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Autore: amirarcieri    25/10/2020    1 recensioni
Drakul Mihawk è lo spadaccino più forte del mondo, ma anche un uomo schivo, austero nei metodi e delle rare volte, solo se lo vuole, riusce ad essere perfino sottilmente accomodante.
Ma vi siete mai chiesti come occupa il tempo libero dentro le mura del suo tenebroso castello?
Scopritelo con questa raccolta di One - Shots dedicata alla sua routine giornaliera.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Drakul Mihawk, Perona, Roronoa Zoro
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Raqs al Sayf"

 

 

 

Diversamente da quello che il mondo intero pensasse, le giornate di Drakul Mihawk erano solitamente organizzate in base all'ordine cronologico da lui stesso predefinito.
Lo spadaccino più grande del mondo dopotutto era molto più del titolo che gli era stato assegnato, e di certo, in quanto ad indipendenza sapeva il fatto suo.
Drakul Mihawk difatti sapeva anche essere un provetto cuoco, un dedito lettore, un competente coltivatore, un’informato cittadino e anche un’ineguagliabile maestro.
Però, In sottofondo a tutto questo, c’era anche un altro svago ancora più antico e aristocratico.
Durante la sua infanzia aveva avuto un’istituzione promiscua di arti come quella della danza e gli era stata trasmessa la conoscenza per suonare correttamente parte dei gli strumenti musicali esistenti. Ma la chiamata per quella spada gli ribolliva nel sangue, quindi da quel determinato momento in poi, lui non aveva avuto più nessun primo amore.
Anche se, in uno dei suoi solitari pomeriggi in cui stava a sorseggiare un calice di vino accompagnato dalla nobile lettura di un romanzo, gli era venuto l’istinto geniale di unificare due delle discipline da lui imparate e convertirle perciò in un’unica attività ricreativa.
L'attività si svolgeva quattro volte alla settimana in una stanza specifica del castello.
Drakul Mihawk era quindi ora in attesa dell'arrivo dei tre musicisti ingaggiati per coltivare questo suo hobby assai accattivante.
Con i suoi occhi di un ambra inintelligibile, osservava il lato frontale dello spazioso giardino conducente alle fondamenta più fitte del macabro bosco perché era da li che sarebbero apparsi.
Il fascinoso spadaccino aveva aspettato il momento più propizio per farlo, poiché quei due erano piombati nella sua vita come un detrito staccato dall’Isola del Cielo, ma non gli aveva causato poi così tanti grattacapi dato che nonostante le sue giornate fossero state oltraggiate dalla presenza estranea di qualcun altro, lui aveva messo subito in chiaro che dovessero essere loro ad abituarsi alla sua routine e non viceversa.
Comunque il suo allievo stava bellamente ronfando nelle sue stanze e la feticista piagnucolona di orsacchiotti zombie stava in cucina a creare chissà quale intrallazzo culinario.
Quindi avrebbe potuto dedicarsi al suo svago senza essere disturbato.
Anche se sapeva che la musica avrebbe stuzzicato la percezione del loro udito ficcanaso.
Non appena Mihawk vide le tre figure dirigersi verso l’entrata del castello, andò a cambiarsi di abito per indossarne uno più consono all’attività: pantaloni neri elastici, camicia Jersey ardesia con le maniche arrotolate fin sui gomiti e sbottonata, piedi scalzi per permettersi la libertà di compiere chicchessia movimento.
Una volta giunto dentro la camera predefinita, porse i suoi cordiali saluti ai musicanti, procedendo quindi a sistemarsi in mezzo alla stanza con la posa atta a dargli lo slancio iniziale e la spada impugnata nella mano destra.
La stanza dell’ala del Castello non era spaziosa alla maniera di una da ballo, ma adatta per tenere un ricevimento mondano a numero chiuso di ospiti.
Quando Mihawk l’aveva visualizzata come camera per lucro ricreativo, se l’era figurata spoglia di ogni ammobilio ed arredata solo degli strumenti musicali indispensabili: un piano posizionato alla destra della mastodontica finestra dalla quale filtrava la debole luce del pomeriggio attraverso la minuscola fessura lasciata dalle tende.
A destra, si trovava il violoncello poggiato al muro sul suo apposito piedistallo.
Qualche centimetro più in la il violino era depositato dentro la sua custodia posta su un tavolo di legno a resina.
Due chitarre, un sassofono e un’arpa, se ne stavano in fila a fare la polvere, in attesa di essere selezionati per il loro grande debutto musicale.
Durante i preparativi i commenti al protagonista della scena, si accavallarono e sperperarono come gettoni ad un casinò.

E’ ogni giorno sempre più appetibile” commentò privatamente la giovane violoncellista dalla chioma castana semi raccolta con una coroncina di capelli intrecciati e un abito a fessura incrociata bordò.

Cosa ci trovano poi di così affascinante in lui? Boh!“ si interrogò il violinista a occhi strizzati per lo sforzo di capirne la ragione. Un ragazzone vestito in smoking dai folti capelli neri e la barba spuntata.

Non sarebbe male se incominciassi a imitare il suo stile e creanza. Magari, rimorchierei di più” scorrendo con le dita sottili nel piano. Il fatidico segnale che i preparativi fossero terminati.
Il pianista quindi, cominciò a tastare lo strumento, facendo emergere le prime note iniziali della melodia senza parole.
Mihawk rimase immobile e composto nella prima figura di danza, attendendo il secondo in cui il valzer di violoncello e violino si unissero all’armonia ritmata creata dal pianoforte.
Quando il secondo sopraggiunse, Mihawk si lanciò “all'arrembaggio” nella danza tanto attesa.
“Casualmente”, proprio di li stava passando una Perona super curiosa.
Era nella sua forma astrale e investigava - in cucina aveva rifinito con successo le sue ordinarie ispirazioni gastronomiche - per il castello in cerca di qualcosa di compromettente su Drakul Mihawk che l’avrebbe fatta piangere dal ridere al solo ripensarci.
Perona aveva l’assoluta certezza che anche l’insigne Mihawk fosse strapieno di scheletri nell’armadio, precisamente per questo si era avventurata in quell'eccentrica avanscoperta.
Questi erano i suoi piani, una volta sentita la musica e sbirciato all’interno dalla camera dalla quale proveniva, però, si scordò di tutto. Sopratutto per via di quello che i suoi occhi spalancati stavano ammirando con stupore.
Mihawk stava danzando tra le note di una musica classica come se fosse un ballerino professionista, e tenendo tra le mani una spada.
Non era certamente la sua Yoru, ma Perona non si sarebbe sorpresa, se fosse riuscito a maneggiarla con la stessa incomprensibile facilità.
Il suo corpo forgiato di muscoli resistenti e cicatrizzato dai miliardi di combattimenti ingaggiati, si era adesso mutato in quello elegantemente leggiadro di un nobile falconidae che volteggiava libero nel cielo.
La spada era come se avesse preso vita mediante la magia di un incantesimo.
Dalla schiena scivolava aggraziatamente sul collo e dal collo, con una simmetrica giravolta, rotolava sciolta per tutta la lunghezza del braccio, finendo di mulinare in mezzo allo spazio delle sue dita.
Tra le sue mani l’oggetto non sembrava affatto composto di una lega mortale e faceva apparire tutti quei suoi movimenti precisi di una semplicità disarmante che anche un bambino in fasce avrebbe potuto tentare di imitarli.
Ma Perona riconosceva – anche se con rabbioso fastidio - che quello che riusciva a fare era il risultato acquisito dopo anni e anni di maestria nell’arte della spada.
Per l’umana concezione, quell’uomo risultava sovrumano.
Chi aveva i poteri unici di un frutto del mare, lo era per esplicitazione, ma proprio perché lui apparteneva alla sfilza di quelli che non l’avevano mangiato, si identificava, tra tanti, con un’appariscenza assai più spiccante.
Man mano che la danza proseguiva la sua ballata, le pupille di Perona acquisivano scintillio.
D’un tratto la sua visione cambiò completamente.
D’un tratto il modo di impugnare la spada le ricordò l’atto cortese di tendere la mano ad una dama per chiedergli di ballare. Anche la spada stessa non le appariva più come l’arma bianca che era, ma il corpo di una donna che aderiva e si lasciava trasportare dal suo.
Perona si chiese quanto vorticosamente favoloso sarebbe stato farsi guidare da lui in mezzo ad un corteo prestigioso di ballo gotico.
Lui e la sua dama, avrebbero senz’altro brillato più di chiunque altro dentro quella stanza dotata da un accompagnamento macabro celtico.
Eppure, chissà che razza di donna piace ad Occhi di Falco” si chiese Perona galleggiando a mezz’aria.
Conoscendo la sua tempra indissolubilmente rigida, avrebbe fatto la corte e accettato di essere corteggiato solo da una così fuori di testa da chiedergli una frequentazione fatta di caotici combattimenti di scherma e rilassanti bevute di vino.
Perona stava cercando di immaginare il suo ideale estetico di bellezza, ma proprio non riusciva a figurare nessun ritratto femminile riempito di dettagli.
Tuttavia, nella sua mente predominò la personalità di una donna abbastanza insolente da rispondergli a tono e riuscire a filtrarci contemporaneamente.
Poi però, dopo essersi spremuta le meningi, improvvisamente capì il perché non riusciva a idearla con la fantasia.
Semplicemente perché lei era già lì.
Mihawk teneva già stretta tra le sue braccia la sua anima gemella.
Non c’era niente che lui amasse più di quella spada e ciò che riusciva a compiere con essa.
Niente gli dava più appagamento del mettersi alla prova con i più rinomati personaggi della scena moderna come anche il convulso desiderio di trovare qualcuno in grado di sconfiggerlo.
Così era e così sarebbe sempre stato.
Gli strumenti musicali cessarono di propagare la loro piacevole armonia per la stanza.
Mihawk si fermò al medesimo secondo, nella posizione vanagloriosa di un sire spadaccino che declamava la sua sfida al nuovo antagonista schermidore.
Poi dopo aver scambiato delle brevi parole con i musicanti e quindi avvertiti di prendersi cinque minuti di pausa, andò a tamponarsi il piacente viso sudato poco distante da lì.
Perona decise che fosse il momento di tornare sui suoi passi lungo il corridoio.

Magari anche io dovrò trovarmi un’attività ricreativa”. si disse tornandosene indietro a schiena ingobbita e il morale affossato sottoterra.
"Nel frattempo però me ne tornerò in cucina e mi preparerò un dolcetto per occupare il tempo.”

 

 

NOTE AUTRICE: e si eccomi qui con una piccola One - Shot su Drakul Mihawk.
Amo il suo personaggio, è ho pensato di scrivere questa mini One – Shot in cui si cimentava in qualcosa che gli si addice?
L’idea mi è venuta dopo aver visto il video di un tizio che si destreggiava a ballare con una spada e il titolo viene dal termine danzare con una spada in arabo. Anche se in realtà quel ballo è molto più diverso. Però ho pensato che ci stava bene perché ciò che fa è sempre una danza con la spada.
Oltre quello, dato che Oda ci ha fornito ancora poco e niente della sua storia personale, mi sono presa la libertà di fantasticare sul suo passato perché dai modi e lo stile che ha, a volte esprime un non so che di nobile. Però allo stesso tempo ho mantenutò la canonicità delle loro personalità, preferenze e quello che sappiamo e abbiamo visto.
Comunque vi è piaciuta? Non è niente di che lo so, però è passabile e simpatica?
Mi è venuta l’idea è lo messa semplicemente in nero su bianco. Sono fatta così. Oltretutto ho anche un’altra nuova idea per una seconda One – Shot su di lui.
E giusto per questo, per adesso ho messo solo One – Shot, ma se le piccole idee che mi frullano nella testa si formeranno e svilupperanno nel concreto, allora ne aggiungerò altre.
Vedremo. Spero che leggerla è stato di vostro gradimento e avrete mie notizie sicuramente, per una cosa o un’altra. Yuppy?!
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Ciao, ciao.

 

 

 

   
 
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