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Autore: arashinosora5927    31/10/2020    2 recensioni
Saaaaaaaaaaaalve, eccomi di nuovo con una delle mie perle del 2018 mai pubblicate che finalmente vedono la luce.
Tsuna deve scegliere il liceo e si sa che nella sua vita niente va mai come previsto.
Spero davvero tanto che vi piaccia, io sono tanto felice di come è uscita fuori dopo revisione e riscrittura.
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Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Gokudera-kun, allora andrai al liceo Midori?"

"Neanche per idea, Decimo. Non farò lo stesso errore del maniaco del baseball."

"Ma Gokudera-kun, hai fatto un punteggio così alto per entrare in un liceo prestigioso, come puoi rifiutare?"

Era vero che aveva la possibilità di dare una grande svolta al suo futuro, ma il suo posto era al fianco del Decimo e nessuna borsa di studio o scuola elitaria glielo avrebbe tolto. Come aveva dichiarato anni prima niente e nessuno poteva separarli e non sarebbe stato proprio lui a favorire la cosa.

"Inoltre Yamamoto sta rincorrendo un sogno..." sospirò Tsuna. Ricordava bene come aveva preso la notizia quando il suo amico gli aveva comunicato di essere stato ammesso a un liceo per atleti, ricordava di averlo visto improvvisamente lontano, di aver teso una mano e di non aver trovato la sua, ma poi il suo sorriso gli aveva ricordato che la loro amicizia era più forte di qualsiasi ostacolo e non sarebbero bastati lo spazio e il tempo ad allontanarli. Ricordava che dopo quel momento aveva deciso di prendere anche lui la propria strada a prescindere da chi lo avrebbe seguito anche fisicamente in quel sentiero.

A nulla valsero i rimproveri di Gokudera, i suoi "renderai il Decimo triste" che nascondevano quanto disperato fosse a sua volta di perdere la costante presenza di un amico che non voleva ammettere considerare tale.

"Ed è ciò che dovremmo fare tutti" disse Tsuna.

Appunto e il mio sei tu... pensò Gokudera, ma non osò dirlo.

Nessuno di loro aveva fatto i conti con la possibilità di separsi. Prima del diploma ancora parlavano di andare al liceo insieme, dei pranzi e delle sedute di studio che avrebbero fatto, ma di colpo la lettera di ammissione di Yamamoto alla Shinogami, poi quella di Gokudera alla Midori resero tutto troppo reale e Tsuna era stato costretto a scorrere le pagine web dei licei di tutto il Giappone per trovare la sua destinazione.

"Decimo, io non ho intenzione di andare in un liceo diverso dal vostro!".

Tsuna sorrise e gli scappò anche una leggera risata, a sua volta non voleva separarsi, ma forse era la cosa migliore.

"Gokudera-kun, non essere ridicolo. Tu vuoi andare alla Midori, alla sperimentale scientifica, sennò perché avresti fatto il test?".

"Soddisfazione personale!".

"Gokudera-kun, dovresti seguire le tue aspirazioni. Ti ho già detto che sceglierò un liceo con l'indirizzo artistico, perché amo disegnare. Disegnare per me è come creare qualcosa di nuovo ed è l'unica cosa che so fare bene. Tu, senza offesa, non sai nemmeno disegnare un omino stecco, perché complicarti la vita?"


Gokudera chiuse gli occhi, si lasciò andare a un lungo sospiro. Era vero: se gli mancava un dono quello era l'arte del disegno, ma pur di stare con il suo boss avrebbe imparato, sarebbe riuscito, non poteva proprio permettersi diversamente.

Strinse i pugni e riaprì gli occhi determinato, le sue iridi rilucerono di rosso intenso.

"La mia aspirazione è essere il vostro braccio destro!".

"Sì, questo lo so, ma non può essere tutto ciò che vuoi fare nella vita" ribattè Tsuna.

"Voglio fare il braccio destro!".

Seguì qualche secondo di silenzio, prima che Tsuna sospirasse nuovamente.

"Gokudera... io non so nemmeno se diventerò un boss, se alla fine accetterò questo posto. Potrei diventare un pittore o essere un impiegato sottopagato, non possiamo saperlo. Tu sei così intelligente, hai le carte in regola per diventare un pezzo grosso di qualche azienda, perché vuoi essere sempre il secondo? Perché non inizi a pensare seriamente a te stesso e vai a prenderti tutto il successo che meriti?".

Gokudera rimase in silenzio, era davvero colpito da quelle parole, ma sortirono l'effetto opposto: il Decimo aveva una tale opinione di lui, non poteva proprio allontanarsi.

Per un attimo Tsuna pensò di averlo convinto, ma dovette presto ricredersi quando il ragazzo riemerse dalla sua intensa riflessione.

"Decimo, potremmo diventare dei pittori famosi, potremmo studiare in Francia e vedere le nostre opere esposte in un museo, le vostre accanto alle mie. Certo le vostre poi avrebbero un'area interamente dedicata, perché sicuramente sarebbero dei capolavori, però mi piace pensare di poterne esporre una delle mie vicina vicina. E ovviamente poi qualcuno le comprerebbe, le vostre, a caro prezzo, come le cose più preziose e magari potrei regalarvi una delle mie e voi potreste esporla nella nostra casa, gli affitti sono alti a Parigi, però voi sareste davvero ricco quindi non avreste questo problema per questo vi chiedo il favore di ospitarmi. Prometto di imparare a cucinare e a fare tutti i servizi in casa. Davvero non dovrete alzare un dito, mi occuperò di tutto io..."

Gokudera esaltato continuò a parlare per una buona manciata di minuti e Tsuna non potè che pensare con rassegnazione e sgomento sentendo quegli strani progetti surreali non hai capito niente.

Dunque sembrava proprio che non ci fosse modo di convincerlo ad accettare il posto. A questo punto, non aveva più importanza, era davvero felice che non si sarebbero separati e che, chissà, magari avrebbe potuto ricambiare anni di aiuto nello studio.

"Grazie di credere così tanto in me" disse.

In quel momento il suo stomaco brontolò facendolo arrossire vistosamente.

"Decimo, avete fame. Vi porto subito qualcosa da mangiare" scattò all'impiedi immediatamente Gokudera.

"Gokudera-kun, questa è casa mia. Al massimo devo prendere io qualcosa da mangiare per entrambi" disse bloccandolo prima che questi raggiungesse le scale per scendere in cucina.

A pensarci bene era tutto il pomeriggio che cercavano un liceo adatto e tutto quell'impegno aveva causato un certo languorino.

"No, state pure. Tanto so i posti" cercò di ribattere Gokudera, ma Tsuna era irremovibile.

"Non ne dubito" disse. Con tutto il tempo che passi a casa mia pensò.

Era vero che Gokudera trascorreva ormai più tempo a casa Sawada che nel suo appartamento, così tanto tempo che Nana più volte aveva fatto una battuta riguardo alla quota dell'affito che Gokudera avrebbe dovuto pagare, ma restava comunque un ospite.

Con un ordine diretto lo immobilizzò davanti alla porta leggendo la frustrazione nei suoi occhi e senza attendere ulteriori repliche Tsuna scese le scale e raggiunse la cucina. Tostò qualche fetta di pane e prese un barattolo di marmellata alle more. Con piatti e coltelli risalì le scale e per poco non fece cadere tutto.

"Decimo, lasciate che vi aiuti!" si fiondò Gokudera appena lo vide rientrare in camera e stavolta Tsuna non osò opporre resistenza.

"Ti ho portato pane tostato e marmellata di more. Spero vada bene" disse.

Gokudera annuì mentre sulle sue labbra si dipingeva un sorriso.

"Vanno benissimo."

Tsuna tornò a sedersi a tavolo, chiuse il computer imponendosi una piccola pausa e prese il barattolo tra le mani. Cercò di aprirlo, con tutta la sua forza, ma non sembrava possibile. Fece una piccola nota mentale in merito a tutte le difficoltà che avrebbe riscontrato vivendo da solo e imbarazzato lo porse a Gokudera che non aspettava altro.


"Me lo potresti aprire, Gokudera-kun?" chiese rassegnato.

"Ma certo, Decimo" trillò Gokudera entusiasta, ma il barattolo ebbe la meglio anche su di lui.

"Deve essersi cristallizzata" cominciò a dire, visibilmente a disagio, mentre con unghie e denti ancora tentava di aprirlo e a nulla ovviamente valsero gli inviti di Tsuna a lasciar perdere, ormai era una questione personale.

"Maledetto!" esclamò Gokudera che ora parlava al barattolo come se fosse una persona tanto che Tsuna valutò l'opzione di uscire dalla sua camera da letto per lasciare che il suo guardiano e il barattolo risolvessero la questione da soli.

"Dai Gokudera-kun, lascia perdere. C'è il miele e molto altro" tentò di dire Tsuna, ma Gokudera ribattè prontamente con
"Il Decimo vuole la marmellata di more e avrà la marmellata di more".

Improvvisamente sentirono suonare al campanello.

"Tsu-kun, c'è un tuo amico" disse Nana.

Entrambi pensarono che si trattasse di Yamamoto e mentre Tsuna si precipitò alla porta Gokudera rincarò la dose di insulti nei confronti del barattolo.

Non posso permettere che sia Yamamoto ad aprirlo, il Decimo penserà che sono un debole pensò.

Nel giro di pochi secondi sentì Tsuna urlare il che divenne molto più importante di un barattolo di marmellata restio ad aprirsi e lo fece precipitare alla porta a sua volta.

"Tsuna-chan, Goku-chan, come va la vita?"

Non potevano crederci, davanti ai loro occhi c'era uno degli esseri più molesti che avessero mai incontrato e visto l'andazzo era un primato notevole. Aveva ancora i capelli rossi, vestiva ancora come un punkettaro, era rumoroso ed entrambi ci avrebbero scommesso era ancora pieno di sé: Naito Longchamp.

"Waa ragazzi quanto tempo è che non ci vediamo?!" domandò questi euforico.

Tsuna e Gokudera invece sembravano tutto fuorché felici di vedere quell'individuo. Erano passati due anni dall'ultima volta che lo avevano visto, due splendidi anni considerando quanto fosse fastidiosa la sua presenza.

"Due anni ragazzi, troppi anni. Dobbiamo raccontarci tutto, tutto quello che è successo in questo periodo!"

Tsuna avrebbe tanto voluto saper opporsi alla presenza di un ospite sgradito, ma il fatto che avevano fatto il cenone di Natale con i Varia la diceva lunga circa le sue capacità in merito.

Gokudera già faceva roteare un candelotto nella sua mano quando Tsuna gli fece cenno di non approvare e quindi lo fece sparire.

"Longchamp-kun, vieni pure a sederti a tavola con noi. Io e Gokudera-kun, stavamo per fare merenda" disse Tsuna a malincuore.

Longchamp sorrise e abbracciò entrambi questo distrasse Gokudera dalla possibilità che uno come Longchamp aprisse il barattolo di marmellata questo perché dopo quella dimostrazione d'affetto inappropriata Gokudera prometteva di fargli direttamente saltare le mani.

"Decimo, io lo uccido" avvertì, ma il boss della famiglia Tomaso sembrò ignorare la cosa.

"Ho saputo che Goku-chan e Tsuna-chan non hanno ancora scelto il liceo" disse.

Tsuna sussultò cercando di liberarsi.

Reborn... pensò amaramente.

"Le voci viaggiano veloci" disse invece.

"Il caso vuole che nemmeno io abbia ancora scelto. Allora ho pensato che potrei stare con i miei amiconi, come un tempo" spiegò Longchamp.

"Che fortuna..." disse Tsuna incerto, sperava con tutto se stesso di non risultare troppo ironico nel tono.

"Che seccatura!" disse invece Gokudera senza farsi tanti scrupoli.

Il giovane boss doveva ammetterlo, a volte ammirava la schiettezza del suo autoproclamatosi braccio destro. Se non altro gli sarebbe stata utile così non avrebbe mai assunto il primo posto nelle classifiche di Fuuta come boss che non sa dire di no.

Naito finalmente li lasciò andare, sciogliendo quell'abbraccio e sorridendo come una Pasqua.

"E poi mi dovete assolutamente raccontare delle vostre ragazze!" disse facendo loro l'occhiolino.

Entrambi arrossirono, perché l'argomento li metteva a disagio senza contare che erano due quindicenni con relazioni sentimentali a quota zero. Inoltre questa frase sicuramente serviva per spostare l'attenzione interamente su di lui e sulla sua vita amorosa.

"Devo assolutamente presentarvi la mia nuova ragazza" disse infatti entusiasta Naito un secondo dopo.

"Ci risiamo..." disse Tsuna e già rabbrividiva al pensiero di quale mostro il ragazzo avrebbe loro presentato.

Gokudera a sua volta pensò che quel dannato essere non era mai cambiato.

Era convinto di una cosa: la fiamma del cielo non era un certezza, il suo cielo era incredibile, ma Longchamp era patetico, Dino un incapace, Xanxus un folle e Byakuran uno psicopatico.

Già, solo il suo cielo era degno della fiamma che possedeva nella storia della mafia pochi altri si salvavano, sul Nono non aveva ancora preso una posizione.

"Eccola qui" disse Longchamp. Estrasse una foto dal portafoglio e la mostrò ai due. Tsuna e Gokudera già fuggivano quella vista quando si resero conto che si trattava di un'amorevole brunetta vestita con una salopette di jeans che entrambi scommettevano avere più o meno la loro età.

"Bella vero? Lei è la mia Ryoka" disse il giovane boss della famiglia Tomaso.

Tsuna e Gokudera si scambiarono un'occhiata sbalordita, dopotutto forse Longchamp era cambiato in quegli anni.

"Dovrei raccontarvi del nostro primo appuntamento..." disse il rosso- prima che entrambi potessero opporsi Naito cambiò discorso -"Ma preferisco scegliere il liceo tutti insieme adesso".

Entrambi erano restii a condividere la stessa area con quell'individuo, figurarsi la scuola o ancora peggio la classe.

In quel momento apparve Mangusta, una figura alta e sottile, proprio alle spalle di Naito, un uomo che difficilmente avrebbero dimenticato.

"Boss, i suoi amici non sembrano volerla al liceo con loro devo subito fare qualcosa" disse.

Prima che Naito potesse opporsi e dire che non ce n'era alcun bisogno, che ormai sapeva come ottenere le cose senza trucchetti, Mangusta sparò un proiettile, ma Longchamp si scansò e questo colpì Gokudera.

Tsuna ebbe giusto il tempo di pensare mia madre la dovrebbe smettere di fare entrare proprio CHIUNQUE in casa quando vide Gokudera a terra, un fiume di sangue che partiva dalla fronte.

In un attimo si ricordò di cosa si trattasse e prima che potesse pensare a cosa fare per migliorare la situazione Gokudera risorse strappando i propri vestiti e rimanendo solo in un paio di boxer aderenti rosso scuro. Si portò le ginocchia al petto, gli occhi gli si riempirono di lacrime e al posto del sangue sulla sua fronte apparve uno strano oggetto la cui espressione facciale imitava quella di Gokudera.

"Il mio passato è stato un completo disastro, il mio futuro sarà un completo disastro" recitò presto la formula.

Longchamp rimase in silenzio chiedendosi cosa mai avesse da disperarsi uno infallibile come Gokudera.

Tsuna invece per qualche ragione cominciò a sentirsi inquieto, il suo iperintuito gli suggeriva qualcosa che non riusciva a comprendere.

"Sono così debole che non riesco nemmeno ad aprire un barattolo di marmellata" disse.

Tsuna sgranò gli occhi e non potè fare a meno di domandarsi quanto realmente fosse importante per Gokudera aprire quel barattolo e se ci fosse un significato più profondo che non aveva colto.

"Inoltre non ho abbastanza soldi per pagare l'affitto e ho un carattere così difficile da farmi licenziare da tutti" proseguì Gokudera.

Tsuna rimase colpito, pensò seriamente che fosse giunto il momento di consegnargli il suo stipendio da mafioso, quello che il Nono aveva offerto, ma che lui aveva rifiutato dicendo che non aveva ancora accettato quel posto. Se a Gokudera serviva un tetto gli avrebbe offerto volentieri il suo, del resto non sarebbe cambiato molto dal solito e lo avrebbe accolto in casa propria senza problemi, tanto insomma una persona in più una in meno, non sarebbe pesato.
Per la prima volta si chiese seriamente cosa sapesse di Gokudera e quanto angusta fosse la sua lotta per sostentarsi. Perché non ne avevano mai parlato? Quanti segreti difficili da sostenere si celavano in quella tempesta?

"Quella stupida donna ha passato il test alla Midori e non voglio stare in classe con lei..."

A Tsuna non servivano spiegazioni per capire che si trattasse di Haru e che Gokudera dopotutto forse non stava rinunciando alla Midori solo per seguirlo.

"Ha fatto anche un punteggio più alto del mio, non è possibile che io sia così incapace."

Questo sconvolse Tsuna, mai avrebbe immaginato che ci fosse una questione simile alla base del suo rifiuto, ma a pensarci bene Gokudera era tutto orgoglio e competizione, non sapeva davvero perché non ci avesse pensato prima.

"Sono una vergogna di braccio destro. Sono innamorato del mio boss e non ho il coraggio di dirglielo anche perché so che non ho alcuna speranza."

Questa ultima confessione colpì Tsuna molto più delle altre tanto che divenne paonazzo e neanche fece caso alle confessioni che seguirono tutte inerenti a quanto soffrisse per questi sentimenti e a cosa facesse per amore.

"Povero Goku-chan!" esclamò Longchamp precipitandosi ad abbracciarlo. Gokudera proseguì finché l'effetto del proiettile non svanì. Solo allora alzò lo sguardo verso Tsuna e arrossì talmente tanto che temette di esplodere.

Prima che chiunque potesse dire qualcosa Gokudera fuggì da quella casa.

Longchamp continuò a ripetere "chi se lo aspettava che Goku-chan fosse così disperato."

Mentre Tsuna praticamente paralizzato non riusciva a pensare ad altro, ma in un piccolo barlume di lucidità si ripeteva che era una pessima idea correre in mutande per strada -lui ne sapeva qualcosa- e ora gli toccava fermare Gokudera e affrontare i suoi stessi sentimenti.
   
 
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