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Autore: Kastania    15/05/2005    3 recensioni
*COMPLETO* Un'altra FF su "Il fantasma dell'Opera"...un po' più cupa della precedente,sicuramente più interessante (a parer mio,ovviamente)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

PROLOGO

Nei sotterranei d'insondabile tristezza dove il Destino m'ha relegato e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui, tutto solo con la Notte, scontrosa ospite,

sto come un pittore che un Dio ironico condanna a dipingere, ahimè, nelle tenebre; e dove, cuoco dai funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore,

a momenti brilla allungandosi, e distendendosi, un fantasma di grazia e di splendore.

Alla sua sognante andatura, quando raggiunge la sua totale estensione, riconosco la mia bella visitatrice: è Lei, nera e tuttavia luminosa.

Charles Baudelaire, Un fantasma

Il destino era sempre stato crudele con lui,sin dalla nascita gli aveva negato ogni possibilità di essere felice.

Aveva crudelmente giocato con lui come certi bambini di animo cattivo,che per assurdo si divertono a strappare le ali o le zampe a qualche innocente insetto,per vederlo agitarsi e contorcersi nella sofferenze,per poi morire nella completa desolazione.

Avrebbe vissuto e sarebbe morto senza vedere i propri desideri soddisfatti, i propri sentimenti ricambiati.

Era una consapevolezza che gli pesava nel petto come un macigno,che gli spezzava il fiato.

Il destino lo aveva marchiato sin dalla nascita, sfregiando il suo viso e la sua anima con un segno diabolico.

Questo lo aveva costretto a sfuggire alla persecuzione degli uomini,celandosi in un’oscura solitudine per l’eternità,seppellendolo nel buio quando lui desiderava soltanto la luce del sole e il contatto umano.

Lo aveva dannato per l’eternità…senza che lui ne avesse alcuna colpa.

Il destino lo aveva fatto nascere con due anime,quella di un angelo e quella di un diavolo.

Tutti potevano vedere chiaramente il suo aspetto diabolico,ma nessuno era mai riuscito ad indovinare che sotto quella apparenza spaventosa potesse celarsi un cuore puro,colmo d’amore.

Nessuno avrebbe osato neppure immaginare una simile dualità dietro lo stesso viso.

Nessuno tranne lei…

Nessuno aveva mai potuto fissare il suo volto senza esserne terrorizzato e disgustato….neppure sua madre. Quella madre che non lo aveva mai sfiorato,accarezzato,né tanto meno baciato.

Non aveva la bellezza necessaria a meritarsi l’amore di nessuno,e non l’avrebbe avuta mai.

Così si era affidato totalmente al suo vero grande amore,quello che non lo avrebbe mai abbandonato né tradito. La sua musica. Per essa il suo aspetto non aveva alcuna importanza,e lui ne era diventato signore e padrone incontrastato.

Era come un Dio nel suo regno,nel suo dominio artistico,e nessuno poteva sfuggire al suo potere implacabile senza incorrere nella sua ira, senza essere punito severamente,anche con la morte.

Nessuno poteva nascondersi,nessuno poteva permettersi di disobbedirgli.

Vedeva tutto,sapeva tutto..e agiva come meglio credeva,signore incontrastato.

Sappiate che se lui vorrà nessuno più si salverà…

Il suo regno sotterraneo,cupo più della notte e profondo come l’inferno,era sempre rimasto inviolato,in quegli anni di esilio volontario nelle viscere dell’Opera Populaire.

Tutti lo temevano,e non si sarebbero mai avventurati laggiù, per alcun motivo.

Chiunque gli disobbedisse poteva essere certo di andare incontro ad una morte terribile..e nessuno ne aveva mai avuto il nervo.

Solo la musica era la sua consolazione,unico conforto in una vita solitaria e dolorosa.

Ogni volta che componeva,ogni volta che suonava…lui lo faceva solo per essa,per magnificare la sua alta gloria. Il suo talento era la sua unica consolazione,e la musica non lo aveva mai deluso.

Aveva illuminato i lunghi giorni bui della sua vita solitaria, lo aveva blandito, accarezzato,soggiogato con il proprio meraviglioso incanto.

Lo aveva reso libero…anche se solo per pochi illusori momenti.

Aveva sfruttato la musica per attrarre a sé il suo angelo,per conquistarlo,per vincerne ogni resistenza.

Era la sola strada che sapeva percorrere,l’unico comportamento umano e civile che avesse mai appreso.

Aveva creduto di aver vinto la sua battaglia,che lei ormai fosse sua e sua soltanto.

Lei..lei aveva illuminato l’oscurità della sua via con la sua bellezza,la sua innocenza,la sua gaiezza acerba.

In sua compagnia,per la prima volta nella sua vita,si era sentito un uomo e non uno spettro,un mostro.

Aveva desiderato la sua presenza,le sue carezze..il suo corpo.

Aveva desiderato che lei fosse sua compagna per l’eternità,aveva desiderato che gli mostrasse il paradiso,a lui che non aveva mai conosciuto altro che l’inferno.

Aveva sognato,sognato…

Le loro anime si sarebbero fuse in una sola,e si sarebbero innalzate fino alla vera,benedetta libertà,non più prigioniere di questo mondo e delle sue leggi ingiuste e discriminatorie.

Il mondo che lui aveva creato sarebbe appartenuto soltanto a loro.

Ci sarebbero stati loro soltanto,per tutta l’eternità,accompagnati soltanto dalla loro musica.

Lei non lo avrebbe mai lasciato,lui era e sarebbe sempre stato il suo angelo,il suo dio della notte più oscura…

E invece lei lo aveva abbandonato.

Lui era stato il suo angelo,il suo dio,il suo maestro…eppure era fuggita inorridita,come se prima di allora non ci fosse mai stato altro che orrore fra loro.

Il richiamo della luce e di una sciocca passione infantile l’aveva attratta a sé,lontana dal suo abbraccio.

Il suo dolcissimo angelo se ne era andato.. il viso rigato di lacrime, il vestito da sposa zuppo e stracciato.

Il suo futuro,la sua vita,il suo cuore…tutto era sparito insieme a lei.

Lui era sempre stato spietato,potente,temuto.

Ma non era un mostro,…o almeno,non lo era mai stato con lei.

Non avrebbe potuto sopravvivere se lei avesse pensato che fosse un mostro..no,non avrebbe potuto.

Non poteva immaginare di svegliarsi ogni giorno con lei,e di vederla tremante di paura e di orrore.

Non poteva immaginare di svegliarsi con lei e di vedere il suo cuscino macchiato dalle lacrime.

Non poteva immaginare di infliggerle una simile inumana sofferenza.. quella a cui il mondo lo aveva condannato molti anni prima,senza mostrare la benché minima pietà.

Lui invece aveva avuto pietà di lei,e della sua paura. Aveva avuto pietà del suo sacrificio.

Aveva dovuto lasciarla andare.

Aveva sperato così a lungo che lei lo desiderasse,provasse affetto e tenerezza,che volesse vivere con lui…

Se l’angoscia tua fai diventare affetto poi

Poi dietro al mostro tu

Vedrai un cuore che

Sembra il mio ma dentro

Vuole amare,dentro sé,dentro sé…

Aveva sperato che un giorno potesse accadere. Con tutto stesso…

Non coscientemente,ma lo aveva sperato.

Inutilmente.

Non era altro che un uomo,un uomo che desiderava disperatamente l’amore di una donna.

Di una donna soltanto,la donna che per la prima volta aveva risvegliato in lui umani sentimenti..

La donna che il destino gli aveva affidato..o così almeno aveva creduto.

Il destino si era divertito a lasciargli assaporare per pochi istanti ciò che agli esseri umani spettava di diritto per l’eternità. Ma lui non era un essere umano,dopo tutto.

Prima o poi lei sarebbe tornata al suo angelo…o almeno,lui ci aveva creduto per mesi.

Ora non ne era più così sicuro.

Cosa rimaneva della sua vita? Un accozzaglia di gloriose rovine,simili al devastato spettacolo, nell’antichità classica,di una città appena rasa al suolo. Ma se in quella città distrutta dalla furia umana albergavano persone piene di speranza e di voglia di ricostruire,di erigere una città ancora più grande,bella,importante, in lui non albergava più nessun anelito,nessuna forza.

Nessuna anima.

  
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