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Autore: Marge    20/08/2009    3 recensioni
Mi chiamo Usagi Chiba, ma mi chiamano Chibiusa. Ho quasi venti anni, sono solitaria ed un po’ malinconica. Al momento, sono una paladina dell’amore e della giustizia. Sono una guerriera in fuga.
Ambientata a Crystal Tokyo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Helios/Pegasus
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Act. 3

Helios si è occupato di me come se fossi una bambina piccola. Mi ha preparato il bagno ed è rimasto lì, a strofinarmi la schiena, ad insaponarmi i capelli. Mi ha risciacquata, avvolta in un asciugamano bianco e soffice, e mi ha adagiata sul letto. È tanto tempo che qualcuno non si prende cura di me in questo modo, e, di sfuggita, tra il sonno e la debolezza, penso che non devo abituarmici troppo.
“Come ti senti?”
“Stanca…”
“Vuoi dormire?”
Non so cosa voglio. Non mi sento in vena di prendere decisioni. Non ho voglia di pensare a nulla. D’istinto, senza pensarci, mi tiro su in ginocchio sul letto e mi aggrappo a lui, baciandolo con forza. L’asciugamano è scivolato via, e premo il mio corpo ossuto sul suo; Helios reagisce prima con sorpresa, poi si lascia andare, mi abbraccia. Gli sfilo a forza i vestiti, non si lascia pregare, comincia nuovamente a baciarmi dappertutto. Riempi con il tuo amore questo mio vuoto.

Non sento più nulla. Lo dico; mi sembra quasi, ormai, che non vi sia più filtro a quello che mi passa per la mente, non ho più la forza di pensare alle conseguenze o alle implicazioni di ciò che penso. “Non sento nulla.” Helios si ferma. La scena mi disgusta quasi: lui fra le mie gambe, la nostra pelle, così chiara per entrambi, così vicina. Ed io sono come morta.
Sospiro, voltando la testa sul cuscino. Helios si porta di fronte a me, mi guarda. Il suo sguardo, così limpido, così quasi ingenuo, mi è quasi insopportabile. “Insomma, levati!” urlo quasi, scostandolo con un braccio e andando a sedermi sul bordo del letto.
“Cosa…”
“Va tutto così male!” esplodo. “Fa tutto così schifo! Sono stanca, stanca di combattere, di preoccuparmi, di non vedere mai la fine, stanca di stare da sola.”
“Ora non sei sola, Chibiusa-chan, ora io…”
“Sta zitto!” lo interrompo. “Fino a due giorni fa, non era così. Ero più tranquilla. Credevo sarei stata felice di rivederti, ti ho sognato tante notti, ed ora, invece, mi sento peggio di prima.”
Ero sicura che mi avrebbe abbracciata. Forse ha capito che reagirei male; non so cosa, questa notte, mi rende insopportabile la sua vicinanza. Non mi tocca.
“Non so cosa tu abbia, Chibiusa. Non so in cosa io possa aver sbagliato, anche non volendo, perché tutto sia peggiorato così. Ma se ti fa stare male, io me ne vado. Non sono venuto per farti star male. Credevo di poter essere d’aiuto, di poterti sostenere.”
Si alza ed io sospiro. Di sollievo?
Si ricomincia a vestire. Le sue tuniche bianche, dai ricami dorati ed azzurri, si sistemano lentamente ad avvolgere quel corpo sottile. Ad un tratto sento che vorrei farlo io, che se scomparisse nuovamente, non avrei più nulla.
“Ho paura…” soffoco in un singhiozzo. In un attimo è ai miei piedi, ed io non riesco più a fermarmi. “Ho paura, ho paura, moriremo, non ce la faremo, tu morirai, se moriranno anche mamma e papà…non voglio rimanere da sola! Non ce la faccio più…”
Lo vedo sorridere piano. “È per questo che sei diventa così…chiusa. Tu non piangi mai. Tu hai chiuso dentro di te quelle emozioni così vere che un tempo mi avevano fatto scegliere il tuo mondo dei sogni, per abitare. Tu stai morendo dentro.”
Alle sue parole comincio a singhiozzare più forte. “Non devo piangere” biascico, “è peggio se piango, poi arriva il dolore…”
“E perché mai non dovresti sentire dolore?”
Il mio pianto è sempre più forte, sono scossa dai singhiozzi. “Abbracciami…” mormoro. Lo fa istantaneamente, senza lasciarmi tempo neanche di finire la parola. Lo stringo forte anche io, mi lascio andare, finalmente, piango.
“Le lacrime rendono deboli” cerco di spiegare tra un singulto e l’altro. “Il dolore rende debole…ci sconfiggeranno tutti se non sarò forte…”
Mi culla finché non esaurisco il pianto. Poi sussurra: “Non è così. Il dolore va scontato. E non rende deboli. È la paura che rende deboli, non il dolore. Quello va vissuto, tutto, fino in fondo.”
“Ma non riuscirò a sopportarlo ancora…”
“Ce la farai…non puoi fare altrimenti. È la differenza che c’è tra noi e loro. Noi siamo uomini, abbiamo sentimenti. Sentiamo il dolore. Questo deve renderti forte. Questa differenza fondamentale. Devi sentire tutto il tuo dolore, fino in fondo. Non chiuderlo dentro.”
Continuo a piangere sommessamente, per un po’. Helios mi coccola, mi culla. Io sto malissimo, ripenso alle persone che non ce l’hanno fatta, a coloro che hanno perso i propri cari, a Michiru e Haruka che non ci sono più, al dolore immenso che mi provoca la sola idea che i miei genitori possano non farcela. Ma è un dolore che, in qualche modo, mi fa bene. Lo esploro tutto fino in fondo, ma non per consumarlo, non per svuotarlo di significato: al contrario, questo dolore sarà la mia forza inattesa.
Helios mi fa sdraiare, si lascia andare accanto a me. Ci addormentiamo così.

***

Questo capitolo è, forse, molto crudo. Nel web ci sono vari punti di vista su come vadano descritte certe scene (mi riferisco a quelle erotiche), ed io sono sempre stata dalla parte del crudo realismo. Il concetto del dolore che non va evitato ma vissuto fino in fondo è qualcosa sulla quale sto riflettendo da parecchio; in parte risale a Ungaretti (la morte si sconta vivendo), anche se la differenza principale tra me e lui (ovviamente per quanto riguarda questa idea, tra me e lui ci sono abissi di differenze –purtroppo-), è che il suo scopo finale, almeno in quella poesia, è terminare il dolore con la morte; mentre per me, alla fine c’è sempre la vita (vedrete, arriverà). Ringrazio tutti per le recensioni; un vostro commento (positivo o negativo che sia) è sempre molto costruttivo! Ora passo alle risposte singole:
Nicoranus83 grazie mille per la tua recensione, è stata la prima, come per l’altro capitolo. Anche per te un messaggio d’amore lunare! E’ una bellissima espressione di pace.
fasana grazie. L’originalità è uno dei miei pallini fissi. La parte in cui Chibiusa dice che la Usagi del passato (quella dell’anime, per intenderci) non è sua madre, è da spiegarsi facendo riferimento alla teoria degli universi paralleli (che mi affascina molto, ne ho già parlato nella mia fanfic “Ritorno”, verso la fine). In pratica, secondo questa teoria non esistono passato e futuro, ma universi paralleli; Chibiusa non è tornata nel passato di sua madre (perché quello è già passato ed è immutabile), ma in un universo parallelo con una Usagi 14enne. Non è facile da capire; a me come teoria piace molto; la prima volta l’ho trovata nel romanzo “Assurdo Universo” di Fredric Brown, che vi consiglio di leggere se vi ho incuriosito.
Ellephedre grazie per il tuo commento molto incisivo! Ho trovato e corretto alcuni errori di battitura…se ce ne sono altri, prova magari a segnalarmeli per email, io non li trovo :) Hai colto in pieno la mia Chibiusa.
Shalya io invece adoro la Chibiusa dell’anime! L’ho sempre trovata un interessante miscuglio di infantilità e coraggio (del resto, ancora molto bambina affronta un viaggio nel passato pur di salvare la madre). Usagi e Mamoru compariranno senz’altro.
Kalie grazie per la recensione cara! L’evoluzione della storia sarà molto particolare, vedrai!
Grazie anche a tutti coloro che leggono pur non commentando. A presto!
  
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