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Autore: cin75    18/09/2020    6 recensioni
Dalla storia:
“Cosa, Dean? Cosa non puoi?” domandò retorico. “Negare che sia successo? Che io abbia ragione? Che ho aspettato abbastanza..no: che abbiamo aspettato abbastanza nel voler ammettere ciò che ormai era inevitabile che succedesse?”
Dean abbassò per un attimo lo sguardo. “Hai ragione.” sussurrò.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Ciao Sam!” fece Castiel scendendo le scale del bunker e avvicinandosi all’amico seduto al grande tavolo della sala principale.
“Ehi! Cas….è da ieri sera che non ti vedo. Tutto ok?”
“Sì..sì..Cercavo Dean. Sai dov’è?” rispose guardandosi intorno.
“Era qui circa dieci minuti fa. Ha detto che aveva fame , ma sai com’è fatto!! Inizia con uno spuntino e finisce per ingozzarsi come al pranzo del Ringraziamento!”
“Già!” sorrise a quell’abitudine poco salutare del maggiore dei fratelli
“Credo che sia ancora in cucina!” precisò Sam, indicando solo con la testa la direzione.
“Ok, grazie!” ma fu appena un sussurro.
“Ehi?...tutto ok?!” fece allora, Sam, percependo una tono preoccupato.
Castiel sospirò , frustrato, forse preoccupato. “Beh!..io...non lo so...io...lui...”
“Cas avete discusso di nuovo a causa di quel caso in cui hai fatto il kamikaze alla Dean Winchester?”
L’angelo negò vigorosamente con il capo, ma non potè celare anche un certo turbamento. “No, no...ma...abbiamo discusso!” ammise comunque.
“Risolverete, vedrai!” provò a rassicurarlo, il giovane, sapendo quando l’angelo ci tenesse a non deludere né lui , tanto meno Dean.
“Lo spero, ma...sai com’è fatto!” riflettè Castiel, riprendendo le parole di Sam.
“Se è una pagliuzza , lui vede un tronco” recitò Sam.
“Esatto!” convenne, l’altro.
“Beh!! allora buona fortuna.” e sorridendogli amichevolmente e tornando a picchiettare sul suo pc.

Castiel percorse il lungo corridoio che portava alla cucina, ma quando vi entrò si accorse che Dean non c’era. Come al solito , evidentemente, il cacciatore aveva preso tutto e se l’era portato in camera così da mangiarlo guardando uno dei suoi strani cartoni animati.
Infatti...
“Ehi, Dean..” fece bussando piano alla porta semi aperta.
Il cacciatore distolse lo sguardo dallo schermo del pc. Sul suo volto ancora un palese risentimento. Un più che presente imbarazzo.
“Mmmh!...che vuoi Cass?!”
“Possiamo parlare?” chiese cercando di ignorare quell’astio nel tono dell’altro.
“Credo che dopo quello che è successo tra noi quella sera...non si possa evitare!” rispose spostandosi dalle gambe il pc e poggiandolo sul letto.
“Sì..sì, lo credo anche io, ma...insomma, in verità è quello che hai fatto. Mi hai evitato in questi giorni!” gli fece presente l’angelo, guadagnandosi immediatamente uno sguardo fulminante.
Dean si alzò dal letto, prese il pc e lo mise sul tavolo. Si stirò le gambe dei jeans passandosi le mani sulle cosce e battè appena i piedi a terra per far sì che il pantalone gli cadesse bene fin sopra il bordo dei scarponcini. Tutti movimenti che Castiel osservò e che capì servivano all’uomo semplicemente per riordinare le idee.
“Sì, ok...l’ho fatto. E credo di averne avuto motivo.” disse infatti, Dean, mettendosi di fronte all’angelo. Braccia conserte sul petto.
Entrambi pronti, ormai, ad affrontare tutto ciò che che metteva ansia nei loro pensieri.
“Dean..”
“No, no Cass. Tu non riesci a capire. Noi….insomma, noi abbiamo...” lo fermò Dean, che tutto ad un tratto sembrava già sopraffatto da una sorta di agitazione, al solo ricordare ciò che era accaduto tra loro due.
“Posso...posso sedermi, prima che tu vada in iperventilazione!” suggerì l’angelo.
“No, non puoi e non è divertente Castiel. Per niente!” l’ammonì il cacciatore.
“Lo so. Ma dobbiamo parlarne. Con calma possibilmente.” provò a sedare quel nervosismo sempre più incombente.
Dean respirò affondo, ma non tolse mai gli occhi dagli occhi dell’altro. Non voleva cedere e mostrare più debolezza di come già si sentisse dentro. Non disse altro.
E così...
“Ok...se tu stai zitto, tocca a me!” riprese Castiel.
“E cosa potresti ancora dirmi che non mi hai detto quella notte.” gli chiese Dean.
Castiel, a quell’uscita, indurì lo sguardo.
Non era giusto. Non era stata solo colpa sua quello che era successo.
E questa volta non avrebbe lasciato che Dean glielo facesse pensare.
“Dean non puoi addossare a me tutta la responsabilità. C’eri anche tu con me e da quello che ricordo hai fatto la tua parte!” gli fece presente con tono decisamente accusatorio, anche con una certa punta ironica.
“O per l’amor del Cielo!!” esclamò Dean, punto sul vivo.
“Mi hai sempre insegnato, mi hai costantemente assillato sul fatto che se gli uomini vogliono qualcosa , fanno di tutto per averlo..” ricordando quegli insegnamenti che di volta in volta , Dean, gli propinava durante i loro appostamenti nelle cacce.
“Whoa!!! no...non quello….non così...non...” si esaltò per fargli presente Dean, acuendo la voce. Gesticolando vistosamente come Castiel gli vedeva fare solo quando era nervoso o decisamente in difficoltà.
“No? E com’è? Non puoi mentirmi, Dean. Ti conosco da oltre dieci anni e oramai so quando menti.”
“Che vuoi dire con questo?” sibilò con un certo disappunto, il cacciatore, guadagnando dello spazio verso l’angelo. Facendo valere la sua presenza fisica, prima di quella dialettica.
“Che sapevi perfettamente quello che stavo facendo e non mi hai fermato. Non hai voluto fermarmi!” lo accusò, imponendosi anche lui , fisicamente. Non arretrando mentre l’altro avanzava.
“Perchè volevo vedere fino a che punto ti saresti spinto, fino a che punto...” provò a spiegare.
Ma a quel punto fu Castiel ad alterare il suo tono della voce. Si girò di scatto, si passò le mani nei capelli scuri. Un gesto così inusuale per lui ma che aveva visto così tante volte fare ai due fratelli nei momenti decisamente disperati. Poi si voltò di nuovo verso Dean. Lo fissò, gli puntò l’indice contro.
“Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?….fino a che punto credevi volessi arrivare?? pensavi che per me fosse solo un gioco?” gli gridò contro, evidentemente offeso.
“Cass era...” balbettò Dean preso alla sprovvista da quella reazione.
“No, cazzo. Non lo era Dean!!” sbottò urlando un po’ troppo.
“Castiel!!” lo richiamò non riuscendo a chiamarlo “Cass”. Troppo confidenziale data la discussione che stavano avendo e lo stato decisamente alterato dell’angelo, che cercando di recuperare lucidità e calma, continuò la sua difesa.
“Quello che c’era in palio, significava troppo. Per me. Sono stato per troppo tempo a guardare a distanza, a sperare a distanza, a sostituire quel sogno con qualcosa che nemmeno gli si avvicinava, a mandare giù delusioni amare vedendo altre persone avere quello che volevo, che desideravo io. E poi...e poi l’altra notte..quando ne ho avuto l’inaspettata possibilità, quando tu mi hai dato quell’inaspettata possibilità, non ci ho pensato e l’ho fatto. E poi sono andato avanti a farlo ancora e tu mi hai lasciato fare e porca miseria, che ciò che di sacro è rimasto in Paradiso mi aiuti, non negare di essertela goduta nel vedermelo fare.”
“Non posso...” sussurrò Dean, strabuzzando gli occhi. Si sentì vulnerabile nell’essere stato così palesemente scoperto.
“Cosa, Dean? Cosa non puoi?” domandò retorico. “Negare che sia successo? Che io abbia ragione? Che ho aspettato abbastanza..no: che abbiamo aspettato abbastanza nel voler ammettere ciò che ormai era inevitabile che succedesse?”
Dean abbassò per un attimo lo sguardo. “Hai ragione.” sussurrò.
Poi tornò a fissarlo. Castiel lo guardò sorpreso. I suoi occhi si aprirono e si chiusero increduli.
Mentre sul volto del cacciatore un’espressione di assoluta risolutezza prese vita. “Hai ragione, Cass. Ma non deve più succedere. Non può più succedere. Tu non sei così. Io non sono così. Ma hai ragione. Per una qualche ragione che non riesco ancora a spiegarmi, te l’ho lasciato fare. Ho lasciato che accadesse.”
Castiel si ritrovò a voler rallentare il respiro. A riacquistare quella sua pacatezza che Dean, a volte, trovava esasperante.
“Perchè?” quasi esalò. “Perchè me lo hai lasciato fare?!” chiese , ma questa volta non c’era astio nel suo tono ma solo la voglia di sapere. Capire.
“Perchè ...perchè tu eri lì ed eri così concentrato...su di me. Solo su di me. E io...io stavo bene. Mi sentivo così...così in pace. Te l’ho lasciato fare perché in quel momento c’eravamo solo noi, quello che stavamo facendo e che sembrava così inaspettatamente normale. Niente mostri fuori dal bunker, niente nuove apocalissi incombenti...solo noi. E cazzo...stavo così bene.”
“E allora perché? Perché non vuoi che io ti...”

“Perchè non puoi giocare a SORRY, barare clamorosamente contro un baro di professione, chiedere scusa e poi barare di nuovo come se niente fosse. Cass!!, andiamo!!” 

L’accusa di Dean era arrivata come una folata improvvisa di vento, piena di nuovo, della frizzante vitalità del cacciatore.
“Ma io volevo vincere!” fu la pronta, quanto innocente, giustifica da parte dell’angelo
“Ok!! ma questo non significa che tu debba...porca miseria , sei comunque un angelo. Aver messo a cuccia Chuck, aver rimesso in carreggiata Paradiso e Inferno, sapere che Jack ai piani alti è il Ghandi del momento o che il Vuoto abbia annullato il tuo patto,  non ti dà il diritto di essere meno…..angelico.” gli fece presente, il biondo.
Dean iniziò a girare per la stanza, mettendo a posto alcune cose, con Castiel che lo seguiva passo passo, ignorando spudoratamente quello “spazio personale” tanto amato dal cacciatore.
“Ma ..io voglio guidare l’Impala. Non me lo hai mai permesso, non mi ci hai mai fatto nemmeno sedere al posto di guida. Sam la guida, Bobby l’avrà guidata di sicuro. L’hai fatta guidare a quella cacciatrice catturata da Abbadon...” disse Castiel, passando a Dean una maglietta, che il cacciatore gli sfilò via dalle mani con fare nervoso.
“Doveva farlo. Te l’ho detto...doveva portarmi le armi e...”
“L’hai fatta guidare perfino a quel mafioso quando cercavate di recuperare il teschio di San Pietro per quel prete.” gli ricordò, riportando il racconto che gli fece Dean stesso.
“Esatto: ho dovuto o non avrei mai...”
“L’hai fatta guidare perfino a Jack che nemmeno ha o aveva la patente!” si impuntò.
“Jack stava per morire!!” gli rammentò esasperato.
“Devo essere in punto di morte anche io per guidarla? O ma pensa!!! sono morto e anche un paio di volte e nemmeno quando sono tornato ho avuto l’onore!!” sbottò sarcastico.
Dean lo fulminò, perché nonostante quel discorso era tutt’altro che serio, il cacciatore, detestava pensare ancora di poter perdere chiunque altro della sua famiglia.
Però lo sguardo dell’angelo, costantemente in attesa di risposte, lo ridestò da pensieri più funesti. Ritrovò, così, la sua ironia. Sbuffò vistosamente.
“Dio!! è sfiancante parlare con te quando ti focalizzi su una cosa. Sembri Sam quando tenta di farmi mangiare le sue erbe morte o il suo finto bacon!”
“Non cambiare discorso!” lo ammonì, l’altro.
“Non sto…” e fece un respiro profondo. “...non sto cambiando discorso. Voglio solo che tu capisca che...”
“Non ti fidi di me.” finì per lui.
“Cosa?? ma che dici???!!” esclamò stranito. Forse offeso.
“Oh, aspetta. Tu ti fidi di me se si tratta di morire per te, guardarti le spalle o proteggere Sam. Ma se si tratta di mettere le mani sul volante della tua macchina allora io non...” spinse su accuse messe lì a dovere. Furbamente!!!
Vinse l’angelo.
Dean lanciò in un angolo la maglietta che aveva tra le mani, gettò le braccia al cielo.
Si arrese il cacciatore.
“Dio!! vuoi guidarla? Ok! Prendo le chiavi...anzi, no. Sai cosa? Le chiavi sono lì. Prendile e andiamo. Basta che la finiamo con questa storia.”
“Sul serio?” titubante.
“Si, non ne posso più!!”
“Davvero?!” entusiasta.
“Sbrigati prima che cambi idea.”

In quel momento , i due, vennero raggiunti da un Sam, decisamente incuriosito dalle voci alte che lo avevano raggiunto nel corridoio. “Ehi!! tutto ok, qui?!”
“Si, Sammy. Porto il bimbo a fare un giro così la smette di fare i capricci!” rispose mentre si infilava la camicia sulla solita maglietta.
“Avete...risolto?!” chiese il minore dei fratelli mentre spostava lo sguardo sull’angelo che, dallo sguardo euforico, sembrava aver ritrovato la capacità di volare.
“Sì!!” fece Cass.
“E posso sapere quale era il problema o è un affare di stato da tenere segreto?!” scherzò Sam, trovandosi tra i due, quindi costretto a guardarsi a destra e sinistra, sperando in una risposta.
Ci pensò Dean a dissipare ogni “segreto di stato”
“L’angioletto qui, ha barato giocando a SORRY, azione blasfema a mio dire..” ci tenne a precisare. “... perché la posta in palio era guidare Baby e ora , dopo avergli fatto capire che non si fa, ha comunque iniziato a fare i capricci!”
“Smettila Dean, non sono un bambino e non faccio i capricci. Cercavo solo di avere quello che volevo...” cercò di giustificarsi, l’angelo sotto accusa.
“Sì, sì, sì...usando i metodi umani!” ironizzò il cacciatore.
Sam che spostava incuriosito nonché perplesso lo sguardo da uno all’altro, si sentì ufficialmente e completamente spazientito. “Cioè...mi state dicendo che avete discusso e non vi siete parlati per due giorni e io ho dovuto sopportare le sue facce costipate...” indicando Castiel. “...e le tue porte sbattute...” puntando l’indice verso il fratello. “...per un ...gioco?”
Dean fece spallucce, quasi con aria stralunata.
Come se quella situazione non avesse niente di anormale.
“Sì, Sammy...che c’è?? Vuoi iniziare a fare i capricci anche tu? Perchè non sono davvero in grado di avere a che fare anche con le tue paturnie premestruali!!” anzi, volle perfino accusare.
Fu allora che Sam non ci vide più. Era al limite.
Ok, fare finta di niente la prima volta. Ok, cercare di essere comprensivo le volte successive. Ok, anche cercare di mettere pace quando le cose sembravano stessero per ritornare a quel drammatico “Tu sei morto per me!” e “E ora che io vada avanti!”
Ora ...basta!!!
“Cosa...e no!!, questo proprio no!! ora sono stanco.” sbottò, quindi. “Pensavo che prima o poi l’avreste capita. Che avreste capito che non sopporto più il dover scoprire le cose che ancora vi fanno andare fuori di testa e poi cercare di far da paciere….”
“Sammy, ascolta….” cercò di farlo calmare Dean, dato che Sam , ora sembrava davvero stesse per perdere la calma. Ma quello che fece il minore lo prese decisamente contropiedi.
“No, ora ascolti tu!” asserì con decisione, il minore, mettendo mano al suo cellulare, cliccando qualcosa sullo schermo e un attimo dopo piantando quello stesso schermo quasi in faccia ai due, che ora gli stavano entrambi di fronte.

Cass...cazzo, si...sì...solo con te ...solo con te...è così...Dio!!!”
Dean...Dean...continua...continua...Io...sono...sono vicino….io sto per...”
Anche io...anche io...non resisto...”
Dopodiché un più che chiaro gemito di appagamento proveniente dalle voci affannate dei due amanti , risuonò nella stanza di Dean. 

Per un attimo, forse infiniti minuti, il silenzio più assoluto avvolse la stanza del maggiore. Se sul volto di Sam c’era una sorta di soddisfazione nell’aver rivelato che non c’erano più segreti. Sui volti di Dean e Castiel, lo sbalordimento e di sicuro l’imbarazzo prese ad avere diverse tonalità di colore.
Poi…..
“Ma che cazzo fai, Sammy!! Ora , la notte, te ne vai in giro per il bunker a registrare quelli che fanno sesso?” sbottò Dean, cercando di sfilare il cellulare dalle mani del fratello, fallendo miseramente.
“No, ma me ne vado in giro nel bunker quando le lampadine scoppiano senza motivo o quando sento mio fratello gridare in modo strano credendo che stia avendo uno scontro con un fantasma violento!” lo ammonì. "Immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che non si trattava di un fantasma e che di certo era un ben altro tipo di scontro quello che stavi avendo!!" lo provocò.
“Cazzo!!” esclamò il maggiore.
“Oh!” sussurrò l’angelo.
Ormai era fatta!!
“Già!! è da quasi un anno che va avanti questa storia, che vado in giro a cambiare lampadine che, secondo te, si fulminavano da sole. Che faccio finta di non sentire...ma nessuno dei due si è ancora degnato di farmi sapere qualcosa ufficialmente. Ma ora...oggi...questa è la goccia che fa traboccare il vaso!” li accusò Sam, sentendosi offeso per quella che forse pensava essere una mancanza di fiducia piuttosto che la voglia di vivere una “relazione segreta”
“Sammy...ascolta...” provò a calmarlo Dean.
“No...No. Ora sono troppo incazzato per starti a sentire Dean. Ora voglio solo uscire e andarmi a bere un paio di birre fuori di qui, lontano da tutti e due. E finalmente potrò cancellare questo imbarazzante audio!”
“Sammy!!” lo richiamò il fratello.
“Sam!!” provò anche Castiel.
“Ci vediamo dopo!!” e sparì dalla loro vista, a grandi passi.

I due amanti, non più segreti, rimasero per qualche istante a fissare la soglia della porta non più occupata dalla sagoma imponente di Sam.
Poi, come al solito, Dean, cercò di tirarsi fuori dai guai.
“Cazzo, Cass. Ti avevo detto che dovevi smetterla di far saltare le lampadine quando...insomma quando tu...” ammiccando al “lieto fine” dei loro incontri.
“Lo sai, non è una cosa che posso controllare, Dean. E poi non è solo colpa mia.” lo accusò prontamente Castiel.
“E con questo..che vorresti dire?”
“Non sono io quello che alza la voce quando….insomma quando tu..” lo parafrasò.
Dean abbozzò con un mezzo sorriso e poi tornò a guardare la porta vuota.
“Mi sa che ci tocca fargli il discorsetto quando torna, vero?”
“Dean..tuo fratello non ha bisogno di nessun discorsetto.” fece , ora, con voce calma, quella che Castiel usava e aveva sempre usato per riportare il cacciatore alla ragione.
“Lo so.”
“Lui vuole solo che siamo sinceri con lui!”disse. “Non avergli detto niente, di noi, di questo cambiamento...lo avrà preso sicuramente come mancanza di fiducia nei suoi confronti.”
“Già! Ok...ok!”
“Pensi che lo accetterà?!” fece poi titubante, l’angelo.
“Chi? Sammy?? quello che c’è tra me e te?!” e Castiel annuì solo, appena in apprensione.
Dean si avvicinò all’angelo. “Cass...Sammy è la persona con la mente più aperta in questioni di cuore che io conosca. Il suo sfogo di prima era legato, come dici tu, più al fatto che gli abbiamo mentito, che glielo abbiamo tenuto segreto, che a quello che c’è tra noi. A lui interessa solo il mio bene e se il mio bene sei tu, a lui andrà benissimo. Credimi!” e ormai teneva entrambe le mani sui fianchi dell’altro.
“Ok!” e poi assecondò il contatto del cacciatore e gli si avvicinò con movimenti lenti. Sorridendogli, ammiccandogli.
“Hai una faccia strana, angioletto!” ghignò Dean.
“Pensavo!” disse sospirando Castiel.
“A cosa?”
“A Sam!”
“Andrà bene con Sam, te l’ho detto!” lo rassicurò, mentre con le mani arrivò alla parte bassa della schiena dell’altro, accarezzandola.
“In verità pensavo al fatto che ci siamo ignorati per oltre due giorni e ora Sam non c’è e noi….insomma, noi abbiamo risolto!” riassunse, godendosi i tocchi dell’altro.
“E quindi?”
“E quindi, ora, nel bunker non c’è nessuno!” ammiccò malizioso.
“Angelo del Paradiso, non starai mica tentando l’uomo giusto spingendolo a peccare di lussuria ?” ironizzò sorridendo sghembo.
“Decisamente….” e rimase in sospeso mentre Dean alzò le sopracciglia in una chiara espressione di attesa. “..sì!”
“Ci speravo tanto!!” e nel momento esatto in cui Castiel si sporse verso di lui con chiare intenzioni, Dean fece un passo indietro, sottraendosi ad un contatto più intimo.
Castiel lo guardò perplesso.
Dean fece qualche altro passo lontano da lui e chiuse la porta della camera. Poi, con movenze lente, andò in giro per la stanza e Castiel sorrise sommessamente, capendo ciò che stava facendo il cacciatore.
“Non è divertente!” fece, indicando le lampadine che Dean stava svitando.
Dean sorrise di rimando e gli fece l’occhiolino.
“Sam è già incazzato, vediamo di non peggiorare le cose con altre lampadine da cambiare.”
“Ok, se la metti così….” e così dicendo, si sfilò la cravatta. “Tu dovrai stare zitto!”
“Prevedo che sarà un’ora decisamente interessante!”
“Un’ora? Facciamo due!” suggerì malizioso.
“Sì, sarà decisamente interessante!” riconquistando la sua posizione sui fianchi dell’angelo, che lo fissava rapito ma anche con fare indeciso.
“Che c’è?” chiese Dean, infilando le mani al di sotto del trench, lasciando che l’indumento cadesse dalle spalle dell’altro.
“Mi stai assecondando per evitare di farmi guidare l’Impala?!”
Dean non rispose, ma si limitò ad annullare definitivamente la distanza tra loro, sapendo che Castiel, almeno per quel momento, si sarebbe di certo arreso.
L’angelo si arrese.

Quando Sam, qualche ora dopo, tornò nel bunker, scese le scale e si diresse verso la sua stanza. Aprì la porta e fece per accendere la luce. Provò e riprovò. Niente da fare. Si mise sotto la lampada per capire cosa fosse successo e strabuzzò gli occhi.
Esplosa.
“Cazzo. Di nuovo!! D’accordo che hanno anni di tensione amorosa da recuperare ma questo...è….è da ...malati di sesso!!” sospirò affranto.
Doveva arrendersi. Andò verso la porta , si affacciò nel corridoio e…
“Ok, mi arrendo. Ma possiamo limitare la cosa delle lampadine a quelle delle vostre camere!!?” gridò e poi respirò frustrato e rassegnato quando quelle due voci conosciute risposero in lontananza: “Sì, scusa!!”





 

Ero solo e non ho mai saputo
Cosa il buon amore potesse fare
Poi ci siamo toccati, poi abbiamo cantato
le cose riguardanti l'amore

Ooh, tutta la notte, tutta la notte
Oh, ogni notte
Quindi tienti stretto...Ooh tesoro, tienti stretto...”

( Any way you want it, Journey)

 

 

 

N.d.A.: Lo so, lo so... io che scrivo Destiel?? Impensabile. Ma una promessa è una promessa, anche se penso che l’aspettativa era ben diversa.

Chiedo perdono. Apprezzate la buona volontà.

Mi farò perdonare con altre storie. Giuro!!!

 

Baci baci.


 
   
 
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