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Autore: CatherineC94    15/09/2020    5 recensioni
« Che onore caro preside che i suoi pensieri siano dedicati a me!» esclamò Allock ossequioso mentre Piton gli rivolse un espressione disgustata. Non poteva dargli torto, chiunque ritrovandosi i suoi capelli sarebbe stato disgustato; dopotutto nessuno aveva dei riccioli d’oro setosi e luminosi come i suoi. Avrebbe dovuto offrirgli una delle sue lozioni, senza alcun dubbio. -Questa storia partecipa al contest “La prima volta al primo anno” indetto da Artnifa sul forum di EFP-
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Gilderoy Allock, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Riccioli d'oro



La superficie liscia dello specchio rivelava la realtà e ne era consapevole, ricolmo di entusiasmo ed orgoglio; l’immagine riflessa in quell’istante era così luminosa e perfetta che avrebbe cantato di gioia. Non poté fare a meno di notare come la sua chioma fosse armoniosa ed elegante; la scosse brevemente sospirando. Non sarebbe mai riuscito a fare a meno di quel color oro pallido che faceva pendant con l’azzurro cielo dei suoi splendidi ed enormi occhi; come quelli materni, anche se i suoi avevano una sfumatura più chiara. Senza alcun dubbio erano più particolari ed unici come lui stesso; sospirò appagato.
I denti, un altro miracolo di perfezione e simmetria! Sorrise, smanioso di uscire da quelle quattro mura del suo studio per incontrare, anzi per domare le folle che senza alcun dubbio l’avrebbero assalito quando avrebbe fatto il suo trionfale ingresso nella Sala Grande. Come poteva biasimarli? Loro erano così banali, normali, accecati dall’impossibilità della loro inesperienza mentre lui era il fulcro della potenza e notorietà.
Rise tronfio; quando ci pensava benediceva mentalmente sua madre che da giovane gli spianò la strada facendogli comprendere il suo essere speciale, eppure nessuno durante i suoi anni ad Hogwarts si era mai reso conto di tutto ciò.
Si alzò con un semplice balzo, facendo ruotare la lunga veste che aveva scelto per quella serata così speciale. Era il grande ritorno vittorioso che avrebbe fatto comprendere la sua grandezza a coloro che non l’avevano mai percepita, oppure semplicemente erano così impediti dal farlo.
Gilderoy ebbe un moto triste per queste persone così limitate e si ripromise che li avrebbe aiutati con tutto il cuore a migliorare; lui era l’unico a poterlo fare  e ne era ben conscio.
Lo specchio di fronte rimandava un’immagine soave, la veste color pesco appena sbocciato accompagnava il riflesso dei suoi perfetti riccioli biondi; mosse le braccia mettendosi in posa. Un dubbio però lo assalì subito dopo facendogli corrugare le sopracciglia interrogativo; forse il color pervinca avrebbe fatto risaltare la sua figura? Forse avrebbe potuto cambiare il vestiario, oppure l’acconciatura dei suoi capelli? Eppure l’immagine riflessa era così perfetta che non si sentì di controbattere. Prese la sua acqua di colonia, la spruzzò ed applicò un leggero strato di unguento per labbra che esaltava il piccolo neo sul viso e si mise in marcia verso la trionfante vittoria.
Decise di entrare dal grande portone, l’entrata secondaria non si addiceva al suo rango; allungò le braccia e baldanzoso procedette verso il tavolo degli insegnanti. Attorno a lui il mormorio era incessante e il suo cuore si riempì di orgoglio; estasiato continuò la sua sfilata mentre con occhi attenti come solo i suoi potevano essere, si rese conto che mancava qualcuno. Guardò almeno quattro volte il lungo tavolo, la sua intelligenza aveva bisogno di palesarsi in tutto il suo splendore e batté le mani giulivo.
Fece girare il mantello velocemente e si avvicinò verso il grande podio dorato lasciato vuoto dal preside; fece un cenno compiaciuto a se stesso. Silente aveva forse intuito le sue grandi capacità e gli aveva lasciato campo libero; come non appoggiare questa scelta? Anche lui l’avrebbe fatto se avesse incontrato una bacchetta del suo calibro; così con fare pratico e di fronte agli occhi strabiliati di tutti  fece con la mano un gesto magnanimo verso le folle.
«Buona sera cari studenti! Non vi accalcate!, ci sarà il tempo per parlare con ognuno di voi. Ma questa sera ahimè, dovrete dividermi fra di voi!» esordì con voce querula, mentre gli studenti lo guardarono sbigottiti sussurrando fra di loro.
Ah! Quei mormorii erano linfa vitale per Gilderoy; avrebbero bisbigliato un bel po’ osservandolo passare, ne era abbastanza certo.
«Il Professor Silente, conoscendo le mie straordinarie abilità ha lasciato tutto nelle mie mani. Chi può giudicare la sua scelta?» continuò sorridente.
Ancora mormorio incessante.
«Quest’anno avrete, una fortuna immensa. Ma no! Che dico. Si tratta di essere degli eletti! Si! Sarete davvero grati ad avere un insegnate come me. Io! Gilderoy Allock sarò il vostro nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure» trillò; si sorprese della melodia che scaturiva dalla sua voce come se fosse un usignolo.
Ormai era tutto in incessante chiacchiericcio e Gilderoy sentì sua la situazione, alzò di nuovo le mani bonario ed esclamò: « Da questo momento in poi dovrete stare tranquilli, nessun potrà torcevi i capelli con me qui. Ricordate bene che ho ucciso branchi interi di Lupi Mannari!».
Un leggero colpo di tosse interruppe il suo meritato momento di gloria; si voltò anche un po’ infastidito e notò la presenza del preside e dell’insegnante di Pozioni, Piton.
«Caro Gilderoy, se non avessi buona memoria per un attimo ho pensato che fosse lei il direttore di questa scuola!» esclamò Silente garbato, avanzando verso di lui.
« Che onore caro preside che i suoi pensieri siano dedicati a me!» esclamò Allock ossequioso mentre Piton gli rivolse un espressione disgustata. Non poteva dargli torto, chiunque ritrovandosi i suoi capelli sarebbe stato disgustato; dopotutto nessuno aveva dei riccioli d’oro setosi e luminosi come i suoi. Avrebbe dovuto offrirgli una delle sue lozioni, senza alcun dubbio.
«Abbiamo fatto ritardo perché due nostri studenti hanno perso il treno» affermò Silente.
«Avrei potuto recuperarli io! Sarei stato lì in un attimo preside!» sussurrò tutto sorridente Gilderoy prendendo posto agli estremi del lungo tavolo; chi meglio di lui poteva guidare i giovani  studenti smarriti?
« Oh temo non ci sia bisogno, sono arrivati con una macchina volante» convenne il preside, mentre dalla tavolata dei Grifondoro irruppero urla di gioia.
Il sorriso di Gilderoy si gelò di botto e comprese che forse i rumorii di prima erano dovuti a questo.
All’improvviso però con un sonoro bang  la sala fu inondata di denso fumo rosa facendo urlare di spavento gli studenti; Gilderoy sorrise sardonico.
Dietro al grande tavolo degli insegnanti, una sua enorme gigantografia campeggiava maestosa; rise di gusto deliziandosi della sua enorme bravura.
«Non accalcatevi! Al più bravo del corso la regalerò autografata!» urlò giulivo.
Una macchina volante non poteva reggere il confronto, ne era certo!
 


NDA.
Questa volta mi sono divertita davvero, come non amare il nostro Gilderoy?
   
 
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