La sera era già inoltrata, stava arrivando nel suo momento migliore. Sapete, no? Quando l’aria è fresca, forse fredda, ma non è abbastanza buio da dare quell’impressione di vuoto che, unita alla brezza, è capace di spaventare. Anzi, l’aria era carica di quel sentore di vita, di vivacità: di ragazzi che cantano sul mare davanti al fuoco; ma anche di vecchietti che giocano a scopa come conclusione di una giornata impegnativa passata a correre dietro i nipotini. Vita e quiete. Azione e riposo.
L’ora in cui la sera sa di scelta.
L’ora più bella.
 
Fred Weasly si stava accendendo una sigaretta quando, aperta la finestra, sentì il profumo di quella sera. Ormai era passato quasi un anno da quando era andato a vivere a  Whitstable, un paesino sulla costa vicino Londra. Voleva disintossicarsi un po’ dal mondo magico. Molti prendevano in giro suo padre per l’interesse che nutriva per i babbani, lui stesso per i passati ventitré anni circa non aveva mai capito cosa ci trovasse, ma undici mesi prima aveva deciso che fosse il momento di provare a vedere il suo punto di vista, così aveva lasciato tutto ed era andato a vivere lì. Nel mondo magico, quella sensazione frizzante di scelta, la provavi ovunque. Sempre. Potevi fare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. Certo, c’erano delle regole, ma le possibilità erano infinitamente maggiori. Nel mondo babbano, invece, quell’impulso alla creazione lo trovava solo la sera, solo a quell’ora. Lì a Whitstable, dove la cosa più magica che ci sia sono i frutti di mare.
Buonissimi frutti di mare.
Quei cazzo di frutti di mare.
Erano ovunque, e Fred non ne poteva più.
Sigaretta ancora in bocca, si infilò la giacca e uscì, già pronto a sentirsi proporre di mangiare qualcosa.

Indovinate cosa?