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Autore: CatherineC94    19/10/2020    1 recensioni
Cinque fasi lunari, cinque momenti, cinque stralci di memorie.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Note iniziali
Avevo deciso dopo aver pubblicato la One ambientata durante New Moon di creare qualcosa su Edward e non ero sicura sul progetto da intraprendere. Alla fine ho utilizzato le fasi lunari come punto di riferimento per poter costituire questa One shot divisa in cinque parti; appunti, momenti stralci di vite ed esistenze che non abbiamo mai letto e che ho voluto catalogare come missing moment. La finale è un po’ aperta, non sapremo mai se la Meyer scriverà qualcosa oppure se mi convincerò a scrivere una storia nel post- Breaking Dawn. Ditemi che ne pensate, insomma devo capire se ciò che scrivo piace e se ho il vostro sostegno; sinceramente non pensavo di scrivere ancora su di loro ma Edward come p.o.v. mi stuzzica molto. Vi ringrazio davvero per la vostra attenzione, un abbraccio e rinnovo ciò che ho scritto nella precedente; non bisogna mai perdere la speranza, forse arriverà qualcuno che ci amerà senza riserve.
 
Desclaimer: Questi personaggi non mi appartengono li uso senza scopi di lucro.
 
 
 
 
 
 
 
Phases
 
I. New Moon-Waxing Crescent
 
«Cosa ti piace di queste luci?» chiesi curioso.
Lei parve pensarci un po’ su, mentre io nemmeno tenevo gli occhi sulla strada; al di fuori, nel cielo notturno miriadi di luci segnavano la presenza di diversi centri abitati.
Era notte, una notte estiva per giunta passata in macchina, ufficiosamente a casa mia per l’Ispettore Capo Swan, ma ufficialmente stavamo facendo un giro per ammirare il panorama che Bella tanto amava.
Non avevo mai fatto caso alla profondità di quello sguardo che lei aveva deciso di puntare su un mondo infinito; avevo sempre pensato che tutto fosse inutile, un immenso involucro sterile che a mala pena ci tollerava. Trovava il bello in ogni cosa; una morsa mi attanagliò, improvvisa e letale. Stavo ancora cercando il motivo, lo scampolo giusto per andare via e salvarla da me.
Colline, montagne e boschi troneggiavano all’orizzonte; Bella si aggiustò i lunghi capelli e sospirò in pace con sé stessa. Velocemente allungò la mano e con immenso calore la strinse alla mia;  mi chiesi il perché di tanta tolleranza. Lei non era disgustata dalla mia differenza corporea, non era disgustata dal mio essere inumano, non era nemmeno impaurita dalle mie fauci;  mi guardava con uno strano luccichio agli occhi e con un sorriso adorante come se fossi io il premio, l’essere da amare.
«Perché non me lo vuoi dire Bella?» insistetti con voce quasi fioca.
Bella lanciò uno sguardo al di fuori e mormorò rossa in viso:« Perché il cielo sembra infinito».
Rimasi colpito e affascinato allo stesso momento, non mi ero aspettato questa risposta; ma ancora non ero soddisfatto. Guardai in avanti esplorando molteplici possibilità, mentre la vidi sempre più rapita dal cielo notturno e dalle stelle che immanenti e silenziose si stagliavano nel manto blu scuro della notte.
 Proseguimmo verso un piccolo sentiero sterrato nella foresta; l’aria era fresca, pensai che sarebbe stato piacevole per lei avvertirla sulle braccia. La guardai rapido e forse un po’ inebetito dall’emozione quando mi resi conto che indossava una maglietta bianca molto graziosa; ci fermammo. Scesi velocemente e le aprì la portiera aiutandola a scendere; titubante di fronte alla prospettiva di dovere intraprendere qualche piccolo tratto di camminata sospirò rassegnata. Sorrisi fra me e me e la condussi verso un piccolo spiazzo che avevo scoperto durante le scorribande notturne con Emmett; Bella mi seguì e focalizzando lo sguardo rimase a bocca aperta. Di fronte a noi si stagliava Forks e tutte le sue piccole lucine appartenenti ad ogni casa o esercente commerciale; si voltò verso di me emozionata.
«Edward… questa è Forks?» chiese stupefatta.
Annuì sorridente mentre le cingevo le braccia amorevole; il suo cuore batteva furioso.
«Ora mi vuoi dire perché ami così tanto i panorami notturni?» chiesi ancora.
«Perché mi ricordano te» ammise imbarazzata.
Come sempre di fronte a quelle sue dichiarazioni rimasi inebetito; in colpa, distolsi lo sguardo incapace di rispondere alcunché . Era sbagliato, dopo ciò che era avvenuto prima del ballo avrei dovuto lasciarla andare, ma ero un codardo.
 Risposi straziato: «Ti amo Bella».
 
 
 
II. First Quarter
 
Le mie mani la strinsero ancora una volta, mentre il profumo mi invase potente lasciandomi euforico e ricolmo di gratitudine. La cullavo adorante mentre il ricordo di ciò che era accaduto prima mi intasava il cervello in modo esponenziale; Bella era viva, e abbracciarla sotto quel portico era stata la gioia più grande della mia esistenza. Era esausta, provata dagli orrori che aveva vissuto nelle ultime ore ma  decisa più che mai a rimanere sveglia, come se fosse la scelta più saggia da prendere; prima o poi i sogni sarebbero arrivati, potenti, crudeli e avrei tanto  voluto proteggerla anche in quel caso.
«Ha sofferto molto sai?» pensò Alice.
Annuì impercettibilmente dirigendo i miei pensieri verso Alice che proiettò nella sua mente situazioni che mai avrei potuto sopportare.
Era Bella, ma non la Bella che ricordavo; era smunta, piegata dal dolore col volto emaciato e senza il rossore tipico sulle sue guance. Molto dimagrita avanzava altalenante verso il suo computer e scriveva quasi ogni sera; mi chiesi a chi.
«Sembra una specie di diario, inviava e-mail a me senza però avere un destinatario. Se vuoi me ne occupo io», pensò Alice.
Feci un rapido segno di diniego, avrei letto ogni cosa e sopportato il dolore che sarebbe fuoriuscito perché in realtà avrei meritato tutto ciò; una fitta di dolore attraversò il mio cuore morto e senza vita. Come avevo potuto farle questo?
Le accarezzai il viso, lieto di poterlo fare ancora.
Qualche ora dopo, seduto sulla scrivania della sua stanza accesi il computer smanioso di leggere, capire ciò che Bella per mesi aveva scritto; mi voltai rapido mentre ancora assopita balbettava il mio nome quasi piagnucolando. Il suono era diverso da ciò che avevo sentito pronunciare tempo fa, sapevo che era tutta colpa mia e del mio ideale utopico; noi due, separati non saremmo durati abbastanza.
“Cara Alice,
Ma è vero che siete stati qua? Dico qua con me? Sembra che tutto sia stato un sogno, eppure io vi ricordo in ogni istante. La vita qui è un inferno, sento che nel petto uno squarcio si è aperto e non riesco in alcun modo a riparlo per respirare; a volte credo di aver dimenticato come fare.
Sento la sua mancanza  come una fitta lancinante, che mi uccide lentamente. Ormai nulla ha un senso”.
Pietrificato chiusi tutto schizzando fuori dalla stanza e correndo senza metà per un bel po’. I sensi di colpa scossero il mio essere; mi fermai e caddi sulle mie stesse ginocchia, urlando rabbioso.
« Emmett ti aveva scambiato per un orso» sussurrò una voce alle mie spalle.
Era Alice, nemmeno mi voltai in preda al panico e al dolore; mi avrebbe mai perdonato? Bella mi avrebbe accettato come un tempo?
«Si lo farà, ma non ci crederà facilmente. Guarda adesso è tutto chiaro» rispose aprendomi la sua mente.
«Non importa se accadrà questo, farò del mio meglio per farmi perdonare» biascicai con la voce distorta dal dolore.
« Lo farà, ti ama davvero con tutta se stessa» trillò entusiasta.
La guardai storto, le sue parole non erano di grande aiuto in quel momento tragico ma decisi di lasciar perdere.
 
 
 
III. Full Moon
 
Mantenevo la sua mano con un’insolita sicurezza, dentro di me era esplosa solo pochi momenti prima un’insolita felicità. Il calore che sprigionava la sua mano morbida mi ricolmò di amore dall’interno; Bella, mia moglie da lì a poco.
In  ridotte  circostanze  la mia nuova esistenza poteva annoverare momenti memorabili, ma quel pomeriggio era uno dei migliori in assoluto.
« Pensi che Charlie sbotterà, insomma darà di matto?» chiese Bella leggermente preoccupata.
Da quello che avevo potuto captare negli ultimi giorni  Charlie Swan aveva sentito qualcosa di strano nell’aria e anche se i suoi pensieri si erano sempre dimostrati nebulosi per me avevo afferrato un leggero sospetto insito.
«Credo che sappia che questo sarebbe accaduto prima o poi» risposi sorridente e palesemente felice. Mi strinse la mano trattenendo a stento un sorriso e malferma iniziò ad avvicinarsi alla vettura; veloce le aprì lo sportello.
« Prego futura Signora Cullen» sussurrai trionfante mentre le guance di Bella s’imporporarono.
«Non ti approfittare eh!» ribatté inscenando una finta protesta.
Entrai nell’abitacolo e le rivolsi uno sguardo denso di amore e il suo cuore iniziò ancora una volta a galoppare frenetico; sbuffò e si voltò dall’altra parte sorridente.
«Bella Cullen, suona bene» ammise allegra.
Più che bene, pensai.
«Sai credo che dobbiamo ampliare il nostro compromesso» ammisi.
Bella mi guardò interrogativa e aprì la bocca per ribattere qualsiasi mia scenata di panico che una parte del mio cervello aveva in merito ai suoi termini già pattuiti.
«Siccome diventerai mia moglie, come ti dissi molto tempo fa, ciò che appartiene a me è anche tuo. D’ora poi potrai usare questa» dissi gaio tirando una delle mie carte di credito.
«Ma per favore, che idiozia!» mormorò contrariata.
«Ascolta Bella, non fare i capricci. Un’altra cosa è la tua macchina, vorrei che appena il tuo furgone, ecco, cesserà la sua lunga e gloriosa vita tu prenda una nuova per te» aggiunsi mesto pronto alla tempesta.
La vidi gettare un’occhiata torva mentre con voce stizzita sibilò: « Il mio Pick-up è un tipo tosto, non ci giurerei sulla sua prossima dipartita».
Sospirai ridacchiando, peccato che Alice avesse visto e previsto il suo trapasso fra una settimana al massimo; non dissi nulla.
Dopo circa una decina di minuti riuscimmo ad intravedere il centro abitato; sentì Bella deglutire, la baldanza di prima era scomparsa mentre il terrore più fosco dipinse il suo volto. Le strinsi la mano mentre arrivati di fronte a casa sua parcheggiavo nel vialetto; mi avvicinai al suo volto e le baciai la guancia con tutta la tenerezza che avevo.
«Vedrai che andrà tutto bene, capirà» le dissi comprensivo.
« Ti arresterà, questa volta lo farà davvero » disse quasi boccheggiando.
Risi di gusto mentre i miei occhi si riempirono amorevoli di lei.
Uscimmo dall’abitacolo e mano nella mano entrammo nella casa, prendendo posto nel piccolo divano del salotto; le presi la mano mentre l’anello di mia madre brillava impercettibilmente e il mio cuore morto, rianimato dal suo amore per un attimo quasi mi parve di sentirlo battere.
 
IV. Last Quarter
 
Le voci brulicavano intorno, mentre l’ansia aumentava, cresceva a dismisura.
«Tranquillo fratellone che non scapperà, non l’ha fatto fino ad ora quindi puoi stare calmo!» tuonò Emmett dandomi una pacca molesta sulla spalla.
«Sei di grande aiuto come sempre» risposi a denti stretti.
Rise di rimando mentre Jasper si unì a lui, era arrivato da poco nello spiazzo occupato dal baldacchino creato da Alice per la cerimonia. Le sue doti come organizzatrice erano davvero notevoli; la casa sembrava essere uscita da qualche fiaba. Assaporai le note olfattive dei fiori utilizzati da Alice e con emozione li associai impercettibilmente a Bella; mi mossi nervoso, non riuscivo davvero a mantenere la calma che fino a pochi minuti prima aveva invaso il mio essere.
Cosa avrebbe fatto quando avrebbe incrociato il mio sguardo?
«Ci siamo figliolo, stai tranquillo» mormorò Carlisle sorridendo incoraggiante; annuì e mi voltai piano, per assaporare il momento.
«Sono così felice  per voi. Vi voglio bene» pensò commossa Esme, mia madre.
Nel corso della mia esistenza avrei ricercato le parole più giuste per definire quel momento, ma niente era comparabile a ciò che provai in quel preciso istante; Bella avanzava delicata, meravigliosa avvolta in un abito bianco latte di seta che la rendeva eterea, quasi come un personaggio mitico appartenente ad una fiaba.
Con il cuore morto insito di gioia esultate pensai che dentro quella fiaba lei mi aveva condotto molto tempo prima quando aveva deciso di amarmi, accettarmi e comprendermi così com’ero e mi chiesi se fosse ingiusto non poter piangere dalla felicità; se avessi potuto l’avrei fatto.
Bella mi guardò timida ma splendente con la voglia di correre ed abbracciarmi e per qualche istante fui tentato di farlo anche io; ma mantenemmo fede al decoro e decidemmo di aspettare. Quando suo padre consegnò la sua mano alla mia affidandomela, lo guardai conscio e solenne; avrei dato la mia vita per proteggere Bella.
E poi arrivò il culmine, lo zenit; finalmente fummo marito e moglie.
Esultanti ci baciammo a lungo, forse noncuranti del pubblico ma poco ci importò del decoro e delle buone maniere; dovevo baciarla, dovevo amarla in ogni modo possibile.
Fu un attimo e assieme allo scoppio proveniente dagli applausi nella mia mente si scatenarono molteplici voci che tenni isolate per poterla contemplare e riempire ogni cosa di lei.
Mia moglie, la mia Bella.
Non avevo mai creduto possibile che tutto ciò si sarebbe avverato eppure eccola, fra le mie braccia.
« Sei meravigliosa» le sussurrai piano; la vidi arrossire, color di rosa su un mare di panna delicato.
«Adesso siamo marito e moglie» convenne mentre la guidavo verso il grande salone cosparso dalle luci e dai nostri amici e parenti.
« Sembra una minaccia  dal tono che hai usato» scherzai, mentre incatenavo il mio sguardo al suo.
Le strinsi con un braccio la vita aiutandola a volteggiare; per un attimo l’immagine del ballo di fine anno ricomparve davanti ai miei occhi. Chi l’avrebbe mai potuto immaginare che pochi anni dopo saremmo stati marito e moglie? Dopo tutto quello che avevamo passato era il tutto una vittoria meravigliosa, che mi riempì l’anima facendomi quasi galleggiare.
«Non è una minaccia al contrario è una promessa» sussurrò Bella con gli occhi ricolmi di lacrime di gioia; non me lo feci ripetere due volte e veloce avvinsi le mie labbra alle sue.
Si un promessa,  il nostro per sempre.
 
 
V. New Moon- Waning Crescent
 
Il fiume si muoveva piano e qualche gorgoglio giunse al nostro udito; la grande vetrata era lucida e ricolma di luce. Sentì dei passi cauti provenire dal piano di sotto; sorrisi associando le sue note olfattive.
«Non mi dire che li stai spiando» chiese Bella interrogativa.
Alzai le spalle di riflesso, quasi come un umano qualsiasi  nella mensa della scuola di Forks; lei rise piano avvicinandosi e stringendomi la mano.
«Sono pur sempre suo padre e adesso comprendo molto bene le reazioni di tuo padre» risposi mesto.
Affilai lo sguardo e vidi Renesmee che passeggiava con Black tutta sorridente; ormai aveva raggiunto la sua maggiore età e sentivo che i miei presentimenti più cupi si andavano sempre più consolidando. Sarebbe stata questione di poco, ne ero certo.
Bella mi cinse con le braccia da dietro amorevole e dischiusi gli occhi rapito da quel tocco delicato e ricolmo di sentimento; mi baciò delicatamente il collo rapita da chissà quale pensiero.
«Che ne dici? Stasera mi porti fuori a cena?» chiese scherzosa.
Scoppiai a ridere per la sua battuta mentre la vidi mostrarmi nei suoi pensieri l’immagine di noi due, la nostra macchina e le luci notturne che tanto amava. Da quando aveva imparato a manipolare il suo dono di tanto in tanto mi faceva vedere sprazzi della sua mente; adoravo farlo, sentirla nel profondo era sempre stato un cruccio interessante che mi aveva coinvolto fin dall’inizio.
«E sia, non vorrei che ti azzardassi a chiedere il divorzio per le poche attenzioni che ti do!» convenni ilare.
«Avverto i piccioncini» rispose serena mentre io m’incupivo come un povero idiota; ero ormai del parere che essere padre trascendeva ogni razza o dieta.
Decidemmo di fare un giro come molto tempo fa; ormai era buio inoltrato e le luci brillavano costantemente senza dare tregua all’oscurità. Sfrecciavamo veloci nella nostra macchina scura, finché non incrociammo un centro abitato. Proseguimmo in quella direzione entrandoci e parcheggiando la vettura al bordo di un grande centro commerciale adiacente; molte persone passeggiavano indisturbate con qualche pietanza del fast-food più vicino.
Bella mi cinse la mano e sorridente cominciò a camminare interessata; era meraviglioso poter uscire, prendere parte alla vita che calma continuava e brulicava per ogni essere vivente.
« Quindi vediamo, stasera Hamburger o pizza?» chiesi con un sorriso smagliante.
«Vediamo un po’ e io che avevo voglia di cervo» rispose fintamente sorpresa.
Risi contagiato dalla sua allegria beandomi della sua presenza.
«Grazie per non esserti arresa» le dissi dolce.
Bella si voltò, incatenò gli occhi ai miei e con voce tremante sussurrò:« Sarà per sempre».
E lo sapevo anche io, sarebbe stato così; fra le luci notturne che tanto amava  le sue risate, i suoi occhi invasero il mio essere permettendomi di poter credere nella felicità.
 
 
 
                                                               
   
 
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