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Autore: benedetta_02    18/09/2020    0 recensioni
"Al mondo esistono 8 miliardi di persone, ma talvolta siamo presi così tanto da noi stessi, che noi ragazzi non siamo capaci di renderci conto di chi soffre, ride, ama e piange intorno a noi."
I problemi, gli amori, le amicizie, la vergogna, i dubbi degli adolescenti raccontate da diversi punti di vista e da diverse angolazioni.
NUOVO CAPITOLO OGNI VENERDI'.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Gaetano- Calcutta https://www.youtube.com/watch?v=hzfz82wyPFs
 
Quando mi chiedono cosa voglio fare dopo il diploma, onestamente ancora mi ritrovo con un incertezza non indifferente. All’alba del mio quinto anno, sono felice del dover lasciare la scuola e dover lasciare Roma, ma sono rammaricata, perché non so che cosa fare della mia vita. Oltre a fare schifo, ovviamente. Suona la sveglia, come ogni mattina. Mi sposto dal letto, come ogni mattina. Guardo il panorama ancora buio dalla finestra della mia camera, come ogni mattina. Mi faccio la doccia, mi metto i soliti quattro vestiti e prendo lo zaino, come ogni mattina. Aspetto mia sorella per fare colazione, come ogni mattina. Ed ora è qui che vi aspettate la storia della ragazza perfetta, con un ragazzo fighissimo, una famiglia super ricca e generosa, che va a ballare ogni sabato con le sue amiche e che è conosciuta in tutta la sua scuola. E invece, mi dispiace deludervi, ma non è esattamente così. Mia madre pulisce i cessi pubblici di Tiburtina di notte, fa da badante ad un vecchio di mattina, il pomeriggio prova a dormire qualche ora ma poi deve risvegliarsi perché attacca al ristorante sotto casa come cameriera. Questo per mantenere me,mia sorella minore Emma, mio fratello maggiore Andrea e il mio fratellino piccolo Mattia.
 
“Buongiorno.” A riprendermi dai miei pensieri è mio fratello Andrea che è appena rientrato a casa.
“Andrè.” Cerco di non fare rumore nel chiamare Andrea per non svegliare Mattia ed Emma.
Lui si affaccia appena dalla porta della cucina e gli faccio cenno di sedersi alla sedia di fronte a me e lui anche se scocciato lo fa.
“Dimmi mamma.” Dice Andrea con un tono quasi ironico.
“Devi finirla con questa storia.”
“Ma quale storia Cà? Senti.” Si alza e viene dietro di me per farmi un massaggio alle spalle che però mi fa solo male. “Tu, da quando papà se n’è andato, non vivi più la tua vita. Hai saltato tutti i tuoi anni precedenti. Ai tuoi 18 anni abbiamo comprato la pizza, come se fosse una cosa eccezionale.Vivi, Carla e stai tranquilla.”
“Sarebbe più semplice per me vivere e stare tranquilla, se avessi un po’ di collaborazione da parte vostra.”
Andrea stacca le mani dalle mie spalle e si toglie la giacca che ancora aveva indosso per posarla con delicatezza sulla sedia. Poi si risiede sulla sedia di fronte a me e si accende una sigaretta e me ne porge una che accetto volentieri.
“Carla che cazzo vuoi?” Parla con una tranquillità immane, come se mi avesse appena chiesto ‘Carla come stai?’.
“Come che cazzo voglio? Voglio aiuto, Andrè, quando papà si è dato alla latitanza, abbiamo detto che mamma non avrebbe fatto tutto da sola e che noi ci saremmo stati per lei.”
“E perché non ci siamo per lei?”
“Andrè, ma che cazzo dici?” Sbatto la mano sul tavolo quasi come se volessi romperlo. “Tu esci ad orari improponibili, torni ad orari improponibili e dormi una giornata intera. Chi ti vede? Non lavori, non studi, non fai un cazzo se non fumarti quei due soldi che guadagni e non si sa nemmeno come li guadagni. Emma, invece, credere di vivere ai Parioli, compra, compra, compra. E mamma per non dirle di no, la accontenta. Mattia è un bambino che non può avere colpe. Avevamo stabilito che tu lo avresti accompagnato a scuola, visto che io ed Emma usciamo prima,ma tu te ne sei fregato ancora una volta.Andrea basta così.”
“E tu che cazzo fai invece?”
“Io? Io sono l’unica che non chiede mai un cazzo. Se i tuoi vestiti sono puliti e stirati ringrazia me. Se abbiamo qualcosa in frigo ringrazia me che vado a fare la spesa. Se trovi sempre tutto in ordine ringrazia me. Se Mattia fa una vita più o meno simile ai suoi compagni ringrazia me. Se mamma non è ancora morta dallo stress, devi ringraziare me. Solo me. E nessun altro in questa cazzo di famiglia.” Sto urlando, me ne sono accorta. Ma vedere la faccia dispiaciuta di Andrea è una sensazione unica ed inspiegabile. Sapeva perfettamente che avevo ragione, sapeva che io e mamma avevamo bisogno di una mano ma non so per quale assurdo motivo, continuavano a non fare nulla.
“Mi avete svegliata.” Emma varca la soglia della cucina con una faccia da principessa ancora assonnata che non ha potuto completare il suo sonno di bellezza. Si dirige direttamente verso il frigo per prendere il latte.
“Emma, bevi il succo, lascialo il latte. L’ho conservato per Mattia.”
“Non ne abbiamo altro?”
“No Emma, non ne abbiamo altro. Devo comprarlo.”
 

Daniel Powter - Bad Day https://www.youtube.com/watch?v=gH476CxJxfg

 
“Lo prenderò io dopo aver accompagnato Mattia.” Andrea forse ha capito il concetto. Mi prende la mano e me la stringe forte. Ma quando durerà questa sua generosità? Ma non voglio rovinare nulla. Per un momento voglio godermi l’aiuto dei miei fratelli, anche se effimero.
Prendo le cose di Emma e gliele metto nella  borsa che usa per andare a scuola. È l’unico modo per non arrivare in ritardo al mattino. Le piace perdere tempo nel vestirsi bene, nel sistemarsi i capelli e truccarsi. A differenza mia che basta un jeans, una felpa, delle scarpe comode ed un cappello nelle giornate in cui ho i capelli sporchi e non ho avuto il tempo di lavarli. Ed oggi è un giorno di quelli.
 
 
“Emma sono le 7:35, fra esattamente 5 minuti passa l’autobus. Io ti lascio qui.”
“No vai. Stamattina viene Giovanni a prendermi. Non te lo avevo detto?”
“Che cosa?”
Prendo le mie cose velocemente e mi dirigo a passo svelto verso l’uscita di casa, ma prima controllo che Mattia abbia tutto apposto e in ordine. Mentre sto uscendo mi ferma Andrea per un braccio.
“Chi è Giovanni?”
“Ed io che cazzo ne so.” Mi libero dalla sua presa e corro giù per le scale cercando di non perdere il pullman. Ma detto fatto. Il pullman mi passa davanti gli occhi. Arriverò in ritardo il primo giorno di scuola.
Inizio ad incamminarmi verso scuola,metto le cuffiette nelle orecchie e accendo la musica. Parte Bad day di Daniel Powter. Direi che è un segno. Continuavo a camminare riflettendo su quanto la mia vita fosse sempre così difficile da affrontare e quanto dovessi sempre guadagnarmi tutto e mai nulla mi venga davvero regalato. Sono infelice. Non triste, non depressa, ma infelice. Vorrei solo che la mia famiglia stesse bene, che mia madre non debba cadere malata per riuscire a garantirci un tetto sulla testa, del cibo nella dispensa ed una vita mezza mediocre.
Noto qualcosa di strano vicino a me, percepisco la presenza di qualcuno ed ecco quando sento il suono di un clacson che inizio ad accelerare il passo, ma attraverso il mio intuito vedo la macchina che mi segue, fin quando non inizio a correre ma l’auto è sempre più vicina a me. Fin quando la macchina non mi supera ed accosta un po’ più avanti per poi fare retromarcia e mi rendo conto che io quella macchina la conosco. È Aurora.
 
Sfera Ebbasta- Tran Tran https://www.youtube.com/watch?v=tU_KbOs8w2o
 
Aurora è la mia migliore amica da quando eravamo due bambine. Ha vissuto insieme a me tutti i miei successi e le mie disgrazie e non mi ha mai abbandonata. Vive nel mio stesso quartiere, ma quella fuori posto lì in realtà sono io.
Se la ride, con il braccio ancora teso sul volante e l’altro braccio piegato e poggiato sul finestrino. “Dai sali.”
Io, invece, ero ancora poggiata al palo della luce che stavo riprendendo fiato. “Ma vaffanculo.”
Salgo in macchina e saluto Aurora come si deve.
“Ma come sapevi che non avrei preso il pullman?”
“Andrea.”
“Andrea?”
“Si, mi ha chiamato. Mi ha detto che stavi correndo come una folle per le scale perché avevi perso il pullman e mi ha chiesto se potevo passarti a prendere, ma che sicuramente eri già per strada.”
“E perché non mi hai chiamata?”
“Perché non mi avresti fatto venire.”
“Vero anche questo.”
“Ma Andrea sveglio alle 8 meno un quarto?”
“Eh si sciocca tutti.”
“Ma non ha ancora trovato lavoro?”
“Auro la situazione è diversa. Andrea nemmeno lo cerca il lavoro.”
“Va beh dai mi dispiace.”
“A me no.”
“Tu sei troppo cinica con tuo fratello.”
“Cinica? Aurora, ha 27 anni sarebbe ancora che si trovasse qualcosa da fare.La verità è che tu lo guardi con altri occhi perché lo ami da morire.”
“No..cioè potrebbe essere.”
“Ma diciamo anche di si, dai.”
Arriviamo ‘All’angolo’, ossia il nostro bar di fiducia ormai da 4 anni. Ci andiamo la mattina prima delle lezioni, il pomeriggio quando dobbiamo studiare e la sera per prendere il caffè quando non abbiamo voglia di far nulla. Come noi, anche tutti gli altri studenti del Leopardi, il nostro liceo, perché è l’unico bar, che non sembri una bettola, più vicino a scuola.
Io ed Aurora scendiamo dalla macchina, prendiamo gli zaini e andiamo al tavolino dove Giulia ed Alice ci stanno aspettando. Giulia ed Alice sono le altre due nostre amiche ed insieme facciamo il nostro magico gruppo di sfigate. O meglio, noi ci definiamo tali, ma di certo non siamo stra fighe. Erano vicinissime con le sedie e stavano osservando con attenzione qualcosa al cellulare di Alice.
“Ma che state facendo?”Dice Aurora prendendo la sedia ed avvicinandosi al tavolo.
“Buongiorno.”Alzò il capo prima Giulia per salutarci e poi Alice fece lo stesso.
“Regà, ncs. Non ci siamo proprio per niente.”Dice Alice girando lo schermo del telefono verso di noi.
Ci fa vedere le storie in evidenza del profilo instagram di Beatrice De Angelis, la tipa più figa della scuola, che si bacia e si ribacia con Leonardo Spata, dicono, il tipo più stronzo della scuola.
Io ed Aurora non notando particolare interesse per la questione presentata da Alice, ci guardiamo e ridiamo.
“Che ridete? È una tragedia.”Dice Alice spegnendo il telefono e poggiando la faccia sul tavolo.
“Per quale motivo?” Risponde Aurora continuando a ridere.
“Perchè così non potrò mai conquistare il cuore di Lorenzo Belli.”
“Alice, perdonami.” Le dico io sollevandole la testa. “Chi è Lorenzo Belli?”
“Il migliore amico di Leonardo.”
“E cosa centra Lorenzo con quella storia?”
“Perchè se una di voi ci avesse provato con Leonardo, io ora sarei tra le sue braccia.”
“E questo era nella prima o nella seconda parte del film mentale che ti sei fatta?” Le dice Aurora, e tutte iniziamo a ridere compresa Alice.
 
Il cielo nella stanza- Salmo https://www.youtube.com/watch?v=HbfFG15Xd9U
 
Nonostante potessero esserci delle evidenti differenze tra di noi, io amavo le mie amiche alla follia. Avevamo passato le vacanze estive lontane e quindi nessuna di noi era stata insieme all’altra. Io, che poi, le avevo passate a Roma.Ora è arrivato il momento di recuperare il tempo perso.
Guardo verso la porta del bar per controllare se ci fosse qualche cameriere, ma vedo l’unica persona che non avrei voluto rivedere. Tommaso.
“C’è Tommaso.” Dico alle altre, nella speranza che lui non mi abbia vista.
“Eh?”Dice Giulia.
“Vai a parlarci. Gli devi una spiegazione.”Alice mi consiglia di fare l’unica cosa che non avrei mai voluto fare in quel preciso momento. Non sono una persona che non affronta le situazioni, ma non ero capace di piantare in asso le persone e lasciarle andare via, specialmente dopo papà. Poi quando le situazioni si sovrappongono diventa sicuramente più difficile.
“Carla, ascoltami.” Aurora mi prende la mano e mi accarezza il braccio. “Mi duole dirlo, ma sono d’accordo con Alice. Lo hai lasciato in quel parchetto da solo senza dirgli nulla e senza potergli dare un modo per aiutarti. Eri in una situazione difficile, lo so. Ma ora l’estate è passata e conoscendo Tommaso se non vai tu, ti cercherà lui.”
“Sono d’accordo.” Mi dice Giulia con quel suo viso angelico e buono. Credo che non sia capace di fare male nemmeno ad una mosca.
“Va bene, vado.”
Mi dirigo verso la posizione di Tommaso che era circondato dai suoi compagni di classe. Mi nota immediatamente e il suo viso da felice, diventa quasi arrabbiato.Non fingo un sorriso, niente di niente, anche io ero stranita da quella situazione, ma lo facevo anche per lui. Mi faccio strada tra i suoi amici e mi piazzo davanti a lui.
“Ciao.” Gli dico con un filo di voce.
“Non qui.” Mi prende per la mano e mi porta un po’ più fuori dal bar. Poi si ferma e mi guarda intensamente. “Dimmi.”
“Tommaso...mi dispiace.”
“Ti dispiace?”
“Si.”
“Carla, io ho cercato di capirti, ce l’ho messa tutta. Mi sono anche offerto di aiutarti. Ma se io trovo un muro, non posso abbatterlo. Capiscimi.”
“Ti capisco, ma io non ce l’ho con te.”
“E allora perchè mi hai lasciato lì da solo e te ne sei andata quel giorno?”
“Non lo so.”
“Perchè non mi hai mai risposto quest’estate? Avrei preferito stare qui a Roma con te piuttosto che stare in Sicilia con i miei, credimi.”
Stavo zitta. Non sapevo che dirgli. Aveva ragione, su tutto.
“Carla,ascoltami. Io sono pronto ad iniziare qualcosa di veramente serio con te, ma solo se tu...”
“Aspetta, fermati. Tommaso io non voglio illuderti. Io non voglio una storia con te, non l’ho mai voluta.”
“Ma se abbiamo fatto sesso, più e più volte. Mi hai usato?”
“No, non ti ho usato. Io provavo qualcosa per te, era un bene sincero, quando stavo con te, stavo bene. Non pensavo che mio padre era stato portato via, che ci stavo pignorando tutto, che la mia famiglia era sul lastrico. Ma poi la situazione è peggiorata ed io dovevo stare con mia madre.”
“Ma io non ho mai voluto prendere il primato.”
“Lo so, anzi. Ma non potevo avere distrazioni e anche ora, non posso.”
“Va bene e allora che vuoi? Vuoi scopare ancora e basta?”
“Possiamo uscire qualche volta, non dobbiamo ignorarci.”
“Si, tu forse non ti ricordi le nostre uscite com’erano. Volevi andare a ballare, ubriacarti e poi finivamo nella mia macchina a scopare come due animali. Io non voglio più questo Carla.”
“Io non sono più così. Posso essere una brava amica, posso provare a volerti più bene di prima, ma non so se posso essere altro.”
“Ci devo pensare Carla.” E se ne va.
Aveva ragione, ero diventata una persona orribile, ma ormai ero pronta a lasciarmi alle spalle tutto. Ero cambiata, avevo cambiato ottica, avevo cambiato tutto. Ero stanca.
 
Franco 126- Brioschi https://www.youtube.com/watch?v=XH-lwBknoiA
 
Entriamo in classe. Le solite facce del cazzo, le solite pareti distrutte, i soliti muri pieni di buchi e sul mio banco c’è ancora l’incisione ‘C-T’. Che romanticona che ero. Le professoresse sono sempre le stesse solite rompipalle. Già alla prima ora la professoressa di italiano ci aveva lasciato un saggio da scrivere ‘Come dovrò essere alla fine dell’anno?’. Ed io cosa ne so. Lo scopo di questo saggio era prefissarsi degli obiettivi ben specifici, scriverli qui ed essere motivati nel portarli a termine entro la fine dell’anno scolastico. Va beh, pausa sigaretta.
“Prof posso uscire?”
“Veloce Gargano.”
Esco dalla classe velocemente e senza neanche il tempo di aprire la porta per le scale di emergenza, estraggo il mio pacchetto di Camel Blu dalla tasca della felpa. Mi siedo al primo scalino che dava le spalle alla porta e  guardo il panorama terribile sul cortile della mia scuola. Sento la porta sbattere, qualcun altro avrà avuto la mia stessa necessità.
Eccolo che lo vedo, l’uomo più commentato e ricercato della mia scuola. Leonardo Spata. Capello riccio e castano da vero bad boy, occhi castani perennemente socchiusi, leggera barbetta. Ma l’outfit è quello che più mi lascia perplessa: camicia blu leggermente aperta sul petto, e se noi ragazze mettiamo la canottiera ci cacciano, pantalone beige non troppo elegante dai e le birkenstock ai piedi. Nemmeno se fossi Padre Pio. Ma che ci troveranno tutte? Giro lo sguardo verso il cortile che risultava più interessante.
“Scusa.”
Ecco, mi sta parlando.
“Dimmi.” Mi giro verso di lui. Aveva la sigaretta tra i denti e mi faceva segno dell’accendino con le mani e allora lo prendo con fare scocciato dalla felpa e glielo porgo.
“Grazie.” Non gli rispondo e ritorno a guardare il cortile.
“Sei nuova?”
Oh no, che palle.
Mi giro nuovamente verso di lui. “No, non sono nuova.”
“Non ti avevo mai vista.”
“Nemmeno io ti avevo mai visto.” Bugia.
“Difficile.”
“Che cosa?”
“Che tu non mi abbia mai visto?”Oddio.
“E perchè?”
“Perchè sono rappresentante degli studenti e perchè mi conoscono tutti.”
“Allora mettila così. A me non interessa delle feste che organizzate voi rappresentanti, quindi non vi calcolo. E non ti conosco, quindi non proprio tutti.”
Mi guarda con un’espressione divertita.
“Come ti chiami?”
“Carla.”
“Piacere.” Mi allunga la mano e gliela prendo. “Leonardo.” Lo so.
Stacco la presa e mi alzo, gettando la sigaretta in cortile.
“Mi fai passare?” Dico a Mr.Birkenstock che si era piazzato al centro.
“Altrimenti?”
“Altrimenti niente. Spostati.”
“Ok. Ciao Carla.”
Ciaone amico.  
   
 
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