Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Brume    29/10/2020    7 recensioni
Cinque giorni. Questo il tempo a disposizione di Kaori per ritrovare Ryo e riportarlo a Tokyo, dopo quasi due mesi di lontananza forzata, per poter risolvere un problema davvero più grande di loro. Una storia senza una collocazione temporale precisa, un altro tassello che li porterà ad essere ancora più uniti e a liberare sentimenti nascosti .
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Miki, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Seduto sulle sponde di quel piccolo fiume, un uomo teneva la testa tra le sue mani, ascoltando in silenzio il fragore dell’ acqua che  con il suo scorrere rompeva il silenzio della notte; seduto sulle rive  di quel corso d’ acqua, solo una sigaretta accesa poteva rivelarne la presenza.   La pioggia lo sfiorava ma lui pareva non accorgersene, perso come era nei suoi pensieri; era fredda, piccola, fastidiosa; non più, di sicuro, di ciò che gli  aleggiava nell’ anima e nel  cuore. Era giunto in quel villaggio poche ore prima, dopo aver girovagato per settimane senza mèta nascondendosi dove capitava e talvolta dormendo in macchina o in ripari di fortuna che cambiava ogni due giorni, con l’ idea di allontanarsi e stare fuori quanto più dalla sua Tokyo dove aveva lasciato tutto ciò che di più prezioso aveva. Non contò i chilometri , non fece caso alle città che attraversò.
Ryo era stanco. Molto stanco.Voleva fermarsi un po', anche solo qualche giorno e quel posto pareva fare al caso suo, leggermente fuori dal mondo. Presa allora la decisione, spense  la sigaretta e si rialzò per tornare alla macchina parcheggiata poco più in là; prima di salire si ripulì da eventuali residui di terriccio, infine l’ aprì mettendosi al posto di guida e dopo averla accesa vagò cercando un parcheggio per fermarsi e riposare un po' senza dare nell’ occhio. L’ indomani avrebbe cercato una sistemazione più comoda.          I suoi desideri furono presto esauditi; proprio alle pendici di quelle piccole montagne, trovò ciò che cercava, lontano da quelle case tutte uguali, tutte perfette, tutte ordinate dove sicuramente qualcuno dormiva un sonno beato in futon che il mattino successivo  qualcuno avrebbe ripiegato con cura.
 Si fermò, dunque.
 Tirò il freno a mano, spense le luci ed aprì la portiera scendendo per concedersi l’ ultima sigaretta della giornata; frugando nelle tasche si accorse di avere perso l’ accendino , il suo portafortuna regalo della sua dolce Kaori. Tornò allora sui suoi passi, si chinò per capire dove fosse finito infilando le mani sotto i sedili e tastò la superficie  finchè non lo trovò. Tenendolo stretto, accese la sigaretta aspirandola forte per poi rilasciare il fumo sottoforma di piccole nuvolette. Kaori lo avrebbe strozzato, a vederlo fumare così tanto, soprattutto prima di dormire.
Si lasciò scappare un sorriso.
Chissà cosa stava facendo.
Chissà cosa stava pensando.
Le mancava, come l’ aria.
Voleva tornare da lei, voleva tornare alla sua vecchia vita. Voleva assolutamente mettere fine a quella situazione che durava ormai da sei settimane; giorni passati a viaggiare, in silenzio, senza alcun contatto con il mondo… ma Saeko era stata chiara: doveva sparire.                                  
Pensò a quella strana mattina.
In quello scantinato al piano terra del grattacielo occupato dagli uffici della polizia, in piedi davanti a lui, le spiegò che stavolta non avrebbe potuto dargli una mano. Il suo viso era tirato.  Disse che ci sarebbe voluto tempo per rimettere le cose a posto, visto il coinvolgimento della Yakuza e di un paio di ispettori di polizia che godevano del massimo rispetto. C’era stato un morto, un innocente, e la colpa era ricaduta su di lui.  Ryo Saeba. Lo avevano incastrato: erano stati davvero bravi, questa volta. Non gli era rimasta scelta; salito in macchina, lanciando uno sguardo verso Shinjuku, schiacciò l’ acceleratore mangiandosi letteralmente la strada.  
Tornato alla realtà, Ryo scrollò la cenere dalla sigaretta e  mosse alcuni passi guardando le montagne ai suoi piedi: fitte, poco frequentate, un buon nascondiglio. Prese la sua decisione.
Non avrebbe dormito in macchina:  sarebbe rintanato nella foresta, il suo elemento; avrebbe trovato un riparo di fortuna e poi…ci avrebbe pensato; era maggio, non faceva affatto freddo. Si, decisamente quella era la scelta migliore.  Spensa ancora una volta la sigaretta, recuperò una  telo dal bagagliaio dell’ auto  e si inoltrò per il sentiero, sparendo nella notte, spogliandosi di ogni ricordo. L’aria umida gli entrò subito nelle ossa, ma non ci fece caso: passo dopo passo, riflettendo su quello strano momento, raggiunse un posto che poteva fare la caso suo e, stanco, stese il telo. Appoggiò la schiena al tronco di un albero e si strinse nella giacca; guardò una nuvola solitaria dalla quale spuntò, come una speranza, la luna.  Una preghiera silenziosa salì dalla sua gola: “fa che non le succeda nulla, fa che possa tornare presto tra le sue braccia che ancora non conosco come vorrei” disse, prima di essere colto dal sonno.
A Tokyo, nel frattempo, Kaori si stava preparando per andare a dormire, avvolta in uno dei suoi pigiama assurdi; in piedi davanti alla finestra osservava le luci della città chiedendosi come ogni giorno , pomeriggio e sera dove fosse  finito Ryo. Aveva chiesto di lui  a tutti , amici e conoscenti, incontrando sempre risposte e  sguardi vuoti e interrogativi. Ciò che la spaventava non era tanto la lontananza, alla quale era abituata, ma questo clima di mistero. Vedere Mick con lo sguardo perso nel vuoto , unica suo appiglio per carpire i segreti di Ryo, le fece mancare la terra sotto i piedi.
La donna sospirò. Cercò di scacciare i pensieri.  Ascoltò il silenzio di quella casa vuota, interrotto solo dal rumore degli elettrodomestici e dal bisbiglio della tv accesa sul notiziario locale; le mancavano i passi di quell’ uomo che amava in silenzio da anni. Le mancava tutto, in realtà; perfino il suo prenderla perennemente in giro, il suo russare, le sue elucubrazioni disconnesse, il suo perenne disordine.
Sei settimane. Era così da sei settimane. Pensò a quanto avrebbe resistito ancora. 
Lo aveva cercato per tre settimane  prima di lasciare perdere, obbligata da Mick che la vedeva consumarsi lentamente ad un centimetro della pazzia…ma ora? Se non fosse più tornato, cosa sarebbe stato della sua vita? Sarebbe comunque diventata pazza! Lo sentiva.
Ad interrompere i suoi pensieri ci pensò il telefono, verso il quale corse con il cuore in gola.
“Kaori, sono io” disse la voce all’ altro capo del telefono.
“Ciao, Miki. Ancora niente” rispose.
Si era scordata della telefonata serale che l’ amica le dedicava ogni sera ed aveva sperato inutilmente.
“Mi dispiace, Kaori”.
Anche questa frase l’ aveva già ascoltata fin troppe volte, ma ringraziò silenziosamente l’ amica per esserle vicina.
“…”
“…Kaori, ci sei?” chiese Miki.
“Si.” Rispose Kaori
“…devi avere forza. Molta forza. Vedrai che tornerà; se è sparito così ci deve pur essere un motivo. So che è difficile, ma cerca di essere razionale. Ryo non è sprovveduto, grazie a Dio” .
Kaori alzò gli occhi al cielo, come se quel gesto potesse ricacciare indietro le lacrime che avevano iniziato a sgorgare.
“…lo spero…. “ rispose poi, ù cercando di nascondere un singhiozzo che  tuttavia Miki captò all’ istante.
“…Senti, Kaori…non puoi restare da sola. Vengo a prenderti: almeno stanotte, dormi da noi”  propose.
Kaori si guardò in giro.
Ryo non sarebbe tornato tanto presto e lei aveva bisogno di compagnia, stasera più che mai.
“Va bene” disse dopo un attimo di silenzio “ ti ringrazio tantissimo, Miki” .
Sospirò, ancora; facendosi forza pensò di andare  in camera sua per recuperare alcuni vestiti.
Passò davanti alla camera di Ryo.
Come ogni sera girò la maniglia, lanciando i suoi occhi ed il suo cuore verso quel letto vuoto. Entrò, aspirando l’ aria viziata della stanza. Prese una t-shirt  dal cassetto  ed anche  il suo cuscino, quindi, prima di uscire e andare , testa bassa e cuore a pezzi, verso la propria stanza.
Ryo, torna presto” disse fra sé, chiudendo la porta alle sue spalle.
   
 
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