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Autore: Nymeria87    28/10/2020    1 recensioni
Modern setting: piccoli spaccati domestici Jonsa nei giorni di quarantena.
Jon e Sansa non sono imparentati, qui Jon è semplicemente il migliore amico di Robb e di conseguenza un amico di famiglia di casa Stark.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Jon era ancora al pc, seduto all’isola della cucina con auricolari collegati al cellulare, mentre stava terminando una chiamata di lavoro.
Sansa si affacciò dalla porta frustrata, sospirando sonoramente in sua direzione, sperando si rendesse conto che ormai era anche ora che chiudesse la sua giornata di lavoro.
Lui le fece cenno di scuse e le mimò che ne aveva ancora per circa 10/20 minuti e che poteva tranquillamente iniziare a cucinare.
A dirla tutta, adorava vederla cucinare, amava guardarla di spalle, intenta a muoversi tra spezie e fornelli a passo di danza come era solita fare.
“Puoi attaccare la musica se vuoi Sans, questa era l’ultima chiamata” le disse lui continuando a scrivere una mail.
“Lo sai che al venerdì solitamente si lavora di meno, vero Snow?” chiese retorica lei.
“Lo sai che in smart working si arriva praticamente a lavorare di più, vero Stark?” le fece il verso lui.
Sansa si voltò a guardarlo, arricciando la bocca in una smorfia di replica e lui si mise a ridere abbassando lo sguardo sullo schermo, “prometto che faccio presto, d’accordo?” la esaudì lui prima di tornare a digitare i tasti del pc.
Dieci minuti dopo, il profumo della salsa al peperoncino si sprigionava per tutta la cucina assieme alle canzoni dei Beatles.
“Cazzo...” sussurrò Jon quando vide lo schermo del cellulare illuminarsi nuovamente.
Sansa si voltò a guardarlo quando sentì la voce di Jon rispondere con un imperioso “Snow...” e per gli Dei se quel tono la mandava su di giri.
“...No, l’ho appena mandato Mr. Thorne, come accordi presi precedentemente con la sua segretaria”, quello sguardo crucciato e serio gli esponeva due splendide rughette in mezzo alle sopracciglia e Sansa non riusciva a non immaginarsi a dipingerle col polpastrello del suo dito medio, come si fa con i gatti.
“Mr. Thorne, come le ho già spiegato, la pratica adesso è in mano alla sua segretaria; temo che dovrà disturbare lei questa sera, arrivederci!” disse chiudendo nervosamente la chiamata.
Ok, la visione di Jon alias maschio alfa la mandava decisamente su di giri, ma tentò di arginare i suoi istinti voltandosi a rigirare la salsa col cucchiaio di legno, mentre ascoltava il ticchettio inframezzato delle dita del suo coinquilino sulla tastiera del pc.
Karma volle che mentre era intenta ad aggiungere un pizzico di zenzero in polvere alla salsa, partì una delle sue canzoni preferite: I want You (she’s so heavy).
Non riusciva a resistere a quella canzone: i suoi fianchi non riuscivano a resistere a quella canzone, lo sapeva lei e lo sapevano anche gli occhi di Jon, che furono irrimediabilmente attratti dalla sua figura ancora di schiena.
Se c’era una cosa che di lei lo faceva impazzire erano le sue movenze, soprattutto quando perdeva i freni inibitori: Sansa si voltò, incapace di trattenersi dal simulare un playback, portandosi il cucchiaio alle labbra, nell’ imitazione di un microfono; iniziò a muoversi e cercando di scacciargli dalla mente i tormenti del lavoro gli si avvicinò lentamente con fare felino, agitando i capelli ed istigandolo con lo sguardo e con gesti della mano libera, in una perfetta performance in linea con l’ atmosfera sessualmente frustrata della canzone.
Tutta l’ attenzione di Jon era calamitata da lei, nonostante cercasse di nascondere il suo trasporto dietro un sorriso divertito.
“Credo proprio di aver finito di lavorare sai?” disse lui chiudendo il pc in un gesto fermo, accolto dalla risata divertita di lei, “ah, si? E cosa ti ha convito?” chiese curiosa in sfida.
Jon si alzò dallo sgabello, avvicinandosi lento mentre le guardava intensamente.
Sansa non fece cenno a spostarsi, anzi lo incitò avvalendosi di una luce strana negli occhi, quado lui le si blocco proprio ad un palmo di naso.
Jon inspirò, prima che il suo sguardo potesse percorrere distrattamente il suo viso: “ho un gran fame...” disse con un’ombra di malizia all’angolo destro delle labbra.
“Beh, ci vorrà ancora un po’ perchè l’acqua inizi a bollire a dovere” lo accolse lei facendo finta di niente.
“ Potrei sempre dare un’assaggio alla tua deliziosa salsa piccante, mai sentita una più buona della tua...” disse lui accostando il viso al cucchiaio di legno che lei ancora reggeva in mano.
“Hey!” lo ammonì indispettita, “sei impazzito, stò ancora cucinando con questo” disse allontanando il cucchiaio dalle labbra di lui.
Sotto lo sguardo di Jon, Sansa raschiò il cucchiaio con il suo indice sinistro prima di protenderlo verso di lui: “tieni, mi sono lavata le mani, io!” chiarì dispotica incrociando il suo sguardo.
Jon la guardò leggermente esterrefatto, poi totalmente incurante, schiuse le sue labbra per assaporare la salsa dal dito di lei, velocemente, senza indugiare, come se fosse la cosa più naturale del mondo anche se entrambi sapevano bene che non era così.
Sansa trasalì appena, ma lo sguardo crucciato di lui, cancellò ulteriori suggerimenti di pensieri devianti dalla sua mente.
Cos’è quella faccia? Oh Dei, non è buona?!
“Cosa?” chiese lei dubbiosa.
Jon si passò la lingua sulle labbra, come a cercare di capire cosa non andasse, “...forse...no aspetta, fammela risentire” chiese senza troppe cerimonie.
Sansa, quasi nel panico, inabissò nuovamente il dito nella salsa, porgendolo velocemente a Jon.
Lui la guardò un secondo prima di farsi sfuggire un sorriso divertito, portò la mano a prenderle delicatamente il polso, lentamente inclinò il viso fino a chiudere le sue labbra sul suo indice sporco di sugo, assaporandolo in tutta calma e non interrompendo mai il contatto visivo, rendendolo anzi più penetrante quando la sua lingua andò a carezzarle l’epidermide.
Sansa schiuse le labbra in un sospiro sospeso, mentre le pupille le si dilatarono da un fremito incontrollato.
Jon mugugnò in apprezzamento, concludendo l’assaggio con un pop quando le sue labbra liberarono l’indice di lei; la lingua ad umettarle, quasi a non far fuggire neanche una goccia a quell’assaggio peccaminoso, prima che si schiudessero in un sorriso beffardo, “mi sono sbagliato: perfetta come sempre”.
Sansa si sentì avvampare, prima di schiaffargli la mano sul petto, in un gesto tra la rabbia e la lusinga, “Jon!!! Quanto sei stronzo! Come osi prenderti gioco di me!” lo aggredì lei rossa dalla vergogna della direzione intrapresa dai suoi pensieri.
“Così impari a provocarmi con le tue movenze lascive per farmi staccare da lavoro” la esaudì lui in sfida mentre continuava a crogiolarsi nella visione imbarazzata di lei.
Sansa lo soppesò, compiaciuta dalla sua mirata scelta di parole; arricciò le labbra trattenendo un sorriso segretamente soddisfatto: “riordina il tavolo Playboy che inizio ad apparecchiare” disse, prima di voltarsi per controllare l’acqua nella pentola, consapevole dello sguardo gongolante di Jon alle sue spalle.
 
   
 
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