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Autore: C_Totoro    04/11/2020    4 recensioni
Piton, qualche giorno prima del suo rientro a Hogwarts, viene chiamato da Voldemort per preparare una pozione. Tuttavia, durante quell'incontro assisterà a un litigio tra il Signore Oscuro e Bellatrix che lo lascerà interdetto e basito.
Severus si reputava un abile osservatore e quel quadretto era estremamente appetitoso. Cos’era successo? Perché Bellatrix che di solito si piegava al volere di Voldemort con estrema duttilità in quel momento aveva un’espressione così imbronciata? E perché Voldemort non la puniva e, anzi, le lasciava mostrare con tranquillità il disappunto? Ma, soprattutto, qual era il motivo del loro litigio, del loro scontro?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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TERZO INCOMODO

Severus passava le vacanze estive sempre a Spinner’s End, anche se odiava quel posto con tutto sé stesso, lo odiava da sempre, sin da quando ci abitava da bambino con i suoi genitori. Ogni cosa gli ricordava le violenze che aveva subito durante l’infanzia e poi, immancabilmente, arrivavano anche i ricordi belli, quelli che si era costruito con Lily e che con il tempo avevano acquisito quel retrogusto dolce-amaro che gli faceva storcere la bocca disgustato. Quando quindi veniva chiamato dal Signore Oscuro e aveva l’occasione di allontanarsi per un po’ di tempo da quel quartiere babbano accettava sempre di buon grado la chiamata, sebbene ciò significasse esercitare un estenuante autocontrollo sulla propria mente: non poteva rischiare che il Signore Oscuro capisse che era una spia per conto di Silente.

Come Severus sentì il Marchio bruciare non ci pensò due volte a smaterializzarsi a Villa Riddle, dove sapeva che il Signore Oscuro si stava nascondendo. Lo sorprendeva sempre il fatto che Voldemort avesse deciso di organizzare il proprio quartier generale in una villa babbana ma si guardava bene dal fare rimostranze o porre domande: era perfettamente consapevole del fatto che certi commenti non erano tollerati, non se provenivano da lui, in ogni caso. Si smaterializzò proprio nel giardino della villa che aveva il solito aspetto diroccato e abbandonato. L’interno doveva essere stato una volta molto sontuoso ma ora le tracce di quell’opulenza erano appena visibili sotto lo spesso strato di polvere. Severus spesso si chiedeva per quale motivo Voldemort non rimettesse a posto quella casa, soprattutto, si chiedeva come mai lasciasse tracce della “babbanosità” passata. Intravedeva elettrodomestici ormai in disuso e altre diavolerie babbane alle quali non si era mai interessato. Ma, lo sapeva bene, anche questo argomento era tabù con il Signore Oscuro. A dir la verità, ogni argomento era tabù con Voldemort a meno che non fosse il Signore Oscuro in persona a suggerirlo. Severus seguiva quella regola basilare: non chiedere – o addirittura non dire – nulla se non interpellato.

“Ah, Severus, che velocità” lo accolse Voldemort non appena Piton mise piede all’interno del salotto. Severus s’inchinò leggermente “Mio Signore, sapete che sono sempre a vostra disposizione” sussurrò ossequioso Piton; non fece in tempo ad alzare il capo che sentì un suono sprezzante provenire da un punto imprecisato alla sua destra. Severus si voltò subito e vide addossata al muro con le braccia conserte Bellatrix. Gli angoli della bocca di Severus si arricciarono un poco.

Bellatrix, pensò cercando di tenere a bada il divertimento. Quella strega era sempre un piacevole svago per la sua mente; quando si era presentata un paio di settimane prima a casa sua con Narcissa si era sbizzarrito nella discussione con lei insinuandole dubbi, umiliandola un poco e andando a toccarla nei punti in cui sapeva che più era sensibile: il suo rapporto con il Signore Oscuro. Inizialmente Severus non aveva voluto credere al fatto che tra il Signore Oscuro e Bellatrix Lestrange potesse esserci qualcosa. L’idea di quei due insieme era semplicemente raccapricciante e, a ogni modo, non capiva proprio come potessero… be’… E, tuttavia, più passava il tempo più si rendeva conto di come quei due avessero una tresca. Il Signore Oscuro non era esplicito nelle sue azioni – non lo era mai – ma bastava davvero poco per rendersi conto che tenesse in conto Bellatrix in un modo del tutto diverso rispetto a come faceva con lui o con qualsiasi altro Mangiamorte, anche con quelli che si rivelavano particolarmente utili alla Causa.

In primis, a Bellatrix era concesso vivere con lui. Sì, quei due, di fatto, convivevano. Severus non riusciva neanche a immaginare come dovesse essere vivere ventiquattro ore su ventiquattro con Lord Voldemort; lui trovava la sola idea letteralmente granguignolesca ma invece, evidentemente, Bellatrix ci andava a nozze. Ci va a nozze in tutti i sensi, pensò beffardo ma facendo ben attenzione a lasciare il suo viso privo di qualsiasi emozione. Poi, non capiva né come né perché, il Signore Oscuro avesse deciso di salvare Bellatrix al Ministero. Aveva mandato al diavolo la sua copertura solo ed esclusivamente per portarla via e non farla finire ad Azkaban il che era, da qualsiasi punto di vista si volesse guardare la questione, qualcosa di incredibile.

“In cosa posso servirvi, mio Signore?” chiese Piton facendo qualche passo avanti e riportando tutta la sua attenzione sul Signore Oscuro. Gli ultimi incontri che aveva avuto con lui erano stati “segreti”, per così dire, non aveva presenziato nessun altro, neanche Bellatrix. Piton era sicuro che il Signore Oscuro mettesse comunque Bellatrix al corrente di tutto – era quasi fastidiosa nel suo modo di sapere sempre qualsiasi cosa – ma aveva notato che cercava di tenerla un po’ più a distanza e quindi Piton era sorpreso di vederla lì in quel momento.

“Vorrei che facessi dei filtri per decretare se una persona è fertile oppure no” disse Voldemort guardandolo dritto negli occhi come se la sua richiesta fosse normale amministrazione. Piton però non poté fare a meno di sgranare leggermente gli occhi, la sua maschera impassibile cadde per qualche secondo. Decretare la fertilità di una persona?

“Hai capito la mia richiesta, mi auguro, Piton?” lo incalzò Voldemort stringendo gli spietati occhi rossi.

“Certo, mio Signore” rispose prontamente Piton che non riuscì a trattenersi e lanciò una veloce occhiata a Bellatrix che però in quel momento sembrava estremamente affascinata dalla tappezzeria decadente di quella stanza.

“Il filtro è per un uomo o una donna?” chiese Severus cercando di mantenere un tono professionale. La verità era che era assolutamente e completamente agghiacciato da quella richiesta. Il fatto che quei due avessero una tresca, per quanto disgustoso fosse, poteva anche capirlo ma che volessero… gli scese un brivido lungo alla schiena. La sola idea era disgustosa, per non dire orripilante.

“Entrambi” sibilò Voldemort alzandosi in piedi e facendogli cenno di seguirlo verso il tavolo. Solo in quel momento Piton vide come lì sopra fossero accatastati diversi ingredienti, paioli di diverse dimensioni…

“Devo farlo subito?” chise Piton sorpreso “Qui?”

“Sì” rispose Voldemort “A breve dovrai tornare a Hogwarts, no? A me serve immantinente”.

Piton annuì e fece qualche passo verso il tavolo. Il Signore Oscuro era un abile pozionista e Severus non poteva fare a meno di chiedersi per quale motivo non fosse lui stesso a occuparsi di una questione tanto delicata. Lord Voldemort non era uomo che si affidava ad altri, questo era poco ma sicuro. E, se proprio non voleva occuparsene lui per chissà quale motivo, non poteva dare il compito a Bellatrix che, per quanto Severus detestasse, non poteva di certo negare fosse un’abile strega? Batté le palpebre cercando di riacquistare lucidità e mettersi all’opera: prima iniziava e prima avrebbe finito e si sarebbe potuto allontanare da quella situazione a dir poco grottesca.

Iniziò a preparare il tavolo da lavoro con solerzia; una parte di lui aveva sperato che quei due lo avrebbero lasciato solo, infatti, si sarebbe sicuramente concentrato meglio, invece, con suo sommo orrore, si rese conto che entrambi avevano ben deciso di rimanere in quella stanza con lui. Piton iniziò ad analizzare i vari ingredienti – ce n’era davvero per tutti i gusti – ma con la coda dell’occhio continuava a tenere d’occhio le altre due persone presenti in quella stanza. Erano incredibilmente distanti. Piton non ricordava di aver mai visto Bellatrix stare così lontana da Voldemort, anzi, di solito ogni scusa era buona per slanciarsi verso di lui, adorarlo, ma in quel momento invece rimaneva nel suo angolo a braccia conserte, il viso abbassato. Anche Voldemort stava a braccia conserte dall’altra parte della stanza e alternava il suo sguardo da Bellatrix, a Piton, alla finestra. Severus non trattenne un lieve sogghigno: hanno litigato, pensò vagamente divertito da quell’inaspettata situazione. Sembrava tutto incredibile. Si ritrovava a fare da terzo incomodo durante un litigio. Ma se hanno litigato, pensò distrattamente Severus, com’è che vogliono procreare?

Severus si reputava un abile osservatore e quel quadretto era estremamente appetitoso. Cos’era successo? Perché Bellatrix che di solito si piegava al volere di Voldemort con estrema duttilità in quel momento aveva un’espressione così imbronciata? E perché Voldemort non la puniva e, anzi, le lasciava mostrare con tranquillità il disappunto? Ma, soprattutto, qual era il motivo del loro litigio, del loro scontro?

“Reputi sia possibile farlo?” gli chiese dopo qualche istante Voldemort avvicinandosi un po’ a lui, “Ti manca qualche ingrediente?”

“No, mio Signore, ho tutto ciò che mi occorre… e sì, credo di riuscire a preparare ciò che mi avete chiesto”.

“Bene”.

Bellatrix fece un verso strozzato e Voldemort si volse in modo repentino verso di lei.

“Hai qualcosa da dire, Bella?”

Bella, pensò Piton iniziando a tagliare finemente le radici di asfodelo. Tanto adirato ma, intanto, continua a chiamarla con vezzeggiativi…

“Lo sapete quello che ho da dire ma tanto non sembra essere di vostro interesse la mia opinione, Padrone” rispose Bellatrix tagliente “Quindi forse faccio meglio a rimanere zitta”.

Ahia, pensò sorpreso Piton. La risposta impertinente di Bellatrix lo aveva sorpreso. Di solito non si permetteva tanto, almeno, non in presenza di altri… di ciò che quei due combinassero quando erano soli non ne voleva davvero sapere nulla e, tuttavia, sembrava che presto ne sarebbe stato messo a parte, volente o nolente.

“Non me ne faccio niente del tuo silenzio se tanto poi continui a fare rimostranze ancora più fastidiose con il tuo mutismo” le rispose a tono Voldemort voltandosi verso di lei “Allora? Parla” le ordinò inviperito.

Per qualche secondo cadde il silenzio. Piton passò a sviscerare una salamandra, avrebbe voluto diventare un tutt’uno con il coltello che stava tenendo in mano. Sentì il rumore dei tacchi di Bellatrix sul pavimento in legno e poi la voce della strega che era poco più di un sussurro “Non mi fido di lui” rispose con alterigia. Severus si trattenne dall’alzare lo sguardo e scoccarle un’occhiataccia: voleva fare finta di essere così concentrato da non sentirli nemmeno.

“E cosa ti fa credere io lo faccia?”

Severus drizzò le orecchie, questo gli interessava e anche molto. Per un attimo ebbe la tentazione di mettersi a ridacchiare, la causa del diverbio amoroso era lui? Buffo…

“Lo avete messo a parte della missione di Draco…” bisbigliò Bellatrix sempre più adirata “Quando è evidente che ci sia qualcosa che non vada nel suo comportamento presente e passato, mio Signore!”

Severus percepiva tutta la fatica che stava impiegando Bellatrix per mantenere un tono basso e sommesso. Con la scusa di capire quale fosse il calderone adatto alzò un po’ lo sguardo. Voldemort gli stava dando le spalle e questo lo tranquillizzò: voleva dire che proprio lo stava ignorando. Riusciva invece a vedere Bellatrix in faccia e si accorse come il suo viso fosse sciupato e la sua espressione addolorata. Possibile che Voldemort la stesse punendo in qualche modo subdolo? D’altra parte aveva fallito al Ministero – e a tutti gli altri quel fiasco aveva assicurato un biglietto per Azkaban – era andata da lui insieme a Narcissa a parlare di una missione sulla quale c’era massima segretezza…

“Quante volte ancora dovremo discutere di questa questione, Bella?” disse Voldemort “Mi stai facendo perdere la pazienza, ti avverto!”

“Ma io mi preoccupo per voi, Padrone. Se Piton stesse facendo il doppio gioco…”

“Credi che non me ne accorgerei? Credi che sia un mago da quattro soldi non in grado di utilizzare la Legilimanzia?”

Bellatrix rimase in silenzio e abbassò lo sguardo. Piton si rese conto che Voldemort stava usando le sue stesse identiche argomentazioni: lui, Severus Piton, poteva essere in grado di gabbare il più grande Legilimens al mondo…?

Evidentemente sì.

“Io lo sento, mio Signore” mormorò Bellatrix “Qualcosa mi dice che di lui non ci possiamo fidare”.

La forza dell’amore, pensò sarcastico Severus iniziando a macinare l’artemisia.

“Ti sto dicendo, Bellatrix, che neanche io mi fido” fece una pausa “Io non mi fido di nessuno, dovresti saperlo meglio di chiunque altro”.

Sentì un gemito di disperazione.

“Perché non vi fidate di me, Padrone?”

Calò il silenzio, interrotto solo dal pestello di Piton che batteva nel mortaio. Davvero il Signore Oscuro non si fidava di Bellatrix? E allora perché non stava rispondendo? Perché continuava a rimanere in silenzio senza darle una risposta che, qualunque essa fosse, avrebbe gettato nella disperazione più totale Bellatrix?

“La questione è un’altra, Bella” cambiò argomento Voldemort e il suo sibilo si fece così basso che Severus dovette drizzare le orecchie all’inverosimile per continuare a sentirlo “La questione è: Draco non ha nessuna possibilità di riuscita nella missione. Piton è la mia – la nostra – opzione migliore. Non dovesse uccidere Silente o dovesse mettere i bastoni tra le ruote a Draco avrei comunque ottenuto una risposta. Tanto basta”.

“Ma potrei andare io!” si propose Bellatrix “Padrone, schiantatelo e tenetelo prigioniero qua. Io potrei assumere la Polisucco… come ha fatto il giovane Crouch con Moody”.

Piton socchiuse la bocca sorpreso e basito. Non sapeva per quale motivo Voldemort avesse deciso di non prendere in considerazione quella proposta ma ringraziò comunque Merlino, Morgana e Salazar per starlo aiutando in quell’impresa.

“Ti sei già dimenticata del tuo nuovo compito?” le chiese Voldemort “Eppure mi sembrava fosse abbastanza chiaro”.

“Mio Signore…”

Lo stava pregando e, in quel momento, Piton ebbe la piena consapevolezza del fatto che a Bellatrix Lestrange quel “nuovo compito” proprio non piaceva affatto. Effettivamente, “maternità” e “Bellatrix” sembravano viaggiare su due binari separati. Severus pensava di non aver mai incontrato una persona con meno istinto materno di quella strega oscura. Chissà perché Voldemort voleva un erede? Lui, che cianciava sempre di come fosse riuscito a ottenere l’immortalità?

“Potremmo sempre… provarci dopo. Dopo che avrei eliminato Silente, Padrone” provò a ragionare Bellatrix e Severus sentì tutta la disperazione trasudare da quelle poche parole.

“Ah, Bella. Ma cosa devo fare con te? Mi preghi sempre di scoparti e fotterti a mio piacimento e, ora che abbiamo anche la scusa perfetta per farlo più volte al giorno tutti i giorni, ti tiri indietro?”

Dentro di sé Piton fece una smorfia disgustata. Ma cosa gli toccava sentire? Non potevano andarsene a parlare della loro relazione sessuale/amorosa da qualche altra parte? Era come se si fossero dimenticati della sua discreta presenza.

“Io…” un sospiro ansimante “Padrone non è quello il problema” un gemito sommesso e poi un rumore… Piton sentì i brividi scendergli lungo la schiena. Si stanno baciando, pensò atterrito. Sentiva un suono di ansimi, schiocchi, umido. Una parte di lui, quella che più aveva il gusto per l’orrido, avrebbe voluto alzare lo sguardo per vedere quella scena inedita a cui nessun altro poteva vantare di aver mai assistito. Per un folle attimo pensò anche che avrebbe potuto raccontare a Silente di quella nuova avventura, come avrebbe reagito il vecchio preside? Albus era convinto che il Signore Oscuro non fosse uomo da indugiare in certi… atti ma, invece, stando a quei gemiti sommessi e suoni lascivi… Piton non resisté, alzò infine lo sguardo dalla bilancia per puntarli verso il luogo da cui provenivano tutti quei suoni. Il ribrezzo lo colse con forza. Voldemort era piegato sul collo di Bellatrix e glielo stava mordendo con forza. La teneva stretta a sé in una morsa ferrea e, pur non vedendolo, Piton intuì che doveva starle palpando con vigore il sedere. Bellatrix, da parte sua, era ancorata alle sue spalle, il capo reclinato all’indietro e in viso un’espressione di puro godimento, di pura estasi. Severus, che non poteva di certo vantare una vasta esperienza in ambito sessuale, non aveva mai visto una donna con un’espressione tanto… tanto voluttuosa, erotica e languida. Piton rimase con la mano tremante sulla bacchetta – era pronto ad accendere il fuoco sotto il calderone – pietrificato. Perché non riusciva a staccare gli occhi da quei due? Come vide la mano di Voldemort volare sul petto di Bellatrix per liberare un seno dalla veste riabbassò lo sguardo arrossendo. Cosa poteva fare? Possibile che si fossero completamente dimenticati della sua presenza? Provò a schiarirsi la gola in un tentativo maldestro di richiamare la loro attenzione ma, impegnati com’erano a scambiarsi effusioni sempre più spinte, non parvero sentirlo. Severus deglutì a disagio. Fosse stato chiunque altro non avrebbe avuto problemi a fare commenti salaci, E prendetevi una stanza!, ma quello era il Signore Oscuro… fare un commento di quel tenore lo avrebbe condannato a morte. Per non parlare di Bellatrix che, a quanto sembrava, non aspettava altro che schiantarlo e buttarlo in un baule come era successo ad Alastor Moody.

Bellatrix iniziò a gemere in modo piuttosto esplicito e Severus sentì il proprio viso andare a fuoco. Serrò gli occhi e fece qualche respiro profondo. Aveva decisamente sottovalutato la situazione, pensava avrebbe solo assistito a un diverbio amoroso e, invece, si ritrovava a presenziare a una delle cose più obbrobriose a cui la sua mente riusciva a pensare. Cosa poteva fare? Non voleva di certo lasciarli spingere oltre, non voleva di certo essere testimone di uno dei loro turpi incontri sessuali. Provò di nuovo a schiarirsi la gola ma, per tutta risposta, i gemiti di Bellatrix aumentarono d’intensità.

No, per Salazar, non voglio sentirla raggiungere l’orgasmo, pensò Severus agghiacciato. Alzò velocemente lo sguardo, la situazione non sembrava particolarmente mutata rispetto a qualche minuto prima a parte il fatto che Voldemort era piegato sul seno di Bellatrix e una delle sue mani simile a un pallido ragno era nascosta tra le sottane della strega, tra le sue cosce.

Piton riabbassò prontamente gli occhi, fece un profondo respiro e poi scontrò di proposito il calderone che finì rovinosamente a terra con un fracasso del diavolo. Mentre si accucciava per raccogliere da terra il calderone, li sentì sussultare e scostarsi. Piton rimase piegato sul pavimento per qualche secondo, poi decise che era sicuro ritornare alla sua postazione. Si rialzò, mise il calderone sul fuoco e poi levò lo sguardo. Bellatrix si stava sistemando la veste, Voldemort invece lo stava fissando con i suoi spietati occhi rossi.

“Perdonatemi” si scusò prontamente Piton “Non volevo… ah… disturbare” disse calcando sull’ultima parola.

Voldemort sogghignò “Un uomo tanto dotato magicamente quanto maldestro con le persone” rispose avvicinandosi un po’ di più a lui “Dimentico sempre della tua inesperienza, Severus”.

E cosa diamine c’entra ora questo? Solo perché non sono un vouyer?

Si trattenne dal replicare, non aveva nessun senso discutere con il Signore Oscuro… solo Bellatrix poteva essere tanto folle per farlo e solo lei poteva riuscire a scampare una punizione e, anzi, ritrovarsi a pomiciare con il Signore Oscuro dopo averlo sfidato.

“Perdonaci” aggiunse poi Voldemort serafico “Non ti avremo messo a disagio, vero Severus?”

In quel momento Piton ebbe la certezza che Voldemort non si era affatto dimenticato della sua presenza neanche per mezzo secondo. Anzi, aveva fatto tutto solo per giocare con lui e, probabilmente, anche fargli ascoltare i dubbi di Bellatrix e il suo piano con la Polisucco, era stato solo un modo contorto per fargli capire che lo stava tenendo d’occhio. Insomma, il fatto che non agisse contro di lui, era semplicemente un rischio calcolato. Non è in nessun modo fiducia, si disse Severus agghiacciato da quell’improvvisa consapevolezza.

“Mio Signore, ero concentrato sulla creazione della vostra pozione” rispose Severus con lentezza, sempre continuando a pesare gli ingredienti.

“A proposito” fece Voldemort legando i suoi occhi rossi con quelli neri di Piton che, improvvisamente, si sentì investito da tutto quel potere, dalla forza della mente di Voldemort. Ogni volta resistere ai suoi attacchi di Legilimanzia si faceva via via più complicato. Era estenuante. “Non devi fare parola con nessuno di questa cosa. Nessuno, mi capisci?

“Ma certo, mio Signore, sarò discreto” rispose Piton cercando di non far comprendere a Voldemort come gli stesse nascondendo la verità.

All’improvviso, Piton vide la mano del Signore Oscuro muoversi sotto la veste e, ancora prima che Severus potesse anche solo iniziare a comprendere ciò che stava succedendo, vide la bacchetta di Voldemort agitarsi di fronte a lui. Per un folle attimo pensò che era la fine, che era stato scoperto e che ad attenderlo c’era solo la morte. Invece, fu colpito da un getto di luce bianca che lo lasciò fondamentalmente illeso.

“Un tabù” sibilò Voldemort “Un tabù su tutto questo. La tua lingua è legata Severus non ti è concesso informare nessuno in nessun modo riguardo a questo” aggiunse indicando con un gesto della mano la pozione e poi sé stesso e Bellatrix. Sorrise “Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”.

Piton abbassò il capo rispettoso. Niente chiacchierata con Albus, a quanto sembrava.

“Vieni Bella” lo sentì sibilare poi rivolto alla strega che, per tutto quell’ultimo scambio, era rimasta in disparte e stranamente silenziosa “Lasciamo lavorare Severus, mi sembra che sia a disagio a fare il terzo incomodo…”

Piton li sentì ridacchiare insieme e non riuscì a trattenersi dal pensare a quanto la vita potesse essere ingiusta.

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Ciao a tutti! Questa ff nasce in seguito ad aver visto un’intervista di Helena Bonham Carter in cui dice che, durante le riprese di Sweeney Todd, lei e (il suo allora compagno) Tim Burton hanno avuto un litigio sul set durante il quale era presente anche Johnny Depp che, tuttavia, ha continuato a fissare i rasoi di scena di Sweeney per tutto il tempo XD appena ho sentito questa cosa la mia mente è volata: e se a litigare fossero Bella e Voldie con Piton presente? Questo è il risultato. Spero vi sia piaciuto. A presto,

Clo

 

  
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