Anime & Manga > BeyBlade
Ricorda la storia  |      
Autore: Scarlet Jaeger    13/10/2020    1 recensioni
"«A che pensi?», gli chiese infatti, alzando prontamente un sopracciglio quando finalmente gli occhi di ghiaccio del compagno si posarono su di lui.
«Alla vita», gli rispose il diretto interessato, con fare strettamente enigmatico. Aveva però nella voce una nota sarcastica, cosa che confuse ancora di più il povero Boris, che decise di aggrottare entrambe le sopracciglia.
«Hai fatto danno?», chiese prontamente quest’utimo, senza il minimo tatto, sentenza che fece sbruffare il rosso, che si portò una mano alla fronte con rassegnazione. «Eppure mi sembra di ricordare che non ci fossero ragazze degne di nota nel monastero…cioè, non come una certa spagnola», sogghignò, beccandosi l’occhiata più glaciale che Yuri riuscì a fare."
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
This Is Halloween



 

Era arrivato il fatidico giorno, quello che Boris aveva atteso con tanta impazienza. Era il 31 Ottobre e quella sarebbe stata la notte più oscura di tutte.
Ma quella sera sarebbe anche tornato Kai dal suo viaggio in Giappone. La coincidenza di quei due fattori aveva fatto alzare Kuznetsov di buon umore, ma la prima cosa di cui si accorse quando aprì gli occhi fu la mancanza di Yuri. Lo cercò per tutto il monastero, fino a che non lo trovò in giardino, con le mani nelle tasche dei pantaloni, intento a guardare un punto indefinito dell’orizzonte.
«Yu?», lo richiamò, dopo essere passato a prendere l’occorrente per mettere a punto il suo piano. Senza i principali addobbi non sarebbe stata la stessa cosa.
Il chiamato in causa però non spostò minimamente gli occhi sul nuovo venuto, probabilmente troppo preso dai suoi pensieri per dare udienza al suo compagno. Ma lui si accorse subito che c’era qualcosa di incredibilmente profondo nel suo modo di sospirare, per quello riprese subito parola.
«A che pensi?», gli chiese infatti, alzando prontamente un sopracciglio quando finalmente gli occhi di ghiaccio del compagno si posarono su di lui.
«Alla vita», gli rispose il diretto interessato, con fare strettamente enigmatico. Aveva però nella voce una nota sarcastica, cosa che confuse ancora di più il povero Boris, che decise di aggrottare entrambe le sopracciglia.
«Hai fatto danno?», chiese prontamente quest’utimo, senza il minimo tatto, sentenza che fece sbruffare il rosso, che si portò una mano alla fronte con rassegnazione. «Eppure mi sembra di ricordare che non ci fossero ragazze degne di nota nel monastero…cioè, non come una certa spagnola», sogghignò, beccandosi l’occhiata più glaciale che Yuri riuscì a fare.
«Stavo pensando alla vita che ti toglierà Kai, probabilmente stanotte, ma stavo pensando che forse non ci arriverai a stanotte, perché potrei ucciderti prima», soffiò risentito, guardandolo di traverso, ma servì solo a far ridere di gusto Boris. Oramai le minacce di Ivanov non gli facevano più effetto.
«Ma dai, sarà divertente!», liquidò la faccenda, sventolando una mano con fare annoiato, fino a che Yuri non notò il ben di dio che stava trasportando dentro una carriola.
«E quelli?», chiese scettico, anche se dentro di sé sapeva già la risposta.
«Costumi di scena. Ho organizzato ad Hiwatari una bella festa di bentornato», ridacchiò tra sé e sé, pregustando già ciò che sarebbe accaduto quella sera dentro quel monastero.
«Perché c’è la giacca di Vorkof?», chiese poi Yuri, sempre più scettico, portandosi due dita a massaggiare la tempia che pulsava.
«Sarà il pezzo forte…», scoppiò a ridere il ragazzo dai capelli grigi. «Andiamo, probabilmente in sala trucco avranno bisogno di noi!», gli disse poi, aumentando lo scetticismo del povero capitano.
«Sala trucco?»
«Esatto, ho obbligato Sergey a travestirsi dal nostro “amato” monaco», ridacchiò ancora, con una risata forse troppo isterica.
«E non ti ha ancora ucciso?», insistette il rosso, assottigliando gli occhi di ghiaccio per capirci qualcosa.
«Ci ha provato, poi l’ho lasciato tra le mani della cuoca», fece spallucce. «Ho fatto venire le migliori truccatrici, ed anche noi siamo attesi in sala trucco», gli rese noto, prendendolo per un braccio ed iniziando a trascinarlo per tutto il giardino. Ovviamente non senza una buona dose di opposizione da parte del povero Ivanov.
«Io non voglio entrarci in questa storia!», decretò imperioso il mal capitato, cercando di puntare i piedi per terra. Purtroppo in quanto a forza fisica, Boris era nettamente avvantaggiato.
«Ma io e te saremo i protagonisti dell’opera!», ridacchiò ancora, sempre più eccitato alla sua folle, stramba, idea.
«Ho paura a chiederti quale sarà il mio ruolo…», ringhiò tra i denti il lupo della steppa, anche se gli era già salito alla mente un brutto presentimento.
«Ma la sposa cadavere!», gli rese noto il suo compagno, con un po’ troppo brio per i suoi gusti.
«Ecco…appunto!», storse infine il naso in un’espressione di pura contrarietà, mentre continuava ad essere trascinato senza altra possibilità di appello.
 
 
 
 
«Sai Yu…stai bene coi capelli piastrati!», ridacchiò Boris, dopo essersi affacciato alla porta del salone adibito a camerino/sala trucco ed aver visto i capelli del compagno ricadergli dietro la schiena in setosi fili rossi, dove un adirato Yuri era stato legato alla sedia senza tante cerimonie da Sergey, che invece aveva preso con filosofia il folle piano di Boris. Ma in ogni caso era quello a cui era andata meglio di tutti. Il fatto di aver dovuto fare la tinta viola ai capelli era solo un piccolo dettaglio.
«Ora mettere extencion», proferì la ragazzona dalle gote rosse che si stava prendendo cura del povero capitano della Neo-Borg, e lo fece con uno spiccato accento tedesco nella cadenza russa, che mise notevolmente paura ai presenti. Ogni volta che parlava sembrava più mandarli a quel paese che avvertirli di quel che avrebbe fatto.
«Falla smettere!», si lamentò il rosso, mentre la pulzella gli tirava i capelli per attaccare altre ciocche boccolose, che sarebbero andate a completare il suo look. Inoltre in faccia era stato prontamente truccato da scheletro, completo anche di lenti a contatto bianche, con cui il povero Yuri si sentì quasi cieco. Ma quando lo fece presente ai suoi compagni, quelli gli dissero solo che sarebbe stato più realistico.
Alla fine del trattamento, Ivanov aveva indosso un vecchio vestito da sposa, di quelli all’antica, tutto strappato e macchiato appositamente per l’occasione.
«Qvesto era di mia madre», gli spiegò l’improvvisata parrucchiera, in un tono sempre abbastanza burbero, in contrasto col sorriso mezzo sdentato con il quale si presentò.
«Hai dato un ruolo anche a lei?», chiese Sergey a Boris, senza però farsi sentire dalla diretta interessata.
«Sì, di chiudersi qui dentro e non uscire per nessuna ragione al mondo. Te la immagini al buio?», gli rese noto, constatazione che servì a far ridacchiare il ragazzone sotto i baffi. Ma quando Kuznetsov si voltò a guardarlo negli occhi quasi impallidì.
«Ser, te lo ha detto nessuno che fai impressione così?», sentenziò, dopo averlo effettivamente visto vestito e pettinato come il loro vecchio allenatore.
«Sì, me lo ha detto Ivan prima di sparire…», fece spallucce l’ex biondo della squadra.
«Ed ora dov’è?», gli domandò poi l’argenteo, notando come in effetti Pablov mancasse all’appello.
«Ѐ andato già alla sua postazione! Non avevamo pattuito che avrebbe attivato lui le macchine del fumo e gli ologrammi dei fantasmi?», gli chiese poi, scettico, pensando che forse il piano fosse cambiato, ma il grande architetto annuì solamente, soddisfatto della piega che stava prendendo la commedia.
«Ottimo. Era troppo basso per dargli un ruolo», ridacchiò. «Gli altri ragazzi invece?», domandò, per essere tranquillo che tutto filasse come nelle prove.
«Chi ai microfoni per le voci, chi ai registratori per la voce di Vorkof», fece spallucce la copia di quest’ultimo, aumentando l’ilarità del diretto interessato.
«Perfetto! Nessuno dev’essere a giro, solo fantasmi, ologrammi e…noi!», ridacchiò poi, pregustandosi la faccia spaventata di Kai quando avrebbe messo piede nel monastero. «Manca poco, è tutto pronto?», chiese poi, vedendo come la ragazzona finì di slegare le ultime parti del corpo di Yuri, ancora legate nonostante la difficile vestizione.
«Spero solo che quando Hiwatari avrà finito con te mi lasci un pezzo da sbranare!», gli annunciò il capitano con voce risentita e gli occhi, una volta azzurri, che scintillavano di ritrovata pazzia.
«Bravo Yu, ti sei calato benissimo nella parte!», ridacchiò Boris, finendo anche lui nella mani dell’improvvisata truccatrice.
Però c’è da dire che fece un ottimo lavoro.
Sergey sembrava la copia sputata di Vorkof, nonostante cercasse di imitarlo con gesti decisamente impacciati.
Yuri sembrava una vera sposa cadavere, molto simile a quella del film, con l’unica differenza che, al vento procurato dalle macchine, svolazzavano i lunghi capelli rossi.
Boris sembrava invece un ometto in carriera degli anni trenta, con le occhiaie pronunciate dal trucco ad arrivargli fin quasi alle guance.
«Non te l’ho chiesto, ma come hai trovato questo materiale di Vorkov? Insomma, i vestiti, vecchie registrazioni…», gli chiese a bassa voce Sergey, perché era sicuro che Yuri fosse troppo emotivamente instabile per ascoltare certi discorsi e che una parola detta male avrebbe scatenato in lui gesti decisamente troppo avventati.
«Nei sotterranei. Sono quasi tre mesi che vivo là sotto per attuare questo piano…», gli rispose il compagno, all’apice della soddisfazione. «Ci siamo, le auricolari le avete…», continuò, sistemandosi alla fine di un buio corridoio dopo aver preso a braccetto Yuri. «Ivan, ci senti? Sei pronto?», chiese poi, parlando nel microfono dell’auricolare.
«Operativo!», gli rispose quello dalla sala comandi, cosa che lo portò a guardare l’ora sull’orologio da panciotto che aveva recuperato in una scrausa bancarella dei bassifondi di Mosca.
«Ok ragazzi, tutti ai posti di manovra, Hiwatari dovrebbe essere qui tra quattordici minuti esatti»
«Il Taxi è appena ripartito dal cancello, sta entrando!», gli rese noto uno dei ragazzi del monastero, voce che arrivò a Sergey, Yuri e Boris tramite le auricolari.
«Bene, seguitelo con le telecamere e registrate tutto, non perdetevi un solo istante!», ridacchiò poi, dando il via libera a Sergey, che invece sarebbe stato solo in un altro corridoio.
«Sorridente Yuri, si va in scena!», rise poi, ai danni del povero compagno, che gli riservò un’occhiata tagliente delle sue. Però convenne di rimanere in silenzio, perché lui invece si stava godendo il momento esatto in cui Boris sarebbe finito nelle mani di Kai, alla fine di quella buffonata.
 
 
Quando il grande portone d’entrata si chiuse dietro di lui, la prima cosa che notò fu il silenzio fin troppo spettrale in quella struttura, ma cercando di non pensarci continuò a camminare risoluto nel corridoio. In fondo non aveva nulla da temere, era un uomo abbastanza grande e vaccinato per varcare da solo i vecchi corridoi del monastero.
Quando mosse i primi passi nel primo corridoio però, con ancora il cappuccio calato fin sopra gli occhi, tutte le torce già abbastanza soffuse delle pareti si spensero, provocandogli un sussulto, ed una risata spettrale iniziò ad inondare il luogo. Lui conosceva fin troppo bene quella voce, cosa che gli fece percorrere un brivido lungo la schiena. Soprattutto quando iniziò a salire la nebbia.
«Nebbia al monastero?», si domandò però, scettico, parlando a fior di labbra per farsi coraggio, ma la voce continuava a risuonare nelle casse posizionate a dovere dai ragazzi e quello lo distolse dai suoi pensieri.
«Kaiiii!», tuonò Sergey, sperando di imitare al meglio la voce del vecchio monaco, palesandosi in fondo al corridoio offuscato dalla nebbia, e la figura del nuovo arrivato rimase paralizzata di fronte a quella visione, con gli occhi sgranati sotto il cappuccio e le gambe tremanti. Tuttavia non si fece fermare da ciò.
«V-Vorkof, maledetto!», inveì infatti, iniziando ad agitarsi non poco. Iniziò anche a sentire il cuore battere all’impazzata e la rabbia prendersi gioco di lui.
«Non riprenderei il monastero! Tu dovevi rimanere in prigione! Non rovinerai ancora le nostre vite!», ringhiò, iniziando a correre verso il monaco, per quanto le gambe gli consentirono di muoversi.
Ma Sergey, appellandosi al piano, iniziò a dileguarsi tra le stanze, nei passaggi che creavano tra esse le porte. Almeno fino a che il biondo non si accorse che quello che credeva essere Kai non lo stava più seguendo.
«Come. Si è già arreso?», si chiese perplesso fra sé e sé, ma poi notò che qualcosa non andava. Sentì un lamento di dolore provenire dal punto in cui lo aveva lasciato ed era fin troppo sicuro che non fosse una cosa normale. Quando cercò di affacciarsi oltre una porta vide il diretto interessato accasciato a terra, col cappuccio che gli era scivolato fino a lasciargli scoperto il volto, incrinato da una strana e preoccupante smorfia di dolore.
Quella visuale gelò il ragazzone sul posto.
«Ragazzi, abbiamo un problema!!», gridò nell’auricolare, cercando di attirare l’attenzione dei suoi compagni.
 
 
Qualche minuto prima, in un altro corridoio, Yuri e Boris avevano abbassato notevolmente l’audio degli auricolari e non si erano accorti dei messaggi preoccupati che continuavano a ricevere. Continuarono a stare in allerta, fino a che non videro la figura di Kai camminare verso la loro postazione. Fu allora che Boris dette al rosso le prime direttive.
«Fluttua!», gli impose Kuznetsov, iniziando a trampellare da una parte all’altra del corridoio e trascinandosi dietro la sua sposa, decisamente inviperita da quell’assurda situazione.
«Che diavolo dici!? Non siamo zombie!», gli ringhiò tra i denti il povero mal capitato, ma Boris lo mise a tacere, dicendogli che se avesse continuato a parlare li avrebbe fatti scoprire.
Quindi, sotto qualche effetto di fumo e luci, si calarono nella parte per cercare di impressionare Hiwatari, che nel frattempo si era bloccato in mezzo al corridoio. Aveva assottigliato lo sguardo, probabilmente per cercare di vedere meglio, ma nonostante quello non sembrava minimamente impressionato da quello che stava succedendo.
Rimase fermo nella sua posizione, ad osservare con attenzione quello che gli stava accadendo attorno, fino a che non portò le braccia al petto, seccato da tutta quella messa in scena.
«Avete finito?» chiese poi, quando nelle casse del corridoio iniziarono a tuonare voci che dovevano sembrare quelle dei fantasmi, create ad hoc dai ragazzi, ma che invece non sortirono in lui l’effetto sperato.
Almeno finché un urlo disperato riuscì a superare la barriera del suono imposta dai limiti umani, e quello sì che fece agitare Kai, sul cui volto si aprì un’espressione decisamente impaurita.
«Maledizione!», imprecò poi, voltando le spalle a Yuri e Boris ed iniziando a correre a ritroso nel corridoio, fino a sparire dalla loro vista. Inutile dire come i due rimasero impressionati da tutto ciò, ma soprattutto dall’urlo disumano che avevano appena sentito e che non faceva parte assolutamente della recita.
Solo allora alzarono il volume delle auricolari, giusto in tempo per sentire la voce sbraitante di Sergey trapassare i loro timpani.
«Presto ragazzi o il vecchio ci lascia le penne!!!», tuonò il biondo e, seppur in un primo momento i due ragazzi si guardarono scettici, perché erano sicuri che non ci fosse nessuna persona anziana nelle mura del monastero, bastò la voce di Kai a quietare i loro dubbi.
Il microfono del loro compagno, il primo accorso a soccorrere la citata persona, aveva captato la voce disperata del giapponese e l’unica parola che disse fece gelare il sangue nelle vene dei due russi.
«Nonno?!», gridò Yuri, sull’orlo di una crisi isterica. «Avevi detto che sarebbe arrivato da solo!!!», gli urlò contro, ed in quel momento Boris potette dire davvero di aver avuto paura. Yuri, vestito da sposa cadavere, truccato come un teschio appena uscito da una tomba, con le iridi celate dalle lenti bianche e lo sguardo da psicopatico, gli fece veramente, ma veramente paura.
«Ma io che ne potevo sapere che Hiwatari avrebbe portato anche il vecchio?!», si difese Boris, ma quella volta fu Yuri a trascinarlo di peso per tutto il corridoio.
 
 
 
 
 
Il pronto intervento, chiamato tempestivamente dal povero Sergey, arrivò appena in tempo per dare le prime cure al nonno di Kai. Riuscirono a stabilizzarlo sul posto, ma le condizioni erano abbastanza critiche. Così mentre gli operatori sanitari caricavano il povero anziano sulla barella, Ivan, Sergey, Boris e Yuri, con ancora i vestiti di scena indosso, stavano cercando di eludere come meglio poterono lo sguardo decisamente incazzato di Hiwatari Junior.
Stava dando le spalle ai volontari dell’ambulanza, ignorando anche i lamenti del nonno, che semi incosciente stava vaneggiando sul ritorno di Vorkof, sui fantasmi e su spose cadaveri.
«Ѐ colpa di Boris!», sentenziò tra i denti Yuri, facendo imbronciare il chiamato in causa e facendo apparire negli occhi ametista del compagno un lampo di sadismo mai visto prima.
«Eravate tutti d’accordo!», si difese Kuznetsov, ma il ringhio di Kai bastò a farlo tacere.
«Io non ero d’accordo per niente!», lo rimbeccò Yuri, alzando il tono della voce e voltandosi a guardare l’amico dritto negli occhi. «Mi hai fatto legare alla sedia!», gli rinfacciò, cosa che sembrò interessare particolarmente al nippo-russo, che seppur fosse rimasto impettito, si fece più interessato.
«Ma dai, che ti stavi divertendo anche tu!», sentenziò Boris, portando anch’egli le braccia al petto e spostando volutamente lo sguardo da Yuri.
«Concordo con Yuri, io non c’entro nulla!», portò le braccia avanti Sergey, beccandosi un’occhiataccia dall’organizzatore.
Iniziarono così un lungo battibecco, fatto di colpe e discolpe, di alzate di voci e di spintoni, diventando un siparietto così acceso che anche gli operatori sanitari si fermarono per un momento ad ascoltare le tre suocere battibeccarsi, cercando in tutti i modi di non scoppiare a ridere di fronte a quei travestimenti.
«Voi continuate a fare il vostro dovere o mio nonno ci rimetterà le penne!», gridò loro contro Kai e bastò la sua voce imperiosa a farli riprendere i loro operato, fino a che Hiwatari non si voltò di nuovo verso gli amici, con due dita a massaggiarsi le tempie per mantenersi per lo meno calmo.
«Fatemi capire…volevate colpire me?», chiese poi, dopo aver intimato loro un momento di silenzio per poter riflettere.
«Sì, l’idea era quella…», sbruffò Boris, imbronciandosi come un bambino a cui era stato rubato il lecca-lecca.
«D’accordo…», s’impose di non perdere il lume della ragione, soprattutto perché non sarebbe stato il momento, con il vecchio in crisi respiratoria. «Ora seguo mio nonno in ospedale, ma al mio ritorno spero di rivedervi col vostro aspetto originario!!», sentenziò, voltando loro le spalle.
Anche i quattro, sconfitti e decisamente alterati per la piega che aveva preso quella vicenda, voltarono le spalle al compagno, nonostante anche loro fossero stati per lo meno preoccupati per Hiwatari senior.
«Sergey? Yuri?», li richiamò Kai dopo qualche istante, ma si voltarono anche Boris e Ivan, curiosi di sentire quello che avrebbe avuto da dire ai loro compagni.
La prima cosa di cui si accorsero però, fu il fatto che il nippo-russo si stava sforzando parecchio per non scoppiare a ridere, cosa che alterò Ivanov ancora di più.
«Fai impressione…ci credo che a mio nonno è venuto un coccolone», sbruffò poi, rivolto al biondo, cercando di mantenersi almeno serio. «Mi auguro per te che almeno la tinta sia provvisoria…», alzò gli occhi al cielo, ma il chiamato in causa fece spallucce.
«Non ne ho idea, forse andrà via tra qualche decennio», ridacchiò quello, ma Hiwatari si era già voltato verso Yuri, che invece aveva un ringhio incattivito disegnato in faccia, che con tutto quel trucco risultò ancora più macabro.
«Complimenti alla parrucchiera!», lo sbeffeggiò con il suo solito tono malignamente divertito, quello che usava solitamente per colpire i suoi avversari negli incontri di Beyblade.
«Fottiti Hiwatari!», gli imprecò però contro il povero Ivanov, facendo scoppiare tutti a ridere.
 
 
 
Per fortuna suo nonno era fuori pericolo, anche se il principio di infarto che aveva avuto lo aveva preoccupato non poco. Quella notizia fece tirare un sospiro di sollievo al povero Kai, che poté così andare a riposarsi, lasciando la bega di sopportare i deliri dell'anziano, blaterante di spiriti e mostri, agli infermieri.
Tornò al monastero che oramai era notte fonda e per sua fortuna non incontrò nemmeno una persona nei corridoi. Il silenzio era spettrale, ma invece che spaventarlo lo rilassò solamente. Ne aveva vissute troppe in quelle poche ore.
Salì tranquillamente in camera sua, ma convenne di farsi una doccia prima di coricarsi, per lavare via la tensione accumulata in quella stressante giornata. Ma, soprattutto, per non dar ragione alla parte impulsiva di sé, che lo avrebbe mandato ad uccidere i suoi compagni russi nel sonno. Avrebbe calmato i bollenti spiriti con una doccia fredda, oppure avrebbe perso la testa.
Tolse i vestiti sporchi e si diresse bellamente nudo fino in bagno, tanto nessuno lo avrebbe visto raggiungere la toilette, situata lì nella sua stanza, la più grande di tutto il monastero. Un tempo era appartenuta a Vorkof, ma da quando l’uomo aveva dato le dimissioni l’aveva presa lui. Inoltre il monastero era andato nelle mani di suo nonno, che lo aveva legato alla società. Dopo aver passato un po’ di tempo al fresco, il vecchio sembrava essere diventato una persona per lo meno giudiziosa e non pensava più di conquistare il mondo, nonostante avesse mantenuto il carattere burbero ed autoritario di sempre. Ma almeno non aveva manie di esibizionismo e non trattava il nipote come un burattino. Ansi, a Kai era andata la direzione di quello stabile, ed era aiutato da Yuri, Sergey, Boris ed Ivan.
Purtroppo i ragazzi avevano delle idee un po’ troppo fuori dalle righe a volte, come quella di cui era reduce.
Soprattutto Kuznetsov.
E soprattutto ai suoi danni.
Era chiaro a tutti come il compagno si divertisse a punzecchiarlo, così com’erano noti i suoi modi drastici per contrastarlo.
Ma dopotutto un po’ si divertiva…per questo entrò in bagno con un sospiro rassegnato ed un po’ divertito.
Appena aprì la porta però, notò la presenza di qualcuno all’interno della stanza, cosa che lo fece in un primo momento sbiancare, in seguito cercare di coprirsi le vergogne come meglio poté.
«A me dispiacere! Io non avere visto nulla!», sbraitò imbarazzata l’improvvisata parrucchiera di Yuri, facendo finta di coprirsi gli occhi con le dita, ma lasciando un apposito spazio tra un dito e l’altro per riuscire a vedere bene quel ben di dio di ragazzo di fronte a sé. Quando mai le sarebbe ricapitata l’occasione di rivedere nudo uno come Kai Hiwatari? Era o non era uno dei ragazzi più desiderati dell’intero monastero? Se non dell’intera Russia o Giappone?
Insomma, Irina aveva seguito tutti i mondiali di Beyblade per poterlo vedere e si era proposta come truccatrice per quella serata solamente per poter vedere e toccare quegli adoni dei Neo-Borg.
E pareva esserci riuscita. Prima con Ivanov, che aveva spogliato senza tante cerimonie, per vestirlo come si sarebbe convenuto alla serata, poi con Boris, che con molta disinvoltura si era cambiato davanti a lei, ed ora con lui.
Decisamente era la sua giornata fortunata!
«E tu chi sei?!», gridò Kai, che intanto era riuscito a trovare qualcosa con cui coprirsi. Il peluche a forma di elefante che gli aveva regalato a spregio Boris non aiutò però la sua causa. «Che diavolo ci fai nel mio bagno?», continuò poi, sempre più rosso in volto, sia per la vergogna che per la rabbia.
«Boris ha detto me di nascondere qui!», gli rese noto la ragazzona, scusandosi per l’ennesima volta e convincendosi a scappare dopo aver visto il lampo assassino negli occhi ametista del ragazzo.
Tanto oramai l’immagine che aveva visto l’avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni.
 
 
«Kuznetsov!!», l’urlo disumano di Hiwatari arrivò chiaro e scandito fino alla stanza che il chiamato in causa divideva con Yuri, facendoli svegliare di soprassalto.
«Finalmente una cosa che va secondo i miei piani!», sentenziò soddisfatto Boris, con ancora la voce impastata dal sonno.
Sentì però Ivanov sbruffare nel silenzio della camera.
«Che diamine gli hai fatto ora?», chiese esasperato il rosso, sperando di potersi riaddormentare il prima possibile, così da dimenticare definitivamente quell’infernale giornata.
«Ho detto ad Irina di nascondersi nel bagno di Kai e di non uscire per nessuna ragione al mondo», continuò il chiamato in causa, ma le risate divertite erano troppo potenti da sopprimere e si ritrovò a doverle soffocare a contatto col cuscino.
«Hai almeno chiuso la porta a chiave? Vorrei svegliarmi vivo domattina…», sentenziò inacidito e Boris dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per potergli rispondere.
«Ma dai, di che ti preoccupi, abbiamo visto tutti che fai la tua bella figura anche da cadavere!», commentò divertito, ma bastò un ringhio da parte del suo capitano per farlo desistere dall’andare oltre. «Devi stare tranquillo Yu, l’ho serrata con la scopa!», gli rese poi noto, ma ciò fece alzare gli occhi di ghiaccio del diretto interessato al cielo.
«Mossa intelligente, davvero…», commentò sarcastico, ma Kuznetsov fece spallucce.
«Domani mi gusterò i video!», riprese a ridacchiare.
«Sì, sulla prima corriera diretta al polo nord!», ironizzò il rosso, voltandogli definitivamente le spalle. «Pronuncia un’altra parola e ti spedisco a dormire nelle vecchie prigioni!», lo minacciò poi, ma ovviamente non sortì assolutamente l’effetto sperato.
«Sarebbe divertente, magari trovo altro materiale da usare!», ribatté il compagno di stanza, sentenza che fece sbruffare Yuri.
«Mi sa che ci andò io, così forse troverò un po’ di pace!», commentò poi, ma lo fece in modo da non farsi sentire dal compagno. In fondo Ivanov era pur sempre un ragazzo saggio. Ma anche lui si stava pregustando la sua vendetta, perché sicuramente l’indomani Kai si sarebbe vendicato ed in tal caso avrebbe avuto tutto il suo appoggio.
Fine
 
 
°°°°°°°°°°°°
 
 
Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati in questa, folle, pazza idea, che mi è arrivata in mente questa sera e che ho finito di scrivere e correggere solo in quest’indecente orario! Tutto grazie ad Aki Ivanov. Quindi, questa è dedicata a te xD
Inoltre ottobre è anche il mese di Halloween, che io adoro alla follia (sto tipo riguardando Nightmare Before Christmas ed Hocus Pocus come se esistessero solo quelli XD). Quindi mi sono chiesta come avrebbero affrontato questa “festività” i nostri beniamini! xD
Bene, nella speranza di aver scritto qualcosa di leggibile, per gli errori grammaticali che sicuramente ci sono, tempi verbali sbagliati e frasi sconnesse XD vi saluto così XD Ve l’ho spiattellata subito senza neanche aver aspettato di essere psicologicamente più stabile per rileggere e correggere xD
Credo non ci sia nulla da dire, parla tutto da sé! XD
Ps. Il titolo di questa one-shot è stato spudoratamente preso da "This Is Halloween", canzone tratta da Nightmare Before Christmas. Ora, pensate pure a Boris come Jack ed a Yuri come Sally se volete XD
Quindi, con l’immagine di Sergey/Vorkof e Boris e Yuri come Viktor ed Emily della Sposa Cadavere (o come i due citati sopra), vi porgo la buonanotte (o il buongiorno, a seconda di quando la leggerete xD)!
A prestooo!
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Scarlet Jaeger