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Autore: LaylaParamour    28/09/2020    0 recensioni
[Vis a Vis: El Oasis]
[Fanfiction Zurena]
"Zulema le rivolse un ultimo sorriso prima di vederla allontanarsi. Si girò verso i messicani e deglutì, cercando di pensare il prima possibile a cosa fare.
Macarena, nel frattempo continuava a correre, in modo ormai scomposto, non vedeva l'ora di raggiungere l'elicottero.
Un pensiero, però, la tormentava da quando aveva lasciato lì Zulema, a vedersela con quei messicani. Aveva davvero fatto la cosa giusta?"
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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BREATH

Le loro gambe ormai non riuscivano più a correre, erano stanche e avrebbero tanto voluto fermarsi.
Ma la situazione non glielo permetteva. Tre macchine di messicani le inseguivano per assicurarsi che di Zulema e Macarena non rimanesse altro che due corpi senza vita.
La radio di Zulema parlò "Zulema dovevo solo venire a prendervi. Non avevi detto che c'era un esercito, io me ne vado!"
Zulema spinse il tasto della radiolina e con tono secco e affannato rispose "Atterra con quel cazzo di elicottero o te lo ficco nel culo!"
Ok. Cinque secondi e me ne vado. Non aspetto nessuno, ti avviso" ribattè il ragazzo.
"Va bene" Zulema lanciò via la radio ed estrasse le pistole, continuando a correre con Macarena al proprio fianco.
Correvano, sperando di raggiungere l'elicottero il prima possibile.
I loro respiri erano corti e quasi si muovevano per inerzia, perchè fosse stato per loro sarebbero crollate al suolo.
Zulema sentì il respiro quasi abbandonarla, rallentò e poi si fermò, con le mani sulle ginocchia.
"Che fai?!" Le urlò Macarena, fermandosi anche lei vedendola in difficoltà.
"Vattene di qua" le rispose Zulema guardandola.
"Andiamo!" La incitò Macarena con il fiato corto.
"Tranquilla, non lo faccio per te" ribattè Zulema, per poi continuare. "Stammi bene"
Macarena scosse la testa. "No" disse con un filo di voce.
"Non sei più sola" disse Zulema regalandole un leggero sorriso e Macarena sapeva che si riferiva al bambino che portava in grembo.
"Grazie" disse infine Macarena.
Zulema le rivolse un ultimo sorriso prima di vederla allontanarsi. Si girò verso i messicani e deglutì, cercando di pensare il prima possibile a cosa fare.
Macarena, nel frattempo continuava a correre, in modo ormai scomposto, non vedeva l'ora di raggiungere l'elicottero.
Un pensiero, però, la tormentava da quando aveva lasciato lì Zulema, a vedersela con quei messicani. Aveva davvero fatto la cosa giusta? Gli ultimi anni insieme erano stati piacevoli nonostante quello che era successo tra loro negli anni passati e quel pensiero, in quel momento, non faceva altro che martellarle il cervello.
Vide finalmente l'elicottero vicino, così cominciò a correre ancora più veloce in modo da raggiungerlo il più in fretta possibile.
"Forza sali!" Le intimò il ragazzo una volta che Macarena raggiunse il mezzo e si poggiò su di esso per cercare di riprendere fiato. "Muoviti!"
Macarena lo fulminò con lo sguardo e poi avanzò arrabbiata verso di lui "Zitto e ascolta brutto stronzo" cominciò la bionda prendendolo per la maglietta e puntandogli la pistola sotto al mento. "Hai delle armi?"
Il ragazzo annuì impaurito.
"Cosa hai? Hai delle bombe, dei fucili?"
"Ho-ho delle bombe e un fucile"
"Benissimo" disse Macarena. "Ora tu fai partire questo cazzo di coso e insieme andiamo da quei messicani per dargli una lezione. Capito?"
"Ma-" cerco di replicare il ragazzo.
Macarena lo scosse per la maglietta "Ho detto metti in moto, o giuro che ti faccio saltare il cervello"
Il ragazzo non poté fare altrimenti, fece volare l'elicottero e si diresse verso le tre macchine.
Macarena nel frattempo vide la cassa delle armi e decise di armarsi al meglio per uccidere quei bastardi e salvare Zulema. Prese quattro bombe e il fucile e si affacciò leggermente per controllare la situazione.
Vide Zulema a braccia aperte, mentre abbandonava le pistole al suolo.
Ma cosa stava facendo? Voleva farsi ammazzare? Erano questi i pensieri che viaggiavano nella mente di Macarena.
Decise che non c'era più tempo da perdere, si avvicinò al ragazzo.
"Abbassati con l'elicottero"
"Cosa?! Sei forse pazza?!"
Macarena gli puntò la pistola alla tempia "Fai scendere questa cazzo di ferraglia volante!" Esclamò urlando.
"Va bene, va bene" disse cominciando a scendere con l'elicottero.
Nel frattempo Zulema, dopo aver buttato le pistole, puntò le mani davanti a sè, cercando proprio di mimare delle pistole.
Macarena sentì il primo sparo, il secondo, il terzo e ad ogni colpo vide il corpo di Zulema contorcersi.
"EHI!!" Macarena urlò per attirare l'attenzione dei messicani, cercando di distrarli da Zulema. "EHI!"
Macarena lanciò le bombe proprio mentre i messicani alzavano lo sguardo verso di lei.
I messicani non ebbero nemmeno il tempo di reagire che subito un boato si alzò. Loro e le loro macchine saltarono in aria, lasciandone solo un brutto ricordo.
"Atterra! Corri!" Esclamò Macarena che non appena vide che l'elicottero era abbastanza vicino al suolo, decise di saltare, atterrando rovinosamente sul suolo.
La bruna era in ginocchio sulla sabbia, con la mano sinistra sul ventre cercando di tamponare il foro di proiettile.
"Zulema!" Macarena corse verso di lei e non appena le fu vicino si fiondò su di lei.
"Bionda" disse piano Zulema "C-cosa ci fai ancora qui?"
Macarena spostò la mano di Zulema dalla ferita per capire quanto fosse grave la situazione. Fece una smorfia vedendo il sangue che fuoriusciva a fiotti.
"Zulema dobbiamo andare in ospedale, subito!" Esclamò Macarena.
"No bionda! Col cazzo. N-non andrò in quella merda di posto" ribatté la mora.
"Zulema non puoi fare sempre la bambina! Ascoltami per una volta! Vieni andiamo" Macarena si avvicinò a lei e poggiò il suo braccio sulla propria spalla per sollevarla.
"AAAH!!" Si lamentò Zulema. Macarena non l'aveva mai vista così sofferente, eppure di cose ne aveva passate davvero tante, come quella volta che decise di ustionarsi con il vapore caldo. Ma così non l'aveva mai vista.
"Aspetta!" Esclamò Zulema mentre stavano per salire sull'elicottero.
"Cosa c'è ancora?" Chiede Macarena spazientita.
Zulema la prese per il giubbotto e l'avvicinò a sè "Promettimi che non mi porterai in ospedale"
"Zule..."
"Promettilo cazzo!" Esclamò quasi arrabbiata Zulema.
Macarena fissò i propri occhi in quelli di Zulema che quasi la supplicavano di non mandarla in quel posto.
"Va bene" disse alla fine Macarena. "Ma ora andiamo"
Zulema zoppicava, continuando a tenersi il ventre e Macarena si stava macchiando di tutto il suo sangue.
"Dai, ci siamo quasi" la tranquillizzò Macarena, infatti poco dopo raggiunsero il mezzo.
Macarena sollevò, con tutte le forze che aveva, Zulema e la mise nell'elicottero.
"Cazzo" Zulema fece una smorfia di dolore e strinse i denti appoggiandosi alla spalliera del sedile.
Macarena scambiò una parola con il conducente e poi tornò da Zulema.
La bionda le tolse il giubottino, facendo molta attenzione a non farle troppo male.
"Ma insomma bionda... " Zulema respirò a fatica. "Ti sembra il momento di fare queste cose?" Chiese cercando di sorridere, ma ciò che le uscì fu un sorriso amaro.
Macarena accennò un sorriso "Anche in questi momenti sei sempre la solita"
"Soprattutto in questi momenti"
Macarena vide che aveva una ferita superficiale sul braccio destro e altre due, una sul ventre e l'altra sulla spalla. Era arrivato il momento di assicurarsi che ci fosse il foro di uscita.
"Zulema, devo controllare, che ci sia il foro di uscita" disse la bionda.
"Fai pure"
"Fammi controllare la spalla" Macarena la spinse leggermente in avanti, sperando di non farle troppo male.
Notò, con sua somma felicità che il foro di uscita c'era e tirò un piccolo sospiro di sollievo. Fece adagiare Zulema di nuovo sul sedile e poi si inginocchiò di fronte a lei.
"Siamo già alla proposta di matrimonio?" Chiese la bruna, sforzandosi di ridere, ma ad ogni accenno di sorriso usciva un fiotto di sangue.
Macarena non poté far altro che sorridere. Nonostante la brutta situazione in cui si trovavano, Zulema riusciva ad alleggerire la tensione.
"Devo controllare il fianco Zulema"
La bruna annuì e si spostò di lato per dare più accesso a Macarena.
La bionda tamponò sulla parte dove ci sarebbe dovuto essere il foro.
Ma non c'era nulla.
Macarena si sentì quasi mancare e iniziò a sudare freddo.
"Allora?" Chiese Zulema.
Macarena tornò di fronte alla donna, con la faccia completamente sbiancata.
"Deduco che non c'è foro" osservò Zulema, passandosi la lingua sui denti.
Macarena annuì semplicemente, senza dire una parola.
La bionda fissò la mora con il panico negli occhi.
"Sai cosa devi fare bionda" disse Zulema che voleva quasi tranquillizzarla a vederla così.
"Come... come faccio Zulema? Non sono in grado cazzo!" Esclamò Macarena battendo, con forza, il palmo della mano sul lato dell'elicottero. Si portò una mano sul viso, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva fare del male a Zulema, era l'ultima cosa che avrebbe voluto. Pensare ciò per Macarena era molto strano, ma non poteva nascondere che la bruna non le era più così indifferente come prima.
Zulema prese la mano di Macarena, scoprendone il viso "Sei l'unica persona di cui mi fido, ti sto affidando la mia vita. Puoi farne quello che vuoi Maca"
Macarena sprofondò in quelle parole, come negli occhi della bruna che erano più dolci del solito. Davvero la bionda avrebbe potuto fare ciò avrebbe preferito, avrebbe potuto anche lasciarla lì a dissanguarsi. Ma averla salvata dai messicani doveva pur significare qualcosa. Macarena tirò su col naso e poi si mise alla ricerca della cassetta del pronto soccorso dell'elicottero. Chiese al conducente che gliela indicò e lei la prese, spostandola sul sedile.
"Forse... " cominciò Macarena con un velo di imbarazzo "... forse è meglio se togliamo la maglietta"
Zulema annuì, senza fare ironia questa volta.
Macarena le si avvicinò e afferrò i lembi della maglietta "Sei pronta?"
La bruna annuì nuovamente stringendo i denti più che poteva.
Macarena cominciò a sfilare la maglietta e quando staccò il tessuto dalla ferita da proiettile Zulema soffocò un urlo e Macarena strinse gli occhi, per cercare di scacciare via il pensiero di quanto stesse soffrendo Zulema in quel momento. Sfilò il braccio destro, quello che presentava solo una ferita superficiale e poi il braccio sinistro, stando attenta alla ferita d'arma da fuoco sulla spalla.
"Merda!" Esclamò Zulema, una volta che la maglietta venne sfilata del tutto.
Macarena rimase un attimo incantata a vederla lì con solo il reggiseno a coprirla. Deglutì e poi Zulema la fece tornare alla realtà.
"Bionda, puoi fare pensieri sconci dopo che mi avrai tolto il proiettile, per favore?"
Macarena scosse la testa e deglutì.
"Stenditi" intimò a Zulema, che lo fece, con l'aiuto della bionda.
Macarena aprì la cassetta del pronto soccorso e diede una benda a Zulema per tamponare la ferita alla spalla e poi prese il bisturi e una pinza, pronta per estrarre il proiettile.
Le mani di Macarena tremavano, non sapeva come avrebbe fatto. Certo avevano fatto un corso accelerato prima della rapina al matrimonio, ma era stata tutta teoria. In quel momento doveva mettere le mani su un corpo vero. E quel corpo era di Zulema Zahir.
Si sentì afferrare il polso e guardò Zulema.
"So che ce la puoi fare Maca, sei la donna più forte che io abbia mai conosciuto. Forza Maca, fallo" le disse Zulema.
Macarena non sapeva se fosse il dolore a farla parlare, se l'avesse resa delirante o se semplicemente fosse impazzita. Non le aveva mai parlato in quel modo.
Macarena annuì prese il disinfettante e lo spruzzò sul bisturi e sulla ferita prima di utilizzarlo.
Avvicinò il bisturi alla ferita e cise ai lati di essa e il primo grido di Zulema riecheggiò nell'abitacolo.
Macarena avrebbe voluto prendere il suo dolore, si sentiva in colpa per la condizione in cui era Zulema. Infondo era colpa sua se l'avevano ridotta in quel modo. Zulema era disposta a sacrificarsi per lei e per la creatura che portava in grembo e glielo aveva dimostrato.
"Resisti Zulema, ora te lo tolgo" la rassicurò Macarena, mentre disinfettava la pinza.
Zulema si portò una mano sul viso per asciugarsi il sudore e poi mise quella stessa mano sulla bocca, pronta a soffocare il prossimo urlo che sapeva sarebbe arrivato presto.
Macarena infilò con cura le pinze nella ferita.
"MERDA!" Gridò Zulema, oltrepassando la barriera della propria mano.
La bionda trovò il proiettile, lo afferrò e lo estrasse. Lasciò cadere la pinza e il proiettile e subito disinfettò nuovamente la ferita.
Guardò Zulema che già la stava fissando con occhi socchiusi e un leggero sorriso, quasi impercettibile.
"È finita" disse Macarena, prendendole la mano e stringendogliela, un gesto che le venne così spontaneo in quel momento. Quasi come se lo avessero sempre fatto.
Zulema cercò di allargare il sorriso, ma fallì. Per il troppo dolore sentì le forze abbandonarla e chiuse gli occhi.
"Zule!!" Esclamò Macarena avvicinandosi al suo viso. "Zulema non dormire cazzo!!"
Macarena posò due dita sul collo di Zulema per controllare il battito, era debole, ma c'era. Tirò un sospiro di sollievo e poi prese delle bende pulite dalla cassetta del pronto soccorso.
Avvolse la spalla di Zulema, con cura, dopo averla disinfettata. Fece più e più giri in modo da bloccare la fuoriuscita di sangue. Poi passò alla ferita sul braccio e infine a quella sull'addome.
Prese il corpo di Zulema e poggiò le braccia della bruna sulle proprie spalle, in modo da avere libero accesso anche alla schiena di Zulema. La fasciò con cura, sperando di aver fatto un buon lavoro.
La adagiò lentamente sul sedile, ormai zeppo di sangue.
Rimase lì a guardarla, controllando che il suo petto si muovesse, assicurandosi che fosse ancora viva. Si sedette a terra, accanto al suo corpo, poggiando la testa sul sedile. Chiuse gli occhi e senza nemmeno accorgersene si addormentò.

"Ehi! Sveglia!"
Macarena si sentì scuotere e subito mise mano alla sua pistola.
"Calma calma!" Esclamo il guidatore dell'elicottero. "Volevo solo avvisarti che siamo arrivati"
Macarena guardò fuori dall'elicottero e vide che effettivamente si trovavano accanto al camper. Si voltò verso Zulema, che ancora non aveva ripreso i sensi. Si alzò e poi guardò il ragazzo.
"Mi aiuti a portarla dentro?" Chise, con voce assonnata. Il ragazzo annuì.
"Prendila per le gambe" disse Macarena mentre posizionava le proprie braccia sotto quelle di Zulema per sollevarla.
Insieme, con tutta la delicatezza che gli era possibile, la portarono all'interno del camper.
"Sul letto, forza" disse Macarena, facendo segno con la testa al ragazzo.
La adagiarono sul letto e Macarena la sistemò meglio.
Si voltò verso il ragazzo e poi prese dal suo giubbino una banconota da cento euro.
"Ecco, tieni, prendili" disse porgendoglieli. "E perdona il mio comportamento" gli sorrise.
Il ragazzo le sorrise, non si aspettava quel gesto, ma era visibilmente felice, ovviamente "Se vi serve altro non esitate a chiamarmi, spero si riprenda presto" affermò prendendo la banconota e dileguandosi.
Una volta che l'elicottero prese il volo Macarena tirò un grande sospiro. Doveva assolutamente procurarsi delle nuove bende e chiudere le ferite di Zulema al più presto.
Prese le chiavi del camper e poi si avvicinò a Zulema.
Si inginocchiò al lato del piccolo letto e la guardò, analizzò il suo profilo in ogni centimetro. Poche volte aveva avuto il piacere di guardarla mentre dormiva. Anzi, forse quella era la prima volta dato che ogni volta che si svegliava Zulema non c'era mai al suo fianco.
Non la toccò per paura di svegliarla, ma avrebbe tanto voluto accarezzarle il viso.
"Torno subito" le sussurrò, quasi sperando che potesse sentirla. Poi si alzò, chiuse il camper da dietro e si avviò verso la città per procurarsi tutto ciò di cui aveva bisogno.

Infilò le chiavi nella porticina del camper e girò, silenziosamente.
Si affacciò con la testa all'interno dell'abitacolo e vide che Zulema era ancora al settimo sonno. Macarena entrò, cercando di non fare troppo rumore e lasciò le buste sul tavolino.
Appese le chiavi ad un gancio vicino alla cucina e uscì tutto quello che c'era nelle buste. Aveva preso bende, antidolorifici e qualcosa da mangiare, nella speranza che Zulema si svegliasse.
Aprì un cassetto e prese un ago, dove infilò un filo che aveva comprato. Si disinfettò le mani e poi prese un paio di forbici, per tagliare le bende già zeppe di sangue.
La bionda si inginocchiò vicino al letto.
Con un dito spostò la frangia scomposta di Zulema, con delicatezza, quasi fosse di cristallo.
Improvvisamente sentì un forte dolore al polso con cui stava accarezzando la bruna e una sensazione di freddo sul collo.
Zulema si era svegliata e l'aveva afferrata con forza puntandole un coltello alla gola.
"CAZZO ZULEMA!" esclamò Macarena, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa e schiaffeggiando la mano con cui Zulema teneva il coltello. Si portò una mano al petto cercando di far calmare il suo cuore che non sapeva se battere più per lo spavento o per la felicità.
"Ah sei tu" affermò Zulema, posando il coltello sul letto.
"Certo che sono io! Chi cazzo doveva essere? Babbo Pasqua?"
Zulema corrugò la fronte "Non so chi sia questo tipo, ma non ha un nome molto raccomandabile"
Macarena scosse la testa e accennò un sorriso.
"Pensavo qualcuno fosse entrato per uccidermi" confessò Zulema.
"No, ero solo io" disse Macarena. Poi guardò, alternativamente, il coltello e Zulema. "Ma da quanto sei sveglia?"
"Abbastanza per essermi alzata, aver preso un coltello per poi tornare nel letto. E ci ho messo tanto tempo in questa condizione"
Macarena strabuzzò gli occhi "Sei un'incoscente. Ora capisco perchè le bende sono piene di sangue"
"Già bionda, ma mi avevi lasciato da sola"
"Dovevo andare a prendere delle cose per te, non potevo certo sdoppiarmi" disse Macarena. Nemmeno il tempo di svegliarsi e già stavano discutendo.
"Ora sta' ferma, che hai già fatto troppi danni"
Macarena prese le forbici e tagliò le bende sporche. Diede a Zulema un antidolorifico e poi disinfettò con cura le ferite per cominciare a ricucirla.
"Così dovrebbe andare" disse Macarena una volta finito.
Zulema si lamentò poco, era troppo concentrata ad osservare Macarena mentre era troppo assorta per accorgersi del suo sguardo. A Zulema piaceva fare così. Osservarla quando Macarena non si accorgeva di lei, perchè erano i momenti in cui si comportava con più spontaneità.
"Dici che devo bendarti? O è meglio far respirare le ferite?"
"Bendami, se non vuoi trovarti piena di sangue stanotte" disse Zulema.
Macarena annuì, inorridendo al pensiero di ritrovarsi insanguinata.
Prese le bende dal tavolo e le portò vicino al letto. Le srotolò, una ad una e piano, con una cura che Zulema non aveva mai ricevuto in vita sua, le fasciò di nuovo le ferite. Per quella alla spalla ci mise un po' di più, forse perchè la vicinanza al viso della bruna non le rendeva il lavoro facile, soprattutto perché Zulema non faceva altro che fissarla.
"Hai finito di fissarmi?" Chiese Macarena, senza distogliere lo sguardo da quello che stava facendo.
"È bello vederti concentrata" disse Zulema.
Macarena corrugò le sopracciglia e solo allora la fissò, trovandosi pericolosamente vicina al suo viso.
"Sicura di non esserti drogata mentre ero via?" Chiese Macarena sorridendo, mentre gli occhi di Zulema le stavano scavando l'anima.
Zulema sorrise e poi abbassò lo sguardo, era una delle poche volte che non riuscì a mantenere lo sguardo fisso negli occhi di qualcuno.
"Tranquilla bionda, volevo solo guardarti mentre eri concentrata su qualcosa. Sai non è usuale, visto che fai sempre casini"
Macarena strinse gli occhi e terminò il bendaggio, in fretta e furia, non curandosi che avrebbe potuto farle male in quel modo. Poi si alzò e si allontanò.
"Che c'è bionda, ti è arrivato il ciclo?" Chiese Zulema, notando il comportamento completamente cambiato di Macarena.
"Sai cosa?" Chiese Macarena voltandosi verso di lei. "Un grazie non sarebbe stato male. Una parolina, piccola e semplice, niente di più. Ma tu sei Zulema, tu non ringrazi, non ti scusi. Non fai niente di tutto ciò"
Zulema la guardava mentre la vedeva fare su e giù per il camper, poi decise di parlare "E allora perchè te lo aspetti se sai che sono così?"
Macarena si fermò e la fissò "Perchè ti ho salvato la vita, come tu hai fatto con quella mia a di mio figlio ed io, al contrario tuo, ti ringrazio per averlo fatto, perchè sarei morta e con me tutti i miei sogni"
"Hai ripagato il tuo debito bionda" affermò fredda Zulema.
Macarena avrebbe voluto prenderla a schiaffi, in quel momento in particolare. Avrebbe voluto dirle che non lo aveva fatto per ricambiare il favore, ma perchè voleva solo che lei vivesse, che non l'abbandonasse così, che teneva a lei anche dopo tutto quello che avevano passato.
"Fanculo Zulema" decise di dire, prima di prendere il pacchetto di sigarette e uscire dal camper sbattendo la porta.
Zulema capì che Macarena era sul tetto del camper, sentì i passi della bionda. Capì anche che non si sedette sulla sdraio, ma continuò a camminare nervosamente sul tettuccio. Zulema si passò una mano sul viso, per poi far cadere il braccio sul letto. A volte si chiedeva perchè doveva sempre comportarsi da stronza quando tutto ciò che avrebbe voluto era la vicinanza della bionda, ma così facendo otteneva sempre l'esatto contrario.
Avrebbe voluto far cadere quella corazza che la attorniava, ma non faceva parte di lei lasciar entrare chiunque lì dentro, non voleva soffrire come era successo per tutta la sua vita. Si era già mostrata fin troppo debole con Macarena, dicendole che gli anni che aveva passato con lei l'avevano fatta sentire a casa. Macarena era la sua casa.
Si toccò l'addome e sentì un leggero dolore. Nessuno l'aveva mai trattata in quel modo, con quella delicatezza. Ma la bionda l'aveva fatto, nonostante tutta la sofferenza che le aveva provocato.
Zulema sospirò, forse avrebbe dovuto mettere un po' da parte quel carattere di merda che si ritrovava.
La bruna sentì che la bionda stava scendendo dal tettuccio e, con non poca difficoltà, decise di farle spazio in quel minuscolo letto che le aveva ospitate durante quegli anni.
Macarena aprì la porta e la richiuse dietro le proprie spalle. Lasciò il pacchetto di sigarette sul tavolo e prese il pigiama, andandosi a cambiare in bagno. Una volta finito riempì un bicchiere d'acqua e lo bevve tutto d'un sorso.
A Zulema non sfuggiva nemmeno un singolo movimento e quando vide che Macarena si stava per sedere sul divanetto minuscolo del camper parlò.
"Ti ho fatto un po' di spazio. Se vuoi"
Macarena si voltò verso di lei stupita, credeva stesse già dormendo. Non sapeva se ascoltare il suo orgoglio o la sua schiena che probabilmente, se avesse dormito sul divano, l'avrebbe maledetta la mattina dopo.
Decise che la sua schiena, in quel momento aveva più voce in capitolo e si avviò verso il letto, senza dire una parola.
Si sedette e poi si stese accanto a Zulema, dandole le spalle.
"Puzzi di fumo" le disse la bruna.
"Senti chi parla, la donna che fumava 30 sigarette al giorno" ribattè Macarena stizzita.
"Anche tu non scherzi" le rispose Zulema.
Macarena si voltò spazientita "Se dovevi cominciare a parlare e dirmi cosa non ti va bene di me evitavi di invitarmi nel MIO letto"
Zulema la guardò, non sapeva se rispondere in modo cordiale o seguire il suo solito carattere cinico.
"Se fossi stata nelle condizioni me ne sarei andata"
"Bene, allora è deciso" Macarena diede di nuovo le spalle a Zulema, cercando di trattenere le lacrime che non riuscivano più a stare rinchiuse nei suoi occhi. Avrebbe davvero voluto odiare Zulema, sarebbe stato tutto più semplice, ma nonostante la frase che aveva detto, avrebbe voluto tenerla con sè per sempre.
Non fu facile addormentarsi quella notte. Ma il sonno prese sopravvento, permettendo così a Morfeo di prenderle per mano e portarle nel suo regno.

Durante la notte Zulema venne svegliata dal dolore all'addome. Aveva paura che la ferita si fosse aperta di nuovo. Si portò una mano sulla benda ma lì trovò ciò che non si aspettava.
Macarena, durante il sonno, le aveva posato un braccio sulla pancia e, inavvertitamente, le aveva toccato la ferita.
Zulema girò la testa verso il suo viso e sorrise. Con quel gesto, pensò la bruna, sembrava come se la volesse proteggere. O almeno quella fu la sensazione che ebbe Zulema, sentì la volontà della bionda di curarsi di lei e tenerla al sicuro.
La bruna allungò una mano verso il viso di Macarena e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendo attenzione a non svegliarla, e prima di allontanare la mano le accarezzò la guancia, così liscia e candida. Ritirò la mano e chiuse di nuovo gli occhi, pensando che, nonostante la mano di Macarena vicino alla ferita le provocasse un po' di dolore, era il più dolce che avesse mai provato in vita sua.

Il mattino dopo la bionda aprì gli occhi, non aveva idea di che ore fossero, ma si sentiva davvero troppo stanca. Sbatté le palpebre, più e più volte.
Vide una chioma di capelli neri davanti a sè e un profilo perfetto, ai suoi occhi. Capì che durante la notte probabilmente si era girata. Quello che non capì subito, invece, fu il braccio attorno a Zulema.
"Cazzo" sussurrò in modo da non svegliare la bruna. Con cura tolse il braccio e appena vide Zulema muoversi, portò il proprio braccio vicino a sè e chiuse gli occhi.
La bruna aprì gli occhi e si guardò attorno, notò che il braccio di Macarena non era più sul suo addome e una parte di sè avrebbe voluto ritrovarlo lì, proprio dove l'aveva lasciato quella notte.
Fece forza sul braccio relativamente sano e cercò di mettersi a sedere, ma senza risultati.
"Ehi" sentì dire da Macarena. "Dove vai?"
Zulema pensava si fosse appena svegliata "Buongiorno" le disse.
"Buongiorno" rispose Macarena mettendosi a sedere. "Come ti senti?" Le chiese. Anche dopo tutto quello di cui avevano discusso la sera prima, non poteva fare a meno di preoccuparsi.
"Non male. Potrei stare meglio, potrei non essere uno scolapasta, ma non male"
Macarena sorrise "Già, sei veramente inguardabile piena di buchi" ironizzò.
"Ma vedi in che situazione sono. La bionda che ride di me" Zulema scosse la testa, fintamente indignata.
Macarena si alzò dal letto sbadigliando e cercando di aggiustarsi i capelli al meglio.
"Bionda" la richiamò Zulema.
Macarena si voltò con fare interrogativo.
"Mi aiuteresti ad alzarmi, per favore?"
"No Zulema, non puoi andare girando. Devi riposare" le intimò Macarena.
"Dai Maca, sembro una cazzo di malata terminale"
"Puoi sentirti quello che vuoi, ma da quel letto non ti muovi" disse Macarena, mettendo sul fornello la caffettiera.
"Bene" affermò Zulema "Allora farò da me"
Macarena si voltò e con aria di sfida incrociò le braccia.
Zulema fissò i suoi occhi in quelli di Macarena, guardandola, quasi sfidandola, ma Zulema sapeva che probabilmente, quella sfida, l'avrebbe persa.
Si avvicinò alla fine del letto e fece leva sul braccio sinistro. Ignorò il dolore lancinante che stava provando all'addome e riuscì a mettersi seduta. Non distolse lo sguardo da Macarena nemmeno un attimo. Prese fiato e cercò di alzarsi. Ci riuscì ma di pochi centimetri, ricadendo inevitabilmente sul letto.
Zulema fissò il soffitto "Che palle" disse semplicemente.
"Forza, vieni qua, ti aiuto" disse infine Macarena avvicinandosi a lei. "Mettiti seduta"
Zulema lo fece, senza protestare.
"Metti le braccia attorno al mio collo" le disse Macarena.
"Se volevi un abbraccio potevi dirmelo, bionda" Zulema rise, provando dolore alla ferita.
"E scommetto che tu lo avresti fatto" sorrise Macarena, mentre Zulema faceva esattamente come le aveva detto.
"Avrei potuto stupirti con effetti speciali" sussurrò Zulema a pochi centimetri dall'orecchio di Macarena che sentì un brivido percorrerle tutta la schiena.
"Sì, certo" rispose Macarena posizionando le proprie braccia dietro la schiena di Zulema, sollevandola con cura.
"Che dolore cazzo!" Esclamò Zulema.
"Ti do un antidolorifico, andiamo" dopo averla sollevata, Macarena, posizionò il braccio di Zulema sulle sue spalle, in modo da darle un po' di spazio per muoversi.
Arrivarono al tavolino e la fece sedere sul divanetto.
"Cazzo, perchè non mi hanno colpito alle chiappe, almeno avrei evitato di stare seduta" osservò Zulema.
Macarena scoppiò in una fragorosa risata, mentre toglieva la caffettiera dal fornello.
Zulema vedendola ridere così sorrise. Vedere felice la bionda rendeva tale anche lei.
"Sei incorreggibile Zulema" Macarena versò il caffè in due tazzine e le mise sul tavolino, per poi sedersi di fronte a Zulema.
"Bionda"
"Mmh?" Chiese Macarena sorseggiando il caffè.
Zulema sospirò e fece appello a tutte le sue forze "Grazie"
Macarena cominciò a tossire, il caffè le era andato di traverso. Si alzò in fretta e furia e andò a prendere un bicchiere d'acqua per cercare di non soffocare.
"Volevi uccidermi o cosa?" Chiese Macarena facendo dei lunghi respiri.
"Era uno dei miei tanti tentativi di farti fuori. Peccato non ci sia riuscita" disse Zulema, tranquilla, sorseggiando il caffè.
Macarena tornò al tavolo e si sedette "Di nulla, comunque"
Rimasero in silenzio dopo quell'ultima frase e poi si guardarono.
Sorrisero, come era capitato spesso in passato. Si guardavano solo per sorridersi, senza troppe parole, perchè i loro sguardi parlavano da soli e si dicevano tante cose che con la voce non sarebbero mai riuscite ad esprimere.

I giorni passarono, Macarena accudiva Zulema, nonostante a volte le sembrava di prendersi cura di una bambina per quanti capricci faceva. La bruna migliorava sempre di più e finalmente arrivò il giorno in cui le bende andavano tolte.
"Dai toglimi queste cose" disse Zulema.
"Sì, sì, un attimo" disse Macarena mentre si sedeva accanto alla bruna sul letto.
"Mi danno un cazzo di prurito queste bende" Zulema si grattò la spalla.
"Stai ferma!" Esclamò Macarena bloccandole le mani. "Ora le togliamo"
Forse Zulema un po' lo faceva apposta a fare tutto il contrario di quello che Macarena le diceva. Perchè avere l'attenzione e le premure della bionda tutte per sè la faceva sentire bene. La faceva sentire quasi amata.
Una volta tolta anche la benda dall'addome Macarena poté ritenersi soddisfatta del lavoro che aveva svolto in quei giorni. Le ferite erano completamente cicatrizzate e senza nessun rossore.
Macarena sorrise a Zulema e presa dall'impeto la abbracciò forte.
Zulema presa alla sprovvista rimase inizialmente interdetta e poi, piano piano, poggiò una mano sulla schiena della bionda e immerse il proprio viso nei capelli di Macarena. Avevano un odore così dolce ed erano così morbidi che Zulema avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre.
"Oh, scusami" disse Macarena riprendendosi e allontanandosi. "Mi sono fatta prendere dall'entusiasmo" sorrise.
Zulema la osservò e quasi senza pensarci le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi accarezzarle la guancia con il pollice.
Macarena quasi tremò sotto il suo tocco, era delicato, caldo, tenero. Zulema non l'aveva mai toccata in quel modo, quel suo modo di fare non la stava più facendo ragionare, aveva la mente completamente annebbiata.
La bruna la guardò negli occhi e mise la mano con cui la stava accarezzando dietro la nuca di Macarena e l'avvicinò a sè. Il cuore della bionda sembrava volerle uscire dal petto. Non sapeva cosa fare, se fermare tutto o se farsi trasportare dal momento.
Zulema posò la propria fronte su quella di Macarena, che trattenne il respiro.
Zulema scosse la testa "Sento che sto per fare una stronzata"
Macarena poggiò la mano sulla guancia di Zulema e poi sussurrò "Falla. Ti prego"
Zulema si morse il labbro inferiore sentendo quella supplica e quel gesto non sfuggì a Macarena che avrebbe annullato lo spazio tra le loro labbra in un secondo. Sentiva Zulema esitare e poi vide il suo viso allontanarsi.
Zulema fissò Macarena e sospirò scuotendo la testa "Non posso, cazzo. Non posso"
"Perchè?!" Chiese Macarena. "Cosa ti frena ancora?"
"Tu"
"Io?"
"Non voglio farti soffrire" confessò Zulema.
"E perché dovresti? So che lo vuoi anche tu! Perchè devi sempre riflettere su tutto quanto? Perchè non ti lasci andare all'istinto?!" Chiese Macarena alterata.
"Hai una bimba in arrivo Maca, e non hai tempo da perdere con me" osservò Zulema.
"Perchè pensi di essere una perdita di tempo per me?"
"Andiamo Maca, cosa potrei diventare per te? Non sono una donna a cui potresti affidarti"
"Questo lo dici tu. Hai rischiato la vita per me" poi si toccò la pancia. "E per lei"
"Non possiamo bionda" Zulema si alzò dal letto e si incamminò verso l'uscita, incurante del fatto che non avesse una maglietta addosso.
Macarena aveva ancora la mente troppo annebbiata per pensare in modo lucido. Si alzò anche lei e la afferrò per il polso, costringendola a girarsi.
Prese il viso di Zulema con la mano libera e la baciò sulle labbra. Non sapeva da quanto tempo avrebbe voluto farlo, forse da quando erano state a letto insieme, forse quando era andata a trovarla in lavanderia o quando era andata a prenderla dal carcere, o forse addirittura da Cruz del Norte. Nessuna delle due aveva idea di quando, quello che stavano provando l'una per l'altra, era diventato tutt'altro che odio. Zulema non esitò a cingerle i fianchi e ad avvicinarla a sè fino a quando i loro corpi non furono praticamente uno contro l'altro.
Macarena approfondì il bacio e Zulema non si oppose, infondo, era proprio ciò che voleva anche lei.
Si allontanarono per respirare ma non passò nemmeno un secondo prima che le loro labbra tornarono a sfiorarsi.
Improvvisamente Macarena venne strattonata e si ritrovò con la schiena sul letto.
Macarena fissò i suoi occhi in quelli di Zulema e poi cercò di prendere lei il controllo. Ma senza successo, Zulema era ancora su di lei.
"Sai chi comanda, vero?" Le chiese Zulema a fior di labbra, sorridendo.
"Io?" La stuzzicò Macarena.
Zulema prese il suo mento con la mano e le fece voltare il viso, poi si avvicinò all'orecchio di Macarena.
"Sbagliato bionda" sussurrò la bruna.
Quelle due semplici parole riempirono il corpo di Macarena di brividi.
"Hai i brividi" osservò Zulema sorridendo e sfiorando il collo della bionda con le labbra.
"Taci" le intimò Macarena tirandola a sè, riunendo le loro labbra. Era quello che voleva, godersi il momento, senza più parole. E fu quello che Zulema le regalò, una notte insieme, senza imbarazzo, senza veli, senza freni, senza droghe. Tutto quello che provavano davvero si stava facendo strada tra quelle coperte ormai stropicciate, uniche testimoni di quello che finalmente avevano deciso di confessarsi.

Entrambe erano esauste, giacevano sul letto. Zulema era a pancia in su e guardava il soffitto con un braccio dietro la nuca e con l'altro accarezzava la schiena nuda di Macarena, la cui testa poggiava sulla spalla di Zulema. Le loro gambe erano intrecciate tra loro e la bionda, con la mano, tracciava cerchi immaginari, sovrappensiero, sulla pancia di Zulema.
Macarena sollevò la testa e fissò i suoi occhi in quelli di Zulema che la guardò di rimando.
"Dimmi, occhioni verdi" le sorrise Zulema.
"Ti troverò qui domani mattina?" Chiese Macarena, quasi con timore della risposta.
Zulema accarezzò i capelli di Macarena e poi le sue guance "Domani mattina, dopo domani, il giorno dopo ancora. Finché vorrai Maca"
"Per sempre?" Chiese speranzosa Macarena che davvero voleva la bruna al suo fianco in ogni momento. Non le importava il fatto di dover sopportare il carattere burrascoso di Zulema, il suo essere anche scontrosa a volte, lo avrebbe fatto. L'unica cosa che le importava era tenerla con sè perchè, come le aveva detto Zulema, era la sua casa. Il posto in cui si sentiva sicura, il posto in cui sarebbe sempre tornata anche dopo un litigio, di quelli che pensi non si potranno mai risolvere.
Zulema le sorrise e si morse il labbro "Sei pazza a volermi con te per sempre"
"Per sempre?" Le chiese nuovamente Macarena.

"Per sempre" le rispose Zulema per poi baciarla e sigillare quelle due parole con quel bacio, quasi a voler tenere strette quelle parole che si erano promesse.


ANGOLO DELL'AUTRICE!
Eccomi di nuovo qui con questa nuova Oneshot!
Grazie mille per aver letto, spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta e se vi va ditemi un po' cosa ne pensate!
Grazie infinite!

LaylaParamour!
  
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