Invito

Non sapeva dire, Lunamaria, se a darle fastidio fosse di più il fatto di aver pedinato Athrun o quello di aver poi fatto la spia al Comandante Gladys, consegnandole le foto che lo ritraevano in compagnia del Delegato Athha e di altri due giovani, un ragazzo ed una ragazza. Erano ordini superiori, e per quanto lui potesse piacerle come persona e come uomo, le toccava tradire la sua fiducia, facendo rapporto.
   Mentre percorreva il corridoio, qualcuno che veniva nel senso opposto al suo le urtò accidentalmente una spalla, riportandola con i piedi per terra e facendole accantonare per qualche attimo i sensi di colpa.
   «Scusa», disse Shinn con voce affannata e il sorriso sulle labbra. Sembrava avesse corso per un pezzo ed indossava ancora gli abiti di quel pomeriggio nonostante fosse ora tarda.
   Pensando che gli fosse capitato qualcosa di bello, il soldato Hawke si sentì risollevare il morale, anche se di poco. «Sei stato a bighellonare fino ad ora?»
   Lui si accigliò. «Non sono come Youlan e Vino, io», rispose con risentimento.
   «Sai, avevi ragione: se fossi venuto con me, non ti saresti divertito», gli fece sapere la fanciulla, riprendendo a camminare.
   Subito Shinn le si affiancò, ricordando di come, vedendoli in procinto di uscire, Athrun gli avesse suggerito di farle compagnia durante quella mezza giornata di congedo e di come lei lo avesse fissato male quando si era sentita rifiutata dall'uno e dall'altro. «Luna», si affrettò quindi a riparare alla scortesia: sebbene alle volte battibeccassero per delle piccolezze come quelle, normalmente andavano molto d'accordo e, anzi, sapevano di volersi un gran bene. Ma l'imbarazzo del momento l'aveva avuta vinta, benché egli sapesse che non vi era nulla di sbagliato nel trascorrere del tempo libero con un'amica, e si era perciò comportato male. «Scusa per prima», affermò.
   La sua compagna arrestò di nuovo il passo e si volse a guardarlo con espressione stupita. Riflettendo sulle parole che il Comandante Zala le aveva detto un paio di settimane prima, anche lei si convinse della medesima cosa: Shinn non era cattivo, tutt'altro.
   Sorrise. «Credevi davvero che me la fossi presa? Ormai sono abituata ai tuoi modi rozzi», lo schernì. E poi, ma questo non poteva dirglielo, se fosse rimasto con lei sarebbe stato capace di mandare a monte la missione, planando su Athrun come un avvoltoio non appena i suoi occhi avessero scorto la figura del Delegato Athha. Era meglio così. Anche perché Shinn era sempre restio ad obbedire agli ordini quando di mezzo c'era una faccenda che gli stava a cuore – atteggiamento che in futuro avrebbe smesso in un'unica occasione, arrivando a ferire proprio lei e, paradossalmente, a legarla a sé per sempre. Al momento preferiva essere la sola, fra loro, a porsi dei dubbi su cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.
   «Se è così, la prossima volta ti mollerò di nuovo da sola», ribatté il giovane Asuka, piccato.
   «Perché, avevi intenzione di invitarmi fuori?», si incuriosì lei.
   «Forse», rispose l'altro, accompagnando però quella parola con un cenno d'assenso del capo.
   Intenerita, la ragazza stese di nuovo le labbra verso l'alto. «Forse, allora, ti avrei detto di sì.»
   «È ovvio», sbruffoneggiò il pilota dell'Impulse, serio, ottenendo come risultato quello di farla scoppiare a ridere.
   «Non esserne così sicuro», lo mise in guardia lei. «Se Athrun ti precedesse...»
   Shinn sbuffò, emettendo un suono di stizza dalla bocca, piegata in una smorfia. Non volendo tuttavia rinunciare a far tesoro dei buoni sentimenti che la bionda sconosciuta gli aveva trasmesso quel pomeriggio in riva al mare, decise di non prendersela e di sorvolare, dimostrando così di essere molto più maturo di quanto gli altri potessero credere. «Secondo me, Athrun è gay.»
   Lunamaria lo colpì sul braccio col palmo della mano. «Invidioso!»
   «E di cosa?»
   «Del fatto che lui piace e tu no.»
   «Ha anche la sifilide.»
   Scandalizzata, gli diede un secondo schiaffetto. «La verità è che piace anche a te.»
   L'altro le lanciò un'occhiataccia e quasi le parlò di Stellar; alla fine si convinse a lasciar perdere e a riprendere a percorrere la strada contraria a quella della sua collega. «La prossima volta non ti inviterò.»
   «Sicuro, vorrai invitare lui», fu la lesta battuta di lei.
   Per l'ultima volta i loro sguardi si incrociarono, e l'asso della Minerva affermò con una determinazione che gli era propria solo sul campo di battaglia: «Invece inviterò te, e tu accetterai.»
   «Puoi contarci», concluse la fanciulla, in tono di sfida. «E se non lo farai...»
   «Oh, lo farò, stanne certa», la interruppe il moro. Quindi, infilò le mani in tasca e proseguì senza dire più nulla.
   E mentre anche Lunamaria si allontanava con un vago senso di confusione, a nessuno dei due venne spontaneo chiedersi come mai avessero tanta smania di uscire insieme se si erano ormai convinti che in cima ai loro pensieri dovessero piuttosto esserci Stellar e Athrun.