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Autore: Europa91    07/11/2020    1 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Murray Leinster poteva ritenersi soddisfatto della propria vita. Sebbene in gioventù avesse avuto qualche problema con la legge, ora che aveva superato ampiamente la soglia dei trent’anni, era diventato un rispettabile cittadino e poteva vantare addirittura un impiego governativo. Leinster lavorava per sezione Abilità Speciali, più precisamente, nel reparto dedicato agli interrogatori.

Fin da bambino, aveva una passione per i film polizieschi anche se mai si sarebbe aspettato che un giorno, sarebbe stato lui quello dalla parte della legge. D’altronde tutta la sua vita era stata un susseguirsi di coincidenze ed incontri fortuiti che l’avevano portato alla situazione attuale.

A quattordici anni, Murray Leinster era solo uno dei tanti orfani che vagavano per le strade di Yokohama, cercando di fare il possibile per sopravvivere. Un giorno, durante un piccolo furto, aveva attivato la sua abilità per la prima volta.

A quel tempo era poco più che un bambino, non poteva capire cosa fosse successo. Ricordava solo una strana luce azzurra. Un attimo prima lui e il suo complice stavano scappando dalla polizia, dopo aver preso d’assalto un negozio di alimentari, e l’istante dopo si era ritrovato solo in un vicolo, circondato da quella luce.

Per una settimana, Murray aveva provato inutilmente a contattare il suo amico ma senza successo, arrivando così alla conclusione che fosse stato arrestato.

Un paio di anni dopo, era entrato a far parte di una gang che si occupava dello spaccio di stupefacenti nella zona del porto di Yokohama. Sembrava un impiego sicuro e ben remunerato. Era felice, aveva trovato un poco di stabilità e una nuova e strana famiglia.

Durante una retata però era ricomparsa quella luce azzurra.

Quando aveva riaperto gli occhi, dopo la paura e lo spavento iniziali, Murray si era trovato di nuovo solo. Questa volta con lui c’erano una decina di persone, ma erano tutte scomparse come volatilizzate.

Una settimana dopo, un impiegato governativo si era presentato alla sua porta per reclutarlo.

Quello strano individuo gli aveva brevemente spiegato dell’esistenza di persone dotate di Abilità Speciali esattamente come lui, che il suo potere era prezioso, lui stesso sarebbe stato una risorsa importante per il governo; doveva solo prendere una decisione.

Così Murray aveva deciso di cambiare e dare una svolta alla propria vita.

Anni dopo avrebbe scoperto anche la sua reale Abilità; ovvero, creare dimensioni e realtà alternative. Molto probabilmente era lì che anni prima aveva inconsciamente mandato i suoi amici e nemici. Purtroppo, non c’era modo una volta attivato il suo potere di poter riportare i malcapitati nella dimensione d’origine. Era un viaggio di sola andata, la sua Abilità funzionava così.

Per questo, dopo un paio d’anni di gavetta era stato assegnato alla sezione interrogatori; se un sospettato non collaborava bastava la minaccia di Next Dimension (questo era il nome che aveva dato alla sua Abilità) perché confessasse.

Era peggio che scontare una condanna a vita, venir spediti di una dimensione diversa dalla propria e non poter più fare ritorno.

Quella mattina Murray era rimasto sorpreso nel ricevere una telefonata da parte di Sakaguchi Ango.

Si ricordava di lui, di quel dannato quattrocchi, gli doveva un favore e a quanto pareva, quel piccolo bastardo sembrava essere venuto a riscuoterlo. Non si aspettava certo che Ango portasse con se’ un dirigente della Port Mafia, soprattutto quel dirigente.

Osamu Dazai era una leggenda vivente per loro del Dipartimento. Un individuo con la sua Abilità di annullamento poteva dimostrarsi una spina nel fianco per chiunque fosse dotato di poteri; per quello fu quasi uno shock trovarselo davanti, in pieno giorno, insieme ad Ango.

Erano giunti fino al suo appartamento, quando Murray ancora mezzo addormentato dopo un turno di notte, aveva aperto loro la porta, per poco non era stramazzato al suolo per lo shock e la sorpresa. Ancora senza parole li aveva invitati con dei gesti ad accomodarsi in casa. Brevemente era stato messo al corrente del motivo di quella visita così improvvisa e del perché Dazai proprio quel Dazai avesse bisogno del suo aiuto.

A quanto aveva sommariamente compreso doveva solo spedirlo con il suo potere in una realtà dove un certo Odasaku fosse ancora vivo. Quando Ango terminò con la spiegazione Murray si chiese se tutta quella storia fosse uno scherzo ma bastò uno sguardo di Dazai per fargli gelare il sangue nelle vene.

Mai, mai in vita sua aveva visto degli occhi così neri e allo stesso tempo così vuoti, gli sembrava di trovarsi davanti ad essere privo di sentimenti, per un attimo ebbe paura di quel ragazzo.

Dazai aveva quasi la metà dei suoi anni, eppure c’era un qualcosa in lui, in quel momento, che lo terrorizzava a morte. Oltre a quello sentiva che ci doveva essere sotto dell’altro, che quei due gli stavano nascondendo molte informazioni. Era tutto troppo sospetto, troppo improvviso ma in primis perché mai uno come Sakaguchi Ango doveva aiutare un mafioso? Che non avesse completamente abbandonato il suo ruolo di spia all’interno della Port Mafia? Chi diavolo era l’uomo che Dazai doveva salvare?

In quel momento una mano gli toccò la spalla facendolo sobbalzare dalla sorpresa mista a spavento;

«Non preoccuparti nessuno è qui per ucciderti» Murray deglutì a vuoto, non l’aveva sentito avvicinarsi; come era possibile?

«Vi-vi aiuterò ma solo perché voglio ripagare il mio debito con Ango-san»

«Allora grazie. Murray-san giusto? Vorresti sapere altro? Qualche domanda? Mi sembri così spaventato, hai capito cosa devi fare vero? Devi solo condurmi in una realtà dove Odasaku sia ancora vivo, con la tua Abilità non penso sia una cosa difficile o sbaglio?»

Prese un profondo respiro. Non riusciva a calmarsi, quel ragazzino lo terrorizzava, c’era poco che potesse fare;

«Chi è questo Odasaku che vuoi tanto salvare?»

Dopo quella domanda Dazai si irrigidì per una frazione di secondo e Murray se ne accorse, come si rese conto che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto in silenzio. Il ragazzo si voltò lentamente nella sua direzione mostrando il più falso ed inquietante sorriso che avesse mai visto;

«È un mio amico».

Ango, si sistemò meglio gli occhiali sul naso, osservando prima Murray e poi Dazai con la coda dell’occhio. Alla fine si fece coraggio e avanzò di qualche passo nella loro direzione; alzando una valigetta nera e mostrandone al collega governativo il contenuto;

«Murray-san ti ringraziamo per la tua collaborazione e discrezione» concluse. L’uomo si sporse fino a riuscire a scorgerne l’interno. Improvvisamente sapere chi fosse quel Odasaku non aveva più tanta importanza.
 

***
 

«Allora Dazai-kun hai capito come funziona? L’Abilità di Murray-san si chiama Next Dimension. Una volta arrivato nella realtà alternativa da lui creata non avrai modo di comunicare con noi, sarai completamente solo. Ci sono altissime probabilità che tu possa incontrare versioni alternative del sottoscritto o di altri tuoi conoscenti. Quindi non ti stupire se il Sakaguchi Ango di quella realtà sarà in qualche modo diverso da me. Grazie alla tua Abilità non incontrerai il te stesso di quel mondo ma, secondo i miei calcoli, ne prenderai semplicemente il posto, visto che non possono coesistere due individui identici in una stessa dimensione spazio-temporale. Non hai alcun limite, puoi rimanere in quel mondo per tutto il tempo che ti serve e quando vorrai tornare indietro basterà attivare No Longer Human in modo da disattivare l’Abilità di Murray. Allora ti è tutto chiaro?»

Dazai aveva pigramente annuito ad ogni parola o noiosa spiegazione che Ango gli stava fornendo in quel momento.

In verità non gli interessava sapere chi o cosa potesse trovare una volta raggiunta la realtà alternativa; la sua priorità era che Odasaku fosse vivo, gli sarebbe bastato poterlo vedere un’altra volta, sentirlo ancora pronunciare il suo nome.

Nonostante la sua mente continuasse a tartassarlo con gli ultimi istanti di vita di Oda e quelle sue dannatissime parole, il suono della voce di quell’uomo era una delle cose che gli mancavano di più. Anche la sera prima, in uno stato di dormiveglia provocato anche da un leggero abuso di alcol e sonniferi, si era ritrovato col fissare distrattamente il suo cellulare.

Senza volerlo aveva finito col comporre il numero di Odasaku. Era ancora salvato nella sua rubrica, non aveva avuto il coraggio né il tempo di cancellarlo. Aveva aspettato con il telefono appoggiato all’orecchio, sperato che dall’altro capo qualcuno rispondesse, che Odasaku rispondesse.

Una parte di lui sperava ancora di svegliarsi e scoprire che si trattava di solo un sogno, un fottuto incubo. L’indomani sarebbe tornato al lavoro e avrebbe intravisto Oda correre su e giù per il Quartier Generale per soddisfare i capricci dei superiori, poi si sarebbero ritrovati al Lupin e avrebbero parlato dei loro fallimenti, delle loro vite, davanti ad un drink. Sarebbe stata una delle loro solite serate.

Si toccò il volto, aveva le guance umide, ogni volta, pensare ad Odasaku lo portava sull’orlo delle lacrime.

Quella volta aveva finito col perdere i sensi.

Ango l’aveva trovato qualche ora dopo svenuto sul pavimento con il cellulare ancora appoggiato all’orecchio. Era seguita una poco piacevole lavanda gastrica e un successivo ricovero in ospedale. Così aveva dovuto rimandare di qualche ora la partenza per la nuova dimensione.

Dazai quella volta non aveva provato a suicidarsi, non intenzionalmente almeno.

Dopo l’incontro con Murray, era tornato al suo appartamento insolitamente allegro. Aveva finalmente trovato una soluzione, avrebbe salvato Odasaku, era al settimo cielo, non pensava minimamente a togliersi la vita.

Però si sentiva esausto, come se tutta la tensione accumulata nelle ultime quarantottore fosse improvvisamente scemata e finalmente potesse rilassarsi.

Così aveva pensato di ingerire qualche sonnifero. Riuscire a dormire gli risultava ancora un’impresa impossibile; ogni volta che provava a chiudere gli occhi rivedeva gli ultimi istanti di Odasaku, le sue bende tingersi di sangue, avvertiva gli spari in lontananza, si vedeva arrivare sulla scena quando ormai era troppo tardi.

Poteva ancora sentire il calore del corpo di Oda abbandonarlo, mentre il suo amico diventava sempre più freddo tra le sue braccia. Così aveva finito con l’ingerire l’intero flacone di pillole, non pensava di arrivare a perdere i sensi.

Forse era il mix con l’alcol da evitare.

Così si era guadagnato un tour in ospedale e una ramanzina infinita da parte di Ango, convinto che il suo fosse solo l’ennesimo tentativo mal riuscito di suicidio. Dazai non aveva neppure cercato di discolparsi, con il suo passato da aspirante suicida che poteva dire? Era logico che avesse pensato che l’overdose non fosse stata accidentale. Sorrise tra sé.

Un giorno forse, avrebbe raccontato ad Odasaku quella storia e si sarebbero fatti due risate. Anzi lui avrebbe riso; Oda probabilmente l’avrebbe rimproverato: mischiare alcol e medicinali, e lui si considerava una delle menti più brillanti della Port Mafia.

Ango osservò per qualche istante Dazai. Ovviamente non lo stava ascoltando. Sospirò massaggiandosi nervosamente una tempia. Aveva imparato a conoscerlo abbastanza bene in quegli anni, tuttavia era stato il primo a rimanere sorpreso dalla sua reazione alla morte di Oda. Credeva che Dazai in fondo fosse una persona cinica, invece la perdita di Odasaku l’aveva sconvolto.

Ango in tutta onestà non lo credeva possibile, aveva sottovalutato ciò che Oda probabilmente rappresentava per Dazai.

Uno strano dubbio sfiorò la sua mente ma decise di accantonarlo; non era il momento per tirar fuori certi argomenti. Dazai stava per partire e lui non voleva turbarlo più di quanto non fosse.

«Dazai-kun sei pronto?» Fu tutto ciò che disse. Il ragazzo gli sorrise. Ango sperò di aver preso la decisione giusta.

In quel momento Murray attivò la sua Abilità.

 

***

 

Appena Dazai aveva riaperto gli occhi, la prima sensazione che il suo corpo e i suoi muscoli avevano avvertito era stata un forte dolore alla base della schiena. Si guardò distrattamente intorno, mettendo bene a fuoco l’ambiente circostante. Una volta riconosciuto il luogo in cui si trovava scoppiò in una risata spontanea e lievemente isterica.

Il suo alter ego si era addormentato su di uno degli scomodi divani che si trovavano al trentesimo piano della sede principale della Port Mafia. Doveva quindi dedurre che in quella realtà lui faceva ancora parte dell’Organizzazione?

Be’ era possibile, pensò, notando anche il suo vestiario. Quegli abiti non erano molto diversi da quelli che indossava al momento della partenza dal suo mondo, ma poteva notare qualche piccola discrepanza; alcuni dettagli come, ad esempio l’aver ancora sulle spalle il pesante cappotto nero di Mori, oltre che una cravatta dello stesso colore annodata intorno al collo.

Il suo sorriso si allargò e con una mano raggiunse il volto per asciugarsi le piccole lacrime che si erano formate al bordo degli occhi in seguito alle risa incontrollate di prima. Poi lentamente scese per allentarsi quel soffocante indumento ancora stretto intorno alla gola.

C’era un qualcosa di fottutamente ironico in quella situazione. Forse l’universo si divertiva a torturarlo prendendosi gioco di lui.

Dopo aver perso qualche minuto con questi pensieri, Dazai decise di alzarsi per esplorare l’ambiente ma soprattutto iniziare la ricerca di Odasaku. Quella era la sua priorità. Gli sarebbe bastato vederlo ancora una volta, sorridergli, dentro di sé continuava a ripetersi queste parole fino alla nausea. Sapeva di star mentendo a se stesso. Niente gli sarebbe bastato, nemmeno abbracciarlo, semplicemente lo voleva di nuovo nella sua vita, che le cose tornassero come prima. Se avesse potuto avrebbe cancellato tutto: la Mimic e i fatti degli ultimi giorni.

Si stiracchiò pigramente levandosi anche dalle spalle quel fastidioso cappotto e restando con la sola camicia. Quella era stata la prima decisione che aveva preso quando aveva scelto di abbandonare la Port Mafia, non avrebbe mai più indossato quell’oggetto: era un regalo di Mori, non importava in che mondo si trovasse e se lì il Boss fosse un santo, o una persona buona. Per lui quell’uomo sarebbe sempre rimasto uno dei fautori che avevano portato, direttamente o meno, alla morte di Odasaku. Non voleva indossare nulla che fosse appartenuto a lui.

Dazai aveva bisogno di tempo per poter passare oltre, come per perdonare le scelte di Ango. Ora però aveva tutt’altro per la testa.

Raggiunse in fretta il primo ascensore disponibile, slacciandosi nel mentre la cravatta e abbandonandola a terra. Non fece caso agli sguardi dei sottoposti che incontrava e che lo fissavano preoccupati. Prima avrebbe trovato Odasaku e prima tutta quella storia si sarebbe conclusa; quell’incubo sarebbe finito. Si sarebbe svegliato e finalmente ogni cosa sarebbe tornata al suo posto, tutto sarebbe tornato come doveva essere.

Mentre procedeva verso l’uscita il suo cellulare continuava insistentemente a squillare. Si fermò di colpo, tirando l’oggetto incriminato fuori dalla tasca dei pantaloni. Stava diventando irritante. Osservò lo schermo per qualche minuto incredulo: 32 chiamate senza risposta. Il mittente era sempre lo stesso: Nakahara Chuuya. Chissà che diamine voleva quel tappetto isterico del suo partner da lui.

Rimase ancora un paio di secondi a fissare il cellulare; perché diavolo non ci aveva pensato prima?! Percorse tutti i contatti alla ricerca del numero di Odasaku.

Contatto inesistente.

Nessun Odasaku era salvato in memoria. Non era possibile, che diavolo significava? Qualcuno aveva cancellato il numero? Provò a digitarlo, fortunatamente lo conosceva a memoria: ancora contatto inesistente.

Dazai a quel punto si appoggiò al muro massaggiandosi le tempie. Doveva pensare.

Le opzioni erano due: la prima era che il Dazai di quel mondo non conoscesse Odasaku, la seconda era che qualcuno gli avesse semplicemente cancellato il contatto dalla memoria del cellulare. Ovviamente questa ipotesi faceva acqua da tutte le parti. Dazai non poteva dimenticare di trovarsi ora in una dimensione differente dalla propria, era quasi ovvio a quel punto, che io suo alter ego di quel mondo non conoscesse Odasaku; o almeno, non così bene da avere il suo contatto.

Ciò nonostante Oda poteva far parte della Port Mafia, d’altronde anche Dazai sembrava svolgere lo stesso lavoro. Così girò nuovamente su se stesso richiamando l’ascensore. Aveva bisogno di altri indizi e solo una persona al momento poteva fornirglieli. Esisteva solo un individuo che conosceva l’identità di ogni membro dotato di poteri all’interno della loro Organizzazione; e, anche se dentro di sé era ancora furioso, Dazai decise che nonostante tutto l’avrebbe incontrato.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovare Odasaku. Incontrare Mori sarebbe stato solo un piccolo pezzo da pagare.

 

***

 

Ougai Mori se ne stava tranquillamente seduto dietro la sua scrivania, intento a rileggere pigramente dei documenti. Aveva finito di occuparsi della sua cara Elise-chan che stava colorando sdraiata a terra poco distante da lui ed era tornato al lavoro, essere a capo dell’Organizzazione comportava anche quello, occuparsi delle scartoffie. Quando la sua quiete venne turbata dall’arrivo di Dazai. Il Boss non si aspettava di vederlo, tuttavia gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi, alzando di poco la testa dalla pila di fogli che aveva davanti per poterlo osservare anzi studiare meglio;

«Che succede Dazai-kun?» si limitò a domandare, posando piano uno dei fogli sul mobile, non mutando il proprio atteggiamento.

«Odasaku; cioè Oda Sakunosuke, mi dica dove posso trovarlo, fa parte della Port Mafia vero? È importante» il Boss lo fissò per interminabili minuti prima di decidersi rispondere; non aveva mai visto quell’urgenza negli occhi del suo braccio destro, trovò la cosa interessante oltre che curiosa.

«Dazai-kun non ho proprio idea di cosa tu stia parlando. Non conosco nessun Odasaku o quello che è. Piuttosto dimmi, ti sei occupato di quel trafficante d’armi?»

Dazai sbatté le palpebre, era il suo turno di sentirsi confuso; quindi il Boss non conosceva Odasaku? Si ricompose immediatamente, d’altronde era sempre stato bravo a bluffare; il migliore.

«Certo certo, missione compiuta. Ora però devo trovare assolutamente quell’uomo» insistette, non voleva esagerare ma nemmeno perdere altro tempo. Voleva andarsene da lì il prima possibile, trovava insopportabile l’idea di trovarsi così vicino al Boss. Dopo un’occhiata scettica, Mori tirò fuori dal cassetto della scrivania un tablet ed iniziò velocemente una ricerca. Anche Elise aveva abbandonato i suoi pastelli e ora stava osservando divertita lo schermo, seduta sul bracciolo della poltrona li accanto.

«Quel nome non compare in nessuno degli archivi della Port Mafia. Significa che quell’uomo non ha nulla a che fare con noi. Perché lo stai cercando Dazai-kun? È forse una minaccia? Dobbiamo occuparcene?» Chiese assottigliando lo sguardo, cercando di cogliere nel viso di Dazai una qualche spiegazione.

«Motivi personali» rispose incerto, aveva esitato qualche secondo e sicuramente il Boss se n’era accorto. In quel momento però non gli importava, desiderava andarsene da lì il più velocemente possibile, non sapeva per quanto sarebbe riuscito a mantenere il controllo. Tuttavia la reazione del superiore lo colse di sorpresa;

«Molto bene, allora prenditi pure il resto della giornata libero, te lo sei meritato dopo aver sistemato l’affare con quei trafficanti. Indaga sul tuo uomo misterioso ma da domani pretendo che tutto ritorni alla normalità. Mi servi al massimo della forma siamo intesi? Dobbiamo sistemare quello scambio con i coreani. Goditi la vacanza» concluse allegro. Anche Elise dietro di lui sorrideva.

«Ok, la ringrazio» rispose Dazai congedandosi velocemente, ancora sbigottito e confuso per l’atteggiamento adottato dal suo superiore.

Non appena chiuse la porta, una figura rimasta nell’ombra fino a quel momento si avvicinò al Boss.

«Allora, cosa ne pensi Chuuya-kun? Per me quel ragazzo sta nascondendo qualcosa» il rosso fece qualche passo in avanti, posando un bicchiere di vino ormai vuoto sulla scrivania, facendo attenzione alle carte che la ricoprivano. La luce che entrava dalle ampie vetrate faceva brillare ancora di più il colore dei suoi capelli ed accentuava il contrasto con gli abiti neri che indossava.

«Stiamo parlando di Dazai, ovviamente ci sta nascondendo qualcosa» Mori scoppiò a ridere;

«Benissimo. Lascio tutto nelle tue mani. Seguilo e tienimi informato sulle sue prossime mosse»

«Come desidera, Boss».

 

***
 

La porta dell’ascensore si stava lentamente chiudendo dietro le sue spalle quando, con somma sorpresa di Dazai, Chuuya lo raggiunse allungando una gamba per fermarlo. Il rosso entrò in silenzio nel piccolo abitacolo, limitandosi a guardarlo malissimo. Fu il primo tra i due a parlare, anzi ad urlare.

«Si può sapere che cazzo ti è preso?» Si era avvicinato velocemente e l’aveva afferrato per il colletto, sbattendolo contro la parete. In quel momento erano vicinissimi, Dazai aveva il viso del rosso ad un paio di centimetri dal proprio (l’altro si era alzato sulle punte), e poteva sentirne il respiro su di sé.

A quanto pare certe cose non erano affatto cambiate; anche in quella realtà alternativa Nakahara Chuuya restava una piccola testa calda sempre pronta a esplodere e inveire contro di lui. Come se Dazai fosse la causa unica e principale di tutti i suoi problemi.

«Non so proprio a cosa tu ti riferisca tappetto» rispose sorridendo e alzando gli occhi al cielo, per una volta poteva dire di essere sincero, non aveva idea di cosa potesse aver combinato il suo alter ego.

«Tappetto? Stai scherzando spero, quanti anni sono che non mi chiami in quel modo?! Ma passiamo alle cose serie: 32 chiamate perse Dazai, potevi anche rispondere o mandarmi un messaggio. Ieri sera non sei rientrato a casa, ero preoccupato a morte dannazione! Sapevo che c’era in ballo qualcosa con quei trafficanti d’armi. Inoltre, vuoi spiegarmi la scenata di poco fa nell’ufficio del Boss?! Che diavolo significa? Ora mi ha chiesto di controllarti!! Ma soprattutto si può sapere chi cazzo è Oda Sakunosuke?!»

Chuuya ormai aveva il viso della stessa tonalità dei suoi capelli, aveva buttato fuori tutto e ora la sua rabbia stava pian piano scemando. Dazai aveva ascoltato attentamente ogni parola e al momento non sapeva come replicare. Era abbastanza sorpreso da quella reazione del suo partner, a suo dire esagerata; ma soprattutto, aveva capito male o forse Chuuya aveva ammesso di essere preoccupato per lui?

Impossibile.

«Dazai? Ohi Dazai ci sei? Ehi Osamu rispondi!!!» Quello bastò per riportarlo alla realtà;

«Scusa ma come mi hai chiamato?» Chiese fissando il partner incredulo per qualche secondo;

«Oggi sei più idiota del solito? Ti ho chiamato Osamu»

«Si, ma perché?» Domandò grattandosi la testa.

«Come perché? È il tuo nome!! Seriamente, vuoi dirmi che sta succedendo? Hai ripreso a drogarti? Sei ubriaco vero? Eppure mi avevi promesso che ormai eri pulito»

Dazai era sempre più sconvolto. Non ci stava capendo nulla, desiderava solo poter tornare alla ricerca di Odasaku al più presto possibile.

«Non sono né ubriaco né drogato va bene? Ora scusami ma devo andare e ho una certa fretta Chibi» disse. Quando le porte dell’ascensore finalmente si aprirono, Dazai fece un passo in avanti con l’intento di uscire ma Chuuya fu più veloce l’afferrò saldamente per la vita stringendosi a lui, impedendogli la fuga.

«Che succede? Mi avevi promesso che non ci sarebbero più stati segreti tra di noi, siamo ancora partner, qualsiasi cosa sia posso aiutarti, lo sai»

Dazai era sempre più sconvolto, non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile da parte Chuuya. Sembrava pensare davvero quelle parole, come sembrava essere davvero preoccupato per lui. Un pericoloso dubbio si insinuò nella sua mente.

«E perché non dovrebbero esserci segreti tra noi?»

Domandò anche se aveva già intuito la possibile risposta e non gli piaceva. Per niente.

«Come perché? Sono il tuo ragazzo dannazione».

 

***

 

In quella realtà alternativa Dazai e Chuuya si erano messi insieme a sedici anni. Il moro durante una sparatoria aveva fatto scudo all’altro col proprio corpo, finendo col prendersi la bellezza di quattro proiettili, uno a pochi millimetri dal cuore. Era seguita una lunga degenza in ospedale, periodo in cui Chuuya era sempre rimasto al suo capezzale, non lo aveva lasciato nemmeno un giorno, facendo la spola tra le varie missioni e Dazai.

Da quel incidente le cose tra loro erano cambiate, come la natura della loro rapporto e il loro legame.

Dazai non poteva che essere rimasto sorpreso da quella rivelazione, mai, si sarebbe aspettato un risvolto simile; anche perché a prima vista quel Chuuya sembrava identico a quello che aveva lasciato nel suo mondo. Come poteva il suo alter ego starci insieme?! Probabilmente era solo perché in quella realtà non aveva mai incontrato Odasaku.

Ed ecco, che la sua mente tornava sempre lì, al suo amico. Doveva trovarlo, aveva bisogno di rivederlo ma soprattutto, di sincerarsi che stesse bene.

Mezz’ora dopo, Dazai si trovava ancora in compagnia di Chuuya in un McDonald vicino al Quartier Generale. Il suo partner e fidanzato, non sembrava avere alcuna intenzione di lasciarlo girovagare da solo per la città, l’aveva seguito come un cagnolino fedele, per poi lamentarsi come un bambino perché gli era venuta fame. Così l’ex dirigente si era trovato ad accontentarlo prima di perdere altro tempo.

Dazai aveva ordinato solo un caffè, non aveva appetito, sentiva ancora un leggero senso di nausea misto a preoccupazione all’altezza dello stomaco, e non sapeva di preciso a cosa potesse essere dovuto. Sperava solo di rintracciare Odasaku al più presto e stava mentalmente vagliando tutti i possibili modi per farlo.

Intanto Chuuya seduto davanti a lui, divorava il secondo panino come se fosse a digiuno da una settimana. Era incredibile come il rosso, di solito incredibilmente composto, perdesse completamente il controllo quando si trattava di cibo. Si fermò di colpo, non appena si accorse dello sguardo del moro puntato su di sé;

«Allora mi vuoi dire di che si tratta? Chi è quel tipo? Cosa bolle in pentola?»

Concluse prendendo una manciata di patatine e portandosele lentamente alla bocca. Se Dazai non l’avesse conosciuto così bene, avrebbe pensato che quel gesto fosse calcolato e il rosso lo stesse deliberatamente provocando. Tuttavia non riuscì ad impedirsi si seguire come ipnotizzato ogni movimento dell’altro.

«Sai, non ti facevo tipo da McDonald» ammise passandogli elegantemente un tovagliolo, notando come il rosso si fosse sporcato leggermente il labbro superiore col ketchup.

Chuuya non smise per un secondo di guardarlo male. Odiava quando l’altro non rispondeva alle sue domande, tuttavia accettò il pezzo di carta, ripulendosi.

«Quando sono nervoso ho bisogno di cibo spazzatura. Lo sai, mi hai obbligato tu a smettere di fumare, ma ora non cambiare argomento come tuo solito, mi vuoi dire perché stai cercando quell’Oda o come si chiama?»

Dazai sospirò stancamente preferendo osservare fuori dalla finestra che sostenere lo sguardo indagatore del proprio partner. Sapeva che non era facile mentirgli, si conoscevano così bene, forse anche troppo.

Parlare di Odasaku con Chuuya era l’ultima cosa che in quel momento voleva fare, ma non poteva evitarlo. Si passò stancamente una mano sul volto, sperando che il rosso si accontentasse della spiegazione sommaria che aveva preparato;

«Era un mio vecchio amico. Penso si trovi in pericolo, per questo voglio trovarlo»

Chuuya non sembrò credere ad una parola. Come previsto.

«Non ne hai mai parlato prima» Ovviamente. Pensò Dazai.

Ormai aveva capito come in quella realtà il suo alter ego non conoscesse affatto Odasaku, il che avrebbe reso più difficile anche per lui rintracciarlo.

Chuuya intanto aveva finito anche la seconda porzione di patatine, si era pulito la faccia e ora attendeva pazientemente una risposta. A Dazai venne quasi da ridere per l’assurdità di quel mondo, e per tutta quella situazione, mai avrebbe pensato di trovarsi ad un McDonald in compagnia del suo partner ad evitare domande scomode sul conto di Odasaku.

«Che cazzo hai ora da sorridere? Si può sapere cosa c’è di così divertente?»

Tornò a fissare il ragazzo seduto davanti a sé, avrebbe potuto divertirsi a spese di Chuuya e forse il vecchio se stesso l’avrebbe fatto se si fosse trovato in una situazione simile, ma in quel momento desiderava solo poter trovare al più presto Oda.

Chuuya si stava innervosendo, Dazai sapeva riconoscere i segni che precedevano una sfuriata, aveva imparato col tempo a classificarli, in modo da prepararsi o, a seconda dei casi, usarli a suo favore. Ma inaspettatamente non accadde nulla di quello che aveva previsto. Il rosso aveva fatto prima una faccia confusa, aveva sbuffato, per poi allungare la mano e intrecciarla con la sua.

L’ex dirigente si ritrasse subito spaventato, come se si fosse scottato non aspettandosi quel contatto. Il rosso sembrò ferito per quella reazione, e anche Dazai col senno di poi, pensò di aver esagerato. Solo, ecco, non aveva previsto quel gesto. Il Chuuya che conosceva non lo prendeva per mano, al massimo provava a rompergliela, un osso alla volta! Ma quello non era il suo partner. Lui si trovava in un altro mondo, perché era così difficile ricordarlo?

«Di la verità mi stai tradendo Osamu

Ecco, quel tappetto l’aveva rifatto, l’aveva chiamato per nome. Dazai non doveva essere così sorpreso. Se in quel mondo erano fidanzati era normale che Chuuya avesse tutta quella confidenza, tuttavia sapeva che non si sarebbe mai abituato. Non credeva che avrebbe mai udito proprio nome uscire dalle labbra del rosso. Si chiese come sarebbe stato, se a pronunciarlo fosse stato Oda. Si era nuovamente perso nei suoi pensieri prima di accorgersi di Chuuya che lo fissava in attesa di una risposta. Qual era stata la domanda? Quasi non la ricordava;

«No» mormorò sottovoce. Anche se in quel momento la sua mente si divertiva a mostrargli con immagini sempre più vivide il sorriso di Odasaku e poi i suoi ultimi istanti di vita. Dazai doveva controllarsi, non voleva far insospettire Chuuya, doveva continuare a recitare la parte del bravo fidanzato.

«Allora ti aiuterò nella tua ricerca. Dopotutto sono ordini del Boss, devo controllarti ed evitare tuoi colpi di testa»

Dazai alzò la testa sorpreso e gli sorrise grato, forse essere fidanzati non sarebbe stato poi così male, il potere del suo partner poteva tornargli utile.

«Ti ringrazio» e Chuuya arrossì di colpo;

«Su muoviti ora spreco ambulante di bende; finisci quel caffè e iniziamo la ricerca del tuo amico misterioso».

 

***

 

Un paio d’ore dopo stavano passeggiando per il centro di Yokohama, era ormai pomeriggio inoltrato e stava iniziando ad alzarsi una leggera brezza proveniente dal mare. Chuuya camminava qualche metro in avanti, ogni tanto Dazai lo perdeva di vista tra la folla, per poi rivedere spuntare il suo cappello qualche istante dopo.

Erano incredibili quelle realtà, anzi era incredibile come cambiando leggermente un fatto si potesse provocare un effetto domino in grado di sconvolgere così le loro esistenze.

All’improvviso Dazai notò come Chuuya si fosse bloccato di colpo, in mezzo al marciapiede e stesse fissando intensamente qualcosa davanti a lui, per poi voltarsi ed iniziare ad urlare nella sua direzione;

«Ehi come hai detto che si chiama il tuo amico?»

Dazai lo fissò inizialmente senza capire, per qualche secondo si era perso nel contemplare la figura di Chuuya e si era distratto.

«Oda Sakunosuke» rispose con un filo di voce.

Il rosso si limitò ad indicargli un enorme cartellone pubblicitario. Dazai ora era accanto a lui; non poteva fare a meno di fissare quell’insegna. Era senza parole, in quel momento non era nemmeno sicuro di star respirando o di essere vivo. L’ex dirigente sentì per un attimo la sua mente svuotarsi. Doveva essere felice, sollevato; eppure stava provando un sacco di emozioni diverse e contrastanti.

Il volto di Odasaku appariva davanti a lui sorridente su quel cartellone dove era brevemente riportata la pubblicità di un evento che si sarebbe tenuto nella città di Yokohama. Una serata di gala, in cui il brillante scrittore giapponese Oda Sakunosuke avrebbe presenziato firmando copie del suo ultimo romanzo.

Dazai era completamente senza parole mentre fissava l’immagine di Odasaku. Era lui, l’aveva trovato, non c’erano dubbi. Era vivo.

Odasaku in quella realtà era ancora vivo.

Una lacrima silenziosa gli scese lungo la guancia e Dazai non ebbe modo d’impedirlo, la gioia in quel momento era troppa perché potesse in qualche modo contenerla, come anche il sollievo nel sapere che stava funzionando, il suo piano per salvare l’amico stava funzionando.

Chuuya era ancora accanto a lui, aveva visto la sua reazione e non aveva potuto evitare di notare anche quella lacrima. Non aveva mai visto Dazai così prima. Fece il possibile per mantenersi calmo, serrando impercettibilmente pugni, ma dentro di sé stava urlando.

Dazai era innamorato di quel uomo, di quello scrittore, ora non aveva più alcun dubbio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice:

Scusate per il ritardo, avevo detto un capitolo al mese ma è passato leggermente di più sorry. La prossima volta giuro che sarò puntuale. In tutto ciò spero che questo capitolo vi sia piaciuto (io su alcune parti ho ancora dei dubbi ^_^). Ringrazio come sempre chi sopporta i miei scleri dietro le quinte e chi da corda alle mie idee troppe, troppe, troppe idee. <3

Torno nel mio angolino XD

  
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