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Autore: Carme93    31/10/2020    10 recensioni
Una breve favola che ci dimostra quanto sciocchi possiamo diventare, quando permettiamo alla brama di potere di accecarci.
[Questa storia si è classificata VI a pari merito al contest "Fast'n'Flash Writober" indetto da Carmaux sul forum di EFP].
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Questa storia si è classificata sesta a pari merito al contest "Fast'n'Flash Writober" indetto da Carmaux sul forum di EFP]








 
Il cane da guardia e il gattino nero
 
 


 
Questa favoletta testimonia che gli uomini, bramosi di potere, diventano arroganti, incauti e ingrati, al punto di anteporre al benessere altrui il proprio interesse personale.

 
Era stata una fresca giornata d’autunno: le nuvole si stavano venando di rosso, proprio come le foglie sugli alberi del bosco, che quasi scintillavano al tocco tiepido del sole che tramontava.
Un gattino minuscolo e dal folto pelo nero zampettava alacremente tra le frasche e le foglie, rischiando più volte di scivolare; però, non poteva fermarsi perché alcuni cagnolini lo stavano inseguendo: l’ultima volta che l’avevano raggiunto, l’avevano gettato nel secchio del latte e le mucche non erano state per nulla contente – ancora borbottavano appena lo vedevano!
Gli animali dell’aia avevano sempre vissuto in armonia tra loro, ma, negli ultimi tempi ˗ probabilmente a causa della siccità, che si protraeva anche in quel principio di autunno ˗, la situazione era sempre più tesa e tutti se la prendevano con il gattino, ritenendo che portasse sfortuna. Più di tutti, però, un giovane mastino, che aspirava a diventare il guardiano dalla fattoria, sobillava gli altri affinché si ribellassero al più anziano cane da guardia, in quanto non era riuscito a evitare la siccità e si rifiutava di cacciare il gattino.
Quest’ultimo si nascose proprio tra le zampe del cane da guardia, che emise un basso brontolio e i cagnolini si ritirarono.
Il cane da guardia proseguì le sue attività serali: divise la sua razione di cibo e di acqua con gli altri ˗ per lui servava solo un boccone, che non lo sfamava di certo ˗, poi fece il consueto giro dell’aia; infine si sdraiò vicino allo steccato. L’aria era pregna dell’odore del mosto misto a pioggia: presto avrebbe piovuto e avrebbe portato il refrigerio di cui avevano tutti bisogno.
All’improvviso si voltò di scatto, attirato da un odore che conosceva bene. Era consapevole delle mire del giovane mastino, ma non pensava che si sarebbe spinto fino a quel punto.  
«Fuori di qui, lupo» ringhiò.
«Non è un lupo» replicò il giovane mastino.
Gli altri animali si radunarono intorno a loro.
«Siete stolti» sbottò il cane da guardia provando ad avventarsi contro il lupo, ma il giovane mastino glielo impedì.
«È un incrocio» specificò allora quest’ultimo. «Fatti da parte, sei troppo vecchio».
«Il lupo vi divorerà» avvertì il cane da guardia, ma nessuno gli diede ascolto. Deluso da tanta ingratitudine e stoltezza si diresse verso il bosco. Alle sue spalle si levarono festeggiamenti e acclamazioni.
Quando fu abbastanza lontano dalla fattoria, radunò delle foglie rossastre e si preparò un giaciglio per la notte. Poco prima dell’alba uno scricchiolio gli fece guizzare le orecchie, ma fiutò immediatamente il pelo umido del gattino.
«Il lupo ha divorato tutti!».
Il cane da guardia guaì tristemente e chiuse gli occhi stanchi.
 

 
La brama del potere lacera il cuore umano e lo rende dimentico dei sentimenti migliori, ma anche ingenuo e arrogante.
   
 
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