Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: hapworth    01/10/2020    1 recensioni
Sorrise allo specchio: il dente scheggiato che spuntava sul lato destro, quello che aveva avuto in regalo a dieci anni, gli restituiva qualcosa per potersi definire se stesso.
[accenni Xiao Xingchen/Xue Yang] ~ Scritta per il "Writober" indetto da Fanwriter.it! || Scritta per la challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xue Yang
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'My reason'
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E buongiorno! Nei miei piani c'era l'intento di scriverla e pubblicare questa storia di notte - come indicazioni della lista -, ma la revisione e un imprevisto mi ha visto pubblicarla solo adesso, quindi niente. L'ho scritta di notte, perché in fondo sono una nottambula, specialmente nella produzione di roba e quindi dovrebbe andare bene comunque. 
Avevo voglia di esplorare ancora un po' questa ambientazione, questo Xue Yang a cui mi sono abbastanza affezionata e quindi... eccovi un'altra shot su questo verse allegrissimo.
Vi auguro una buona lettura!

hapworth

Questa storia partecipa al "Writober" di Fanwriter.it.
prompt: riflesso || lista: night
Questa fanfiction partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta.
tabella: colori || fiore: #04. papavero (fiori bianchi) || prompt: sventura

Nota: la storia è collegata alla shot "Rinchiuso".


Darkness

Lo specchio gli restituiva l'immagine del suo volto gonfio e deturpato, qualcosa di così deformato, in quel momento, che non avrebbe saputo riconoscere ciò che lo rendeva umano, da ciò che invece lo rendeva un semplice sfogo. Avrebbe dovuto essere automatico, non avrebbe più dovuto fare male, eppure lo faceva sempre, e non fisicamente.
Sorrise allo specchio: il dente scheggiato che spuntava sul lato destro, quello che aveva avuto in regalo a dieci anni, gli restituiva qualcosa per potersi definire se stesso. Il dolore non scemava: viso, petto, gambe e altro a cui preferiva non pensare; un corpo dolorante ed emaciato con il quale convivere.
Se fosse rimasto, avrebbe finito per essere ancora percosso violentemente – la rabbia e l'odio non erano così facili da contenere, non quando c'era l'alcol di mezzo e forse qualcosa di peggio – così, avvolgendosi nella felpa, calandosi il cappuccio sulla testa, strisciò fuori dal bagno.
L'appartamento era silenzioso, tranne per il brusio della tv: sua madre la stava guardando. In ogni caso, anche se non fosse stata distratta, il suo sguardo non si sarebbe mai posato su di sé. La dolcezza e l'affetto erano qualcosa che, in quel luogo, non avrebbe mai trovato.
Rabbrividì, sentendo un breve senso di vertigine dovuta probabilmente al colpo alla testa che era arrivato tra le percosse, mentre barcollava verso l'uscita; il sonoro russare lo rassicurò che, anche se avesse fatto qualche capitombolo, nessuno lo avrebbe raggiunto per infierire su di lui.

Xue Yang si guardò intorno: la spolverata di neve era ancora agli inizi, ma faceva abbastanza freddo da sentire il viso intorpidirsi, il dolore acquetarsi un po' nella sua morsa. Era una sensazione piacevole, come una carezza.
Il pensiero quasi lo fece sobbalzare, mentre cercava di allontanare quel pensiero, quella sensazione. La prima, qualcosa di così prezioso che, a distanza di anni, ancora conservava gelosamente. Un pensiero dolce, una sensazione strana, ma piacevole per una volta, qualcosa di gentile a cui non poteva sottrarsi.
Si sedette su uno dei muretti, rabbrividendo quando i suoi jeans toccarono la neve fredda, mentre si appoggiava sugli ematomi che si allargavano e scurivano. Socchiuse gli occhi, alzando la testa verso l'alto, abbastanza perché il cappuccio gli scivolasse verso il basso, scoprendogli il viso tumefatto che l'aria fredda fendette e punse, facendolo quasi gemere, in attesa del torpore.
Sarebbe stato bello, lasciarsi andare e scivolare a terra, sul marciapiede in attesa della morte. Una fredda, dolce e sonnecchiante fine. Così diverso, in fondo, dall'epilogo che si era sempre figurato di sé, percosso fino alla morte per aver solo compiuto un passo falso. Sarebbe stato poetico e un po' tragico... forse non propriamente adatto a lui, ma abbastanza da farci almeno un pensiero in quella notte.
Forse il professore avrebbe apprezzato: amava le poesie, le cose belle. Il suo abbigliamento e il suo aspetto curato, i capelli scuri e lisci, gli occhi gentili e le labbra sempre un po' inclinate verso l'alto, in quell'espressione di pacata accettazione. Sì, Xiao Xingchen sicuramente l'avrebbe trovata una fine appropriata, persino per lui.
Ma farla finita sarebbe stato troppo semplice, allo stato attuale delle cose. Era ancora troppo giovane, aveva ancora voglia di vedere quella sagoma sempre vicina, ma abbastanza distante, in modo che potesse sempre rammentarsi che non era fattibile, per lui, avvicinarsi.
Sospirò, mentre si alzava dal muretto. Il freddo gli aveva intorpidito tutto il corpo, il che poteva essere un male, ma allo stato attuale delle cose, per lui, era positivo.
Si avvicinò alla fontana, immergendo entrambe le mani per poi sciacquarsi il viso dal sangue. Fece male, provò un dolore pungente, ma si morse l'interno delle guance e procedette nella sua azione. Il buio gli era amico e anche le persone che, rare, passavano di lì.
Quando si sentì soddisfatto, si specchiò. L'acqua gli regalava un riflesso frastagliato, ma riusciva a intravedersi. Era ancora coperto di lividi, era ancora Xue Yang, ma non era una bambola, non era uno sfogo, non era neppure la disgrazia che ogni tanto leggeva negli occhi carichi di disprezzo di sua madre. No, era ancora un essere umano.


Fine
   
 
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