Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: La dix Croix    19/08/2009    6 recensioni
"Addentrandoci all'interno di questo covo di matti, potrete osservare lo stato di totale anarchia in cui vivono gli strani e assai misteriosi personaggi di questo luogo di perdizione..."
Di cosa sto parlando? Ma è ovvio, no? Del rinomato Emporio Urahara! Che offre un vasto assortimento di accessori per Shingam... Ok, basta pubblicità!
Perchè covo di matti? Non venitemi a dire che "Kisuke and the others" sono gente normale e affabile!
Può un luogo del genere mettere a dura prova la sanità mentale di una Shinigami, che a seguito di un malaugurato avvenimento si trova all'interno di un gigai senza poter far ritorno alla Soul Society? Non sto parlando certo di Rukia Kuchiki! Per lei le cose non sono affatto andate in tal modo!
Ben venga, un impiegato in più non può far altro che bene! Ma il problema è: quanto sarà bene?
Come mai questa ragazza non ricorda il modo in cui ha perso i suoi poteri di Dio della Morte? Che rapporti instaurerà con i suoi nuovi strambi coinquilini e cosa cambierà tra di lei e la Rukia che conosciamo molto bene?
Sono entrambe nella stessa situazione: Si aiuteranno, o si allontaneranno ancora di più di quanto già lontane non fossero in passato?
La storia si svolge a Karakura, quando ormai Rukia è scomparsa dalla Soul Society da tempo. E Urahara? Cosa penserà di questo nuovo arrivo? Troverà una nuova "vittima" da sfottere oppure...?
[ Nuovo personaggio - garantisco un ANTI MARY SUE ][ Cercherò di mettere delle gag alla Bleach... Ci provo! ]
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Un pò tutti, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
           


          Le Cronache di un Emporio e di un... Orologio...?






Ormai era pomeriggio inoltrato, a Karakura, e il cielo sfumava pian piano in tinte sempre più tenui verso il tramonto.
Era strano osservare come lentamente, i bambini che giocavano a pallone in uno spiazzo d'erba in mezzo alle tipiche casette dei sobborghi giapponesi, iniziassero a salutarsi per dirigersi verso le proprie abitazioni.
Erano strani in tutto e per tutto: abbigliamento, acconciatura dei capelli...
Mentre camminava, Tokei li osservava curiosa sperando di non dare nell'occhio... Quello yukata bianco non era proprio il massimo per non farsi notare in un giorno che non era festa, in Giappone.
- A domani, Kurosaki! Devo andare, altrimenti mia madre rompe! -
Erano così informali...
Da dove proveniva lei, la Soul Society, ognuno doveva portare il massimo rispetto per l'altro, soprattutto per i propri superiori.
Aveva avuto poche occasioni di andare sulla Terra, quindi non s' intendeva molto di usi e costumi locali.
Con suo disappunto, la raggiunse lo sguardo scettico della ragazzina dai capelli corti e neri che era stata appena salutata da un amico: imbarazzata, puntò lo sguardo sulla strada dinanzi a sè, riconcentrandosi sul suo obiettivo.
- Ehi, guardate come si veste quella! -
- Manco fossimo a Tanabata! -
Una vena sulla sua fronte si spezzò, e la ragaazza digrignò i denti, 
" Chiudete le vostre boccacce, mocciosi!! " Gridò, mentalmente, avvicinando il più possibile il viso a un foglio dove sopra vi era tracciato una sorta di percorso, o per meglio dire una mappa: in Kanji, sopra la meta da raggiungere vi era scritto " Emporio Urahara ".
L'edificio in questione era disegnato come una specie di glorioso castello, ma anche sforzando gli occhi, tra tutte quelle casette basse, la ragazza non riusciva a intravedere nulla di simile!
Si malediceva di aver perso i suoi preziosi poteri di Shinigami, e anche parte della sua memoria.

Quella mattina, si era svegliata distesa in un parco di quella stessa città dove adesso stava camminando: aveva indosso solo quel vestito bianco, mentre la sua uniforme nera e la fidata Zanpakuto erano sparite.
Scomparse, non ce n'era più la minima traccia.
Si era guardata intorno con fare disperato, senza riconoscere il luogo dove si trovava, che chiaramente, come ebbe modo di realizzare più tardi, era una città del mondo reale, la Terra.
Capì anche di non essere più una Dea della Morte, dato che la gente per strada la fissava in modo strano per com'era vestita.
Se loro potevano vederla, voleva dire che la sua anima era racchiusa all'interno di un gigai, un corpo sostituitivo che viene dato in dotazione agli Shinigami che perdono i poteri o che devono svolgere mansioni a lungo termine fuori dalla Soul Society: l'aveva studiato ai tempi dell'accademia, e adesso quella verità si rivelava in tutte le sue pecche.
Per prima cosa le veniva fame, e provava fatica al minimo sforzo!
E per di più non riusciva a ricordarsi come diavolo era riuscita a finire in quella condizione!
Per fortuna aveva dietro il cellulare tramite il quale la Soul Society mandava sempre ordini ai suoi Shinigami: aveva immediatamente chiesto aiuto, e l'aveva ricevuto tramite messaggio, nel quale vi erano segnate le indicazioni per raggiungere un certo posto.

Aveva impiegato tutta la giornata per attraversare la città, oltre al fatto che fosse grande, c'era anche quello che il suo senso d'orientamento era a poco dire pessimo!
Moriva per la stanchezza, la fame e la sete che solo un gigai poteva farle provare: in pratica, a momenti, avrebbe strisciato a terra!
- Ma porca miseria! Dove ce l'ho la testa? - esclamò, dopo aver sbagliato strada per l'ennesima volta: ricontrollò la mappa, e vide che doveva svoltare a sinistra a quel bivio, non a destra, che cretina!
Una madre trascinò il figlio lontano da quella ragazza guardandola male, e quando l'altra se ne accorse si sentì sprofondare:
Ecco, andava a dare in giro l'impressione della svitata che oltre a vestirsi inappropriatamente parlava pure da sola!
" Oh, maledizione, fa che i miei poteri ritornino presto, non ne posso già più... " Si disse, con gli occhi serrati sul sole che tramontava.
Quasi accecata, li richiuse immediatamente, per poi aprirli da un'altra parte.
Il suo sguardo si era posato sull'insegna che per lei in quel momento significava come una ventata d'aria fresca in un'afosa giornata d'Agosto, l'acqua ghiacciata  che ti scoli dopo aver fatto jogging per ore sotto il sole cocente, il letto morbido dopo una giornata di duro lavoro:
Ebbene sì, Tokei Masanobu leggeva proprio " Urahara Shop ", a meno che il sole poco prima non le avesse danneggiato la retina!
- Ma, Alleluja! Finalmente! -
La sua immensa felicità fu guastata da un colpo.
Un colpo secco, che la prese in piena fronte e la fece cadere all'indietro.
Vide sopra di se il cielo, e dopo, il nero più assoluto.
- HOME RUN PER JINTA HANAKARI!! - gridò un ragazzino dai capelli rossi e ritti sulla testa. Impugnava una scopa di saggina e la brandiva a mò di mazza da baseball... Inoltre aveva gli occhi che trasudavano euforia da tutti i pori... Insomma, era proprio quello che sembrava un ragazzino iperattivo, che non si stancava mai di giocare.
Era così esaltato, che non si era minimamente accorto che la palla era andata a colpire in testa proprio una tizia dai capelli mori che fissava con uno sguardo piuttosto idiota l'insegna del negozio.
Però, la ragazzina che gli stava accanto, dai lunghi capelli neri raccolti in due codine aveva visto tutto, e con il suo solito modo di parlare timido, cercò di informare l'altro dell'accaduto:
- J... Jinta-kun, guarda lì...- così dicendo, allungò il braccio magro e indicò la ragazza stesa a terra qualche metro più in là.
- Chetati, Ururu!! Non vedi che... EH? Ma chi è quella? - chiese, dopo aver visto la svenuta. Posò immediatamente la scopa a terra, e si avvicinò ad ella con curiosità assieme alla compagna. 
- Ehi, guarda Ururu! Questo non ti sembra lo yukata che aveva indosso anche Rukia Kuchiki sotto forma di gigai? - osservò Jinta, ispezionandola puntigliosamente.
Ururu si limitò ad annuire, con lo sguardo fisso sul corpo privo di sensi del gigai.
Lui si girò infastidito verso di lei e le diede una spinta:
- Allora muoviti! Vai a chiamare Urahara!- le ordinò, sgarbatamente.
La ragazzina si alzò e corse dentro.

Nel frattempo, Tokei si svegliò.
L'unica cosa che sapeva, era che la testa le faceva un male cane.
Voltò la testa, e vide sull'asfalto ad almeno un metro da lei una palla da baseball, e allora capì.
- Cavolo, mi verrà un bernoccolo enorme! - si lamentò, volgendo di nuovo lo sguardo al cielo...
Che era coperto dalla sagoma di un bambino impegnato a pulirsi manualmente il naso, gettando il ricavato sul suo vestito.
- CHE SCHIFOOOOO!! - Gridò, alzandosi all'improvviso e inziando a spolverarsi lo yukata.
Fissò con rabbia il bambino che gli stava di fronte:
- Si può saper che cazzo fai, stupido moccioso...!-
L'altro da parte sua se la rideva della grossa, ma la smise quando udì una certa voce...
- Ohoh Jinta, bravo come sempre a dare il benvenuto ai clienti! -
Era un giovane uomo dai capelli biondi coperti da un cappello a righe verdi e bianche da pescatore.
Indossava una lunga veste verde e una giacca marrone scuro, il tutto bizzarramente completato dagli zoccoli tradizionali giapponesi, i geta.
La cosa che più diede fastidio a Tokei, apparte la frase che aveva appena sputato, era che l'apparente padrone di quell'emporio si sventolava con un ventaglio color crema, con un' aria estremamente stupida.
Chiunque altro avrebbe detto burlona, ma in quel momento, evidentemente la nostra protagonista non era di buon umore.
L'uomo dagli zoccoli, si avvicinò a lei con una mano tesa, dato che l'altra era occupata a reggere il ventaglio.
Lei, che gli arrivava solo alle spalle smise immediatamente di vergognarsi del suo vestiario, dato che evidentemente c'era qualcuno che usava abbigliarsi peggio, e per questo motivo e altri, lo fissò con gli occhi ridotti a fessure.
Tuttavia, per educazione, gli strinse la mano.
- Era ora che arrivaste, sa? La aspettavamo per l'ora di pranzo, si è fosse soffermata sulle meraviglie che questa città ha da offrire? - chiese lui, con un sorriso largo che partiva da un orecchio ed arrivava a un altro.
" Cosa intende dire con ciò? " Pensò lei, stupita.
- S... Mi chiamo Tokei Masanobu... Lei?- fece, evitando di rispondere.
- Ma it's obvious, or not? Cosa leggono i suoi occhi su quell'insegna? " U-ra-ha-ra ", se c'è scritto "Urahara shop" vuol dire che questo wonderful emporio appartiene appunto ad Urahara, cioè al sottoscritto... comunque piacere. - rispose, allegramente.

" A questo tipo  manca qualche rotella... "

Il tanto desiderato emporio alla fine non era un mirabolante castello illuminato all'esterno da luci colorate e tant'altro come nella mappa di Tokei,
Bensì un piccolo edificio che non spiccava minimamente tra gli altri. L'unica cosa che lo differenziava era proprio l'insegna, sotto la quale vi era una vetrina e una porta di vetro dalla quale si poteva entrare. Affiancate ad esso vi erano due abitazioni, ornate all'esterno da alcune piante situate in vasi di terracotta.
Una volta entrata dentro, Urahara aveva esclamato:
- Welcome hooome!! - eseguendo una graziosa reverenza col braccio che aveva la mano impegnata a reggere il ventaglio.
Una vecchia signora sui cinquanta china sul banco dei surgelati si era fermata a guardare il quartetto con disapprovazione.
- Cibarie? Saponi? Scusa ma questo non doveva essere un negozio di rifornimento per Shinig...- osservò Tokei.
L'uomo si affrettò a passarle il braccio sulle spalle e tapparle la bocca con la mano libera:
- Ahahah, Oh sì, Urahara Shop è la creme de la creme che puoi trovare sul mercato!!...- si avvicino poi all'orecchio di lei coprendosi la bocca con il suo fido ventaglio e continuò a bassa voce - ...Shhhh! Infatti lo è, ma questa è solo una copertura! La merce destinata agli Dei della Morte se ne sta in magazzino. E comunque, non urli certe cose dinanzi a degli umani, please. -
- Ma io non stavo mica... -
Lui iniziò ad illustrarle brevemente le cose che vendevano e dove stavano, mentre Jinta e Ururu trotterellavano poco pacificamente dietro di loro.
A Tokei appunto non tornava una cosa: come mai le stava insegnando il lavoro?
- Scusa, ma... Per quale motivo dovrei sapere queste cose? - chiese, scettica.
- Non è che lei è dura di comprendonio? Nella condizione in cui si trova spera di far ritorno alla Soul Society? Non mi faccia ridere, a quanto mi hanno detto, lei ha perso tutti i suoi poteri. Non posso far altro che ospitarla nella mia dimora fino a che non li avrà riavuti, ma... - e così dicendo si passò il ventaglio davanti alla bocca - ... Vitto e alloggio non sono certo gratis! -
La ragazza sospirò, esasperata.
" Mio Dio... Questo vorrà dire che dovrò vivere sotto lo stesso tetto assieme a questo pazzoide e quel maledetto moccioso? Mi sento morire al solo pensiero...! E' vero che io vengo spesso ritenuta sciocca dagli altri della compagnia, ma qui mi battono! Se non altro, prima o poi ricorderò il motivo per la quale sono venuta qui, e come ho perduto i miei poteri di Shinigami. "
Dopo che le ebbe fatto anche vedere il magazzino dei rifornimenti, salirono le scale, dove si trovava l'appartamento dove vivevano Urahara, Jinta, Ururu e Tessai Tsukabishi, l'impiegato nerboruto dal temperamento serio con il quale Tokei fece la sua conoscenza.

- Riassumendo, dovrai spazzare, pulire il reparto dei surgelati, spargere la cera d'api sul pavimento in legno di casa, spolverare, riordinare la mia e la tua stanza. Ah, e persino rigovernare. All right?-
Quel fiume di parole sfociato dalla bocca del cappelluto Urahara entrò per un orecchio della ragazza e uscì dall'altro.
Si limitò ad annuire e attendere pazientemente seduta a quel tavolino basso che Tessai portasse la cena.
Nel frattempo, Jinta stuzzicava Ururu.
Presto, Tokei avrebbe avuto modo d'apprendere che quello era un avvenimento quotidiano del quale nessuno doveva preoccuparsi...
Però le dispiaceva vedere come la ragazzina venisse maltrattata da quel bimbo pestifero.
- Tu... Ehm...!- fece, indicando il rosso, che si voltò a osservarla furente.
- ... Jinta. - le suggerì Urahara, sventolandosi placidamente.
- Jinta! Ma non la lasci mai in pace quella bambina?-
- Fatti i cavoli tuoi, OROLOGIO! - esclamò Jinta, continuando a tempestare l'altra di pizzicotti.
Urahara ridacchiò, ma si fermò immediatamente quando vide lo sguardo omicida della ragazza.
- Ehm...- fece lui.
- Orologio...! Hah, simpatico! Non credere di offendermi in questo modo, perchè non ci riesci! - sbraitò lei.
- A me non sembra affatto, Orologio. - rispose, il bambino, rivolgendo le sue attenzioni alla Shinigami.
- Fai silenzio, brutto moccios... -
- Orologio, orologio, orologio! - cantilenò lui. Urahara rideva della grossa nascondendosi con il ventaglio.
Tokei abbassò la testa tremante di rabbia, guardandosi le cosce coperte dallo yukata bianco stringendone il tessuto con i pugni stretti.
" Il mio nome significa orologio, appunto. Ai tempi dell'accademia gli altri bambini si divertivano a sfottermi chiamandomi così, e visto che sono piuttosto suscettibile alle prese di giro sul mio nome, perdo la pazienza molto facilmente e succedono cose come queste... "
- Oltre a chiamarti Orologio, hai quel bernoccolo nel bel mezzo della fronte che ti rende ancora più brutta, sai? - affermò, il ragazzino.
In uno scatto fulmineo, Tokei tirò una botta in testa a Jinta, ridendo maleficamente:
- Visto? Adesso lo avrai anche tu, tappetto! -
- Ahia, mi hai fatto male! E non osare chiamarmi tappetto, bruttona!! - gridò lui, con una lacrimuccia.

Dopo cena, esausta, la ragazza si fece una doccia e dato che nessuno aveva alcun vestito della sua misura, Urahara le prestò una delle sue vesti, e la accompagnò davanti alla porta di quella che sarebbe stata la sua futura stanza.
" Che schifo, questa cosa puzza... puzza di profumo. " Era stupita persino di se stessa dopo quell' affermazione, eppure era vero: il profumo da uomo con il quale Urahara aveva inutilmente cercato di coprire il tanfo maschile del quale era impregnata la veste era terribilmente forte, e le narici di Tokei sembravano quasi implorare pietà.
Ma sempre per educazione si limitò a rendere la sua espressione il meno schifata possibile, cercando di sorridere, suo malgrado.
- Eccoci qui, Tokei, questa sarà la sua nuova stanza! - e con aria solenne aprì la porta.
Lo spettacolo che si presentò dinanzi ai loro occhi era a dir poco orripilante, tanti erano gli scatoloni e la polvere accatastati in una stanza tanto piccola.
L'espressione di Tokei da schifata si fece stupita, successivamente di nuovo schifata.
Tutto questo nel giro di qualche secondo.
- Scherzi vero? Credi davvero che io dormirò in una stanza del genere?! - chiese disperata.
- Certo che scherzo! Venga! - e la diresse per l'ampio corridoio tappezzato di stampe giapponesi antiche dinanzi a un'altra porta.
- Se vuole, c'è anche questa!- esclamò, sventolandosi.
La aprì, ma...
Era una stanza del tutto uguale alla precedente. La ragazza era rimasta interdetta.
" Credo proprio che morirò qui. " si disse, osservando tutti gli scatoloni polverosi.
- M...Ma... Ma è uguale all'altra! - gridò, puntando il dito nel buio.
Urahara ridacchiò e poi scosse la testa:
- No, invece! Questa è molto più grande dell'altra! Cosa si vuole di più dalla vita che una stanza spaziosa? -
Lei battè la testa contro il muro, compiangendosi.
" Povera me...! "
Non sapeva di certo che altre strambe e bellissime sorprese la stavano aspettando dietro l'angolo!
Chissà che tipo di sorprese erano?

***

Tokey' s Diary.

Caro diario,     13\06 ore 21:46 pm
Penso proprio che l'unico che adesso possa capirmi e ascoltarmi sei tu. Ti ho trovato in uno di questi scatoloni pieni di polvere e schifezze varie:
Le tue pagine sono vecchie e ingiallite, magari anche mangiate dalle tarme, ma mi vai bene lo stesso...
Questa è stata la giornata peggiore della mia vita.
Non solo per aver scoperto di aver perso i miei poteri e di non poter tornare alla Soul Society, ma anche per il posto in cui sono condannata a vivere da oggi in poi... Sono tutti pazzi, qui! Soprattutto il proprietario, quell'Urahara, mi verrebbe voglia di infilargli quel ventaglio di traverso in gola.
( E dove sennò, non pensare male! )
Per non parlare di quel rompipalle di Jinta, quel moccioso di merda!
Gli unici due che sembrano conservare un minimo di sanità mentale sono Tessai e la piccola Ururu ( Quanto mi fa pena, poverina. Ma un bel calcio negli attributi dell'amichetto no?! ).

__ ore 22:31 pm

Prima ho aperto una di queste innumerevoli scatole di cartone e vi ho trovato dentro decine e decine di riviste pornografiche. Anche strane cose che si chiamano DVD, in copertina riportano queste donne scostumate. Che schifo.
Non credo che Jinta conosca di già le tecniche di riproduzione umane, e nemmeno penso che Tessai sia un uomo del genere...
L'unica spiegazione plausibile è Urahara.
Adesso capisco quando oggi mi aveva detto una certa frase...
- Era ora che arrivaste, sa? La aspettavamo per l'ora di pranzo, si è fosse soffermata sulle meraviglie che questa città ha da offrire? -


                                                                                                   ***

Salve a tutti, amanti di Bleach! Questa è la prima fanfiction che scrivo su questo fandom ( Niente meno è che il mio manga preferito *_* ), e inizio col dire che amo gli OC! ^^!
Vi ringrazio, se avete letto questo capitolo fino in fondo, e vi prego di lasciarmi una recensione, anche piccola piccola! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate: accetto persino le critiche, alle quali non rispondo mai con rabbia.
Vi lascio con la scheda del mio personaggio... Ho pensato di farla dato che nel manga, alla fine dei primi volumi vi erano le schede di quelli originali!

SCHEDA DI TOKEI


Nome: Tokei Masanobu
 

Età: Circa la stessa di Rukia Kuchiki

Casa: Emporio Urahara

Lavoro: Urahara Shop

Capelli: Mori, lisci e lunghi fin sotto le spalle.  Senza frangetta, sulla Terra, li ferma  con delle forcine rosse.

Occhi: Blu

Costituzione fisica: normale ( tenendo conto di cosa vuoldire " normale " in Bleach... ovvero magra, senza seno abbondante. ) 

Le sono stati portati via i poteri di Shinigami, dal momento che adesso si trova all’interno di un gigai. Non ricorda perché se ne ritrova negata, sta di fatto che nel tempo in cui deve recuperarli abita all’emporio Urahara, del quale diventa un’aiutante.

Carattere:

E’ un po’ scema, tuttavia solare. E’ piuttosto scettica e irritabile se si parla del suo nome o del suo aspetto fisico, e si trova bene tra le persone alla mano.
E’ ghiotta, le piace mangiare le schifezze dei fast food: da quando è sulla Terra non perde mai l’occasione per cibarvisi. Piange solo nelle situazioni di estrema tristezza, e cerca sempre di darsi da fare per non risultare inutile. La fanno ridere i film drammatici e li sminuisce in ogni modo. E’ piuttosto paurosa.
 

Le piacciono: Le maglie larghe, i bluejeans attillati, i fastfood, il pesce e i dolci, il baseball.

Non le piacciono: I bambini esagitati, le gonne, e lo sporco.

Proviene da Rukongai nel distretto di Inuzuki, lo stesso di Rukia Kuchiki e Renji Abarai
.






  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: La dix Croix