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Autore: SkyDream    15/09/2020    1 recensioni
La squadra di pallavolo della Karasuno è in ritiro estivo sul Monte Nagi, a Tottori.
Un'occasione per allenarsi e diventare più forti, se non fosse per la presenza della squadra femminile del Nekota, anch'essa in ritiro.
Shoyo è stato adocchiato da una ragazza, Mel, durante uno dei vecchi raduni e ora tocca proprio a Kageyama fare da Cupido.
Ma ci riuscirà davvero, o si intrometteranno dei fastidiosi sentimenti di mezzo?
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Dal testo:"Quest’ultimo, notando il suo amico che continuava ad accoccolarsi fino a sparire nella felpa, allungò un braccio per poggiarlo sopra le sue spalle.
Sho si ritrovò con la guancia sul petto di Tobio, da sotto il pigiama si sentivano i rapidi battiti del suo cuore, quel suono gli piacque.
Gli piacque tantissimo".
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karasuno Volleyball Club, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tobio si alzò dal suo futon e sgattaiolò fuori dal dormitorio, il giardino interno si presentò davanti, pieno di grilli saltanti e di piccole lucciole. Era notte, una notte piena di stelle e lì sulle montagne attorno al Nagi-san di Tottori non potevano che vedersi nitidamente.
Alzò le braccia verso l’alto, nel tentativo di sgranchirsi un po’ e cominciò a camminare lungo il corridoio di legno, alla sua destra il prato verde era leggermente scosso dal venticello estivo. Seppur fosse luglio inoltrato, tra quelle montagne si sentiva quasi fresco.
Tobio notò con la coda dell’occhio un vecchio pozzo circondato da erbacce, pensò fosse l’ideale per starsene un po’ tranquillo a riflettere.
D’altronde nel futon non poteva fare altro che rigirarsi e cercare di tapparsi le orecchie per non sentire Noya e Shoyo russare come trattori.
Si mise comodo sul coperchio in legno che chiudeva il pozzo, ormai evidentemente in disuso da tempo, e si perse a contemplare il panorama che gli si parò davanti: erano lunghe, lunghissime distese di pianure e monti ricolmi di alberi dalle diverse sfumature che risplendevano sotto la luce della luna. Era un gioco infinito di ombre.
Era stato Suga a proporre un raduno lì, diceva che un posto simile avrebbe aiutato a temprare lo spirito e, a quelle parole, Tanaka non aveva perso tempo prenotando i dormitori e il campetto d’allenamento.
Peccato che anche la squadra femminile del Nekoma avesse avuto la stessa, brillante idea.
Insomma, si erano ritrovati ad allenarsi e provare su una montagna sperduta con delle ragazzine ancora alle prime armi che li guardavano da dietro le staccionate che separavano i due campi. Tobio avrebbe anche riso se tutto quel trambusto non avesse causato una continua distrazione per alcuni membri della Karasuno.
Come Tanaka e Noya, giusto per citarne due.
Shoyo invece, almeno durante gli allenamenti, sembrava quasi totalmente immune alla loro presenza, continuava a chiedergli di sollevare la palla per schiacciarla. Come sempre d’altronde.
Nonostante ciò, aveva come la sensazione che una delle giocatrici della Nekoma avesse un debole proprio per Sho. Se n’era accorto durante gli allenamenti, quando quella ragazzina era rimasta per ben tre ore di fila a fissarli mentre riprovavano sempre la stessa mossa.
Serviva per migliorare, senza dubbio, ma quale poteva essere lo scopo di rimanere a fissare tutto il tempo la stessa coppia di giocatori? Non erano nemmeno in competizione.
Un fruscio lo ridestò dai suoi pensieri. Non fece in tempo a voltarsi.
«Fa freddo!» Shoyo gli portò una felpa sulle spalle, sbadigliò ampiamente prima di sedersi accanto a lui sull’asse di legno.
«Che ci fai qui?! Non dormivi?» Gli chiese Kageyama quasi infastidito, finalmente aveva trovato un po’ di pace e solitudine e lui  gli ripiombava addosso.
«Mi sono girato nel futon e non ti ho più trovato, ho pensato che fossi andato ad allenarti e sono venuto a cercarti.» Sho sbadigliò ancora, accucciandosi nella sua felpa e tirando su il cappuccio.
«Allenarmi? E’ notte fonda, idiota, avrei svegliato tutti!» Tobio gli rivolse un’occhiata scocciata seppur non riuscisse a trattenere un mezzo sorriso. Quel ragazzo era davvero incredibile.
Sho per tutta risposta fece spallucce e si perse, proprio come lui, a contemplare il paesaggio.
«Allora cosa sei venuto a fare qui? Ti preoccupa qualcosa?».
«Volevo starmene un po’ da solo, e poi tu e Nishinoya russate parecchio!».
Shoyo rise e portò le ginocchia al petto nel tentativo di scaldarsi, era più piccolo di Kageyama e soffriva decisamente di più il freddo rispetto a lui.
Quest’ultimo, notando il suo amico che continuava ad accoccolarsi fino a sparire nella felpa, allungò un braccio per poggiarlo sopra le sue spalle.
Sho si ritrovò con la guancia sul petto di Tobio, da sotto il pigiama si sentivano i rapidi battiti del suo cuore, quel suono gli piacque.
Gli piacque tantissimo.
«Perché volevi startene da solo? Non ti piace passare le giornate del raduno con noi? Se siamo in tanti è più divertente.» Shoyo sbadigliò per l’ennesima volta, tornando a poggiarsi contro il petto del suo compagno.
Kageyama ringraziò il cielo che Sho non potesse vederlo in faccia, sentiva di essere arrossito fino alla punta delle orecchie e piuttosto che rabbrividire per il freddo, cominciò a sentire quasi caldo.
«Non credo tu possa capire il bisogno di rimanersene un po’ in disparte ed in silenzio.» Kageyama sospirò pesantemente prima di abbassare lo sguardo.
Nessuna risposta.
«Shoyo? Sei sveglio?».
Ancora nessuna risposta, sembrava proprio aver trovato comoda la posizione e il tepore emanato dal suo compagno era proprio l'ideale per schiacciare un pisolino.
Kageyama si sfilò la felpa e la poggiò sulle spalle dell’altro, preoccupandosi che non prendesse freddo. D’altronde, averlo così vicino e stretto a se, bastava per fargli ribollire il sangue.
 
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«Che diamine succede?!» Shoyo si alzò di botto ritrovandosi Nishinoya e Tanaka piegati in due dalle risate con dei secchi ormai vuoti in mano. Lui, invece, era completamente zuppo dalla testa ai piedi, anche il suo futon era ormai diventato un materasso ad acqua.
«Così impari a non sentire la sveglia la mattina!» Sottolineò Daichi ridendo dietro la porta. Shoyo notò come tutti fossero già in piedi e vestiti, sembrava essere rimasto l’ultimo in pigiama.
«Potevate svegliarmi anche prima!» Urlò mettendosi in piedi e cercando degli abiti asciutti per cambiarsi.
«Sbrigati a fare colazione, tra quindici minuti cominciamo con il riscaldamento mattutino. Ti aspettiamo in giardino, faremo anche una bella corsa, preparati!» Daichi fece segno a Tanaka  e Noya di seguirlo, Sho rimase solo in stanza.
Si prese un momento per guardarsi attorno, il futon di Kageyama era sistemato come al suo solito. La felpa che la sera prima gli aveva portato era piegata sopra il cuscino.
Ricordava di essere andato da lui fino al pozzo, ricordava bene anche il freddo e poi nulla. Aveva un vuoto.
“Che mi sia addormentato?” Si chiese. D’altronde, se davvero fosse stato così, qualcuno doveva averlo portato fino al dormitorio. Realizzò ciò che probabilmente era successo e deglutì arrossendo lievemente.
Kageyama era suo amico, non aveva motivo di arrossire.
Decise che fare una doccia fredda lo avrebbe aiutato ulteriormente.
 
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«Sei arrivato finalmente, stavamo per andarcene senza di te.» Noya alzò le braccia per fargli segno di sbrigarsi, poi sorrise guardandolo meglio: Sho aveva ancora i capelli umidi e cercava di sistemarsi la maglietta della divisa mentre teneva in bocca una fetta biscottata.
Nel complesso lo trovò molto esilarante.
«Partiremo da qui e faremo dieci scatti fino alla cima della collina qui a fianco, dopo di che faremo dello stretching e poi altri dieci scatti in discesa. Siamo pronti? Mettiamoci in fila.» Daichi prese fischietto e cronometro, l’allenamento sarebbe stato duro quanto fruttuoso, ne era certo.
Shoyo e Kageyama si misero uno a fianco all’altro, come era loro abitudine, eppure non scambiarono nemmeno una parola.
Tobio cercò il suo sguardo con la coda dell’occhio, ma Sho sembrava più interessato a fissare la pista che da lì a poco avrebbero dovuto percorrere. Si disse che forse era meglio così, non sapeva se sarebbe stato in grado di sostenere i suoi occhi, probabilmente sarebbe arrossito o avrebbe spostato lo sguardo finendo per sentirsi ancora più stupido.
Si morse un labbro.
Daichi fischiò, i due cominciarono a correre come forsennati.
Veloci, sempre più veloci, Tobio non potè evitare di paragonare Sho ad un uccello che sta per spiccare il volo. Correva così veloce che sembrava quasi l’aria lo sollevasse da terra, la maglietta troppo larga gli svolazzava dietro dando l’impressione che avesse delle ali pronte per essere spiegate.
“Devo superarlo, devo superarlo!” Kageyama fece uno scatto più veloce, sentì i piedi distaccarsi dal terreno e poi vide Shoyo prima accanto e poi dietro di se.
«Non pensare di lasciarmi indietro, stupido Kageyama!» Gli urlò prima di portare le braccia avanti e darsi la spinta per un ulteriore scatto.
I due superarono i loro compagni che stavano cominciando lo stretching, continuando la loro sfida lungo le strade ricolme di alberi del monte Nagi. Si fermarono solo quando i polmoni di entrambi cominciarono a chiedere pietà.
L’aria era sicuramente più rarefatta e se da un lato duranet gli allenamenti li avrebbe resi più resistenti, dall’altro non potevano pretendere di riuscire a correre come sempre.
Si sedettero per terra, sotto la fronda di un pino.
Non dissero una parola, ma sorrisero entrambi. Volevano rimanere così, a sfidarsi e insultarsi bonariamente senza alcun imbarazzo.
Decisero, con un solo sguardo, che non avrebbero mai parlato di ciò che era accaduto la sera prima.
«Ci tocca scendere, o Daichi andrà avanti con l’allenamento senza di noi.» Shoyo si sollevò in piedi, ancora col fiato corto, e porse una mano al suo amico per farlo rialzare.
Kageyama accettò, stringendo la mano e approfittandone per darsi lo slancio e cominciare a correre senza aspettarlo.
«Non fare le partenze a sorpresa!» Shoyo riprese a correre, scattando come un matto.
«Dove state andando?!» Sugawara si era appena rialzato dalla sua sessione di stretching sulla cima della salita quando si vide passare di fronte, veloci come furie, i suoi due compagni. «Dovete fare lo stretching o finirete per avere i crampi!».
 
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«Ehi, Mel, stiamo per cominciare il riscaldamento, andiamo?» Una ragazzina uscì dal dormitorio e raggiunse la sua amica che, seduta sugli scalini della porta, sembrava aspettare che arrivasse qualcuno dalla discesa della collina.
«Arrivo, arrivo. Se dovessi fare tardi, la sensei finirebbe per richiamarmi ancora».
Prima di rientrare, però, Mel si voltò un’ultima volta.
“Ci vedremo più tardi, Tobio Kageyama”.
   
 
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