ragazzo più grande di lui, con capelli bicolore sbarazzini, si stava avvicinando con un paio di drink sulle mani per cercare di avvicinarsi a lui, mettere da parte l'orgoglio e dirgli ciò che provava, ma le sue parole lo avevano congelato sul posto, «Shirabu..» Reon provò a distrarre il ragazzo prima che si voltasse ma era troppo tardi, ormai Eita e Kenjirō si stavano guardando negli occhi senza dire una parola e l'aria sembrava essere pregna di elettricità, fu Tendou a trovare una soluzione trascinando i due ex-setters fuori dal locale per parlare. Shirabu incrociò le braccia al petto mentre osservava l'altro che stava accendendo una sigaretta, «Ti fa male, lo sai?» lo bacchettò il più piccolo, «Che c'è? Ora ti preoccupi per me?» rispose il più grande continuando a fumare. «Semi, sai che non intendevo quello!», «No, non lo so! Sai perché?! Perché tu mi hai mollato!», «Tu sei andato a letto con un'altra! E l'alcol non è una scusa per tradire!», «Ero sballato, cosa ti devo dire ancora?!», «Niente, non voglio più sapere niente. Non mi interessa più!», «Perché stasera eri qui allora?», «Non sono cazzi tuoi!», Semi alzò un sopracciglio e disse: «Se non te ne frega davvero un cazzo, perché eri qui stasera?», «È il bar più vicino all'ospedale dove faccio tirocinio. Volevo solo prendermi una cosa da bere, non ero qui per te, fottuto egocentrico», «E allora gli altri?» ghignò ancora Eita, «Coincidenza», «Io non credo», «Sei un fottuto egocentrico se pensi che io fossi qui per te. Per me tu non significhi più nulla!», gli occhi marroni del più grande si velarono di lacrime ma il suo orgoglio non le lasciò libere di percorrere il suo viso, Shirabu teneva gli occhi fissi sulle sue scarpe, incapace di alzare lo sguardo se l'avesse fatto la sua convinzione avrebbe vacillato così come la maschera che si era costruito negli anni. Tenendo ancora lo sguardo a terra notò perché le Converse dell'altro gli sembrassero familiari poco prima: Sono le stesse che portava al nostro primo appuntamento.. Di sicuro lui non ci ha fatto caso, e ormai è acqua passata. Aspetta, perché non mi ha ancora risposto? È strano per lui, pensando a questo alzò il viso e lo spettacolo che si trovò davanti lo pietrificò sul posto, Semi aveva la testa voltata da una parte e calde lacrime rigavano il suo volto, alla fine le barriere del suo orgoglio avevano ceduto, la diga era crollata. Kenjirō si sentì una merda, lo aveva ferito per la seconda volta nel giro di dieci minuti, non era stupido sapeva di averlo ferito, sapeva che quanto era successo in passato pesava ancora sul cuore di Eita, eppure non riusciva a perdonarlo, non gli aveva mai dato la possibilità di spiegarsi però, che fare quindi? Cosa doveva dire..? Sospirò ed alzò lo sguardo sul viso dell'altro, «Semi..», «No, lascia perdere. Sono stato uno stupido a poter credere di poter parlare con te», «V-Volevi parlare con me..?», «Vuoi che ti rispondo sinceramente? Quando ti ho visto prima di esibirmi ero felice, credevo che avremmo potuto mettere da parte il nostro fottuto orgoglio e parlare di ciò che è successo, ma evidentemente sono stato uno stupido. Tu non mi vuoi nella tua vita, quindi me ne vado» finito di parlare Semi si allontanò accendendosi un'altra sigaretta e avviandosi verso la propria auto, non avendo alcuna voglia di festeggiare con i suoi amici.
Che cosa sto facendo qui fermo..? Voglio davvero che esca così dalla mia vita? Il mio orgoglio è davvero più importante di lui..? «SEMI-SAN!», il ragazzo dai capelli biondo cenere si arrestò di colpo ma continuò a dare le spalle al più piccolo, «Che c'è, Shirabu? Vuoi vomitarmi addosso il tuo dolore?», Kenjirō strinse i pugni mordendosi il labbro inferiore, prese un respiro profondo e disse: «I-Io...» non riuscì a dire altro e per questo si maledì mentalmente, ma la sua voce traballante fece preoccupare Eita che si voltò per guardarlo, per primo notò il suo respiro accelerato, poi si accorse dei suoi occhi lucidi, «Kenjirō? Stai bene?», «NO, NON STO BENE, IMBECILLE! COME PUOI VOLTARMI LE SPALLE E ANDARTENE SENZA PRIMA FINIRE IL DISCORSO?! NON TI HO ANCORA RISPOSTO E TU TE NE STAVI ANDANDO, PERCHÉ SEI UN CODARDO! IO TI AMO ANCORA!» e mentre faceva uscire fuori ciò che aveva dentro non si accorse che le lacrime erano fuoriuscite impetuose dai suoi occhi, non si accorse nemmeno di aver ridotto con due falcate la distanza che lo separava dal ragazzo che amava e di averlo preso per il bavero della giacca per strattonarlo, Semi rimase interdetto, non aveva mai visto il più piccolo perdere così la sua compostezza, quindi fece l'unica cosa che voleva fare da ormai sette anni, lo baciò. Shirabu, in un primo momento, strabuzzò gli occhi per poi chiuderli e lasciarsi trasportare in quel contatto così tanto agognato e sperato, quando si staccarono il maggiore strinse l'altro a sé in una morsa che sapeva di bisogno e che al tempo stesso diceva: "Sono qui, non ti lascerò più andare via da me", il più piccolo sprofondò il viso nel petto dell'altro e chiuse gli inspirando il suo profumo che sapeva di casa. Ciò che i due ragazzi non sapevano è che altri tre paia d'occhi li avevano osservati per tutto il tempo e adesso stavano sorridendo vedendo i loro amici risolvere le loro incomprensioni dopo sette anni di silenzio assoluto e odio/amore reciproco.

1 mese dopo
Shirabu, Tendou, Ushijima, Reon e Kawanishi si trovavano in un locale dove i Kami Myaku si sarebbero esibiti, da quando avevano risolto Kenjirō e Semi convivevano nell'appartamento di quest'ultimo, litigavano spesso ma trovavano sempre il modo per risolvere le loro divergenze, a volte vestiti scambiandosi dolci baci, altre volte nudi in un letto dove continuavano le coccole di cui i baci erano solo un preludio. Quando il gruppo salì sul palco allestito per la serata Shirabu ebbe occhi (e orecchie) solo per il suo ragazzo, prima della canzone finale, ormai conosceva la scaletta a memoria dato che spesso quando aveva del tempo libero accompagnava Semi alle prove, ciò che non sapeva era che Eita l'aveva cambiata aggiungendone una prima del finale, poco prima di cominciare a suonarla prese un momento per dire queste parole: «La prossima canzone la dedico ad una persona importante per me. Ti amo, non ho nient'altro da aggiungere», poi cominciarono a suonare 'Nothing else matter' dei Metallica e Shirabu portò entrambe le mani al volto per coprire il suo imbarazzo poiché da quando aveva iniziato a parlare fino ad ora che cantava quella canzone non aveva staccato nemmeno un secondo gli occhi da lui e Kenjirō si sentiva morire dall'imbarazzo mentre Tendou sghignazzava. Alla fine dell'esibizione, Semi di avvicinò al tavolo dove c'erano il suo ragazzo e i suoi amici, prima di potersi avvicinare a Shirabu venne intercettato da Satori che gli mise un braccio intorno alle spalle dicendogli: «SemiSemi, allora sei un romanticone. Ed io che pensavo non ne fossi capace», «Scherzi vero? È un mese che ci assilla con questa cosa» un alto ragazzo con una cresta viola ed occhi neri pece si intromise nella conversazione e guardò i due amici ghignando, «Tendou, lui è Nakamura Kaii, il batterista» lo presentò Semi, «Piacere di conoscerti, io sono Tendou Satori» si presentò il rosso inchinandosi leggermente, «Il piacere è mio. Sei single?», «Dritto al punto eh? Purtroppo per te, no sono felicemente fidanzato», «Kaii la fai finita? Così non rimorchi nessuno, sappilo» si intromise Eita per poi avvicinarsi al suo ragazzo per lasciargli un dolce bacio a stampo, «La fate finita? Voi coppiette felici mi fate salire il diabete» aggiunse Kawanishi bevendo un lungo sorso del cocktail che aveva appena preso al bancone, «Taichi, non sapevo saresti venuto» lo salutò Semi, «Primo. qui ci lavoro, secondo. volevo vedere per cosa ho faticato oggi pomeriggio», «Certo che tra te e Shirabu, non so chi mi fa girare di più il cazzo», «Hey!» il sopracitato Shirabu diede un pugno sulla spalla del proprio ragazzo che scoppiò a ridere, «Io non riderei SemiSemi, c'è il rischio che ti mandi in bianco per il prossimo mese se si incazza» si intromise Tendou, «Mm, potrei farlo», «No, Kenjirō tutto ma non quello!» Eita fece finta di svenire per poi ridere, «So che ti mancherebbe Kenjirō, quindi è inutile che mi minacci», «Vaffanculo», «Ti amo anch'io». Rimasero in quel bar un paio d'ore parlando tra di loro, ricordando vecchie storie risalenti al liceo e nuove storie delle loro nuove vite, finalmente tra Semi e Shirabu andava tutto bene, avevano trovato il loro equilibrio, si scontravano ancora ma facevano sempre pace perché perdersi non era concepibile per loro, avevano fatto passare 7 anni prima di risolvere le cose non avrebbero più passato così tanto tempo divisi.

Note dell'autrice:
Eccomi di nuovo su questo fandom con una delle mie ship preferite, grazie a chiunque leggerà e recensirà questa Oneshot, sono ben accetti pareri personali e critiche
 

   
 
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