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Autore: MaryFangirl    11/10/2020    6 recensioni
[Sequel di 'Un giorno mi apparterrai']
-Erano passate diverse settimane da quando si era risolto il caso degli omicidi in serie [...], ma come si poteva mettere una pietra sopra quello che era successo? [...] Kaori impiegava qualche minuto ogni giorno per far vagare la sua mente al doloroso passato.-
Genere: Azione, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Questa storia è tradotta in italiano dal francese. Qui sotto trovate i dettagli dell'originale.

 

Titolo storia originale: Le faux pas

Link storia originale: http://hojofancity.free.fr/WorkDisplay.php?v=2&st=1&series=1&choix=0&fm=&status=&s=835&t=

Link autore: http://hojofancity.free.fr/Auteurs.php?v=2&a=1101

 

Salve a tutti ^^ come avevo anticipato, ecco il seguito di Un giorno mi apparterrai ^^ non è una fanfiction lunga, sono 6 capitoli, che chiariranno i dubbi e chiuderanno definitivamente il cerchio iniziato in quella precedente ;) chiaramente, se vi apprestate a leggere questa storia senza aver letto prima Un giorno mi apparterrai, rischiate di capire molto poco, quindi vi consiglio di darle un'occhiata, sono solo 8 capitoli ^_^ in ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate e buona lettura!

 

Erano passate diverse settimane da quando si era risolto il caso degli omicidi in serie perpetrati da Izumi, ma nonostante la conclusione positiva e senza ulteriore processo, come si poteva mettere una pietra sopra quello che era successo?

Il suo comportamento, inizialmente, aveva dimostrato una grande freddezza che si avvicinava quasi all'indifferenza, ma col passare dei giorni, il suo guscio si era spezzato e andato letteralmente in frantumi. Una luce si era spenta nei suoi occhi, sebbene i sorrisi e il suo abituale altruismo continuassero a costituire la sua vita quotidiana.

Appoggiata contro la cornice della finestra del salotto, mentre il giorno stava sorgendo appena, il suo sguardo perso nell'orizzonte punteggiato da nuvole arancioni, Kaori impiegava qualche minuto ogni giorno per far vagare la sua mente al doloroso passato.

Non passava un giorno senza che pensasse a sua sorella assassinata da quella psicopatica, quel mostro che aveva ucciso spudoratamente tutte le persone che avevano ostacolato il suo funesto piano. Lei, Kaori Makimura, era sopravvissuta fisicamente, ma la sua essenza si era disintegrata nel tempo.

Quante volte la stessa scena si svolgeva nella sua testa; quante volte si vedeva mentre salvava Sayuri in extremis; quante volte immaginava di piantare un proiettile in testa a quella donna dall'aspetto angelico per salvare la sorella maggiore?

Ogni mattina si svegliava di soprassalto, quindi si sedeva sul bordo del letto coprendosi il corpo sudato ancora tremante con un lenzuolo, gli occhi brillanti di emozione scrutavano l'ambiente circostante alla figura di quella figura femminile che avrebbe potuto rassicurarla.

Senza fine, si svegliava con il cuore martellante, nella speranza che tutto ciò fosse un puro e semplice incubo, ma presto la realtà riemergeva e il suo immenso dolore la schiacciava ancora di più. Alcune lacrime brillavano nelle sue iridi nocciole, ma nel tentativo di dissipare il dolore, posava uno sguardo più addolcito al suo amato compagno che dormiva pacificamente al suo fianco. Sfortunatamente molte volte, anche se la dolcezza riusciva a consolarla, il calvario diventava troppo insopportabile, allora si alzava in fretta per lasciare la stanza. Lasciava libera la sua emozione, cadendo in ginocchio sulle fresche piastrelle del bagno per piangere lacrime amare, dando colpi furiosi che esprimevano la crudele incomprensione.

Sdraiato sul letto, con gli occhi fissi sulla porta, Ryo non riusciva a distogliere la sua attenzione. Come aveva potuto lui, il più grande e temuto sweeper del Giappone, aver fallito la sua missione e aver fatto soffrire così tanto la donna che amava?

Come aveva potuto lasciarsi sorprendere da quella donna...quella folle?

C'era solo un termine che gli veniva in mente: gelosia. Quel sentimento nefasto che aveva offuscato il suo giudizio. Avrebbe sopportato mille sofferenze per risparmiarle anche solo un po' di dolore.

Quella scena angosciante e quotidiana non lo lasciava impassibile; in quei momenti di tristezza, attendeva un suo gesto perché si confidasse con lui, lasciandosi andare sulla sua spalla. Non sapeva come fare per alleviarla, ma l'avrebbe abbracciata per dimostrarle che lui era lì per lei.

Ma una maschera traditrice mimetizzava il suo fragile viso e la donna si murava nella sua silenziosa sofferenza attraverso la quale il sorriso, quasi sincero, appariva quando lui le passava accanto.

Non sapeva cosa fare per restituirle la sua vita ora spezzata, avrebbe fatto di tutto per salvare la giornalista solo per lei e per risparmiarle quel dolore.

Spingendo via il lenzuolo, si alzò in silenzio per dirigersi verso il bagno per avvicinare il suo grande palmo, quasi sfiorando la porta con un gesto carezzevole, sussurrando costantemente:

"Perdonami, Kaori"

E con sguardo altrettanto sofferente tornava nel loro letto e si ricopriva con il lenzuolo dal colore neutro, chiudeva gli occhi mentre lo scatto della porta si faceva sentire. La immaginava, con gli occhi arrossati, la gola annodata, cercando di riprendere l'autocontrollo mentre faceva un respiro profondo e oltrepassava la soglia del bagno.

In punta di piedi, lei superava la camera da letto per scomparire e scendere in salotto; seguendola furtivamente, lui aveva avuto l'opportunità di vederla, ferma davanti a una delle finestre, la tristezza dominava i suoi occhi nocciola in un'effimera fuga dove vedeva sua sorella.

Lasciando la sua torre di guardia, Kaori, con una camminata più sicura, si diresse verso la cucina e, aprendo a turno gli armadietto, tirò fuori pentole, piatti, scodelle e ingredienti per preparare una deliziosa colazione. Mentre le verdure si cuocevano nell'olio bollente che lei agitava con un movimento esperto di polso, due potenti braccia allacciarono la sua vita sottile e un leggero bacio si posò sul suo collo, suscitandole un sorriso raggiante.

"Uhm, hai un buon odore" le sussurrò all'orecchio.

Sentendo una zaffata di vita invaderla, con un lungo sospiro lei gonfiò il petto mentre chiudeva gli occhi. Delicatamente, accarezzò gli avambracci dell'uomo. Come le piaceva sentirlo intorno a sé, così premuroso, così gentile e paziente mentre lei trascorreva le sue giornate chiusa in un pesante silenzio. Con umore scherzoso interruppe quel momento confortante.

"Dì piuttosto che hai annusato la colazione" sorrise, proseguendo con il suo compito.

"E poi si dice che gli uomini non sono romantici" sospirò lui, andandosi a sedere al tavolo imbronciato.

Fingendo di non aver sentito, lei terminò la sua preparazione. La colazione pronta, posò i vari piatti sul tavolo e riempì una scodella con una buona quantità di cibo, si avvicinò al suo compagno per lasciargli un bacio furtivo, dicendo:

"Buon appetito"

Afferrandola delicatamente per il polso mentre lei si allontanava per uscire dalla stanza, lui le chiese:

"Non mangi?"

"Sai...non ho molta fame" ammise lei.

Con una leggera pressione, la riportò verso di lui e appoggiò il capo sul suo ventre mentre le sue braccia imprigionavano la vita della giovane donna e le dita di Kaori si persero automaticamente nei folti capelli neri dello sweeper.

"So che stai soffrendo..." sussurrò lui. "Parlami"

Separandosi da quell'amorevole abbraccio, lei lo baciò affettuosamente sulle labbra.

"Ho ancora bisogno di un po' di tempo...tutto qui" mormorò tristemente.

Senza dire una parola, uscì dalla stanza per salire di sopra, farsi una bella doccia e indossare un nuovo vestito...una nuova pelle per un nuovo giorno, per cercare di illudersi.

Sospirando per la propria impotenza, Ryo si portò mollemente le bacchette alla bocca mentre le mascelle masticavano automaticamente il pesco fritto e i suoi occhi si rivolgevano verso la porta della camera da letto che si era chiusa sulla sua bella.

 

 

Poche ore prima, a New York, seduto tranquillamente su una panchina con un berretto calcato in testa, un giovane uomo dal viso gradevole che terminava in un pizzetto a ricoprirgli il mento, si schiariva le idee per un nuovo dipinto mentre si trovava a Central Park. Con il tratto sicuro della matita, catturava le anime dei bambini che giocavano felici su uno slittino mentre con gli occhi socchiusi incideva nella sua memoria le forme e gli atteggiamenti dei ragazzini.

Continuando a disegnare, Natsume non si accorse della giovane donna che lo guardava con interesse, un libro in mano, aperto instancabilmente sulla stessa pagina da ormai due giorni.

Aveva adottato quella posizione automatica come per trovare una scusa per essere lì, osservandolo senza moderazione mentre l'artista era assorbito dal suo lavoro. Lo aveva notato per caso in mezzo alla folla; si era stranamente sentita attratta da quell'uomo che non aveva ancora mostrato alcun interesse particolare nei suoi confronti.

Il suo aspetto elegante suggeriva che si trattava di una donna importante, forse una donna d'affari che fuggiva dagli imponenti edifici confinanti con il parco, rifugiandosi lì per rilassarsi nel verde. Lo chignon alto e i piccoli occhiali non appesantivano in alcun modo i suoi piacevoli lineamenti; i suoi begli occhi neri e i suoi capelli scuri, oltre al viso impreziosito da un rossetto color cremisi, davano alla giovane donna un aspetto affascinante, ma il disegnatore non sembrava tenerne conto.

Il tempo trascorreva ugualmente da due giorni, lei non si stancava di guardarlo. Gli occhi di lui erano fissi su un punto preciso mentre la sua mano scarabocchiava abilmente quelle che erano le sue percezioni.

Quella sera, la donna aveva deciso di parlargli e, perché no, invitarlo a prendere un caffè. Ferma nella sua decisione, lasciò scorrere le ore mentre lui finiva di disegnare scrupolosamente.

Precisamente alle 20, come il giorno prima, lui rimetteva a posto il suo materiale per lasciare il parco; in quel momento, la giovane donna si alzò a sua volta, facendo scivolare frettolosamente la tracolla della borsa sulla spalla per seguirlo, ma compiendo alcuni passi nella sua direzione, si rese presto conto di aver dimenticato il suo prezioso libro sulla panchina.

Tornando indietro mentre il parco si svuotava dei suoi occupanti, si guardò intorno alla ricerca del libro quando finalmente lo notò non lontano dalla boscaglia.

"Ah, eccoti!" sorrise mentre si inginocchiava per raccoglierlo, spolverando la copertina.

Mentre si raddrizzava, il suo sguardo colse un leggero movimento nel fogliame; a poco a poco, mentre i suoi occhi brillavano di malizia, la sua espressione giocosa e allegra svanì per lasciare posto a una smorfia e a un grido che fu rapidamente soffocato da un panno imbevuto di cloroformio.

Sfortunatamente il suo appello sommesso non raggiunse l'attenzione degli ultimi passanti che si dirigevano verso l'uscita, e la sua sagoma si appesantì, venendo trascinata attraverso la fitta vegetazione.

Fissando con risentimento malcelato il corpo accasciato, con un gesto rapido l'individuo estrasse dalla tasca un sottile cordino bianco. Accovacciandosi sulla donna priva di sensi, orgoglioso di essere dominante, tirò energicamente le estremità del cordino, sussurrandole nell'orecchio mentre nei suoi occhi danzava una strana luce:

"Non credere che non abbia notato il tuo giochino, sgualdrina" ridacchiò piano. "Non sono cieco, ma LUI è sotto la mia protezione e nessuno lo sradicherà"

Il suo respiro si fece ansimante mentre la sua rabbia deformava ulteriormente i suoi lineamenti, allargati in un ghigno spaventoso.

"Non rovinerai tutti il duro lavoro per cui ho faticato tanto"

Sollevandole leggermente la nuca, la sottile corda circolò la gola della giovane donna, stringendola rapidamente. Quando l'aria cominciò a mancarle, la vittima improvvisamente riaprì gli occhi e con gesti scoordinati cercò di far scivolare le dita tra la corda e il collo per trovare un po' di preziosa aria, mentre la sua bocca si apriva istericamente come un pesce che si dimenava fuori dall'acqua, alla ricerca di ossigeno.

Nel disperato tentativo di fargli lasciare la presa, le sue gambe si contorsero convulsamente ma il panico e soprattutto il soffocamento le lasciavano poche possibilità di ottenere un risultato.

Mentre il sorriso del suo aggressore si allargava, gli occhi della giovane donna divennero lucidi e persino sporgenti quando la sua carnagione si fece rossa, poi bluastra, finendo in una tonalità cremisi.

Rilasciando la pressione, come un serpente, il cordino rilasciò la sua preda mentre un rantolo sfuggiva dalla gola della vittima.

"Il tuo omicidio sarà classificato come tutti gli altri. Non avresti mai dovuto passeggiare da sola nel parco" ironizzò con un sogghigno. "E soprattutto, non avresti dovuto avvicinarti a LUI" infuriò fissando l'uscita del parco, da tempo abbandonato dall'interessato.

Mentre si sistemava prontamente la giacca e con una mano ferma riordinava le ciocche arruffate, scavalcò il cadavere senza scrupoli e, a sua volta, lasciò il parco. Scivolando tra la folla senza alcuna difficoltà, il manager, con le mani in tasca, camminò in modo rilassato lungo i pochi metri che lo separavano da casa sua, facendo una piccola deviazione per assicurarsi che l'artista fosse rientrato a casa senza problemi.

La notte era ancora fresca, la brezza animava le foglie morte, si insinuava tra il fogliame per poi sfiorare il volto della giovane donna che giaceva nel parco lontana dagli sguardi. Come per svegliarla, il vento aumentò la sua potenza ma, nonostante qualsiasi buona intenzione, la giovane donna non riprese conoscenza e la scia bluastra che emergeva intorno al suo collo non fece che risaltare rispetto alla sua carnagione pallida.

La giovane donna fu ritrovata solo il mattino seguente, mentre un jogger percorreva le vie tortuose di Central Park.

 

 

Più tardi in mattinata, a Shinjuku, Kaori si occupava delle faccende domestiche mentre Ryo faceva zapping tra i vari canali, rilasciando sospiri infastiditi nell'attesa impaziente del segnale di partenza dalla sua compagna, affinché potessero uscire di casa per raggiungere i loro amici al bar.

Mentre si stazionava sulle notizie internazionali, vide il giornalista che iniziava a presentare i vari fatti che poi avrebbe dettagliato. Un disastro naturale nelle isole haitiane, la scomparsa di un cantante popolare in Giappone, l'omicidio di una giovane donna a New York...

"Beh, il mondo è piuttosto agitato" sospirò.

Accomodandosi sul divano per lasciarsi accaparrare dai fatti di cronaca, il suo orecchio colse l'interruzione del borbottio dell'aspirapolvere e con la coda dell'occhio seguì la giovane donna che riponeva accuratamente i suoi accessori per poi andare a lavarsi le mani. Riapparse pochi minuti dopo e gli sorrise, dicendo:

"Bene, possiamo andare"

Senza attendere, lui spense la televisione e balzò dal divano, ritrovandosi accanto alla sua bella, e con un sorriso affascinante le porse il braccio dicendo:

"Signorina"

Con un sorriso smagliante, Kaori stette al gioco dello sweeper e afferrò felicemente il braccio che le tendeva mentre lui si gettava la giacca sulla spalla. Con sguardi complici e gioiosi sui loro volti, Kaori appoggiò la mano sulla maniglia della porta e girò il polso, ritrovandosi faccia a faccia con il postino.

"Signorina Makimura?" chiese il postino, tendendo una busta.

"Sì, sono io" confessò lei, colta da una strana ansia, allontanandosi dal suo amante.

"Firmi la ricevuta, per favore" disse lui, porgendole il foglio.

Una volta fatto, l'uomo scomparve senza tardare; presa da una sensazione inquietante, Kaori rabbrividì mentre il suo sguardo ancora doveva soffermarsi sulla scritta che designava lei come destinataria.

Sostenendo la donna, Ryo la riportò in casa e la esortò a sedersi su una poltrona.

Con l'ansia che traspirava da ogni poro della sua pelle, Kaori continuò a fissare il suo partner tenendo la busta stretta tra le dita.

"Kaori? Kaori!" la chiamò dolcemente, prendendole la mano e inginocchiandosi davanti a lei. "Dovresti aprire la busta. Deve essere importante"

Con un cenno affermativo della testa, la giovane donna scartò mollemente la busta e mentre in un silenzio religioso i suoi occhi studiavano quanto scritto, la sua espressione divenne malinconica, poi sempre più triste fino a far apparire lacrime silenziose che con difficoltà tratteneva da diverse settimane.

Distogliendo la sua attenzione dalla lettera, fissò il suo compagno negli occhi.

"È da New York...è il giornale di Sayuri..."

Lasciandosi travolgere dal dolore, il suo corpo fu scosso da violenti singhiozzi, e con un gesto di infinita tenerezza Ryo l'abbracciò, accarezzandole i corti capelli color mogano.

"Sayuri...ha vinto un premio per via del suo articolo su Izumi...mi chiedono di ritirarlo al suo posto"

Stringendosi di più tra le braccia di Ryo, i sobbalzi malinconici agitarono maggiormente il suo essere livido mentre la lettera veniva accartocciata nella sua mano destra, in un gesto di sorda collera.

  
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