Among the hounds of love
I feel your arms surround me
I’ve always been a coward
I never know what’s good for me
-Hounds of
Love-Kate Bush
«Incredibile!» Non avesse voglia dopo tanto tempo.
Bulma si ritrasse, appoggiandosi allo schienale del letto, affondando nel
cuscino, le lenzuola le coprivano il petto. Non riusciva proprio a capirlo. A
volte avrebbe voluto essere Goku! Entragli in testa con la fusione, essere uno
solo. Quanto era invidiosa di quel primato!
«E a cosa stai pensando?» Così crucciato, seduto nudo
sul letto, il ventre coperto, e rivolto alla finestra, alla notte, non a
lei, Peccato! «Si può sapere?»
Sarebbe stata una domanda per Zuno. Ma anche se avesse
saputo il conteggio esatto, Vegeta non avrebbe saputo che farsene. Quante
persone aveva ucciso?
Il passato restava passato e a lui l’inferno?
Se l’era meritato, e lo avrebbe meritato ancora,
nonostante tutto: non uomo di Freezer, ma comunque un “cattivo”.
«...Vegeta?»
«Uh? Hai detto qualcosa?»
Aveva decisamente la testa altrove, Goku
forse? Non sarebbe stata la prima volta.
Gli allenamenti, i combattimenti, la
rivalità...qualsiasi cosa lo distraeva dal darle attenzioni. E avevano appena
provato ma non c’era riuscito, pesandole appena addosso, senza trasporto e
senza passione, ingarbugliato in chissà quali altri pensieri, Al
solito!
«Ti ho chiesto a cosa stai pensando, Vegeta.»
«All’aura di Moro.»
Si mise a sedere anche lei e, nell’andargli accanto,
le si scoprì il seno. Così avrebbe fatto gola a chiunque, ma non a Vegeta: era
un uomo diverso, ben altra solfa.
«E perché, scusa?»
Si voltò a guardarla negli occhi, indugiò su quanto la
sua mente non si fosse mai soffermata abbastanza.
«Provi mai rancore verso di me?»
«Parecchio in questo momento!» E per una volta che Bra
dormiva tranquilla.
«Cretina!» Si distolse. «Non intendevo quello.»
Bulma si appoggiò alla sua spalla, si strinse al suo
braccio. «Perché dovrei?»
«Perché non dovresti?»
Tornò dritta. «Vegeta, ma che ti prende?» Gli puntò un
dito contro la guancia, «Non è da te!»
«Perché non lo sarebbe?» Schioccò. Lo aveva anche
chiesto ai namecciani, E non permetterò che altri di loro periscano!
«E poi cosa c’entra l’aura di Moro?»
È come se tante persone urlassero di dolore. Intere popolazioni di innocenti distrutte.
Conquistiamo pianeti e li rivendiamo al migliore
offerente, Vegeta non
aveva che eseguito gli ordini di Freezer, ma era indubbio gli fosse piaciuto
ferire, I traditori vanno puniti, gli uccideremo il figlio davanti agli
occhi.
Non era stato piacevole, fare i conti con se stesso
attraverso l’aura di Moro.
Bulma gli accarezzò una guancia, esortata dal suo
silenzio. «Allora?»
Non riuscendo a resistergli, gli passò un braccio
intorno alla vita, gli finì poi in grembo, stringendosi al suo corpo nudo, la
figura asciutta; gli sfiorò uno zigomo con la punta del naso. «Me lo dici?» Lo
baciò sul petto, un bacio sulla spalla, sul collo. La punta delle dita sui suoi
addominali scolpiti, l’ombelico...adorava la sua cresta iliaca! Lo sentì
irrigidirsi, ma non dove avrebbe voluto. «Oh Vegeta, mi ascolti?!»
«Ho ucciso molte persone.»
A quel punto Bulma si scostò, le mani sulle sue
spalle. «E ti senti in colpa?»
Si sarebbe sentito così piccolo nell’ammetterlo
direttamente. E c’era andato vicino su Neo Namecc.
Non lo ammise. Non disse più niente, per non ferire
ulteriormente ciò che aveva creduto appartenere all’orgoglio saiyan. Potevano
anche far altro i saiyan, votarsi al bene, ad esempio. Lo aveva visto.
Ma non era neanche questo il punto! E quel tarlo di
dubbio si posò tra le sue sopracciglia scure arcuandole; distolse ancora una
volta lo sguardo. Una ruga sulla fronte.
Iniziava a vedersi come lei lo aveva sempre saputo? Si
spogliò di qualsiasi desiderio, le restò soltanto la voglia di abbracciarlo. «Sono
l’unica che può mandarti all’inferno, Vegeta.»
Se la scollò di dosso, si coprì con le lenzuola,
schiuse le labbra per darle, finalmente, una dannata risposta, ma Bra scoppiò a
piangere nella stanza accanto. Allora scese dal letto, «Vado io.» Si rivestì. E
lei rimase a bocca aperta, per l’ardire di essersela svignata senza ritegno.
Trunks si strinse alla ringhiera della culla. «Quindi
anche tu piangevi? E veniva tuo papà a controllarti?»
Altamente improbabile. «Forse. Non lo so.»
«Non ricordi?»
«No.» Comunque suo padre era diverso. Suo padre era
stato un re.
Bra gli sorrise, adesso tranquilla tra le sue braccia.
«E io piangevo?» Chiese ancora Trunks.
«Spesso.»
«E venivi a prendermi?»
«Ogni tanto.» Tutte le volte che Bulma avesse voluto.
Lo costringeva, Un po’ per uno, Vegeta! E senza toccarlo
restava con lui finché non avesse smesso.
Aveva torturato i suoi amici, minacciato di
ammazzarla, ad un certo punto l’aveva persino lasciata; l’aveva anche
rinnegata. Non le aveva dato nulla più di quanto non si fosse sforzato di
darle.
Per loro due l’eternità insieme non sarebbe esistita.
Solo una pazza lo avrebbe amato nonostante!
Bulma si staccò dallo stipite della porta dal quale li
aveva osservati e li raggiunse. Passò una mano tra i capelli di suo figlio.
Bra ignorava la loro storia e Trunks ne sapeva
abbastanza di Vegeta da pensarla come lei: aveva salvato la vita di entrambi.
Guardò sua moglie e la loro bambina, innocente, in
braccio. Bulma, continuando il discorso, disse: «Lo so che ti dispiace, Vegeta.»
Non trovò altre parole che quelle.
Trunks gli tirò la maglietta. «Di cosa ti dispiace,
papà?»
Sua moglie gli rivolse l’ennesima carezza. «Ti perdono.»
Le tirò la vestaglia. «Per cosa, mamma?»
Vegeta non avrebbe mai vissuto diversamente da come in
passato: potendo scegliere, avrebbe scelto la stessa strada derelitta. Non
avrebbe maturato le conclusioni di quel luminoso attimo, altrimenti.
Bulma, almeno, se lo augurò, per essere guardata in
ogni dimensione con così tanto amore infinito e trasporto.
Svanita la tempesta. Il cuore calmo.
Vegeta; così come lei lo aveva sempre saputo. E non ci
fu bisogno di aggiungere altro o dire niente.
«Ma per cosa ti dispiace, papà?»
Fine
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