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Autore: gyikhu    26/09/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

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Link al quinto capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/6/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Ringrazio nuovamente devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni! Sappiate che siete proprio voi a darmi la carica per continuare a tradurre questa magnifica storia!
Chiunque voglia dedicare del tempo per scrivere una recensione, non solo sarà una persona meravigliosa, ma avrà in cambio un piccolo regalo! Farò da intermediaria per tradurre la vostra recensione in inglese e passarla all'autrice, così da potergliela far leggere! E chissà, magari riceverete una risposta da lei.







Nathan si avvicinò alla statua che si ergeva al centro della stanza, assottigliando lo sguardo per mettere a fuoco il volto di pietra. “Che strano, avrei giurato che...”
“Fosse senza occhi,” concluse la frase Lara guardandolo meditabonda. “Lo so. Questo è stato il problema fin dalla prima volta che sono venuta qui. Se la statua ha entrambi gli occhi, a cosa servono i manufatti di Chagatai?”
“Oltre al fatto che questo tizio non è Chagatai,” disse Nate dopo aver diretto il fascio della sua luce sul volto della statua.
“Vedo che hai fatto i compiti,” si complimentò Lara tracciando un dito lungo il soldato di pietra. “Fin dalla prima volta che sono venuta, ho ragionato su come dover usare gli occhi. Sarebbe stato più logico presupporre che dovessero essere inseriti nei bulbi di una statua che non li avesse, ma non è questo il caso, come vedi. Ed eccoci qui, a un passo dal luogo in cui riposa Chagatai senza poter far nulla. Sembra quasi che ci voglia prendere in giro.”
“Non glielo permetterò,” disse Nate afferrando i piedi della statua. “Vado lassù a vedere cosa trovo.”
Anche Nathan riteneva sempre più fastidioso che questi antichi imperiali cercassero di ingannarli. Non aveva rischiato tanto per andarsene a mani vuote.
Si avvicinò al ginocchio del soldato e saltò per raggiungere una delle braccia piegate. Le pietre sotto le sue mani tremarono, ma fortunatamente l’arto di pietra non si ruppe. A circa tre metri di altezza, balzò e trovò un sostegno sul muro accanto alla testa della statua.
“Vedi qualcosa?” chiese Lara guardando verso l'alto.
“Ancora niente. Devo guardare più da vicino,” rispose Nate. Si appropinquò ancora di più, con i piedi che cercavano un appoggio sul collo del soldato, riuscendo nell’intento. “Gli occhi sembrano far parte della struttura. Non riesco a muoverli,” informò mentre li tastava con le mani. Prese un coltello tentando la fortuna, ma i bulbi oculari erano di pietra massiccia. Tentando di spostarsi verso il secondo occhio, scivolò col piede.
“Merda!” gridò Lara quando Nate perse l'equilibrio e precipitò nel vuoto. Atterrò ai piedi della statua e, con grande fortuna, sopravvisse alla caduta grazie alle gambe della statua che attutirono il colpo. “Stai bene?”
“Ahia!” gridò massaggiandosi la schiena. “È stato doloroso.”
Osservandola da terra, Nathan notò che la statua sembrava ancora più alta. Sentì uno strano sfregamento. All'inizio pensava che fosse la voce della compagna, ma capì che veniva da sopra di lui. La polvere cominciò a turbinare per aria e il clangore divenne sempre più forte, come quando si strofina pietra contro pietra: il rumore inconfondibile di superfici che macinavano.
Lara strabuzzò gli occhi. “Non posso crederci. Non so come hai fatto, ma ne è valsa la pena.”
“Lo dici perché non sei tu ad esserti fatta male,” scherzò Nate guardando la statua con stupore mentre lottava per non perdere di nuovo l’equilibrio.
La testa della statua si girò di centottanta gradi e, non appena il cumulo di polvere né liberò la visuale, comparve un altro volto scolpito.
“Guarda chi è arrivato,” disse Nate con un sorriso prendendo il suo taccuino e confrontando il volto con un disegno. “Il nostro amico, Chagatai.”
“Sì, è lui.”
“E la migliore notizia è...”
“...che gli mancano gli occhi,” finì la frase Lara al posto suo, guardando affascinata il figlio di Gengis Khan. Non riusciva a credere che finalmente era ad un passo dall'aprire la tomba, e sperava di trovare il diario che aveva cercato per anni. Da quel momento, doveva stare molto attenta a non rivelare le sue reali intenzioni.
“Sei pronta per un'altra scalata?” chiese Nate, ma Lara non reagì. “Lara?”
“Mhh... sì, cosa?” rispose la cacciatrice di tombe sbattendo le palpebre un paio di volte, costringendosi a scacciare via la folle, infantile gioia che provava per la scoperta appena fatta. “Arrampicarsi? Sì, certo.”
“Dopo di te,” le disse Nate lasciandola passare e facendo stavolta più attenzione alle parti scivolose. Si fermarono all’attaccatura del collo della statua, raggiungendo il volto quasi contemporaneamente.
Non appena trovò una posizione comoda e sicura, Lara tirò fuori il secondo occhio dallo zaino.
“Pronto?” propose lanciando un’occhiata a Nathan sorpresa di vedere la stessa eccitazione. Forse il suo partner non faceva tutto questo solo per l’oro, pensò lei, e le sue labbra si incurvarono in un sorriso mentre Nate mostrò il primo occhio.
“Facciamolo,” disse, ed entrambi inserirono le palline di pietra nelle fessure vuote.
Per un attimo non successe nulla, ma poi gli occhi rotearono all'interno e la statua tremò sotto di loro. Il soldato oscillò ancora una volta e, al centro del suo corpo, apparve una crepa che si allargò, fino a quando la statua si aprì in due come leante di un cancello, rivelando un corridoio buio. I due si arrampicarono il più velocemente possibile, si fermarono davanti all'apertura e fissarono l'ignoto dove nessuno aveva messo piede per secoli.
Le loro torce sfavillavano nel buio mentre entrarono e avanzarono con cautela. Il posto era nuovo anche per Lara e dovevano stare attenti alle trappole. Le pareti erano le stesse di prima, piatte, levigate, senza decorazioni o intagli. Più si allontanavano, più Lara pensava che qualcosa non andasse.
“Non mi piace. È troppo facile,” considerò fermandosi d’improvviso e aspettando che Nate la raggiungesse.
“O forse, visto che ci hanno fatto girare mezza Asia per ritrovare gli occhi di Chagatai, avranno ritenuto che bastava e avanzava per metterci in difficoltà.”
Lara si accorse osservando il viso di Nate che neppure lui credeva alle sue stesse parole. Le tombe antiche erano sempre state protette da predoni e intrusi, perciò era inverosimile che qualcuno potesse entrare senza rischiare almeno un arto.
“Vogliono farci credere che siamo al sicuro,” asserì Lara facendo scorrere la torcia lungo i muri nel buio. La fiamma riuscì a illuminare solo per alcuni metri, ma l’oscurità era tale che si mangiava tutto il resto del corridoio. “Andiamo avanti.”
Camminarono altri cinque minuti senza riscontrare alcun pericolo, quando Lara si fermò così bruscamente che Nate la urtò senza volere.
“Qualcosa non va?”
“Non lo so, ma qualcosa non mi torna,” spiegò la cacciatrice di tombe. Si guardò intorno e non vide né accadde nulla, ma lo sentiva nelle ossa. La sensazione strisciava su e giù per la colonna vertebrale, facendole accapponare la pelle. Mentre sostavano a riflettere, un silenzio perfetto li circondava, non c’era niente che si muovesse. L'aria era pesante, odorava di secoli di attesa.
“Credo che tu stia esagerando,” disse Nathan facendo un passo, e poi qualcosa scattò. Fu un unico, silenzioso scatto che diede il via alla trappola: il suolo sotto di loro cominciò ad aprirsi mosso su due binari incastrati nelle mura.
“Corriamooo!” gridò Lara quando il terreno tremò, ma era troppo tardi. Il pavimento scomparve sotto di loro e atterrarono bruscamente in una fossa buia, che si richiuse sopra di loro poco dopo. Non vedevano più nulla.
“Oh merda!” esclamò Nate, e riaccese la torcia. Il bagliore non aiutò molto, tutto quello che trovò furono pareti di cemento intorno a loro e un soffitto così alto da non riuscire a toccarlo.
“Te l'avevo detto che c'era qualcosa che non andava. Perché non mi hai ascoltato?” urlò Lara.
“Sì, va bene, signorina so-tutto-io. I tuoi commenti alla 'te l'avevo detto' non ci aiuteranno, ora!”
Nate fece il giro della stanza quadrata, rimanendo deluso nel vedere che era vuota. Non c’era un bel niente. Niente di niente. Soltanto un grosso, grasso zero. “Troviamo un modo per uscire di qui.”
Lara scosse la testa. “Non vedi che non c'è via d'uscita?” Si sedette a terra in un angolo. “È finita.”
Nate si fermò e si voltò a guardarla. Quando il fascio di luce le schiarì sul viso, Lara mosse una mano davanti agli occhi per non farsi accecare.
“Non ti capisco. Sei sempre così? Ti abbatti al primo ostacolo e aspetti di morire?” chiese perplesso Nathan.
Lei gli strizzò gli occhi. “Non vedo nessun meccanismo che possa farci uscire da qui. E tu?”
“Tutto qui? Ci sediamo e aspettiamo di trasformarci in mummie?” s’inalberò Nate. Aveva notato come le si erano assottigliati gli occhi, il primo segno di rabbia: comunque era pur sempre meglio un’emozione del genere che uno stato di pessimista apatia come quello antecedente. “Andiamo. Dimmi ciò che pensi davvero. Dimmi che è tutta colpa mia, che non dovremmo essere qui, e che non hai mai voluto un compagno. Che staresti meglio da sola. Dimmelo, Lara.”
Lei balzò in piedi, raggiungendolo in due passi. I suoi occhi nocciola lampeggiavano di rabbia, ma più a lungo guardavano dentro di lui più la rabbia si calmava. Fece un respiro lungo, poi espirò profondamente.
“Hai ragione,” concordò Lara. Accese la sua torcia e controllò la parete sinistra. Piatta, levigata, vuota. Proprio come fuori.
“Così va meglio,” valutò Nate imitando i movimenti della compagna sul lato destro. “Possiamo sicuramente trovare qualcosa. C'è sempre una via d'uscita.” Graffiò qualcosa sul muro, ma si rivelò essere solamente un po' di sporco. “E se così non fosse, passerò le ultime ore in piacevole compagnia. Che ne pensi?" soggiunse sorridendole quando si incrociarono nuovamente in fondo alla stanza.
“Sei fuori di testa,” disse Lara con finta irritazione. Non era poi così male, dopotutto. Dire che era tutta colpa sua sarebbe stato sbagliato. Per quanto abbia fatto il passo fatale che aveva azionato la trappola, era stata solo sfortuna. Sarebbe potuto accadere anche con lei. “Spero che tu non stia pensando di fare una cena a lume di candela.”
Nathan si mise a ridere. “Non era proprio quello che immaginavo.”
Rimase in piedi davanti a lei e, decifrando l’espressione palese che aveva sulla faccia, Lara capì che stava pensando a qualche porcheria sessuale.
“Non ci credo. Perché gli uomini pensare sempre alle stesse cose?” disse e, per dimostrargli che non era interessata a passare le sue ultime ore tra le sue braccia, lo spinse via. Non duramente, ma quanto bastava per fargli capire il messaggio.
“Hai spezzato anche il mio cuore,” scherzò Nathan ridendo, incespicando qualche passo indietro e sbattendo con la schiena contro il muro. Sentì un suono provenire da dietro di sé, una sorta di clangore metallico come se fosse partita una slot machine.
“Non posso crederci, ci sei riuscito di nuovo. Sei letteralmente arrivato alla soluzione!” esclamò Lara andando ad analizzare una sezione del muro che si era aperta, rivelando uno strano dispositivo. “Che cos'è?”
“È la mia magia,” rispose sorridendo e mettendosi di fianco alla ragazza. “Mi sembra un'antica serratura a combinazione.”
Il dispositivo aveva tre ruote fatte con una specie di metallo giallastro, probabilmente rame, decorate con dei simboli, otto ciascuno. Lara lo trovava affascinante. Tutte e tre le ruote potevano essere girate separatamente, e facendolo emettevano lo stesso rumore metallico che avevano sentito prima.
“Sembra davvero una serratura, ed è probabile che sia la via d'uscita. Dobbiamo solo trovare la combinazione giusta,” ritenne Lara. Ruotò un ingranaggio, poi il successivo, confrontando i simboli. Quando indietreggiò di un passo, il suo stivale fece gorgogliare lievemente il suolo. “Cos’è?” chiese dirigendo la torcia verso terra. Notò una pozzanghera ai suoi piedi e sentì una goccia caderle sulla fronte. Man mano il getto s’intensificava fino a diventare una piccola cascata.
“Sembra che non abbiamo molto tempo per trovare la combinazione,” commentò Drake mentre controllava gli angoli in alto. L’acqua usciva da tutti e quattro e si riversava nella fossa, diventando più veloce ad ogni secondo. Nel giro di poco tempo, i due avventurieri erano coi piedi sprofondati. “Allora, quali simboli dovremmo scegliere?”
“Perché guardi me? Non eri tu il grande cacciatore di tesori?” ironizzò. Non era più rilassata come prima, l'umore leggero che Nate era riuscito a farle avere con le sue battute scomparve tanto velocemente quanto era arrivato.
“Ho sentito dire da chiunque che Lara Croft ottiene sempre quello che vuole. Quindi eccoci qua.”
La cacciatrice di tombe fece un lungo respiro. “Stiamo litigando per queste stronzate o stiamo cercando di trovare una soluzione?” Quando l'acqua arrivò alle caviglie fece di nuovo girare le ruote. “Concentriamoci.”
Nate analizzò una ruota, sicuro di aver visto alcuni di quei simboli da qualche parte, o forse molto simili. Probabilmente in Tibet.
L'acqua salì e raggiunse gli stinchi.
“Questo è mongolo, ne sono sicura,” dichiarò Lara afferrando una reminiscenza su quello che sapeva del Khan. I ricordi si confusero e l'acqua fredda che le toccava le cosce non aiutava. Gli schizzi divennero più forti. “Devono essere collegati con Chagatai. Dopotutto è la sua tomba.”
“Ok, concentriamoci su Chagatai,” concordò Nate, che nel frattempo, non avendo un'idea migliore, tentava la fortuna girando le ruote a caso.
Il livello dell'acqua arrivò alla vita.
“Chagatai,” ripeté Lara. Doveva calmarsi, capire come unire i pezzi. “Potrebbero essere delle date?”
“Nessuna data. Sono solo tre ruote e questi simboli non sono sicuramente numeri.” Quando l’acqua gli bagnò il petto, Nate alzò la torcia sopra la testa. “Qualche altra idea?”
“Oh Dio... sono così familiari, ma non riesco a ricordare dove li ho visti.”
Nate ebbe la stessa sensazione. Girò di nuovo la ruota, un'ultima volta, prima che il meccanismo sparisse completamente sott'acqua. “Questo qui,” disse lui indicando un simbolo. “Sono sicuro di conoscerlo.”
“Si mette male,” mormorò Lara cominciando a galleggiare perché non riusciva più a toccare terra. Pochi secondi dopo, anche Nate dovette fare lo stesso. Il soffitto si stava pericolosamente avvicinando.
“Non so cosa sia meglio, la fame o l'annegamento.”
Lara alzò gli occhi al cielo. “Magari pensare alla soluzione? Non ci resta molto tempo.”
“Circa dieci minuti, direi. Non c’è più nulla da fare.”
“Non hai detto che c'è sempre una via d'uscita?”
“Sì che c’è, solo che non conosciamo la combinazione,” ribatté, qualcosa gli scattò in testa. Il simbolo. Sapeva dove l'aveva visto. “Quello è il segno di Ödegei.”
“Cosa?”
"Quel segno sul terzo ingranaggio. Lo conosco. È il segno di Ödegei.”
Qualcosa scattò anche nella testa di lei. “Giusto!” esclamò Lara. S’immerse, nuotò fino agli ingranaggi e girò il primo. Era diventato tutto chiaro. Si spostò sul secondo, ma non trovò ciò che cercava. Non era possibile. Riemerse prendendo un respiro profondo. Solo la testa era fuori dall'acqua, a pochi centimetri dal soffitto. “Bisogna impostare il terzo ingranaggio. I tre fratelli. Certo. Chagatai aveva tre fratelli. Ödegei era uno di loro.”
“È vero,” disse Nate sorridendo e si tuffò per ruotare il simbolo. “Due sono pronti,” disse tornando in superficie. “Qual è il terzo?” “Non lo so,” ammise Lara. La disperazione le balenò negli occhi, e lui non poteva accettare che si sarebbero bloccati proprio all'ultimo momento.
L'acqua stava salendo.
“Dobbiamo indovinare. Rimangono otto possibilità e un minuto circa. Ce la faremo,” disse Lara.
L'acqua era fredda, un trauma per i loro corpi.
“Ok. Facciamolo!” concordò Nathan annuendo con rassicurazione. “E, Lara... sono felice di averti conosciuta.”
S’immersero ed esplorarono le tenebre dell’acqua. Era sempre più profonda e usciva da ogni parte, riempiendo l’ultimo, piccolo anfratto rimasto. Lara premette il viso contro il soffitto, ma l'acqua aveva già raggiunto il mento. Un ultimo respiro... non c'era abbastanza aria, non c'era abbastanza aria.
Fece un respiro profondo e si abbassò per l'ultima volta. Un'ultima possibilità... Si tuffò, il rumore dell'acqua le rimbombava nelle orecchie. Aveva bisogno di pensare, di trovare la soluzione.
In fondo alla stanza, vide la ruota. Quale potrebbe essere l'ultimo segno? L'ultimo che li avrebbe salvati... lo fece roteare... non c'era abbastanza aria.
Si allungò ancora una volta, ma la ruota con i simboli mongoli si offuscò davanti ai suoi occhi. Le linee si distorsero, il suo cervello urlava per avere ossigeno. Non c'era abbastanza aria... Non c'era abbastanza aria...
La sua mente era in precario equilibrio tra la consapevolezza e l'incoscienza. Vide ancora una volta la ruota, o forse la immaginò soltanto. Non accadde nulla. Era buio, freddo, c’era solo acqua intorno a lei, e non riusciva a respirare.
Lara era al punto di aprire la bocca per prendere un grosso sorso d'acqua, ma si costrinse a non farlo. Non doveva farlo, o sarebbe finito tutto. Avrebbe smesso di sentire qualsiasi cosa.
O forse no. Qualcosa la percepì: una stretta al polso. Ma ormai non importava più.
Galleggiò, sempre più in alto. Poi, all'improvviso, il freddo se ne andò, e inalò aria con una tale forza da farsi male ai polmoni. Più l'ossigeno riempiva il suo corpo, più la sua consapevolezza tornava gradualmente in lei. Sentiva un sostegno duro sotto la schiena. Quando aprì gli occhi le si presentò un volto dai contorni sfocati, che ad ogni battito di ciglia riusciva a vedere sempre più nitidi. Nathan Drake la stava fissando con l'acqua che gli colava dai capelli scompigliati.
“Lara? Stai bene?”
Sentiva la sua voce lontana.
“Stai bene?”
Questa volta era più chiara.
Si alzò malamente col busto puntellandosi coi gomiti. “Che cosa è successo?”
“Neanche tu puoi lamentarti della tua fortuna. Sembra che in qualche modo tu abbia trovato il simbolo giusto,” le disse aiutandola ad alzarsi e appoggiarsi al muro del corridoio. “Mi hai fatto preoccupare… stavo per iniziare la respirazione bocca a bocca.”
Il suo tono scherzoso la fece sorridere. “Idiota.”
Si sedettero a terra, adagiati sul corridoio buio, vicini alle due torce abbandonate sul pavimento che dipingevano ombre oscure e ballerine sul muro. C’era mancato poco, rifletté Lara, pensando ai loro corpi inabissati per sempre in quel pozzo in cui nessuno li avrebbe mai trovati. Era valsa la pena quel pericolo mortale? Abbandonò la testa all'indietro e si rispose tra sé e sé: sì, per trovare la tomba di Gengis Khan lo avrebbe fatto anche due volte.
“Cosa ne diresti se andassimo avanti a scoprire cosa c'è oltre il corridoio?” propose Nathan girando la testa in direzione della caverna buia e inesplorata. Lara seguì la traiettoria con lo sguardo e fece spallucce.
“Sì, perché no? Non può essere peggio di questo pozzo.”
   
 
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