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Autore: LorasWeasley    07/11/2020    6 recensioni
[Tsukkiyama]
"Gelò sul posto quando sentì il mormorio della stanza cessare del tutto.
Era così abituato a dormire con Tsukishima e a dargli la buonanotte in quel modo che aveva agito come sempre.
Il volto di Tsukishima era rosso a chiazze, i suoi occhi spalancati, il respiro leggermente accelerato mentre lo fissava quasi confuso.
-AH! Ma quindi state insieme!- urlò Tanaka indicandoli quasi in modo accusatorio."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voci


Era il terzultimo giorno del ritiro a Tokyo quando le cose precipitarono senza che i due ragazzi riuscissero a fare nulla.
Tadashi e Kei stavano insieme dalla fine delle medie. Ma non avevano detto a nessuno della loro relazione per paura di quello che la gente avrebbe detto.
Era una cosa loro, non volevano che qualcuno la rovinasse.
Erano sempre insieme e Yamaguchi pronunciava “Tsukki” più volte di quanto fosse necessario.
Ma nessuno aveva fatto domande, tutti credevano che fossero migliori amici, e se a qualcuno fosse venuto il dubbio non lo  aveva mai espresso ad alta voce.
Ma quel giorno, dopo aver preparato i futon per andare a dormire, Yamaguchi agì d’istinto come aveva sempre fatto.
Dimenticandosi di essere circondato dai suoi compagni di squadra si sporse verso il biondo e gli diede un semplice bacio in bocca che durò meno di un secondo sussurrando un “buonanotte” allegro.
Gelò sul posto quando sentì il mormorio della stanza cessare del tutto.
Era così abituato a dormire con Tsukishima e a dargli la buonanotte in quel modo che aveva agito come sempre.
Il volto di Tsukishima era rosso a chiazze, i suoi occhi spalancati, il respiro leggermente accelerato mentre lo fissava quasi confuso.
-AH! Ma quindi state insieme!- urlò Tanaka indicandoli quasi in modo accusatorio.
Yamaguchi si imbarazzò talmente tanto che il suo volto era quasi viola, non fissò nessuno della sua squadra, semplicemente si sdraiò nel suo futon e si tirò le coperte sul viso.
La vergogna era tanta e il suo cuore batteva talmente veloce che sentiva più quello che le altre frasi che si stavano diffondendo nella stanza.
C’era Tsukishima che stava borbottando imprecazioni contro le domande indiscrete di Tanaka, Noya e Hinata, alternandole con risposte gelide.
Non durò troppo visto che Daichi intervenne urlando loro di non urlare a quell’ora e di andare a dormire subito.
Le luci si spensero e nessuno parlò più.
I fruscii delle coperte si interruppero dopo diversi minuti e, poco tempo dopo ancora, iniziarono a sentirsi i primi russare.
Yamaguchi non riuscì a chiudere occhio.
Aveva appena rovinato tutto, i loro compagni di squadra non li avrebbero più guardati allo stesso modo e, soprattutto, Tsukki l’avrebbe odiato.
 
Il giorno dopo a colazione non solo Yamaguchi aveva delle occhiaie che era impossibile nascondere, ma si sentì tutto il tempo come se la gente lo fissasse.
Ogni risatina, ogni sussurro che arrivava alle sue orecchie, sapeva che erano tutte per loro.
-Non mangi?- domandò piano Kei per farsi sentire solo da lui.
Gli era seduto di fronte e lo stava scrutando con preoccupazione.
Tadashi mantenne lo sguardo fisso sul suo riso che non aveva ancora toccato –Stanno tutti parlando di noi.
Tsukishima rimase in silenzio per qualche secondo, infine rispose –Lo so. Ora mangia.
Yamaguchi si costrinse a prendere qualche boccone.
 
All’ora di pranzo sentì due ragazzi del Fukurodani parlare tra di loro del fatto che nel Karasuno due ragazzi la sera prima avevano fatto sesso.
Come si era ingigantita così tanto la voce? Come erano passati da un semplice bacio a stampo all’aver fatto sesso?
Gli veniva da vomitare, soprattutto nel sentire quelle voci di scherno che si stavano divertendo a loro spese.
Non era come quando i bulli lo picchiavano, ma faceva male allo stesso modo.
 
Capì di star totalmente impazzendo quando durante il pomeriggio non riuscì a fare neanche un tiro decente, voleva solo urlare, voleva scappare via da tutti quegli occhi che lo fissavano, da tutte quelle voci che parlavano di loro.
Finito l’allenamento tutta la squadra si diresse nelle docce, ma Tsukki gli afferrò il polso prima che li potesse seguire e lo portò nel loro dormitorio.
-Tsukki?- chiese confuso Yamaguchi, seguendolo lo stesso.
-Ce ne andiamo, sistema le tue cose- spiegò entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Tadashi spalancò gli occhi –Cosa?
-Ho scritto a mio fratello prima, fra pochi minuti sarà qui e ci porta a casa. Ho già avvertito il coach che per motivi personali dobbiamo andarcene prima.
-Sei sicuro Tsukki? Manca ancora un giorno alla fine…
-Non me ne frega nulla!- Kei quasi lo aggredì lasciando stare il suo zaino e girandosi con rabbia verso di lui -Guarda come ti sei ridotto! Non voglio che tu domani stia peggio, inoltre chissà cosa si inventeranno domani, visto che l’ultima cosa che ho sentito è che abbiamo scopato davanti tutta la squadra ieri sera.
Yamaguchi aveva gli occhi lucidi –Mi dispiace Tsukki…
-Perché diavolo ti stai scusando?- si infuriò il biondo ancora di più, nei suoi occhi dorati c’era il fuoco –Tu non hai fatto niente di male e se pensi che ce l’abbia con te perché ieri sera mi hai baciato ti sbagli di grosso. Non sei tu il problema. Sono loro. E non voglio più stare in una squadra dove questo- e indicò loro due –non solo non viene accettato, ma diventa un modo per schernirci insieme a completi sconosciuti e avversari.
Tadashi aveva iniziato a piangere, annuì distrattamente mentre cercava di asciugarsi le lacrime con le braccia e tirava su con il naso.
Kei sospirò avvicinandosi a lui, lo strinse in un abbraccio confortevole e gli baciò la testa.
-Andrà tutto bene, non importa nulla degli altri- sussurrò tra i suoi capelli –ci sono io per te.
Non rimasero in quella posizione per molto, perché il suono del cellulare di Tsukishima li avvertì che suo fratello era appena arrivato.
Raccolsero in fretta le loro cose e andarono via prima che qualcuno della squadra tornasse dalle docce.
 
Era il primo giorno dopo il ritiro, tutto era tornato alla normalità.
Dopo le lezioni si incontrarono in palestra come al solito per gli allenamenti pomeridiani.
Daichi si guardò intorno controllando tutti i ragazzi che avevano già iniziato l’allenamento.
Quando si accorse che ancora mancavano i due primini all’appello fissò Suga e chiese –Ancora nessuna notizia di Yamaguchi e Tsukishima?
Il ragazzo rispose con una smorfia e un diniego della testa.
A quel punto il capitano alzò la voce per farsi sentire da tutti –Nessuno di voi sa qualcosa di Tsukishima e Yamaguchi?
Ci furono solo dei “no” e delle alzate di spalle.
Hinata commentò –Io ho scritto a Yamaguchi ieri, ma non mi ha risposto.
Kinoshita si intromise –Anche io, gli ho chiesto se fosse tutto okay visto che sono scappati dal ritiro in quel modo, magari era successo qualcosa di grave in famiglia, ma non ha risposto neanche a me.
Daichi lanciò uno sguardo a Suga, i due ragazzi erano davvero preoccupati, ma cercarono di non darlo troppo a vedere alla squadra.
Fu a quel punto che vennero raggiunti da Takeda e dal coach Ukai.
Il primo aveva lo sguardo basso mentre camminava e si stringeva la sua cartella al petto, mentre il coach sembrava più incazzato del solito.
Li richiamò tutti all’appello facendoli sedere a terra per una riunione straordinaria.
-Ho scelto di farvi da coach perché mi piacevate come squadra, perché eravate uniti e affiatati e in campo lavorate benissimo tutti insieme. La pallavolo è uno sport di squadra, dovete essere come una famiglia.
-Lo siamo!- annunciò Noya alzando un pugno al cielo, ma si ritrasse quando lo sguardo di Ukai lo congelò.
L’uomo aveva il volto duro e freddo, ma sembrava anche così… deluso.
-Allora perché Yamaguchi e Tsukishima hanno lasciato la squadra?
Le reazioni si divisero tra chi si rendeva conto di quello che avevano fatto involontariamente mettendo insieme tutti i pezzi dei giorni successivi come Suga, Ennoshita e Daichi, chi esplodeva in urli scioccati come Tanaka, Noya, Hinata e Narita, e chi aveva semplicemente l’incredulità scritta in faccia come Kinoshita, Asahi e Kageyama.
-Ci aveva detto che se n’erano andati dal ritiro per problemi personali, non perché volevano lasciare la squadra!- lo accusò Hinata.
-Infatti era quello che mi avevano detto, di questa decisione me ne hanno parlato stamattina, non erano a lezione perché sono venuti a parlarmi in negozio.
-Ma perché!?- Nishinoya proprio non capiva, per la foga si era messo in piedi mentre stringeva i pugni.
-Perché siamo stati degli amici pessimi- sussurrò Suga con lo sguardo basso, stava stringendo talmente tanto i bordi dei suoi pantaloncini che le nocche erano sbiancate.
-Ma non abbiamo fatto nulla!- commentò Tanaka non riuscendo davvero a comprendere dove avessero sbagliato.
-Mi hanno detto quello che è successo al ritiro- spiegò Ukai per tutti –Hanno detto che una sera li avete visti baciarsi e che il giorno dopo tutti i ragazzi delle altre squadre lo sapevano e non hanno fatto altro che deriderli e sparlare di loro, che la voce si era ingrandita così tanto che per la maggior parte loro avevano fatto sesso davanti a tutti voi.
I ragazzi sussultarono a quelle parole.
Ukai riprese –Non avete pensato a cosa sarebbe potuto succedere se queste voci fossero arrivate a me e Takeda? Non avete pensato che la loro relazione era un fatto personale che non andava raccontato in giro? E non avete minimamente pensato a quanto potessero far male tutti quei commenti detti con disprezzo, tutto quel bullismo psicologico, soprattutto su un ragazzo come Yamaguchi che è sempre stato vittima di bullismo? Mi avete deluso totalmente.
Rimasero tutti in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
-E ora iniziate l’allenamento- concluse il coach.
Si alzarono con così poca grinta che ci misero qualche secondo.
Suga fu il primo a parlare rivolgendosi ai suoi compagni –Dobbiamo andare a scusarci con loro.
Hinata e Kageyama annuirono subito, seguiti da tutti gli altri che erano diventati più risoluti in volto.
-È solo colpa nostra- annunciò a quel punto Noya con lo sguardo basso mentre indicava se stesso, Tanaka e Asahi –ne stavamo parlando la mattina dopo non per prenderli in giro, ma commentando tra di noi che in effetti era abbastanza evidente ma non ce ne siamo mai accorti. E poi si è avvicinato Yamamoto del Nekoma per salutare Ryuu, ci ha chiesto di che parlavamo e abbiamo parlato senza pensare e poi… Non ho idea di come l’abbiano saputo tutti.
-È colpa di tutti- li bloccò Daichi –Siamo una squadra. Avremo dovuto capire che c’era qualcosa che non andava, saremmo dovuti stare dalla loro parte.
Hinata si schiaffeggiò le guance –è inutile piangerci addosso- urlò risoluto –dobbiamo andare da loro e farci perdonare!
-Ma qualcuno sa dove abitano?- domandò Ennoshita.
-Noi siamo andati a casa di Yamaguchi una volta, ci ha aiutato con lo studio- annunciò Kageyama.
Si precipitarono fuori dalla palestra in gruppo, solo Daichi si fermò davanti al coach e chinandosi in avanti si scusò a nome di tutti –Torneremo appena avremo sistemato questa faccenda, siamo una squadra e non possiamo iniziare gli allenamenti senza due membri.
E finalmente, da quando era entrato in palestra quel giorno, Ukai sorrise soddisfatto dei suoi bambini.
 
Tsukishima stava accarezzando con lentezza i capelli scuri del suo ragazzo.
Erano sdraiati sul letto del biondo a non fare nulla.
Gli occhi di Yamaguchi erano rossi per tutte le lacrime che aveva pianto quel giorno.
Quando erano tornati dal negozio di Ukai il moro era completamente crollato.
Aveva passato ore a singhiozzare domandando perché non potessero accettarli, perché fosse così sbagliato per il mondo.
Erano passate ore prima che il ragazzo si calmasse.
-Tadashi- lo chiamò piano Kei –Vuoi dell’acqua?- gli domandò preoccupato che fosse disidratato.
Come risposta Yamaguchi si strinse di più al corpo dell’altro –Voglio solo stare qui con te- disse poi in un sussurro spezzato.
Tsukishima lo strinse di più a sua volta, stava così male nel vederlo in quello stato soprattutto senza sapere cosa fare.
-Guardami- disse poi costringendolo ad alzare il viso.
Yamaguchi lo fece e Kei lo baciò con dolcezza, esprimendogli tutti quei sentimenti che non diceva spesso a parole.
Vennero interrotti da un leggero bussare alla porta, Yamaguchi si staccò nascondendo di nuovo il viso sul petto dell’altro, Tsukishima rispose con un “avanti” appena udibile.
Era Akiteru –Ragazzi scusate ma… ci sono i vostri compagni di squadra di sotto in giardino.
Tadashi sussultò tra le sue braccia, Kei sentì la rabbia invaderlo –Mandali via, non ho intenzione di vederli.
-Hanno detto che aspetteranno tutto il tempo che sarà necessario. Sembravano molto risoluti a non andarsene fino a quando non avrete parlato con loro.
Kei imprecò a bassa voce e si mise a sedere staccandosi dal suo ragazzo.
Yamaguchi sembrava spaventato alla prospettiva di incontrarli, Tsukishima gli accarezzò la guancia –Ci penso io, tu resta pure qui.
Quando raggiunse i suoi compagni di squadra avevano tutti il volto basso e pentito, fu sorpreso da quello, ma li fissò comunque con sufficienza mentre incrociava le braccia al petto.
-Che diavolo ci fate qui? E come avete trovato casa mia?
Fu Daichi a parlare –Ci scusiamo per esserci presentati qui senza preavviso, siamo andati a casa di Yamaguchi ma la madre ci ha detto che era da te e ci ha dato il tuo indirizzo. Volevamo parlare con entrambi.
-Bè, noi non vogliamo parlare con voi. Poi, non avete degli allenamenti da fare a quest’ora?
-Tsukishima…- si intromise a quel punto Suga, ma si bloccò di scatto quando Yamaguchi spuntò al fianco del biondo.
Era impossibile non notare sotto la luce del sole i suoi occhi rossi e gonfi e le sue guance piene di lacrime secche.
Suga si morse il labbro, i suoi occhi divennero lucidi e si avvicinò a loro.
Strinse in un abbraccio Yamaguchi, un braccio sulla schiena e una mano dietro la testa –Mi dispiace- sussurrò poi –Mi dispiace di non aver capito prima cosa stessi passando, siamo stati pessimi.
Tsukishima li stava fissando incredulo con gli occhi sbarrati, distolse lo sguardo quando anche Nishinoya e Tanaka iniziarono a parlare.
-Ci dispiace!- ulrò il secondo.
-È stata tutta un’incomprensione- spiegò poi il libero –Non abbiamo mai pensato che la vostra relazione fosse strana perché siete due maschi, ne stavamo parlando semplicemente perché ci sembrava strano che fossimo stati così ciechi da non accorgercene prima! E non siamo andati a dirlo in giro perché volevamo deridervi. Semplicemente l’asso del Nekoma ci ha sentito parlare di questa cosa e gliel’abbiamo raccontato perché appunto ci sembrava talmente normale che non pensavamo che la gente vi avrebbe deriso.
Asahi si intromise –Al tavolo c’erano anche altre persone che però hanno sentito, quindi probabilmente la cosa si è ingigantita ma noi… Non volevamo questo.
Kageyama annuì –Per quanto tu, Tsukishima, sia esasperante e fastidioso, questa è l’unica cosa per la quale non ti prenderei mai in giro.
Ennoshita gli diede uno scappellotto in testa sospirando –Potevi risparmiarti la prima parte, ma sì, il senso è quello.
-Tornate nella squadra- disse infine Hinata stringendo i pugni e fissandoli con aspettativa –Non sarebbe lo stesso senza di voi, e prenderemo a pallonate in faccia chiunque dica qualcosa contro di voi!
Yamaguchi, che si era staccato dall’abbraccio di Suga, aveva ripreso a piangere dopo aver finito di ascoltare tutte quelle frasi.
Kinoshita si preoccupò –Perché stai di nuovo piangendo!?
Ma Tsukishima aveva già capito che fossero lacrime di gioia e, per nascondere il sorriso spontaneo che nacque sul suo viso, si passò una mano in faccia mentre borbottava –Ci ho messo ore a calmarlo, ora tocca a voi.
Suga rise e contagiò tutti gli altri.
Hinata si gettò su Yamaguchi per abbracciarlo, ma ci mise così tanta enfasi che entrambi rotolarono a terra.
Noya, Tanaka e Kinoshita si unirono a loro.
Daichi si avvicinò a Tsukishima e gli diede diverse pacche sul braccio, Suga gli scompigliò i capelli.
-Vinceremo i nazionali tutti insieme.

[2568 parole]

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Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui!
Volevo solo specificare che non odio le squadre che stanno al ritiro estivo o che pensi davvero che possano essere omofobi o una cosa del genere (considerando che in Haikyuu sono praticamente tutti gay, o quasi ahah).
Inoltre, consideranco che buona parte della storia è vista dal punto di vista di Yamaguchi, e lui non solo ha avuto problemi di bullismo da bambino, ma crede anche che nessuno possa accettare la sua storia con Tsukki, il suo cervello ha ingigantito le cose più di quanto in realtà non fossero: tipo sentendo risate derisorie quando magari un gruppetto di un'altra squadra stava solo commentando il fatto.
Detto questo, spero che vi sia piaciuta, alla prossima!
Deh
  
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