PROLOGO
Nei sotterranei
d'insondabile tristezza dove il Destino m'ha relegato
e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui, tutto solo con
sto come un pittore che un Dio ironico condanna a
dipingere, ahimè, nelle tenebre; e dove, cuoco dai
funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore,
a momenti brilla allungandosi, e distendendosi, un fantasma di
grazia e di splendore.
Alla sua
sognante andatura, quando raggiunge la sua totale
estensione, riconosco la mia bella visitatrice: è Lei, nera e tuttavia
luminosa.
Charles Baudelaire,
Un fantasma
Il
destino era sempre stato crudele con lui,sin dalla
nascita gli aveva negato ogni possibilità di essere felice.
Aveva
crudelmente giocato con lui come certi bambini di animo
cattivo,che per assurdo si divertono a strappare le ali o le zampe a qualche
innocente insetto,per vederlo agitarsi e contorcersi nella sofferenze,per poi
morire nella completa desolazione.
Avrebbe
vissuto e sarebbe morto senza vedere i propri desideri soddisfatti, i propri sentimenti ricambiati.
Era
una consapevolezza che gli pesava nel petto come un macigno,che
gli spezzava il fiato.
Il
destino lo aveva marchiato sin dalla nascita, sfregiando il suo viso e la sua anima con un segno diabolico.
Questo
lo aveva costretto a sfuggire alla persecuzione degli uomini,celandosi
in un’oscura solitudine per l’eternità,seppellendolo nel buio quando lui desiderava
soltanto la luce del sole e il contatto umano.
Lo
aveva dannato per l’eternità…senza che lui ne avesse
alcuna colpa.
Il
destino lo aveva fatto nascere con due anime,quella di
un angelo e quella di un diavolo.
Tutti
potevano vedere chiaramente il suo aspetto diabolico,ma
nessuno era mai riuscito ad indovinare che sotto quella apparenza spaventosa
potesse celarsi un cuore puro,colmo d’amore.
Nessuno
avrebbe osato neppure immaginare una simile dualità dietro lo stesso viso.
Nessuno
tranne lei…
Nessuno
aveva mai potuto fissare il suo volto senza esserne terrorizzato e disgustato….neppure sua madre. Quella madre che non lo aveva mai
sfiorato,accarezzato,né tanto meno baciato.
Non
aveva la bellezza necessaria a meritarsi l’amore di nessuno,e
non l’avrebbe avuta mai.
Così
si era affidato totalmente al suo vero grande amore,quello
che non lo avrebbe mai abbandonato né tradito. La sua musica. Per essa il suo aspetto non aveva alcuna importanza,e lui ne era
diventato signore e padrone incontrastato.
Era
come un Dio nel suo regno,nel suo dominio artistico,e
nessuno poteva sfuggire al suo potere implacabile senza incorrere nella sua
ira, senza essere punito severamente,anche con la morte.
Nessuno
poteva nascondersi,nessuno poteva permettersi di
disobbedirgli.
Vedeva
tutto,sapeva tutto..e agiva
come meglio credeva,signore incontrastato.
Sappiate
che se lui vorrà nessuno più si salverà…
Il
suo regno sotterraneo,cupo più della notte e profondo
come l’inferno,era sempre rimasto inviolato,in quegli anni di esilio volontario
nelle viscere dell’Opera Populaire.
Tutti
lo temevano,e non si sarebbero mai avventurati laggiù,
per alcun motivo.
Chiunque
gli disobbedisse poteva essere certo di andare incontro ad una morte terribile..e
nessuno ne aveva mai avuto il nervo.
Solo
la musica era la sua consolazione,unico conforto in
una vita solitaria e dolorosa.
Ogni
volta che componeva,ogni volta che suonava…lui lo
faceva solo per essa,per magnificare la sua alta gloria. Il suo talento era la
sua unica consolazione,e la musica non lo aveva mai
deluso.
Aveva
illuminato i lunghi giorni bui della sua vita solitaria, lo aveva blandito,
accarezzato,soggiogato con il proprio meraviglioso
incanto.
Lo
aveva reso libero…anche se solo per pochi illusori momenti.
Aveva
sfruttato la musica per attrarre a sé il suo angelo,per
conquistarlo,per vincerne ogni resistenza.
Era
la sola strada che sapeva percorrere,l’unico
comportamento umano e civile che avesse mai appreso.
Aveva
creduto di aver vinto la sua battaglia,che lei ormai
fosse sua e sua soltanto.
Lei..lei
aveva illuminato l’oscurità della sua via con la sua bellezza,la sua
innocenza,la sua gaiezza acerba.
In
sua compagnia,per la prima volta nella sua vita,si era
sentito un uomo e non uno spettro,un mostro.
Aveva
desiderato la sua presenza,le sue carezze..il suo corpo.
Aveva
desiderato che lei fosse
sua compagna per l’eternità,aveva desiderato che gli mostrasse il
paradiso,a lui che non aveva mai conosciuto altro che l’inferno.
Aveva
sognato,sognato…
Le
loro anime si sarebbero fuse in una sola,e si
sarebbero innalzate fino alla vera,benedetta libertà,non più prigioniere di
questo mondo e delle sue leggi ingiuste e discriminatorie.
Il
mondo che lui aveva creato sarebbe appartenuto soltanto a loro.
Ci
sarebbero stati loro soltanto,per tutta
l’eternità,accompagnati soltanto dalla loro musica.
Lei
non lo avrebbe mai lasciato,lui era e sarebbe sempre
stato il suo angelo,il suo dio della notte più oscura…
E invece lei lo aveva abbandonato.
Lui
era stato il suo angelo,il suo dio,il suo
maestro…eppure era fuggita inorridita,come se prima di allora non ci fosse mai
stato altro che orrore fra loro.
Il
richiamo della luce e di una sciocca passione infantile l’aveva attratta a sé,lontana dal suo abbraccio.
Il
suo dolcissimo angelo se
ne era andato.. il viso rigato di lacrime, il vestito da sposa zuppo e
stracciato.
Il
suo futuro,la sua vita,il suo cuore…tutto era sparito
insieme a lei.
Lui
era sempre stato spietato,potente,temuto.
Ma
non era un mostro,…o almeno,non lo era mai stato con
lei.
Non
avrebbe potuto sopravvivere se lei avesse pensato che
fosse un mostro..no,non avrebbe potuto.
Non
poteva immaginare di svegliarsi ogni giorno con lei,e
di vederla tremante di paura e di orrore.
Non
poteva immaginare di svegliarsi con lei e di vedere il suo cuscino macchiato
dalle lacrime.
Non
poteva immaginare di infliggerle una simile inumana sofferenza.. quella a cui il mondo lo aveva condannato molti anni
prima,senza mostrare la benché minima pietà.
Lui
invece aveva avuto pietà di lei,e della sua paura.
Aveva avuto pietà del suo sacrificio.
Aveva
dovuto lasciarla andare.
Aveva
sperato così a lungo che lei lo desiderasse,provasse
affetto e tenerezza,che volesse vivere con lui…
Se
l’angoscia tua fai diventare affetto poi
Poi dietro
al mostro tu
Vedrai un
cuore che
Sembra il
mio ma dentro sé
Vuole
amare,dentro sé,dentro sé…
Aveva
sperato che un giorno potesse accadere. Con tutto sé
stesso…
Non
coscientemente,ma lo aveva sperato.
Inutilmente.
Non era altro che un uomo,un
uomo che desiderava disperatamente l’amore di una donna.
Di una donna soltanto,la
donna che per la prima volta aveva risvegliato in lui umani sentimenti..
La donna che il destino gli aveva affidato..o così
almeno aveva creduto.
Il destino si era divertito a lasciargli assaporare
per pochi istanti ciò che agli esseri umani spettava di diritto per l’eternità.
Ma lui non era un essere umano,dopo tutto.
Prima o poi lei sarebbe tornata al
suo angelo…o almeno,lui ci aveva creduto per mesi.
Ora non ne era più così
sicuro.
Cosa rimaneva della sua
vita? Un accozzaglia di gloriose rovine,simili al
devastato spettacolo, nell’antichità classica,di una città appena rasa al
suolo. Ma se in quella città distrutta dalla furia umana albergavano persone
piene di speranza e di voglia di ricostruire,di
erigere una città ancora più grande,bella,importante, in lui non albergava più
nessun anelito,nessuna forza.
Nessuna anima.