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Autore: Marcothe_fucking_phoenix    02/11/2020    2 recensioni
Marco e Ace stanno dormendo tranquillamente, ignari della figura, fuori dalla cabina del primo, che paziente, aspetta il momento giusto per mettere in atto la propria vendetta.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marco si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania, poco lontano dalla cartina su cui stava lavorando da oramai 2 giorni. Non che l’aspetto morfologico dell’isola fosse particolarmente complicato, ma ad ogni insenatura o meandro del grosso fiume che divideva la piccola isola oceanica che replicava, non era mai pienamente soddisfatto.

Strofinò gli occhi stancamente e decise di rimandare il lavoro al giorno dopo, magari un po' di riposo lo avrebbe aiutato a capire dov’era quell’errore che al momento non riusciva a scovare.
Guardò la luna fuori dal proprio oblò e dedusse che dovessero essere le tre di mattino, circa. Se Barbabianca lo avesse scoperto ancora sveglio a quell’orario, gli avrebbe fatto sicuramente la paternale e, molto probabilmente, si sarebbe trovato a dover schivare una raffica di utensili da cucina da
parte di Satch.

Non che la seconda minaccia lo spaventasse più di tanto, ma non aveva letteralmente alcuna voglia di avere a che fare con una delle arrabbiature dell’amico.
Si diresse verso il proprio armadio e prese i pantaloni di un pigiama. Stavano viaggiando in una fascia di mare molto temperata, quelli potevano bastare e avanzare.
Finì di cambiarsi, ma non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi alla scrivania per spegnere la piccola lampada, unica fonte di luce nella stanza, che sentì qualcuno bussare piano alla porta. Il comandante guardò confuso la lastra in legno. Quale altro povero pazzo, a parte lui, era sveglio a quell’ora?

Stava per dare una risposta alla sua domanda dando il permesso, a chiunque stesse bussando, di entrare, ma venne interrotto da una capigliatura corvina e un voto spruzzato di lentiggini, che facevano capolinea  dall’entrata.

“Sai che non è buona educazione entrare senza permesso?” Marco incrociò le braccia al petto, guardando divertito il più giovane.

“E tu sai che non è salutare andare a letto così tardi?” Ace entrò completamente, mentre chiudeva la porta.

“Sicuramente più di te yoi” Disse dirigendosi verso il proprio letto. “Comunque, cosa ci fai ancora sveglio?”

“Potrei chiederti la stessa cosa, mamma” Sorrise beffardo Pugno di Fuoco, beccandosi un’occhiata seccata dal biondo.

“Molto simpatico” Ace trattenne una risata, adorava punzecchiarlo.

“Stavo continuando quella cartina yoi” Indicò la scrivania.

Il moretto portò tutta la sua concentrazione sul foglio poggiato sul tavolo. Una sincera espressione di stupore si fece largo sul suo volto. Anche se incompleta era perfetta. Sembrava più una fotografia che un disegno. Sapeva perfettamente quanto il compagno fosse abile e le svariate cartine che tappezzavo i muri della cabina e i vari rotoli che riempivano gli scaffali della libreria ne erano la prova, ma ogni volta era come la prima.

“Marco, è stupenda” Prese il foglio fra le mani per osservarlo meglio.

“Guarda meglio, potrai vedere come quell’ansa, che non è ampia come l’originale, ti stia guardando male yoi” Rispose il biondo.

Il terzo in comando alzò lo sguardo dal foglio per poi volgerlo al compagno “Seriamente?”

La Fenice alzò un sopracciglio confuso “Perché?” Si alzò raggiungendo il compagno “Non vedi tutti gli errori che ci sono yoi?” Prese la cartina e iniziò ad indicarne i vari punti “Questa insenatura non rispetta i segni erosivi dell’originale, la parte collinare è troppo ampia e poi, come ho già detto prima, le anse del fiume non hanno l’ampiezza giusta” Il medico sospirò e rimise la cartina sulla scrivania, per poi dirigersi nuovamente verso il letto.

“Francamente tutti questi errori non li vedo, ma è anche vero che ho seguito meno della metà di ciò che hai detto, quindi” Fece spallucce.

“Sei un idiota” Sorrise divertito Marco.

Il giovane comandante stava per rispondere a tono, ma venne interrotto dal navigatore.
“Mi sono appena ricordato di non averti chiesto il motivo della tua visita yoi” Si sedette sul materasso.

“Oh, niente di particolare” Tirò un calcio all’aria “Mi mancavi, tutto qui” Scrollò le spalle.

“Mi vedi per tutto il giorno, tutti i giorni e ti mancavo yoi?” Chiese leggermente scettico.

Ace si avvicinò al compagno, si abbassò alla sua altezza e lo guardò negli occhi. Le mani sulle gambe del medico, per potersi sostenere.
“Esattamente uomo” Lo baciò dolcemente sulle labbra “Mi mancavi”

“Come mi sento lusingato, mancavo al famigerato Ace Pugno di Fuoco” Prese il volto del moretto fra le mani “Se fossi pettegolo la metà di quanto lo è Satch, lo saprebbe già tutta la nave yoi”

Marco posò le labbra su quelle di Ace, mentre accarezzava, coi pollici, quelle lentiggini che lui tanto adorava e che soprattutto, trovava assolutamente perfette sposate con il suo sorriso.

“Allora mi riterrò fortunato che tu non lo sia nemmeno un po'” Sorrise mentre poggiava la fronte a quella del più grande.
Rimasero qualche attimo così, con Ace che si godeva le piccole carezze che Marco ancora dedicava alle sue guance. Poco dopo, il biondo, staccandosi dal compagno che emise un verso di dissenso, propose di andare a letto. Le lamentele del comandate cessarono subito.

Ace si sdraiò dando le spalle a Marco, mentre il biondo metteva un braccio sotto la testa del compagno, mentre con l’atro gli avvolgeva i fianchi per poterselo portare più vicino, in modo da potersi godere appieno il suo calore. Il moro non aveva idea di quanto gli conciliasse il sonno.
Stava giusto per chiudere gli occhi, quando Ace venne scosso da un brivido.

“Marco?” Un mugugno gli arrivò in risposta.

“Ma per caso cammini nella neve prima di dormire, perché i tuoi piedi sono congelati”

“Sei tu ad avere una temperatura corporea troppo alta” Rispose stancamente il biondo.

“Sarà” Riappoggiò la testa sul cuscino di fortuna che era oramai il braccio dell’atro.
Entrambi si addormentarono poco dopo, ignari di ciò che, pazientemente, stava aspettando il giusto momento per agire.

                                                                                   °°°°°°°°°°°°°°°°°°    

Una nera figura entrò a passo felpato nella stanza. Al suo passare nemmeno una singola asse scricchiolò, nonostante la stazza della figura.               Come un predatore sia avvicinò famelico al proprio obbiettivo, ovvero il letto dove entrambi i comandanti dormivano.

La lunga coda si mosse sinuosamente, le orecchie attente a catturare qualsiasi rumore sospetto o potenzialmente pericoloso. Arrivato ai piedi del letto, si fermò ad osservare le due figure dormienti: Ace dormiva a stella, occupando una buona parte del materasso, mentre Marco era al limitare di esso.
La figura sembrò quasi sorridere a quella vista. Non poteva sperare di meglio. Con una lentezza estenuante salì sul letto, stando attento a non toccare i due pirati. Arrivato perfettamente in mezzo ai due, colpì il primo comandante esattamente nello stomaco, scagliandolo poco lontano dal letto.

Marco riprese fiato dopo il colpo, che non era stato nemmeno troppo doloroso, nemmeno la caduta, è stato il risveglio brusco quello a sorprenderlo di più. Controllò lo stato del proprio ventre, mentre constatava che l’unico vero danno erano cinque graffi non troppo profondi, lasciò che le proprie fiamme guarissero quelle piccole ferite, ma non fecero solo quello.
Infatti rivelarono l’autore di tutto ciò. Due occhi vispi lo osservarono soddisfatti e una fila di canini si estese sul muso, quasi a farsi beffe di quel pover’uomo.

“Kotatsu?” La grossa lince era sdraiata accanto al proprio padrone e si leccava i baffi, come se avesse appena finito di mangiare una delle sue prede.
Il medico era confuso, certo, sapeva che l’animale era geloso del padrone e le innumerevoli volte che aveva trovato le proprie camicie sbrindellate, ne erano la conferma, ma era seriamente arrivato a quello?

Marco si alzò continuando a guardarlo. Appena si mosse, il felino appiattì le orecchie e produsse un profondo ringhio, pronto ad attaccare non appena l’uomo si fosse avvicinato troppo, ma ciò non successe.  Il navigatore era decisamente troppo stanco per potersi occupare della lince.
Certo, la voglia di tornare sul proprio letto era tanta, ma non abbastanza da poterlo convincere ad affrontare il gatto troppo cresciuto del compagno. Ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora la sedia antistante la scrivania gli sembrava fin troppo comoda.

Kotatsu lo osservò attentamente e si rilassò solamente quando sentì il respiro dell’uomo, che ogni giorno rubava l’attenzione del suo adorato padrone, tornare regolare e profondo. A quel punto poggiò la testa sulle zampe e si concesse un meritato riposo.

                                                                                    °°°°°°°°°°°°°°°°°°

Ace si rigirò nel letto, disturbato dalla luce proveniente dell’oblò, ma la sua azione venne interrotta da qualcosa di decisamente troppo grosso e peloso per essere Marco. Aggrottò le sopracciglia tenendo ancora gli occhi chiusi. Accarezzò il corto e morbido pelo, aveva qualcosa di stranamente famigliare. La cosa iniziò a produrre un suono molto simile a delle fusa, a quel punto, Ace, non aveva più alcun dubbio. Aprì gli occhi e si trovò davanti esattamente chi si aspettava.

Per quale ragione Kotatsu si trovava lì e soprattutto, dov’era Marco? La grossa lince, evidentemente svegliata dai movimenti del padrone, lo distrasse leccandogli la guancia con la grande e ruvida lingua.

Il giovane comandante ridacchiò al contatto, mentre si sedeva e ricambiava l’attenzione del felino con dei grattini.
Ma nuovamente la sua attenzione venne attirata da altro, uno scricchiolio, per precisione. Volse lo sguardo verso l’origine del suono e vide Marco assopito sulla propria sedia.

Ora sì che era davvero confuso, in quale maniera astrusa il suo compagno si era scambiato con Kotatsu ed era finito a dormire su una sedia?
Quasi come se fosse stato svegliato dalla domanda, anche il biondo aprì finalmente gli occhi, per poi volgere un’occhiata stanca verso il proprio letto.

“Ti prego, spiegami tu, perché io non c’ho capito molto” Ace indicò il felino e il compagno.

Marco si alzò dalla sedia con uno sbuffo e si prese il tempo di stiracchiarsi stendendo le braccia sopra il capo, prima di degnare il moro di una risposta.
“Detto in parole semplici, il tuo gatto troppo cresciuto, sta notte, ha ben deciso di fare una “scenata di gelosia”, buttandomi giù dal letto e prendendo il mio posto.”

Kotatsu appiattì le orecchie al nomignolo, mentre Ace faceva passare lo sguardo fra i due. Non sapeva se scoppiare a ridere o pavoneggiarsi per essere conteso fra la persona che amava e il proprio animale. Alla fine decise per la prima opzione, rise decisamente di gusto nell’immaginare Marco scagliato via da un colpo del grosso felino.

La lince mosse la coda soddisfatta nel sentire la risata del padrone, mentre il biondo, intento a cambiare il pigiama negli abiti che avrebbe usato quel giorno, la ignorava bellamente. Appena ebbe finito, si diresse verso la porta, per poi girarsi verso il compagno e incrociare le braccia.

“Se tu hai finito di ottenere la tua dose giornaliera di endorfine, io andrei a fare colazione” La risata si fermò per lasciare spazio ad un’espressione confusa.

Marco roteo gli occhi “Andiamo a fare colazione”

“Subito!” Ace saltò giù dal letto con un balzo felino e con altrettanta velocità, indossò i propri bermuda, gli stivali e il cappello che aveva lasciato
accanto alla cartina incompleta.
Marco uscì sorridendo alla scenetta, seguito dal moro, che a sua volta, era accompagnato dal fedele animale.

Angolo autore
Salve a tutti,

questa è la mia prima storia, o per meglio dire, one shot su EFP. L'ho letteralmente scritta in due giorni, quindi, se la troverete orribile o scritta malissimo, non vi biasimo affatto.

Ma ho deciso ugualmente di pubblicarla, perché personalmente ho adorato quest'idea e mi sarebbe piaciuto condividerla con qualcuno. Ed eccoci qui!

Ho sempre creduto che, avendolo salvato dai bracconieri, Kotatsu fosse molto legato ad Ace e di conseguenza, anche molto geloso del suo padrone.

Fatemi sapere che ne pensate,

baci Alba
 
 
   
 
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