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Autore: paie    20/08/2009    3 recensioni
Già troppe volte ero riuscita a sfuggire per un soffio alla morte, m questa volta sarebbe stato diverso, sarei stata io a donarmi senza alcun indugio ad essa. Ma per quanto strano potesse sembrare, mi sentivo pronta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza che amava la morte

 

La connessione importante che mi sforzavo a trovare e che, invece, fino ad allora mi sfuggiva – sebbene sapessi che ci fosse, perché doveva esistere senza alcun dubbio -, d’un tratto mi fu chiara al tal punto che mi meravigliai di non esserci arrivata prima. La risposta era lì, accanto a me, sul mio stesso palcoscenico, ma era nascosta nell’ombra e, solo in quel momento, aveva deciso volontariamente di fare la sua entrata, mostrandosi alla luce dei riflettori, imitando una di quelle tipiche scene in cui il personaggio, che indossa la veste del salvatore, risolve in men che non si dica la situazione. La visita del misterioso ladro e la serie di morti a Seattle, erano due eventi collegati e non isolati come, all’inizio, credevamo tutti. Il mandante e l’esecutore era un’unica persona. Ne parlai prima ad Alice, poi alla sua famiglia e infine ai licantropi di La Push, di questa mia scoperta e anche a loro, tutto fu molto più chiaro. Ora erano pronti ad agire, pronti a scendere in battaglia a rischiare la loro vita per difendere me, ancora una volta. Ancora una volta ero io la causa di tutti i loro problemi, ero io la vittima, ero io colei che Victoria voleva, per vendicarsi della morte del suo compagno James. Era tutta colpa mia, di nuovo e come sempre, fino a quel preciso momento. Jasper dava lezioni sia alla sua famiglia che ai giovani licantropi su come uccidere vampiri neonati. Io, invece, me ne stavo in disparte, inutile e di peso. E questo mi faceva soffrire, mi faceva vedere quanto il mio essere umano - e con esso la mia sfortuna -  era fuori luogo e causa di ogni male. Edward mi diceva di non preoccuparmi, che sarebbe andato tutto a meraviglia, ma per quanto le sue parole potessero sembrare  rassicuranti, l’ansia e la preoccupazione mi attanagliavano il cuore e lo stomaco. E se qualcuno di loro non sarebbe tornato? Se qualcuno dei miei amici avrebbe perso per sempre un compagno? La colpa sarebbe stata mia. Più li guardavo allenarsi, sicuri di sé, più un’idea si faceva strada nella mia mente: “ E’ me ciò che vuole, quindi è me che deve avere”. Solo così sarebbe finita, solo così nessuno avrebbe sofferto. Solo io sarei morta. L’idea di essere l’agnello sacrificale mi inorridiva e mi terrorizzava, ma se ciò avrebbe voluto significare la salvezza delle persone che amavo, mi sarei sacrificata anche lì e subito. Infondo al cuore sapevo che questa era la sola via d’uscita e ne avevo paura lo stesso. Eppure, non riuscivo a togliermi quell’idea dalla mente e più passavano i minuti più me ne convincevo. Dopotutto, è nota a tutti la frase: “ L’amore è irrazionale: più ami qualcuno più perdi il senso delle cose”. Nessuna frase è stata più vera di questa e io lo sapevo bene, perché se avessi pensato di seguire quella strada che stavo per intraprendere prima di conoscere Edward, di sicuro mi sarei data della pazza e l’avrei messa da parte immediatamente, ma ora come ora, mi sembrava l’idea migliore mai avuta prima. Si, avrei salvato i miei amici. L’unica persona di cui mi preoccupavo seriamente era Edward; sapevo che la mia decisone l’avrebbe fatto soffrire e, –al sol pensiero, mi veniva la pelle d’oca -, forse sarebbe andato dai Volturi a chiedere di essere distrutto e sapevo, per certo, che in un modo o nell’altro avrebbe trovato il modo di seguirmi. Ma non dovevo pensarci in quel momento. Troppe persone erano state messe in gioco e il rischio di perderle era troppo alto. Avrei seguito il mio piano per quanto pazzo e senza senso, ma, per me, l’unico possibile da attualizzare. Guardai ad uno ad uno i volti dei sette vampiri che amavo di più per poi passare oltre, sui volti dei lupi che, con sguardo attento, seguivano le dimostrazioni eseguite dai Cullen. Mi sarebbero mancati tutti, lo so. Ma ora ero più decisa che mai. Fortunatamente le visioni di Alice erano bloccate dalla presenza dei licantropi, perché se avesse potuto vedere ciò che avevo deciso di fare, avrebbe trovato il modo di bloccarmi e di conseguenza Edward, tramite il suo potere, sarebbe venuto a conoscenza del mio folle tentativo di suicidio. Suicidio, ecco la parola chiave. Mi sarei gettata tra le braccia del mio assassino, pienamente consapevole del dolore fisico che avrei patito, ma, forse, la felicità nel sapere che i Cullen, Forks, i licantropi e tutte le persone a cui volevo bene sarebbero state al sicuro, mi avrebbe dato la forza nell’accettare il crudele destino che è stato raffigurato per me dalle Parche. Già troppe volte ero riuscita a sfuggire per un soffio alla morte, ma questa volta sarebbe stato diverso, sarei stata io a donarmi senza alcun indugio ad essa. Ma per quanto strano potesse sembrare, mi sentivo pronta. Il ritorno a casa fu silenzioso e doloroso. Forse quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti in cui  Edward ed io saremmo stati soli e insieme. L’immagine del suo volto, il suo amore l’avrei portato con me e avrebbe nutrito la forza che mi era di maggiore aiuto per quel gesto estremo. Lo amavo, più di qualsiasi altra cosa al mondo, più della mia stessa vita. Si, lo avrei fatto, mi sarei messa le vesti dell’agnello sacrificale per invocare gli dei affinché avessero pietà e salvassero le persone a me care. Mi veniva da ridere perché in quel preciso momento mi ricordai della sera al falò sulla spiaggia trascorsa con il mio migliore amico Jacob, e in particolare, rammentai la storia della terza moglie. Come è strano il destino: mi era rimasta talmente impressa la scelta dolorosa ed eroica di quella donna da decidere di seguire la sua stessa strada. Nel contempo, l’immagine di Giulietta si fece largo tra la mente. Anch’io, come lei, mi sarei sacrificata per l’amore della mia vita e come Romeo, sapevo che Edward mi avrebbe seguito e, ne ero certa, dovunque saremmo stati dopo la morte, saremmo stati insieme, felici e pieni d’amore. Perché se in vita il nostro amore è stato messo alla prova più volte, dopo la morte niente e nessuno ci avrebbe separato. Si, ne ero convinta, mi sarei sacrificata. Mi sarei consegnata a Victoria, malgrado con paura ma con anche una gran gioia nel cuore nel sapere cosa mi aspettava nell’aldilà.  

 

 

 

 

  
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