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Autore: LadySweet    23/09/2020    1 recensioni
"Due semplici parole che gli diedero il colpo di grazia.
Il ragazzo si voltò nuovamente verso il mare, sganciò dalla cintura la sua spada rossa firma delle sue violente ed efferate imprese, e dopo averle dato un'ultima occhiata la gettò fra quelle acque tempestose.
Con quel gesto Kylo Ren era definitivamente morto.
Ben solo era finalmente rinato, ed era pronto e determinato a riprendersi il suo posto nella galassia. "
Un finale di TROS al contrario, dove a fare i conti con il lutto non è Rey, ma il ritrovato Ben Solo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le onde di Kef Bir si infrangevano alte e violente contro i vecchi e arrugginiti rottami della Morte Nera, tutto quello che rimaneva di un glorioso passato di conquista della galassia, oggi relitto abbandonato alle intemperie di un mare in tempesta.
Ma su quelle sbarre di metallo perennemente coperte d'acqua, un ragazzo di nero vestito, bagnato fradicio, sembrava non far più caso ai continui schizzi delle onde... il suo sguardo era perso nel vuoto, la sua attenzione rivolta altrove, la sua mente lontana da quel luogo.
Il giovane immerso nei suoi pensieri si portò una mano all'addome, e perfino sotto gli spessi guanti di pelle riuscì a percepire la stoffa lacerata della sua uniforme.
Negli anni innumerevoli erano state le volte che i suoi abiti erano stati strappati e rovinati dalle battaglie, e non solo quelli, perché sotto quegli strappi c'erano sempre delle ferite più o meno gravi a cui lui non aveva dato mai troppa importanza, anzi, alcune di quelle cicatrici le portava con orgoglio, come firma delle sue imprese riuscite.
Questa volta però era diverso... sotto quel buco nella stoffa non c'era una ferita aperta, non c'era sangue ad impregnare il tessuto. La sua pelle era liscia e integra.
La ferita per la quale probabilmente sarebbe morto non c'era più.
Gliel'aveva fatta Rey, infertagli con la sua stessa spada dopo che lui era riuscita a disarmarla. Ma in quel momento entrambi avevano avvertito che Leia, sua madre, aveva lasciato questo mondo. Nessuno dei due era preparato a quell'evento, tanto che ne rimasero sconvolti, ognuno a modo suo, e lei, inaspettatamente poggiò una mano su di lui e lo curò.
Kylo non seppe dire cosa di preciso mosse la giovane Jedi a curarlo, se la pietà o la tristezza... in realtà non sapeva nemmeno che lei fosse in grado di farlo, ma ne fu comunque grato.
Io volevo prendere la tua mano... la mano di Ben” le parole che Rey gli disse prima di scappare via con la sua navicella, gli risuonarono in mente per
la millesima volta in pochi minuti.
Erano anni che nessuno lo chiamava più in quel modo, eppure lei lo aveva chiamato così per ben due volte, senza sfregio, senza cattive intenzioni. Lo aveva semplicemente chiamato per nome, come si fa con tutte le persone. Ma se il suo nome uscito dalla bocca dei suoi genitori lo faceva sentire male, quasi in colpa, sentire il suo vero nome pronunciato da lei gli fece un effetto tutto nuovo, avrebbe azzardato dicendo che sembrava persino piacevole.
E in realtà non avrebbe nemmeno dovuto stupirsi della cosa, quella ragazza gli stava aprendo porte sul mondo che lui non aveva mai aperto... o non aveva volto aprire, negandosi tanti piccoli piaceri della vita. Quella sensazione di leggerezza gli piaceva più di quanto era pronto ad ammettere, ed era per quel motivo che avrebbe voluto Rey accanto a se... stare con lei era la cosa giusta.
Più volte le aveva teso la mano, sperando (o forse pretendendo) che lei la accettasse e che si unisse a lui, voltando le spalle a quella che per mesi era stata l'unica famiglia che lei avesse mai conosciuto. Solo adesso si rendeva conto del perché lei non aveva accettato la sua offerta.
La comprensione arrivò chiara e precisa, come quando gli occhi mettono a fuoco dopo essere rimasti al buio per tanto tempo. Non era lei il problema... era lui!
Rey non aveva mai preso la sua mano perché era la persona sbagliata a chiederglielo: lei non voleva Kylo Ren il perfido guerriero del Primo Ordine, lei voleva Ben il figlio perduto di Han e Leia, la cosa più vicina a dei genitori che avesse mai avuto.
Già... i suoi genitori. Le persone più forti e testarde che avesse mai conosciuto, e che nonostante tutto non si erano mai arresi con lui. Ma lui era talmente preso nel suo cammino per eguagliare suo nonno da essersi chiuso completamente all'amore della sua famiglia, rovinando tutto.
Suo padre aveva cercato di riportarlo a casa ed era morto per mano sua, e questo lo aveva distrutto. Sua madre aveva usato le sue ultime forze per tentare di salvare la sua anima ed era morta per questo. E ora che la sofferenza e il rimorso lo stavano quasi per soffocare, consapevole di essere rimasto solo a questo mondo, si ricordò che forse c'era ancora qualcuno in tutta la galassia che lo avrebbe potuto perdonare e accettare.
In quel momento sentì qualcosa alle sue spalle che lo fece voltare, riportando la sua mente al presente. Quello che vide lo lasciò perplesso e non poco sulle prime: com'era possibile che suo padre fosse li davanti a lui? Lui non possedeva la Forza, e non poteva manifestarsi come fantasma... e poi realizzò che dovesse trattarsi di una sua visione, un suo ricordo.
E non uno qualsiasi, ma degli ultimi momenti con lui prima che... a dimostrazione del fatto che quello era stato uno degli errori madornali della sua vita.
< Sei solo un ricordo... > disse cercando di mantenere quell'aria spavalda, con scarsissimi risultati.
< Un tuo ricordo > lo corresse Han
< Voglio liberarmi di questa pena... Padre io... > tentò infine, ma le parole gli morirono in gola, uccise da quel briciolo di orgoglio misto a vergogna che
ancora tentava di dare dignità a quel giovane uomo.
< Lo so > rispose Han, che conosceva fin troppo bene suo figlio, anche se viveva solo nella sua memoria.
< Io so quello che devo fare, ma non so se ho la forza di farlo... > disse il giovane
Il ricordo di suo padre lo guardò con quello sguardo d'amore che poche volte gli aveva visto in volto < Ce l'hai > gli disse fiero, consapevole che questa volta, suo figlio avrebbe fatto la scelta giusta. Due semplici parole che gli diedero il colpo di grazia.
Il ragazzo si voltò nuovamente verso il mare, sganciò dalla cintura la sua spada rossa firma delle sue violente ed efferate imprese, e dopo averle dato un'ultima occhiata la gettò fra quelle acque tempestose.
Con quel gesto Kylo Ren era definitivamente morto.
Ben solo era finalmente rinato, ed era pronto e determinato a riprendersi il suo posto nella galassia.
Ma quando tornò a girare lo sguardo, suo padre era scomparso. Il suo compito era stato assolto.
Ora che aveva ripreso la sua vera identità era pronto a lasciare tutto e fare ciò che doveva, ovvero raggiungere quella matta di Rey che, ci avrebbe scommesso la appena ritrovata anima, era già sulla rotta per Exegol.
Prese il suo comunicatore e diede l'ordine di mandare una nuova navicella alle sue coordinate.
Per fortuna non ci volle molto affinché un grosso trasporto entrasse nell'atmosfera del pianeta e atterrasse in una delle vaste distese erbose.
< Ren, spero ci sia un buon motivo a questa richiesta... > iniziò l'ologramma di un alto ufficiale, appena Kylo ebbe messo piede nel trasporto
< Si generale, c'è una motivazione. Sfortunatamente la cosa non la riguarda. > e chiuse il collegamento ancora prima che la controparte avesse il tempo di ribattere.
Kylo ebbe il tempo di liberarsi della sua uniforme e della sua maschera, lasciare tutto in una delle cabine, e appena il caccia tie fu messo a terra ne prese possesso e inserì delle coordinate.
Rey aveva un bel vantaggio su di lui, ma non era mai stata in quel settore, e per quanto fosse un buon pilota avrebbe avuto le sue difficoltà. Ed era li che lui avrebbe recuperato lo svantaggio e forse l'avrebbe raggiunta in tempo per combattere al suo fianco... o così sperava.
Entrato in orbita vide la sua ammiraglia, sembrava quasi ferma, e mentre si preparava al lancio, si prese un momento per ripensare alla sua vita a bordo di quella nave, alla sua stanza che era sempre stata priva di qualsiasi oggetto personale che gli ricordasse la sua vita precedente.
Solo un oggetto aveva sempre custodito con gelosia, ma ormai nemmeno quello importava più. Ora sapeva quello che voleva davvero, e mai più avrebbe fatto ritorno a quella vita.
Vide il Primo Ordine scomparire dalla sua vista nel momento in cui fece il salto a velocità luce, e in quel momento sentì di essere libero.
Libero come non era mai stato per tutta la vita... libero dal lato oscuro, libero dalla vita costretta da Jedi, libero dalla politica e dall'etichetta.
Il viaggio fino ad Exegol fu più difficile del previsto, poiché senza la giusta strumentazione individuare campi magnetici e altri ostacoli era tutta una
questione di occhio e istinto.
Quando finalmente entrò nell'atmosfera del pianeta, vide che la guerra era già iniziata, a giudicare dalle navi della resistenza che sfrecciavano per il cielo inseguite da quelle dell'Ordine Finale, così lo aveva chiamato Palpatine. Fortunatamente nessuno fece caso a lui in mezzo a tutta quella confusione, e ad occhio e croce per i buoni non si stava mettendo tanto bene... ma per quanto avrebbe voluto dare una mano, la battaglia che doveva combattere si sarebbe tenuta su un altro campo di battaglia. Trovato il punto in cui atterrare vide che accanto all'entrata non c'era la sua navicella, on la quale lei era scappata, ma un vecchio ala X... quello di suo zio Luke. Nonostante la curiosità di sapere come Rey avesse fatto a trovarlo, dove, e in che modo era comunque riuscita ad arrivare prima di lui, non c'era tempo per le chiacchiere, non in quel momento almeno.
Magari dopo lo scontro.
Corse verso la grotta, e facendo appello a tutte le sue forze, scalò in discesa quelle pareti rocciose. Ma a terra, ad attenderlo c'erano i cavalieri di Ren. Decisamente poco equilibrato come scontro: 6 cavalieri armati contro uno solo e il suo blaster.... a corto di colpi.
Tentò di difendersi dai primi attacchi usando la pura Forza, ma non era ovviamente sufficiente a contenere il potere dei suoi avversari. E mentre si preparava ad incassare l'ennesimo colpo accadde: la Forza li aveva nuovamente connessi.
Non era stato necessario parlare, il genuino stupore negli occhi di lei fu un toccasana per lui.
Bastarono un cenno con il capo e un sorriso appena abbozzato affinché lei capisse la sua richiesta.
Ben portò la mano dietro la schiena esattamente come aveva fatto lei e fra le sue dita si materializzò un'elsa metallica, dalla quale usciva una lama
blu.
Grato alla sua compagna per avergli fornito un'arma, finalmente lo scontro vero poteva avere inizio, e il giovane guerriero si liberò dei suoi nemici infretta, continuando la sua corsa verso di lei.
La trovò alle prese con il suo ultimo nemico, ed eccoli li di nuovo, il suo sguardo e il suo sorriso.
Si ritrovarono di nuovo occhi negli occhi per pochi secondi, ma questa volta combattevano dalle stesso lato contro quel nemico comune che tanto avrebbe volto vederli nemici.
Assunsero la posizione di combattimento, e in quel momento si sentirono invincibili, pieni della felicità che la presenza dell'altro infondeva loro. Ma quella bella sensazione durò il battito di un ciglio, poiché il loro avversario aveva realizzato la potenza del loro legame e glielo stava sottraendo.
Persero i sensi per non seppe nemmeno lui quanto, ritrovandosi debole, tremante sulle sue gambe. Lei ancora svenuta poco distante.
Il suo primo pensiero era stato quello di andare a vedere se stesse bene, ma non ci fu il tempo.
< Come io caddi un tempo, così cade l'ultimo Skywalker! >
Il perfido imperatore approfittò della sua debolezza per scaraventarlo giù per il dirupo.
La botta questa volta fu più forte e violenta della prima, data la caduta da parecchi metri.
Aveva sicuramente una gamba rotta, e probabilmente anche qualche frattura ad una o più costole, senza contare i numerosi graffi sanguinanti. Ma era stato in condizioni peggiori si disse, e con un volontà più forte delle rocce che gli stavano intorno scalò quel maledetto pozzo della morte, mosso da un solo pensiero. Ad un tratto però qualcosa lo bloccò di colpo: grazie al loro essere una diade nella Forza, aveva sempre percepito Rey anche a grandi distanze... ma all'improvviso non avvertì più nulla da parte sua. La cosa gli fece raggelare il sangue nelle vene, e preso dal panico che fosse successo esattamente quello che temeva, cercò di accelerare la scalata come meglio poté.
Arrivato finalmente in cima tutto era silenzioso... troppo silenzioso. I sussurri degli spiriti dei Sith si erano quietati, le grida stridule di Palpatine non si udivano più, i suoni della battaglia che stava impazzando fuori dalla grotta non arrivavano più fin laggiù. Il trono Oscuro era fortunatamente vuoto... ma la visione peggiore era ai piedi di quella struttura. Si trascinò in avanti mentre raggiungeva l'unica sagoma riversa a terra, immobile.
Arrivò a fatica da lei e se la portò fra le braccia. Il suo corpo iniziava a raffreddarsi, la pelle diventava sempre più bianca, i suoi grandi occhi nocciola erano spalancati ma privi di vita, vuoti.
I suoi dubbi erano stati appena confermati.
Rey aveva dato la sua vita per sconfiggere suo nonno, quella sinistra e oscura minaccia che da quasi mezzo secolo aleggiava sulla galassia. Un senso di panico lo pervase improvvisamente, doveva trovare un modo per riportarla in vita subito, prima che fosse troppo tardi.
Tornò con la memoria a quello che aveva sentito quando lei lo aveva curato ore prima su Kef Bir, e chiuse gli occhi cercando di rievocare quella sensazione e di farla fluire in senso contrario da lui verso di lei, sperando di guarire le sue ferite e di infondere nuova vita in lei.
Ma per quanto si sforzasse non notò nessun miglioramento. Non si diede per vinto e tentò nuovamente con più convinzione, più concentrazione, ma il corpo che aveva fra le braccia continuava a rimanere senza vita.
< Non c'è più niente che puoi fare per lei ragazzo... > disse una voce dietro di lui
Una mano azzurrina si poggiò sulla sua spalla, chinandosi al suo fianco. Un ragazzo giovane con i capelli biondo scuro, lunghi e un po scompigliati, una cicatrice in volto e quello sguardo sicuro e un pelino arrogante. Ben lo guardò per qualche secondo incredulo, non essendo certo di aver capito chi fosse. Poi la realizzazione arrivò quando il fantasma accennò un sorriso malinconico.
Non aveva mai visto suo nonno nel suo vero aspetto, quello che aveva prima di diventare Darth Vader. Non si somigliavano molto... lui aveva preso tanto da suo padre Han, ma una cosa era simile fra i due uomini: lo sguardo sicuro, gli stessi occhi scuri e profondi.
< Nonno? >
< Ciao Ben... mi dispiace così tanto. Abbiamo cercato di darle tutta la Forza necessaria, sperando che fosse sufficiente, ma tutto quel potere era troppo per lei. >
< Abbiamo? Che vuoi dire? >
< Vedi, dato che Palpatine aveva richiamato a se tutti i Sith del passato, Io e gli altri Jedi abbiamo confluito il nostro potere su di lei, affinché potesse essere uno scontro ad armi pari... >
< E allora perché è così? > chiese Ben non riuscendo più a trattenere le lacrime, immaginandosi una Rey fiera e forte mentre respingeva il suo nemico.
< Palpatine era forte nel lato oscuro e pienamente padrone dei suoi poteri, per questo riusciva ad incanalare ed usare una grande quantità di Forza in quel modo... la povera Rey non era addestrata ne pronta a ricevere tutto quel potere, e lo sforzo le è stato fatale. >
< Io ci sto provando nonno, ma non riesco a curarla... >
< Sei troppo debole figlio mio > disse una seconda voce, femminile questa volta.
Il fantasma di sua madre era apparso accanto all'altro. Anche lei con un triste sorriso il volto.
< Madre... no io... io ce la posso fare... >
< È troppo tardi. È con la Forza ora. Devi lasciarla andare... > rispose la madre.
Il volto di Ben venne rigato da calde lacrime amare, lacrime di un dolore che non pensava fosse capace di provare, più forte di quello fisico che stava lacerando il suo corpo.
Con la mano ancora sotto il capo di Rey, si portò il viso della ragazza verso le labbra, poggiando un casto e delicato bacio su quelle ormai violacee di lei. Poi poggiò la sua fronte fredda sulla propria e infine strinse quel corpo inerme fra le sue braccia per un ultimo abbraccio.
Nel preciso istante in cui Ben realizzò il fatto che la sua Rey non ci fosse più, il corpo della Jedi si dissolse fra le mani sporche e sanguinanti di Ben, che ancora non riusciva a contenere il pianto.
Nonno e mamma gli si strinsero accanto nel tentativo di consolarlo, rimanendo al suo fianco per minuti che sembravano interminabili.
Insieme a lei si era dissolto parte del suo cuore, quello stesso cuore che dopo anni nella pietra, aveva ricominciato a battere il giorno in cui i suoi occhi si erano posati su di lei, quella testarda coraggiosa e bellissima cerca rottami di Jakku.
E fu allora che si maledisse, per non aver dato retta al suo cuore, per aver soppresso quei sentimenti nuovi che lo avevano spaventato, per la paura che lo rendessero debole, per non averla seguita quando poteva farlo, convinto che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo... e adesso era troppo tardi, lei se n'era andata, e non sarebbe tornata mai più. Tutto quello che restava di lei era un cumulo di abiti sporchi e logori e due spade laser.
< Caro, ora devi andare, qui sta per crollare tutto... presto! > disse Leia al figlio, dopo la prima scossa di terremoto.
I due fantasmi sparirono all'improvviso, mentre il giovane raccoglieva quell'ultimo briciolo di forze che aveva per scappare. Fece appena in tempo a richiamare a se le due spade, che un enorme masso, cadendo a pochi metri da lui, andò a depositarsi sugli abiti di Rey.
< NO! Maledizione, spostati, spostati!! > gridò alla roccia.
Tentò di usare la Forza per spostarlo ma era troppo debole anche per quello. L'enorme quantità di sangue che aveva perso lo aveva non solo indebolito, ma anche la sua vista si stava annebbiando, il suo cervello era sovraccarico dal dolore e dalle emozioni, e il suo corpo stravolto dalle ferite stava arrivando al limite. Doveva uscire da li e scappare il più lontano possibile: aveva una sola possibilità. Si trascinò fino la piattaforma, facendo lo slalom tra i massi in caduta libera, e azionò il meccanismo di risalita. Una volta fuori dalla grotta, vide le due navicelle una accanto all'altra, ma invece di tornare sul caccia tie del Primo Ordine, scelse l'ala X di suo zio.
Ma proprio mentre stava cercando di salire a bordo, una grossa ondata di vento si abbatté su di lui.
Ben voltò lo sguardo e vide che non lontano una nave fin troppo famigliare stava atterrando.
Il Falcon poggiò i suoi piedi metallici sul pavimento roccioso e abbassò il ponte.
Dalla nave il ragazzo vide scendere le due uniche persone che mai nella vita si sarebbe aspettato di rincontrare: Lando Carlissian e FN-2187 il traditore.
I due corsero incontro al giovane Solo e sostenendolo da entrambe le braccia lo portarono a bordo della nave, che richiamò dentro il ponte e ripartì alla
svelta.
Ben che in tutto quel tempo non era riuscito a spiaccicare parola, sentì uno strano senso di sicurezza e tranquillità, e mentre i due lo adagiavano su una branda per prestargli le prime cure mediche, decise che era il momento buono per abbandonarsi alla stanchezza. Chiuse gli occhi, rilassò i muscoli ancora contratti e doloranti e lasciò che il mal di testa e il dolore lo abbattessero completamente. Fu allora che perse i sensi, mentre sentiva i suoni già lontani farsi sempre più ovattati... e poi pace e silenzio.

NdA
Ciao a tutti!
Spero che abbiate passato buone vacanze, 
che vi site goduti l'estate e che vi siate riposati.
Eccomi tornata con una piccola storiella, 
giusto per scaldarci un po' :)
Inizialmente era nata come una oneshot
ma siccome sono prolissa, mi docca dividerla in due parti ;)
Spero che vi piaccia!

   
 
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