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Autore: Arpiria    29/10/2020    2 recensioni
- Vuoi che si bisbigli in giro che tua moglie è una sciatta che non si cura del suo aspetto, Rodolphus?-
Aveva risposto la donna, sbrigativa, le mani impegnate a spruzzare una moderata quantità di dolcissimo profumo nell’incavo del collo.
- Vorrei che non si bisbigliasse alcunché su mia moglie, Bellatrix. Il fatto che non si parli di te dovrebbe essere il tuo ornamento migliore-.
Bellatrix aveva sorriso prima di riporre il profumo accanto alla miriade di altre ampolle che collezionava sul ripiano dello specchio. Gli occhi del marito non riuscivano ad abbandonarla per un singolo istante e ospitavano una brama simile a quella di un cane che aspetta sofferente il permesso del padrone per lanciarsi sugli avanzi succulenti di una bistecca al sangue, ma Bellatrix non glielo avrebbe concesso.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Homo homini lupus



 

I luoghi che Lord Voldemort designava come appropriati per incontrare i suoi Mangiamorte non erano mai i medesimi, ma un tratto in comune lo avevano: lì era sempre notte. Che fosse il soggiorno sistemato alla buona di un vecchio maniero disabitato, l’aspra cantina interrata di un casolare inghiottito da un incessante rigurgito d’edera o un angolo di bosco rigoglioso di muschio, dove gli insetti raccontavano di una leggenda chiamata Sole, non vi era più luce in quei luoghi dannati di quanta ne filtrasse sotto il cappuccio del Signore Oscuro.
Il vespero odorava di pioggia e dalle nubi appese sopra le montagne lontane riecheggiavano i primi tuoni, mentre qualche migliaio di metri più a valle un cupo corteo di loschi individui vestiti di nero sfilava lungo uno stretto sentiero fino in bocca ad una vecchia casa che qualche Babbano, per guerra o solitudine, era morto e aveva scordato lì. Si trattava di un’abitazione dalle mura scrostate, come se una bestia dagli artigli paurosamente sviluppati vi avesse inciso sopra le sue pene, e dalle imposte simili a palpebre increspate di cispa dopo un sonno comatoso.
- Non ci sei abituato a tanto lusso, eh, Malfoy?-
Sghignazzò un Mangiamorte che si chiamava Rabastan Lestrange, e che nonostante fosse noto essere uno di quelli che si sarebbe lasciato volentieri amputare un braccio piuttosto che rinnegare il suo Padrone avvertiva, chissà per quale ragione, la necessità di stemperare la tensione. Se Lucius Malfoy era spaventato non lo lasciava a vedere; piuttosto, i suoi occhi grigi come le nubi appese sopra le loro teste erano impegnate a valutare con disgusto crescente lo stato d’abbandono in cui riversava quel cadavere architettonico.
- Direi che simili brutture dovrebbero essere demolite e il Babbano che le abita ucciso per aver contaminato un simile luogo. Invero, Rabastan, non mi dispiacerebbe affatto edificare qui un’eventuale magione estiva.-
Era ancora presto, il padrone non sarebbe stato presente e pertanto che senso aveva precipitarsi all’interno di una carcassa dai mattoni putrefatti? Lucius non aveva alcuna fretta di respirare qualsiasi cosa morta giacesse all’interno della casa; ratti e procioni nella migliore delle ipotesi, e qualcosa gli suggeriva che il Signore Oscuro non si fosse dato pena di verificare che il luogo non fosse contaminato da chissà quale altra sostanza fatiscente, potenzialmente venefica. Piantò il bastone da passeggio laddove aveva arrestato i suoi passi e si soffermò a studiare l’orizzonte affollato di alberi e nubi temporalesche. Sarebbe stata una riunione sbrigativa, o almeno così sperava, a seguito della quale avrebbe fatto ritorno nella magione in cui sua moglie gli avrebbe certamente già preparato un bagno caldo, ed egli avrebbe potuto lamentare in assoluta sicurezza le disgustose scelte del Signore Oscuro in merito a certi luoghi sporchi, spiacevoli anche a vedersi. Narcissa era incinta e questo si cominciava a intravedere al di sotto delle stoffe preziose con cui vestiva il suo corpo sottile, e per quanto Lucius tentasse di non darlo a vedere ad alcuno, nemmeno a lei, contava i giorni che lo separavano dall’incontro con il suo erede e preferiva trovarsi nei pressi della donna piuttosto che a zonzo per il paese, giacché non riponeva poi molta fiducia in quegli insulsi elfi domestici e nei provvedimenti che avrebbero potuto prendere casomai Narcissa avesse necessitato assistenza. 
-Che diavolo fai lì impalato, Lucius? Il Signore Oscuro arriverà a momenti!-
Il dolce pensiero della sua candida sposa fu violato dal guaito della sorella di quest’ultima, una donnaccia di nome Bellatrix che nulla pareva avere ereditato della nobiltà del suo cognome, ad eccezione del peggio, che invece le spettava tutto. Assomigliava alla tempesta che devastava le vette offuscate in lontananza e le piaceva guardare il mondo come da un trono, salvo poi farsi cagna, da regina che si credeva, in presenza del Signore Oscuro.
- Non è ancora tempo, Bellatrix. Tuttavia, se tuo marito ritiene  opportuno per voi attendere dentro, non dovresti indugiare.-
La donna sbuffò quasi come se l’insinuazione che ella dovesse sottostare all’autorità di Rodolphus Lestrange avesse leso il suo orgoglio, e non uno sguardo gettò in direzione dello sposo prima di affrettarsi all’interno per prima, così che fosse chiaro a tutti come avesse deciso da sola ciò che fosse giusto fare.  Lucius non aveva mai provato granché simpatia per la cognata, ma da qualche tempo sospettava che Bellatrix si fosse spinta, nella sua follia fanatica, a tradire suo marito. Naturalmente riteneva improbabile, se non addirittura impossibile, che il Signore Oscuro si perdesse in certi passatempi carnali, in particolar modo con la moglie di uno dei più bravi e leali sottoposti; e si era guardato bene dal confidare i suoi dubbi con chicchessia, compresa Narcissa. Ad ogni riunione tuttavia questi montavano di nuovo, alimentati dalla carica sessuale che avvertiva nell’aria ogni volta in cui Bellatrix e il Signore Oscuro interagivano tra loro. Che Rodolphus sembrasse non aver notato alcunché lo faceva sospettare di avere troppi pregiudizi nei confronti della cognata, che le sue impressioni avevano finito per sconfinare in qualche oscuro lato dell’inconscio, volgare e inammissibile, cui non avrebbe dovuto prestare ascolto. La faccenda, se così si poteva definire, lo avrebbe riguardato personalmente, giacché si sarebbe sussurrato in giro ad ogni suo passaggio che sua moglie era sorella di Bellatrix, quella sconcia meretrice, e chissà che certi geni malsani non dimorassero già nella mente di Narcissa e chissà se quell’aria di moglie impeccabile non fosse che un’eccellente messa in scena. 
Una fredda goccia di pioggia sulla punta del naso lo ricondusse bruscamente alla realtà e, dopo aver constatato che fosse l’unico rimasto ad attardarsi a respirare aria pulita, si rassegnò a ricongiungersi agli altri.


Quando il Signore Oscuro fece il suo ingresso nell’anticamera fatiscente, i suoi Mangiamorte erano già seduti presso un lungo tavolo da pranzo dalle zampe muschiose e le assi dilaniate dalle tarme. Tutti i presenti si fecero dritti e il consueto brivido di orrore attraversò le loro schiene, mentre i piedi nudi del loro padrone producevano un suono rivoltante ad ogni passo che li portava a contatto col pavimento. Il suo volto era come sempre offuscato dal cappuccio della veste, ma tutti sapevano quali orrori e deformità sarebbero stati costretti a vedere casomai questo fosse stato abbassato.
- Benvenuti, amici miei -.
Lucius fece un cenno ossequioso col capo e molti provarono ad imitarlo con risultati ben più scadenti, tranne Bellatrix, che era tutta già tesa verso la sagoma incappucciata e respirava con la bocca, rumorosamente, quasi fosse assetata d’aria. Il Signore Oscuro prese posto a capotavola, la donna alla sua immediata destra, e intrecciò le grandi mani bianche sulla superficie del tavolo. 
- Il motivo per cui vi ho convocati oggi è per mettervi al corrente del mio compiacimento. Le incursioni nelle dimore dell’Ordine hanno sempre avuto esito soddisfacente, e avete la gratitudine di Lord Voldemort per questo-.
Molti muscoli parvero rilassarsi ora che la tensione era stata in parte stemperata dalle parole del Signore Oscuro, capaci di stabilire il bello e il cattivo tempo, ed era chiaro che il motivo per cui egli aveva preteso di incontrarli non prevedeva punizioni di alcun genere. Comprendere quell’uomo tuttavia era complesso, pochi di loro ci avevano provato e nessuno ci era riuscito; Rodolphus, tuttavia, che aveva la mente più sveglia del fratello, non riusciva ad esimersi dal sospettare che dovesse esserci per forza altro. Una vena di vago pessimismo era sempre stata parte di lui, o forse lo era diventata a seguito della condotta sconcia della moglie.
Solo un’ora prima l’aveva osservata seduta davanti al grande specchio della camera matrimoniale, intenta a tingersi le labbra di un rosso eccessivo. Le donava, ovviamente, così come quella lunga e intricata cascata di morbidi ricci corvini che non provava nemmeno a controllare e lasciava semplicemente correre lungo la schiena, tra le scapole sottili e le spalle modellate in modo perfetto. Indossava una lunga veste scura, aderente sui fianchi e generosamente scollata, e per esaltare la vita sottile e i seni generosi vi aveva sovrapposto uno di quei corsetti elaborati e striminziti capaci di convincere Rodolphus che le donne avevano tutt’altro modo di respirare, perché come mai sarebbe stato possibile farlo con un simile arnese avviluppato addosso? 
- Ti sei agghindata tanto per cosa, esattamente?-
Aveva domandato, la spalla poggiata contro lo stipite della porta e le mani infilate nelle tasche perché non fossero tentate di posarsi altrove, ad esempio sul voluminoso seno esaltato dalla moglie. Nonostante si fosse imposto di non soffermarsi sul corpo tentatore della donna aveva avvertito uno sgradevole principio di erezione che lo aveva portato ad odiarsi nel profondo, perché nonostante non sopportasse la sua dispotica moglie e provasse sovente l’impulso di strangolarla, prontamente soffocato dalle conseguenze che questo atto disgraziato avrebbe portato con sé, non riusciva a reprimere l’attrazione sessuale che ella esercitava su di lui come su chiunque altro.
- Vuoi che si bisbigli in giro che tua moglie è una sciatta che non si cura del suo aspetto, Rodolphus?-
Aveva risposto la donna, sbrigativa, le mani impegnate a spruzzare una moderata quantità di dolcissimo profumo nell’incavo del collo. 
- Vorrei che non si bisbigliasse alcunché su mia moglie, Bellatrix. Il fatto che non si parli di te dovrebbe essere il tuo ornamento migliore-.
Bellatrix aveva sorriso prima di riporre il profumo accanto alla miriade di altre ampolle che collezionava sul ripiano dello specchio. Gli occhi del marito non riuscivano ad abbandonarla per un singolo istante e ospitavano una brama simile a quella di un cane che aspetta sofferente il permesso del padrone per lanciarsi sugli avanzi succulenti di una bistecca al sangue, ma Bellatrix non glielo avrebbe concesso. Non erano i suoi occhi che voleva addosso in ogni caso, non erano le sue attenzioni che bramava. Rodolphus era un brav’uomo e le era capitato, qualche volta, di ripromettersi di moderare almeno un poco le sue maniere, ma poi si riscopriva ad odiarlo. Era un ostacolo che avrebbe preferito aggirare piuttosto che abbattere,ma non si sarebbe fatta scrupoli casomai avesse avanzato pretese dispotiche nei suoi confronti: nessuno, ad eccezione del Signore Oscuro, poteva comandarla.
- Dovresti darti una sistemata anche tu, piuttosto. Quanto ancora pensi di lasciar crescere quella barba?-
Lo aveva apostrofato, senza tuttavia dedicargli una singola occhiata. Pareva innamorata dell’immagine che lo specchio le restituiva, di quella dea pagana bella e terribile che ricambiava il suo sguardo ammaliato. Rodolphus aveva fatto altrettanto, prima di ricordare a se stesso che quella donna, ormai era chiaro, non portava che disperazione ovunque andasse, e lui era stato tanto stolto da darle una dimora in casa sua.
-...e tu che ne pensi, Rodolphus?-
L’oscurità celata sotto al cappuccio del Signore Oscuro era rivolta proprio verso di lui e, per un interminabile istante, si chiese se la sua attenzione sarebbe stata causa di morte. A scatenare i suoi pensieri era stata ovviamente sua moglie, che con fare voluttuoso sussurrava parole di miele nei confronti del padrone che avrebbe dovuto servire in ben altro modo; lui l’aveva lasciata fare, come sempre, e chissà se la sua espressione non tradisse una vena di malsana soddisfazione per l’orgoglio virile rinvigorito, per le attenzioni che Bellatrix pareva smaniosa di dedicargli.
- Mio Signore, domando il vostro perdono. Mi sono distratto-.
Che senso avrebbe avuto, mentire? Lord Voldemort pareva in grado di scandagliare le menti altrui come fossero suoi personali possedimenti, e una menzogna non avrebbe fatto altro che alimentare l’ira che probabilmente già covava nei suoi confronti.
- Ah, forse il mio sproloquiare circa le prossime mosse ti tedia, Rodolphus? Desideri essere tu a prendere la parola al posto di Lord Voldemort, e proporre un discorso che mantenga vivo l’interesse collettivo?-
Bellatrix lo guardava con sdegno, come se fosse una materia sporca e nauseabonda incontrata sul suo cammino. Tuttavia Rodolphus, forte di anni di fedeltà assoluta cui non si sarebbero potuti annotare errori di una qualche rilevanza; a differenza degli altri, non aveva poi molto da temere per una semplice distrazione. O almeno così sperava, chi avrebbe mai potuto sapere cosa attraversava la mente di un simile uomo?
- No, mio Signore. Vi chiedo perdono, non succederà di nuovo-.
- Sei perdonato, Rodolphus. Hai provato in passato la tua fedeltà e continui a farlo egregiamente. Tuttavia, mi auguro che tu non abbia più a riflettere sulle frustrazioni della tua vita matrimoniale quando Lord Voldemort dà disposizioni che ti riguardano-.
L’aveva fatto ancora, sebbene sembrasse non avere un volto era evidente che invece c’era ancora, e c’erano ancora degli occhi in grado di scrutare il suo cervello e ogni singolo pensiero che lo attraversava e utilizzarlo come arma per annichilirlo: una punizione esile, se paragonata a quanto accaduto a certi suoi colleghi, ma non meno umiliante per lui. Qualcuno sogghignò ma Rodolphus non gli diede peso; piuttosto, lo turbava come il Signore Oscuro avesse scorto nella sua mente la sua totale assenza di controllo su sua moglie. Che la sua incapacità di esercitare una qualsivoglia autorità sul suo conto lo potesse far sentire legittimato ad estendere la propria? Decise subito che no, il Signore Oscuro aveva più volte ribadito come egli avesse trasceso l’umana condizione, spogliandosi dei desideri primitivi che questa portava con sé. Il sesso doveva esservi incluso, naturalmente, non poteva essere altrimenti.
- Mi ripeterò per il nostro amico Rodolphus che si era distratto, perché Lord Voldemort è misericordioso e indugia persino su ciò che gli è notoriamente sgradito fare piuttosto che lasciare nell’ignoranza uno dei suoi fedeli sottoposti-.
Fu allora che Bellatrix si sporse un poco in avanti, il seno schiacciato sul tavolo che non era sfuggito allo sguardo di alcuno; si augurava neanche a quello del Signore Oscuro. A differenza del suo disattento marito ella aveva carpito ogni parola, avrebbe saputo ripeterla se così le fosse stato comandato, se ciò non avrebbe significato privarsi del suono della voce del suo padrone.
Si soffermò a studiare la sua mano destra mentre egli ripeteva per filo e per segno in che modo avrebbero dovuto procedere con le incursioni, quali elementi andassero eliminati e quali, per il momento, preservati, ma l’attenzione di Bella era tutta per quella mano. Era di un bianco sporco e malsano, liscia e molto lunga, con vene sporgenti e lunghe unghie grigie sotto le quali giacevano accumuli di terriccio e qualcos’altro che, per chissà quale ragione, era ben lungi dal disgustarla. Si ritrovò a pensare a quanto le piaceva avere addosso le mani del Signore Oscuro quando, nella solitudine dei loro incontri, la toccava senza tuttavia prendersela, come se avesse voluto assaggiarla prima di gustarla a fondo. I sospetti di suo marito erano assolutamente fondati, sebbene la paranoia l’avesse spinto troppo oltre, verso un rapporto carnale che non aveva trovato il suo compimento e la cui attesa stava trascinando Bellatrix in un abisso di follia.
Per qualche ragione l’idea che Rodolphus scoprisse tutto quanto non la spaventava affatto, anzi, spesso si scopriva curiosa di sapere come sarebbe andata a finire se ciò fosse capitato. Era così vicina a perdere tutto e per qualche ragione la prospettiva la eccitava, così come provocava in lei una malsana ilarità il pensiero di cosa ne avrebbe detto sua madre una volta scoperta la verità 
Restava il fatto innegabile che il Signore Oscuro non si fosse ancora spinto a farla sua, e ciò le riempiva la mente di paranoie tipicamente femminili sull’inadeguatezza: forse non era abbastanza bella per lui? Forse intendeva torturarla, portarla alla follia, farla implorare di prendersela? Molte delle insicurezze che Bellatrix pretendeva non esistere affatto erano scemate a seguito del loro ultimo incontro: dopo aver lasciato correre dita sul collo sottile di lei e aver indugiato sul seno completamente esposto alla sua vista, offuscata da chissà quali pensieri, il Signore Oscuro aveva compiuto il consueto gesto che la esortava a rivestirsi e andarsene; per tutta risposta Bella si era avvicinata di un passo di troppo, dilaniata da un'aspettativa delusa, ormai incontenibile negli esili confini della sua pelle. Il suo corpo aveva premuto contro quello di lui ed era stato allora che aveva sentito addosso l’inconfondibile pressione di un’erezione. 
Era stata spinta via in malo modo (non gli piaceva essere toccato, al Signore Oscuro, e poco tollerava certe prese di iniziativa), ma per tutta la notte il respiro pesante di suo marito aveva fatto da sottofondo ai pensieri più randagi e lussuriosi che Bellatrix era stata in grado di concepire: il pene indocile del suo padrone l’aveva lusingata ed era certa che dovesse sussistere una qualche ragione a lei ignota dietro al fatto che non avesse ancora deciso di possederla. Ciò di cui era certa era che difficilmente, dopo quanto aveva potuto appurare, si trattava di una colpa sua.
La distrazione di Bellatrix non venne punita come quella del marito, sebbene fosse indubbio che il Signore Oscuro l’avesse notata, e quando i Mangiamorte furono congedati con le nuove direttive e lasciati libere a tornare alle loro vite di menzogne e apparenze, Bellatrix venne trattenuta.
- Desidero conversare con te, Bella-.
Rodolphus aveva sentito questa frase fin troppo spesso e aveva ormai assunto le sembianze di un insopportabile ronzio dentro il cervello; era cosciente di quali conversazioni sussistessero tra il Signore Oscuro e sua moglie, e paradossalmente non era tanto l’immagine delle mani di un altro uomo sulla sua donna a tormentarlo; piuttosto, il suo fastidio lo imputava all’assenza assoluta di chiarezza da parte di un padrone verso cui era sempre stato fedele, che non riusciva a credere fosse capace di operare un simile torto nei suoi confronti. Non poteva certo aspettarsi di sentire il Signore Oscuro declamare il suo intento di mettere le mani su Bellatrix, ma per qualche ragione si sarebbe sentito meglio se lo avesse fatto: quantomeno si sarebbe posta la parola fine a quell’insopportabile teatrino in cui lui fingeva di credere che certe conversazioni fossero tali.
- Le starà semplicemente ripetendo con parole più semplici quanto detto durante la riunione-, biascicò Rabastan una volta che entrambi furono riemersi dalla vecchia abitazione in decadenza, prede di un temporale che dopo aver dilaniato le montagne aveva deciso di accanirsi a valle, - Sai bene che tua moglie è ben lungi dall’essere sveglia -.
Rodolphus annuì, ma era certo che Bellatrix avesse capito più di tutti loro.

Di fronte al gesto del Signore Oscuro, Bellatrix si affrettò a sciogliere i lacci del corsetto e distruggere con le unghie quelli che opponevano resistenza alle sue dita.
- Hai lasciato intendere a tuo marito di avere una relazione extraconiugale, Bella? -
Il cappuccio era stato abbassato per rivelare il volto più raccapricciante che Bellatrix avesse mai visto, verso il quale tuttavia non riusciva ad esimersi dal sentirsi attratta. I tratti del Signore Oscuro erano grotteschi e confusi e la pelle del viso pareva essere risucchiata dal teschio; aveva ombre rossastro sotto gli occhi sanguigni, nessuna ciocca a schermare la vista del cranio venoso e un ghigno di denti consumati a sottolineare una vaga ironia: in qualche modo sembrava quasi che la situazione lo divertisse.
- Non… non è così, mio Signore?-
Bellatrix esitò, le dita appese all’ultimo laccio, di fronte alla smorfia corrucciata dell’uomo. 
- Certo che no. Questi sono i consueti vaneggiamenti di una mente fertile di fantasie-.
La donna si liberò dalla morsa del corsetto e lasciò che cadesse sul pavimento sporco, un rigido tessuto pregiato che ben poco aveva da spartire con un simile letamaio. Bellatrix si domandò se avesse in qualche modo offeso il Signore Oscuro, tuttavia si affrettò ad aggiungere, incapace di scrollare via gli occhi da quel volto che la terrorizzava ma che, più di tutto, le faceva provare certi istinti suicidi di prenderlo tra le mani e baciarlo.
- Non ho rivelato nulla a Rodolphus, mio Signore. Lui nutre dei sospetti, ma ho pensato che fosse meglio negare-.
In più di un’occasione suo marito le aveva domandato, senza tanti giri di parole, se il loro padrone l’avesse toccata, e la risposta era sempre stata un secco “no!”; in quelle circostanze, Bellatrix indossava la sua più credibile espressione di moglie ferita nella propria dignità da certe assurde insinuazioni.
- Hai pensato bene.-.
Bellatrix si era scoperta i seni e a Voldemort non era sfuggito. Ora le maniche di raso pregiato ricadevano eleganti nelle giunture dei gomiti e il suo corpo gli era esposto nelle sue sfaccettature più femminee, e con un brivido di aspettativa Bellatrix lo osservò alzarsi in piedi e farsi più vicino.
- Non è il caso di lasciar credere a Rodolphus che sussista una qualsivoglia intimità, o peggio, una...ah, sì. “Relazione”-.
Pronunciò quella parola come se gli provocasse un indicibile disgusto e, sebbene Bellatrix non ne comprendesse il motivo, decise all’istante che avrebbe rispettato il suo volere e mai più ne avrebbe fatto uso; in particolare, si sarebbe guardata bene dal farlo qualora l’argomento vertesse sul Signore Oscuro e su qualunque cosa fosse ciò che riempiva l’aria di carica erotica, insostenibile durante la riunione, che le aveva reso difficile persino rimanere seduta. 
- Lo getteresti in allarme per nulla e il suo servizio presso di me, fino ad oggi eccellente, potrebbe risentirne. Lord Voldemort non vuole che ciò si verifichi, Bella. Mi sono spiegato?-
La donna annuì mentre reprimeva un brivido: la mano del suo padrone si era posata sul suo seno, mentre il volto mutilato ispirava l’aria dalla pelle del suo collo e Bellatrix si chiese stupidamente se quella particolare fragranza lo aggradasse o se ne avrebbe dovuta scegliere una migliore, che fosse più di suo gusto...ma qual era esattamente, il suo gusto? Non sapeva nulla di lui.
 Toccare il corpo del Signore Oscuro era fuori discussione: restava ammantato dalla sua cappa d’un cupo verde sbiadito odorosa di terra e sottobosco bagnato, lo stesso odore che le restava impresso sulla sua pelle dopo il passaggio delle sue dita. La mano che le stringeva un seno scivolò fino al fianco, ma non scese laddove Bellatrix aveva timidamente sperato. La toccava, sì, ma era come se ciò in qualche modo gli bastasse, e questa consapevolezza gettava la donna nel più assoluto sconforto.
-Mio Signore, io…-
Non c’era passione nel modo in cui le stringeva il fianco, somigliava piuttosto ad una forma di primitiva possessività. Se qualcuno l’avesse strattonata via in quell’istante, quegli artigli le avrebbero scarnificato il bacino piuttosto che lasciarla andare.
I grotteschi occhi del Signore Oscuro sembravano sfidarla a completare la frase: probabilmente era già cosciente di ciò che desiderava dirgli, ma le stava offrendo una possibilità (che Bellatrix non colse, o scelse di non cogliere) per non proseguire su quel sentiero suicida.
- Io vi desidero così tanto. Perché  voi non mi volete?-
Voldemort si ritrasse dal corpo della donna come se all’improvviso gli provocasse disgusto; eppure, anche senza toccarlo, Bellatrix era pronta a scommettere che si fosse a sua volta eccitato, che dovesse  pertanto esistere almeno un atomo della sua personalità che la bramasse: perché, dunque, non se la prendeva e basta?
- A quanto pare la tua stoltaggine ti porta ad avanzare pretese su Lord Voldemort, sciocca ragazza.-
Sapeva che era arrabbiato per essere stato interrotto e ne era terrorizzata. Forse quelli erano i secondi che intendeva concederle per smaterializzarsi altrove, ma Bellatrix avrebbe preferito infinite volte morire in quel momento, per mano sua, piuttosto che ripiegare in una pavida ritirata e convivere con il pensiero di averlo deluso. Lasciò che le intrappolasse il viso tra le dita e gli artigli nelle guance le facevano male, sebbene la pressione che vi esercitavano fosse assai contenuta; come spesso capitava, poi, Bella si perse nei suoi occhi scarlatti, nelle pupille orizzontali e nel volto orrorifico, consumato di magia.
Il Signore Oscuro lasciò scorrere il pollice sulle labbra carnose della donna e nonostante tutto, Bellatrix constatò, sembrava che non fosse ancora sazio della sua immagine. 
- Non è tuo compito conoscere i piani che ti riguardano. Confido che continuerai a servirmi come hai sempre fatto senza avanzare simili insinuazioni sul mio operato.-
Per un folle istante si chiese se l’avrebbe baciata, perché avvertiva il suo fiato fetido collidere col suo viso fino renderle diffcoltoso il respiro. Fu delusa quando la lasciò andare: avrebbe voluto non averlo mai interrotto, in modo che quel contatto si fosse prolungato ancora. 
- Ma certo, mio Signore. Perdonatemi, io non...riesco ad impedirmi di desiderarvi-.
Le sembrò che le labbra sottili e quasi inesistenti dell’uomo si increspassero in un ghigno, ma la luce acquosa che filtrava dalle imposte la convinse di esserselo solo immaginato.
- Il tuo desiderio è rivolto verso di me perché mi identifichi come il maschio più forte, Bellatrix. Non esiste alcuno là fuori che possa contrastarmi, e questo persino tu lo hai compreso. La tua brama animale di accoppiarti con Lord Voldemort, tuttavia, non deve tradursi in fantasiose aspettative. Io sono al di sopra di certi desideri bassi, Bella, e se mai dovessi decidere di indugiare in un rapporto fugace non sarebbe per debolezza carnale, ma per misericordia verso la tua sciocca condizione.-
Bellatrix ascoltava a bocca aperta tutto ciò che il Signore Oscuro diceva, si sforzava di memorizzare ogni parola e ogni inflessione del tono della sua voce e si scopriva rapita persino del suo modo di parlare: egli sapeva ogni cosa, naturalmente, persino i bassi istinti che la riguardavano e che non erano parte della sua persona.
- Dunque non devo temere di essere...mio Signore, ecco...innamorata di voi?- 
Successivamente si sarebbe soffermata a lungo a chiedersi perché se ne fosse uscita con una frase tanto sciocca, quando sapeva molto bene (perché lui glielo aveva detto) che parlare d’Amore equivaleva a cercare di disquisire su fantasie infantili, da cui solo gli sciocchi e i deboli si facevano abbindolare. 
- Se avessi il sospetto che tu covi qualcosa di simile nei miei riguardi, credi che ti concederei di starmi appresso?-
Le rivolse un brusco cenno il cui significato Bellatrix conosceva fin troppo bene: voleva che si rivestisse, così, senza aver concluso nulla di ciò che sarebbe potuto essere, e subito dopo l’avrebbe senza dubbio congedata. 
- Torna da tuo marito adesso, Bellatrix-.
Avrebbe voluto implorarlo di trattenerla ancora un poco lì con lui, era persino disposta a recidersi le corde vocali per non emettere suono alcuno, se non l’avesse mandata via, ma la donna sapeva fin troppo bene che non esistevano parole in grado di mutare il pensiero del Signore Oscuro.
Se la sua ultima affermazione fosse derisoria nei confronti di Rodolphus, piuttosto che dei suoi, non lo aveva capito. 


Quando quella stessa sera entrò nella stanza padronale trovò Rodolphus coi gomiti appoggiati sul davanzale della finestra e lo sguardo perso sul grumo di oscurità informe del profilo dei pini. 
- Com’è andata oggi?-
- Com’è andata cosa, caro?-
Bellatrix assunse un tono quanto più possibile innocente e stucchevole, poi, quasi a sottolineare la propria pudicizia, strinse il laccio della vestaglia sopra la camicetta sottile che indossava per la notte: non era certa che suo marito avrebbe più tentato di prendere l’iniziativa con lei, ma il Signore Oscuro l’aveva implicitamente messa al corrente di come non avesse smesso di desiderarla.
- La vostra conversazione, ovviamente. Doveva trattarsi di qualcosa di molto segreto, se non poteva essere udito da alcuno all’infuori di te.-
Bellatrix prese un barattolo di crema e cominciò a spalmarla sulla pelle del viso, osservando con la coda dell’occhio il riflesso del marito sullo specchio.
- Sai bene come io sia l’unica che egli abbia addestrato. Certe conoscenze non le condividerebbe mai con nessun altro-.
- E che cosa ti ha insegnato, oggi?-
Bella si sforzò di assumere un’espressione scandalizzata e ciò le riuscì con sorprendente facilità: anche se fosse stato vero che si era trattato di un addestramento rivolto a lei e a lei sola, come si permetteva Rodolphus di impicciarsi in faccende che non lo riguardavano? Lasciò trascorrere qualche vano secondo di silenzio in cui, era evidente, intendeva concedergli la possibilità di scusarsi, ma suo marito sembrava non averne intenzione.
- Smettila, queste non sono faccende che ti coinvolgono in alcun modo.-
L’uomo chinò la testa e si perse in riflessioni che Bellatrix non era capace di carpire, ma che sperava lo avrebbero infine portato a desistere da ogni proposito investigativo. Il Signore Oscuro in persona aveva asserito come non fossero uniti da legame alcuno, fatta naturalmente eccezione per quello che sussiste tra un maestro e la propria allieva, tra un padrone e la propria serva; dunque, per quale motivo avrebbe dovuto mettere a rischio il suo matrimonio, la sua reputazione, la fedeltà di Rodolphus al proprio signore?
Dopo pochi minuti Bellatrix s’infilò a letto e avvertì la sgradevole presenza del marito stendersi al suo fianco, determinata come ogni sera a contaminare i suoi pensieri di passione verso un altro uomo. Rodolphus non era il maschio migliore, non era una sua colpa dunque se provava fastidio al solo pensiero di accoppiarsi con lui, rientrava semplicemente nell’ordine delle cose.
- Mi è consentito toccare mia moglie?-
Bellatrix spalancò gli occhi nell’oscurità, orripilata. Rodolphus non l’aveva sfiorata, aveva anzi domandato il permesso per farlo, ma la sola idea che le sue mani cancellassero il passaggio di quelle del Signore Oscuro la nauseava. 
- Non stasera, no. Sono molto stanca-.
Si girò su un fianco, bene attenta a dargli la schiena.
- Dormi, Rodolphus-.
- Ti ho già perduta, non è vero?-.
Bellatrix si morse la labbra per impedirsi di dire che no, l’avrebbe perduta se l’avesse mai posseduta, ma così non era. Apparteneva al Signore Oscuro, a lui era votata nel corpo e nell’anima, egli toccava il suo corpo quando e come lo compiaceva e il suo seno conosceva le sue mani a memoria, la sua pelle avrebbe distinto il suo tocco tra mille altri, e lui mai si sarebbe potuto sognare di eguagliare Lord Voldemort.
- Non dire sciocchezze. Dormi-.
In quella soffocante matassa di ombre e pensieri, Rodolphus non riuscì a chiudere occhio.




***

NdA: Un altro dei miei missing moments scritto per l'ispirazione del momento. Spero che i personaggi risultino quanto più possibile IC, in particolare Voldemort, che mi causa sempre una certa paranoia. Ho voluto dedicare qualche riga anche a Rodolphus, un personaggio che conosciamo a malapena ma che ho sempre trovato molto interessante, specialmente per quanto concerne il suo rapporto con Bellatrix. E niente, spero che la mia ff vi abbia tenuto compagnia per un po'! A presto!
  
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