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Autore: mgrandier    03/11/2020    7 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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16 - … dettagli
 
(una sera, inizio agosto)
 
Yuki era uscita da un paio d’ore e probabilmente sarebbe tornata a breve, perché avrebbe dovuto semplicemente consegnare i documenti per la richiesta del nuovo stage e poi passare per fare rifornimento alla dispensa, come aveva detto lei.
Nei giorni precedenti, ne avevano discusso a lungo; insieme avevano costruito numerose supposizioni cercando di prevedere come avrebbero potuto reagire i signori Ozora all’ipotesi di un nuovo stage di Yuki ad Amburgo e Genzo aveva dovuto impegnarsi non poco per riuscire a tenere il morale della ragazza alto, mentre restavano in attesa della risposta che avrebbe concesso loro almeno la speranza di poter trascorrere insieme ancora alcuni mesi. Alla fine, nonostante tutte le loro congetture, erano rimasti comunque spiazzati dalla franchezza con cui la signora Natsuko si era espressa quando, giusto il giorno prima, aveva finalmente chiamato la figlia per comunicarle la loro decisione.
- Papà crede nelle tue capacità e tiene molto alle tue aspirazioni. – aveva spiegato la donna in tono inizialmente solenne; poi, però, la sua voce si era fatta più incerta – Io … - e le parole avevano stentato ad uscire; allora lo sguardo di Natsuko aveva cercato per un istante proprio lui che, seduto accanto a Yuki, si era stretto un poco alla ragazza per sostenerla in quel momento. Genzo, per un attimo, aveva trattenuto il fiato e sotto lo sguardo della donna, si era sentito completamente allo scoperto; poi tutto era sfumato, Natsuko si era rivolta di nuovo alla propria figlia e le parole avevano sciolto quell’ultimo nodo in sospeso – Io desidero che tu sia felice, bambina mia. -
Il tempo, dopo quell’attimo teso, aveva ripreso a scorrere, entrambi si erano profusi in ringraziamenti e Genzo, da parte sua, aveva tenuto a sottolineare quanto personalmente fosse felice e orgoglioso del percorso che Yuki stava portando avanti; eppure, faticava a ricordare quello che era accaduto in seguito, come Yuki avesse personalmente ringraziato la madre e come si fossero poi congedati da lei.
Da quel momento, tutto era stato sovrastato dall’euforia per la concreta possibilità di prolungare ancora per alcuni mesi il loro stare insieme e dall’unico pensiero del completare la preparazione dei documenti per inoltrare una nuova richiesta di stage, da presentare al più presto. Proprio per questa carica di tensione e di aspettativa che avevano condiviso e che aveva accompagnato Yuki almeno fino al momento in cui lei era uscita di casa, Genzo si era segretamente impegnato a prepararle una sorpresa, con lo scopo di alleggerire il suo umore, sorprenderla e magari distrarla un poco, mettendo in atto qualcosa che, in realtà, già da qualche tempo si era proposto di tentare.
E che, per dirla tutta, iniziava a fargli sentire un poco di ansia da prestazione; strano a dirsi, per uno come lui, avvezzo alle prove sportive. Eppure, per quella cena, si era organizzato e preparato con così tanto impegno che ora le sue aspettative erano veramente alte. In previsione di un possibile menu da preparare, infatti, Genzo aveva praticamente tartassato Morisaki per giorni, rubandogli tutti gli attimi liberi, prima perché lo aiutasse ad individuare un ricetta che fosse alla sua portata e poi per farsi spiegare e rispiegare passo a passo il procedimento, con tutte le varianti e i possibili intoppi del caso; tuttavia, in quel momento, con il pollo a rosolare nella padella, il tarlo del dubbio lo stava mandando in completa confusione.
Trasse qualche respiro, cercando di distrarsi per un attimo concentrandosi sulla musica che teneva accesa da quando aveva iniziato a cucinare, buttò un occhio all’orologio e, considerando le sette ore di fuso orario, determinò che, per quanto ne sapeva dell’amico portiere, quello doveva essere già bello e addormentato …
Rimase ancora per qualche istante a fissare la carne … e poi cedette, tentando il tutto per tutto. Afferrò il cellulare, cercò il numero e avviò la chiamata, lasciando suonare un paio di squilli prima di chiudere, giusto per richiamare la sua attenzione; poi aprì Whatsapp e digitò rapido il messaggio.
- Fino a quando deve stare il pollo a rosolare? –
Per qualche minuto, continuò a far rimbalzare lo sguardo ritmicamente dalla padella al telefono, fino a quando non comparve l’agognato On line sotto il nome di Morisaki. Dopo qualche attimo di Sta scrivendo…, che gli fece trattenere il fiato dalla gioia, Genzo ottenne risposta.
- Devi andare a occhio e girarlo ogni tanto. Quando è bello dorato, è pronto. –
Genzo sorrise: qualunque altro compagno della Nankatsu, o della Nazionale, lo avrebbe coperto di insulti, se fosse stato svegliato nel cuore della notte per un po’ di pollo; tutti, ma non Morisaki. Girò i pezzi di carne, cercando di stimare a quale grado di doratura fossero giunti. Avrebbe dovuto valutare la parte più chiara o quella più tendente al marrone?
- Dorato come? –
Evidentemente Morisaki non l’aveva ancora mandato al diavolo - Hai presente il caramello? –
Sì, forse più o meno, facendo la media tra un lato e l’altro, poteva dire di esserci. Scattò una foto alla padella e la inviò all’amico.
- Ci sei, Genzo. Metti la salsa. –
Gli brillarono gli occhi al solo leggere il messaggio. Versò la salsa che aveva già preparato, coprendo per bene i pezzi di carne, quando giunse un altro messaggio.
- Mi raccomando, non far restringere troppo il condimento. E occhio alla cottura del riso. - Sempre premuroso, Morisaki.
- Ci sto attento. Metto in cottura non appena lei arriva a casa. Grazie Yuzo: sei un amico. Buona notte. –
Attese solo pochi attimi prima di ricevere risposta.
- Buona serata e buona fortuna! –
Aveva davvero bisogno di fortuna, considerato che era la prima volta dopo settimane che si rimetteva ai fornelli; aveva scelto di prepararle qualcosa di giapponese perché sapeva di poter contare sull’aiuto di Morisaki, consapevole che chiedere a Kaltz sarebbe stato persino controproducente. Tuttavia, recuperare gli ingredienti necessari per il pollo Teriyaki era stato più impegnativo di quanto avesse immaginato e anche prepararlo, nonostante le rassicurazioni di Yuzo sul fatto che si trattasse di una ricetta da principianti senza talento, gli aveva posto un sacco di dubbi. Sospirò di fronte al fornello, valutando la consistenza della salsa per poi spegnere la fiamma, e infine si volse al tavolo: aveva pensato anche a quello.
Recuperò quella che considerava la tovaglia buona e la stese sul tavolo, disponendo con cura tovaglioli, eccezionalmente di stoffa, piatti, bicchieri e posate, per poi rimanere ad osservare soddisfatto il risultato. Mancava un ultimo tocco; andò a rovistare all’interno di un armadietto del soggiorno e tornò al tavolo per sistemarci al centro una bolla di cristallo con una candela dall’aria vagamente artistica.
Arretrando di un passo, per osservare meglio il risultato del proprio lavoro, si sentì improvvisamente di ottimo umore: era a buon punto con la preparazione e non gli restava che occuparsi del riso, mentre la tavola, nel complesso, era anche meglio di come l’aveva immaginata. Perciò tornò ai fornelli, concedendosi di alzare ancora un po’ il volume della musica e lasciandosi trasportare dal ritmo, mentre mescolava, regolava di sale e salsa, controllava il dolce nel frigorifero …
- Pollo Teriyaki? – in una pausa tra una traccia e l’altra, la voce di Yuki lo colse completamente alla sprovvista; si riscosse, voltandosi a cercarla e la vide avanzare dal disimpegno, dopo aver lasciato a terra la borsa con la spesa, con una espressione di assoluta sorpresa. Genzo si affrettò a spegnere la musica[i] e ad andarle incontro, colto impreparato – Scusami, non ti ho sentito entrare. -
Ma lei sollevò le spalle, raggiungendolo in soggiorno e avvicinandosi ai fornelli – Non ha importanza; eri talmente concentrato … e capisco anche il perché! – aggiunse, guardandosi attorno – Accidenti! Hai davvero cucinato … e apparecchiato in modo … - si volse a guardarlo, visibilmente arrossita, rimanendo senza parole.
Genzo si chinò a lasciarle un bacio leggero sulle labbra, per quel saluto di rientro che non si erano ancora scambiati, e poi le sorrise, cercando di superare l’imbarazzo – Ho cercato di preparare qualcosa di speciale … e commestibile, spero. –
 
- Ero certa che fosse solo questione di concentrazione. O forse di determinazione. – la constatazione di Yuki gli fece sollevare lo sguardo dalla rivista sportiva che era intento a leggere. Lei stava tamponando i capelli umidi con un asciugamano a due passi dal letto dove lui si era sistemato; con le braccia sollevate sopra il capo, la maglia da notte si era sollevata e scopriva completamente le sue gambe sottili, tanto che Genzo rimase ad osservarle, risalendo dalle caviglie fino al limite della maglia, prima di realizzare di non aver compreso la sua osservazione.
- Di cosa stai parlando? – le chiese, senza distogliere lo sguardo dalle sue gambe, e lei lo raggiunse sul letto, sistemandosi in ginocchio al suo fianco.
- Di te. – si affrettò a precisare – Del fatto che hai saputo cucinare perfettamente, quando hai deciso di farlo seriamente. – gli spiegò continuando a frizionare i capelli; si dedicò per qualche istante ad essi, prima di sfilare l’asciugamano, districando le lunghe ciocche scure con movimenti rapidi delle dita e Genzo, scuotendo appena il capo e nascondendo un lieve moto di soddisfazione delle proprie labbra, tornò alla rivista.
Eppure Yuki sembrava ancora intenta a riflettere sulla questione – E’ un’altra delle cose che mi piace di te: sei incredibilmente determinato e, se vuoi una cosa, fai di tutto fino a ottenerla, soprattutto quando si tratta di riuscire a migliorare le tue capacità, in qualunque campo. –
Genzò trattenne una risata, sbuffando a tratti tra le labbra strette – Non so ottenere proprio tutto, da me stesso: per esempio, non so ballare e non riuscirei a farlo neanche dopo migliaia di ore di lezioni con il migliore degli insegnanti … -
- Sai anche ammettere i tuoi limiti. – sentenziò allora lei soddisfatta, continuando a smuovere i capelli e mettendosi seduta sui talloni – Questa è una grande qualità, sai? –
- Non esagerare … - la mise in guardia lui, mentre chiudeva la rivista e la lasciava scivolare a terra, per poi ammettere candidamente – In realtà sono riuscito a cucinare qualcosa di commestibile solo perché ho avuto Morisaki ad aiutarmi passo dopo passo! –
Di nuovo, lei parve entusiasmarsi anche di fronte a quella rivelazione – Vedi! Sai anche ammettere di aver bisogno dell’aiuto degli amici! Questo mi piace tantissimo! –
- Bisognerebbe sentire il parere di Morisaki … visto che l’ho svegliato nel cuore della notte … - scherzò – Anche questo ti piace? –
Yuki si fece improvvisamente seria, poggiando le mani sulle ginocchia e protendendosi verso di lui – Certo! Tu sai cosa sia l’amicizia e ci tieni immensamente; chi si merita la tua amicizia, se la tiene stretta perché ti apprezza e ti stima come meriti. Morisaki ti ha sempre adorato, ma non solo come portiere: si vede da come tiene a te. Kaltz è completamente diverso da lui, ma ti è ugualmente affezionato e si preoccupa per te … Tutto questo è meraviglioso! E’ bellissimo da osservare da fuori e tu non te ne rendi nemmeno conto! –
Genzo aggrottò le sopracciglia, sorpreso – No: non avevo mai pensato di guardarmi da fuori … in realtà. Non mi trovo così … interessante come sostieni tu. –
Lei scosse il capo, divertita lasciando che qualche goccia d’acqua scivolasse lungo i capelli fino a inumidire la maglia e le lenzuola, e lui sollevò una mano, per sfiorare con le dita le punte delle lunghe ciocche e raccogliere un po’ dell’acqua che ancora trattenevano; osservò le estremità delle dita lucide d’acqua, riflettendo un poco e poi non perse l’occasione di togliersi una curiosità, facendosi serio e chiedendo – E dimmi, allora: cos’altro ti piace, di me? –
Evidentemente, lei non si era aspettata una domanda così diretta. Yuki si passò di nuovo le dita tra i capelli, sistemando una ciocca dietro l’orecchio, mentre riordinava i pensieri e Genzo rimase sospeso ad osservarla, seguendo attento ogni suo gesto, il suo sguardo che si fissava tra le lenzuola e il movimento istintivo con cui lei si inumidiva le labbra.
- Mi piace la tua voce, calda e piena, perché tu ti nascondi, ma quando canti mi fai emozionare. Mi piace come sei composto e in ordine, perché tieni sempre la cerniera della giacca della tuta chiusa fino sotto il mento e questo ti rende elegante pure quando sei sportivo. Mi piace quando sei concentrato e leggi un libro, perché tieni il segno facendo scorrere il segnalibro riga dopo riga. E quando mangi l’hamburger, perché lo fai sempre in otto morsi, non uno di più. – Yuki si fermò a prendere fiato e Genzo rimase quasi rapito ad osservarla, colpito da come avesse snocciolato dettagli dei quali lui stesso nemmeno si era mai accorto. La vide assottigliare lo sguardo in due fessure, quasi stesse mettendo a fuoco un dettaglio preciso, nascosto nella memoria.
- Mi piace quando punti il pugno destro nel palmo dell’altra mano, prima di metterti in posizione tra i pali[ii], perché chiunque ti vede, con i tuoi gesti sicuri e la postura perfetta, ha la certezza che tu sei il portiere migliore che esista. E … – lei tese un braccio per afferrare la sua mano, sfiorando le dita di Genzo e poi voltando il palmo verso l’alto, per appoggiarci la propria mano, in una sorta di confronto - … mi piacciono le tue mani, perché sono grandi e capaci di una presa sicura e forte, in campo; ma sulla pelle … sulla mia pelle sono piume e sanno raccontare una dolcezza e una sensibilità che non avrei mai saputo immaginare. –
Yuki, chinò il capo, continuando ad osservare le loro mani sovrapposte, e tendendo le labbra appena in accenno di sorriso, mentre Genzo non riusciva a distogliere l’attenzione da lei, dalle sue parole, da quello che gli aveva appena confidato. Si sentì sorpreso, spiazzato dalla semplicità con la quale lei era riuscita a esprimersi, a raccontarsi, attraverso quelle immagini, nel suo osservarlo con attenzione e nel suo modo del tutto personale di vederlo.
- Possibile che non ci sia niente che non ti piaccia, di me? – le chiese senza nemmeno rifletterci e subito si sentì un idiota, perché dalla sua espressione sorniona comprese di averla deliberatamente condotta a cercare difetti dei quali non si era mai resa conto.
Lo sguardo di Yuki mutò in un soffio, prendendo una sfumatura vivace, mentre arricciava le labbra pensierosa, per poi farsi allegra – Non mi piace … - lo lasciò un attimo in sospeso, per poi aggiustare il tiro e proseguire - … non mi piacciono le tue camicie verdi. –
- Cosa?! – fece Genzo esterrefatto – Le mie camicie? – chiese ancora, per poi rifletterci meglio – Ma io ho una sola camicia verde …verde chiaro, se non ricordo male, e non è nemmeno tutta solo verde … -
- Sì, adesso ne hai una verde con una fantasia a motivi minuscoli … ma la vera pietra dello scandalo è la camicia verdolina che portavi da ragazzo, quella che indossavi il giorno della semifinale contro il Musashi … quando mio fratello stava ber buttare alle ortiche tutto il lavoro fatto dalla squadra, solo per i suoi scrupoli nei confronti di Misugi! –
Genzo, sempre più sbalordito, non seppe trattenersi – Ma come diamine fai a ricordarti di quale camicia avessi addosso io quel giorno? Sono passati anni! E tu non sapevi nemmeno chi fossi … –
Yuki, fece spallucce – Non ho detto di averla notata quel giorno. – precisò – Ma mia madre ha filmato praticamente tutte le partite di mio fratello[iii] … e tu sei in quel filmato, con la tua orrenda camicia addosso mentre fai il cazziatone a Tsubasa. –
Si puntarono per qualche momento e sia l’espressione incredula di Genzo che quella fintamente supponente di Yuki finirono per tramutarsi in un’unica risata divertita.
Genzo si passò una mano sulla fronte, continuando a ridere, cercando di controllare il fiato – Non ci posso credere che, dopo anni e anni, quella camicia sia tornata alla ribalta! Era un regalo di mio padre: per me era molto importante. –
- Nei filmati degli altri incontri non ci sei mai, tranne nei pochi in cui stavi in porta naturalmente, ma in quello inveisci come un dannato! Avevi un bel caratteraccio davvero, oltre ad una pessima camicia … -
- Mi arrendo. – dichiarò alla fine Genzo – Se sei disposta a passare sopra al caratteraccio, ammetterò che quella camicia era orrenda; ci stai? -
Lei finse di rifletterci, per poi avvicinare il proprio viso al suo, poggiando le braccia sulle sue spalle per sorreggersi, fino a incrociare i polsi dietro al suo collo. – Affare fatto! – concluse allegra ad un soffio dal suo viso, mentre Genzo le posava le mani sui fianchi per tirarla un po’ più a sé, inducendola a scavalcarlo con una gamba – Ma ho anche un’idea: un giorno andiamo insieme al centro commerciale e io ti compro qualcosa … una camicia, una maglia … qualcosa che piaccia a me, da regalarti. –
Muovendo un po’ le mani sui suoi fianchi, Genzo si finse pensieroso, prima di annuire – Ci sto. – e poi prese a scendere con le dita, accarezzandole le cosce e risalendo, fino ad arrivare al suo fondo schiena, come se niente fosse – Posso anche io fare acquisti per te? –
- Se ti fa piacere … - rispose vaga Yuki che, seguendo il moto della mani di Genzo, stava realizzando di essersi sistemata proprio sopra di lui, in un contatto che iniziava a dare i suoi effetti e che, doveva ammetterlo, sembrava non dispiacere a nessuno dei due. Strinse un po’ la presa delle braccia, avvicinando le labbra a quelle di Genzo, sfiorandole un po’ con le proprie e poi fermandosi a baciarle, prima con un tocco leggero, e poi con un altro e un altro ancora, fino a rendere il bacio più deciso e il contatto più caldo.
Sotto l’effetto piacevole di quei baci, lentamente, Genzo prese a scivolare con la schiena all’indietro, appoggiandosi ai cuscini che aveva alle spalle, ritrovandosi quasi completamente disteso, mentre ancora Yuki lo sovrastava, guidando l’intreccio di baci che si stavano scambiando. Chiuse gli occhi, quando lei lasciò le sue labbra per dedicarsi al collo, e sentendola scendere con una traccia umida, si abbandonò completamente a lei. Avvertiva le sue cosce strette attorno ai propri fianchi e il contatto del suo corpo sopra il bacino, un peso leggero, che ad ogni movimento di Yuki diventava carezza sempre più insinuante. Seguiva il tocco deciso dei suoi baci scendere lungo la linea della clavicola e insistere poi in un punto preciso, divenendo pungente, fino ad interrompersi tutto d’un tratto.
- Mi piace anche il profumo della tua pelle, sai? – sussurrò lei sollevandosi e raggiungendo il suo orecchio, quasi a distrarlo, mentre le mani frugavano curiose afferrando la sua maglia – E mi piace toccarti … - aggiunse poi con un tono che sapeva quasi di minaccia. Strinse le mani sulla stoffa, facendola scorrere lungo la pelle di Genzo e lui d’istinto assecondò i suoi movimenti, sollevandosi appena perché lei potesse sfilargli completamente la maglia. Intuì con la coda dell’occhio la parabola che l’indumento disegnò alle spalle della ragazza e poi sentì forte il richiamo delle sue labbra che avevano ripreso ad accarezzarlo, lasciando baci caldi e sensuali in una scia lenta, scendendo di nuovo dalla spalla per cercare sul suo torace la traccia morbida di un punto più sensibile. Fu sufficiente un leggero contatto con la lingua, perché Genzo avesse un sussulto, il respiro trattenuto per qualche attimo, mentre la pelle si increspava sollevandosi e mostrandosi nella sua forma nascosta, e mentre lui si abituava a quel nuovo piacere, riuscì ad intuire il sorriso che aveva teso le labbra di Yuki, ancora china su di lui.
Gli parve che la stanza iniziasse a ruotare tutto attorno a loro e si sentì sprofondare tra le lenzuola, quando si accorse che lei si era mossa, arretrando lungo le sue gambe, per scendere con le labbra sempre di più, puntando dritta al limite dei boxer. Si sollevò d’istinto, realizzando cosa stesse accadendo e si forzò a chiamarla, allungando le braccia verso di lei – Hei, hei … vieni qua … -
Yuki si lamentò un poco, ma Genzo tagliò corto, mettendosi seduto e poi puntando un ginocchio sul letto, per abbracciarla e indurla a distendersi sotto di lui. Restarono ad osservarsi, quasi a nascondere una sfida nel silenzio rotto solo dai loro respiri tesi, prima che lui si chinasse su lei, cercando affamato le sue labbra. Le attenzioni che lei gli aveva riservato, quei baci voraci che avevano preso una strada proibita, avevano acceso un fuoco segreto dentro di lui, mostrandogli un lato di lei del tutto nuovo e facendo divenire urgente il bisogno di andare oltre. Sapeva che insieme avevano intrapreso una strada che avrebbe portato ad una intimità sempre più profonda, e pur avvertendo distintamente il bisogno di avere sempre di più dal loro legame, cercava anche di mantenersi lucido almeno per quel tanto che gli avrebbe permesso di non abbandonarsi completamente all’istinto. Condividevano gli spazi del suo appartamento e il tempo di intere giornate, con un contatto continuo che in pochi giorni li aveva resi più esperti e legati, accelerando quelli che probabilmente erano i tempi consueti delle relazioni. Tuttavia, non doveva esagerare; non voleva farlo. Forzando se stesso, si tenne sollevato sopra di lei, sostenendosi con i gomiti e le ginocchia, imponendosi di non cedere; riprese a baciarla, insinuandosi tra le sue labbra e poi cercando la sua tempia, scendendo al suo collo e affondando il naso nei suoi capelli ancora umidi. Mosse un braccio, sfiorandola leggero e lento lungo il fianco, per poi insinuarsi sotto gli slip, cercando carezze che potessero renderle il piacere che lei gli aveva regalato. Seguì il vibrare dei suoi fianchi, mentre lei seguiva ogni suo gesto, e quando si mosse da lei, fu solo per far scivolare gli slip lungo una coscia, accompagnandoli perché lei potesse liberare una delle gambe, e poi riprese le sue attenzioni, sul ventre, attorno all’ombelico, e ancora più giù, dove sapeva che lo stava attendendo.
Non si fermò, riprese a muoversi e la sentì rispondere, cercalo a sua volta; avvertì le sue mani tra i capelli e poi sulla schiena a vagare irrequiete … fino a quando, in un gesto inatteso, non avvertì le sue dita infilarsi sotto la stoffa dei boxer e strattonare decise fino a sfilarglieli, facendoli scendere lungo le cosce.
Genzo rimase senza fiato, colto alla sprovvista, con la mente completamente svuotata da ogni pensiero, i suoi propositi spazzati in un istante da un gesto deciso della ragazza. Il respiro riprese, un affanno che cercava fiato, e la mente cercò il filo della coscienza, mentre le mani di Yuki prendevano ad accarezzarlo, là dove la coscienza sembrava non voler arrivare, in un rimando di contatti sempre più caldi e noti, ma così decisi da strappargli un gemito e toglierli ogni forza. Le braccia che lo sostenevano si piegarono, le gambe parvero cedere e il corpo scivolare in avanti, seguendo l’istinto, e la reazione di Yuki lo lasciò ancor più smarrito, perché sotto di sé riuscì a comprendere il suo movimento, le ginocchia sollevate e le gambe che rapide gli facevano spazio, mentre la mani si intrecciavano sulla sua schiena e lo tiravano decise verso il basso.
Per un attimo, perse il controllo di sé, si trovò con la fronte puntata sul cuscino, di fianco al viso di Yuki, e il ventre appoggiato sul suo in un contatto che lasciava pochi dubbi. Sentiva il suo corpo caldo, caldissimo, e incredibilmente morbido e invitante; le sue ginocchia, ai lati dei fianchi, lo trattenevano, quasi che lei temesse di vederlo fuggire. Tentò di muoversi, ma il risultato fu una carezza ancora più sensuale, che di nuovo gli tolse il respiro; mosse ancora i fianchi, e la stilettata di piacere che lo attraversò lungo la schiena, andando a puntare in un lembo preciso del suo corpo, lo fece tremare di nuovo. Pensò di essere pazzo, completamente, quando sentì che anche lei, sotto il suo corpo, si muoveva, lenta e con attenzione, cercando ancora quel contatto, rincorrendo quella scintilla che lo aveva scosso e che, evidentemente, lei stessa aveva potuto riconoscere. Sentì il suo respiro farsi corto, un sibilo tra i denti stretti, mentre ancora lei si muoveva contro il suo corpo, lasciandosi sfuggire un gemito, quando lui stesso, d’istinto, reagiva con un vibrare incontrollato là dove il suo corpo cercava disperato quello di Yuki. Si mossero entrambi, insieme, fondendo i loro respiri, mescolando quei gemiti sommessi che ormai vibravano nell’aria, confondendosi l’uno nell’altro, e in un movimento più deciso, Genzo ebbe la chiara consapevolezza di aver puntato il proprio corpo là dove non avrebbe dovuto arrivare; il sussulto leggero di Yuki gli fece comprendere di aver sfiorato davvero ciò che si era imposto di non far accadere.
D’istinto, si bloccò, forzando il proprio corpo e sollevandosi un poco sui gomiti, per riuscire a incrociare il suo sguardo; affondando nei suoi occhi scuri di desiderio intuì l’ombra di un dubbio, una richiesta in sospeso, tesa tra un respiro e l’altro.
Le sue labbra si mossero appena e il suo nome scivolò su di esse – Genzo …? - e lui deglutì a vuoto, intuendo la sfumatura roca con cui lo aveva chiamato.
Scosse il capo, forse sorprendendola, e raccolse dalle sue labbra l’incertezza in cui l’aveva lasciata, in un bacio fugace, prima di parlarle, governando a stento le emozioni e calibrando le parole, per quanto potesse farlo - No, Yuki; fidati di me, ti prego: non accadrà adesso. Non sarà per caso, né senza che io ti protegga. –
Vide i suoi occhi spalancarsi, nella sorpresa, ma non le diede modo di proseguire – Credimi, non voglio bruciare le tappe, né accelerare i tempi. Non voglio sbagliare e nemmeno … -
- Mi sono fidata di te fin dal mio arrivo ad Amburgo e continuerò a fidarmi di te completamente. – lo interruppe Yuki muovendo le mani dal suo petto, fino a raggiungergli i fianchi – Che sia questa notte, domani o tra non so quanto, sono sicura che accadrà nel momento giusto. Con te. -
 
[i] Questa volta, nel mio immaginario, Genzo ascolta 7’o Clock dei Pearl Jam. Me lo vedo a canticchiarla … e perseguita la sottoscritta negli ultimi tempi.
[ii] Immagine che adoro in Captain Tsubasa 2018
[iii] dattaglio di Captain Tsubasa 2018

Angolo dell'autrice: mi scuso immensamente per l'assenza. Adesso le urgenze sembrano superate e torno alla mia routine scuola-famiglia-liberaprofessione-rognevarie con nuovo entusiasmo e tanta voglia di riprendere a scrivere secondo il mio ritmo. Mi occuperò appena possibile anche di tutte le recensioni rimaste in sospeso alle quali davvero non ho potuto ancora dare risposta. Per l'ennesima volta, ringrazio chi segue Questione di... e aspetta queste pagine dedicate a Genzo. Un abbraccio a tutti.
mgrandier
  
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