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Autore: PensieriLeggeri    08/11/2020    5 recensioni
Remus guardò fuori dalla finestra mentre il cielo si colorava di rosa, preannunciando l’inizio di una bella giornata soleggiata. Il mondo magico si stava svegliando in quella che tutti consideravano la ricorrenza della caduta del Signore Oscuro, il giorno in cui il grande Harry Potter era sopravvissuto alla più fatale tra le maledizioni senza perdono. Ma per Remus no, per Remus in quel giorno non c'era niente da festeggiare; il primo novembre era solo l'anniversario della fine della sua vita.
[Questa storia partecipa al contest “Ignotus - Indovina chi (Edizione Deluxe)” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Erano passati due anni dal giorno in cui aveva perso tutti, perfino se stesso. Ogni notte gli incubi bussavano alla sua porta, svegliandolo nel sudicio letto di qualche saltuario appartamento in cui si trovava a vivere. Vivere, verbo buffo per chi, come lui, aveva smesso di farlo già da anni: le paure ed i rimorsi lo divoravano vivo, prendendosi giorno dopo giorno gli ultimi sprazzi di lucidità rimasta.
Si guardò attorno cercando di autoconvincersi che fosse sveglio, che quegli occhi grigi appartenessero all'incubo appena passato, che quel volto, incorniciato dai lunghi capelli neri, non lo stesse realmente cercando di uccidere, proprio come aveva già fatto con i loro amici.
Il suo sguardo, abituato all'oscurità grazie alle innumerevoli notti di luna piena passate chiuso in una stanza stregata, si posò su una vecchia fotografia babbana abbandonata sul comodino affianco al letto: i colori ormai sbiaditi mostravano ancora un bimbo di tre anni divertito, i capelli castano chiaro che gli ricadevano sugli occhi verdi, mentre veniva stritolato in un abbraccio dai propri genitori.
In preda ad un momento di nostalgica mancanza di quelli che considerava i migliori anni della sua vita, decise di farsi luce con la bacchetta di cipresso e crine di unicorno nascosta sotto al cuscino. "Lumos", sussurrò e, con la mano sinistra libera, tirò fuori dal primo cassetto del comodino un'altra foto, anche questa babbana. Gli occhi iniziarono presto ad inumidirsi, per poi lasciare spazio alle lacrime che, segnando veloci le guance, decisero di soffermarsi ad accarezzare le cicatrici incise sul volto del ragazzo. Prese un respiro profondo cercando di calmarsi, poi si asciugò con la manica del pigiama gli occhi ormai appannati: la foto era il ricordo di un giorno speciale. Quattro giovani uomini, in abiti eleganti, erano in posa: il primo, alla destra di tutti, aveva dei lunghi capelli tra il biondo e il rossiccio, il viso paffuto e gli occhi sgranati che ammiravano il ragazzo al suo fianco. Questo invece portava uno sguardo fiero ed un sorriso che illuminava tutto il gruppo, gli occhiali appoggiati sul naso e un folto cespuglio di capelli neri e indomabili, il braccio sinistro stringeva le spalle del suo amico accanto, amico però senza volto: nella foto era presente un buco dai bordi bruciati che spiegava come qualcuno avesse provato a cancellare una presenza non più gradita. Le mani che tenevano ferma la foto si soffermarono ad accarezzare il volto dell’ultimo ragazzo timidamente sorridente: i capelli castano chiaro striati di grigio, gli occhi verdi e le cicatrici incise sul volto. Dietro alla stampa una scritta:“Malandrini, matrimonio di James e Lily Potter”.
Remus si asciugò una lacrima ribelle che aveva nuovamente segnato la sua guancia e i suoi pensieri ricaddero su Sirius Black: gli occhi grigi che ogni notte tornavano a tormentarlo nel sonno, a ricordargli che mentre lui si era trovato nel nord del Paese per una missione affidatagli dell’Ordine, esattamente due anni prima, Black aveva pugnalato i propri amici alle spalle, rivelando la posizione segreta dei Potter a Lord Voldemort, per poi uccidere senza pietà dodici babbani e Peter Pettigrew, il quarto malandrino.

Remus guardò fuori dalla finestra mentre il cielo si colorava di rosa, preannunciando l’inizio di una bella giornata soleggiata. Il mondo magico si stava svegliando in quella che tutti consideravano la ricorrenza della caduta del Signore Oscuro, il giorno in cui il grande Harry Potter era sopravvissuto alla più fatale tra le maledizioni senza perdono. Ma per Remus no, per Remus in quel giorno non c'era niente da festeggiare; il primo novembre era solo l'anniversario della fine della sua vita. Tutti lo avevano abbandonato: tre dei suoi migliori amici erano morti, l'unico vivo era il traditore che, senza processo, era stato imprigionato ad Azkaban. Una volta terminata la guerra i compagni dell'Ordine della Fenice erano tornati alle loro vite e lui, per la prima volta dal Settembre 1971, si era ritrovato solo a convivere con i propri demoni, solo dopo le innumerevoli promesse da parte di quei tre amici di non abbandonarlo mai, solo a temere la luna piena ogni notte, odiandola e maledicendola prima di addormentarsi.
Cacciò indietro le lacrime, alzandosi con fatica dal letto di quell'appartamento in cui viveva da quasi due mesi, per poi dirigersi verso il bagno a fare una doccia. Infilò la solita camicia, il solito pantalone e il solito maglione di qualche taglia più grande, pronto ad incamminarsi verso lavoro come in un giorno ordinario.
Remus da ormai due anni viveva alla giornata: cercava piccoli lavoretti di gran lunga al di sotto delle sue straordinarie capacità e il più lontano possibile dal mondo magico. Una volta al mese doveva inventare scuse per assentarsi dal lavoro nelle giornate successive alla luna piena: da quando non passava più le sue notti da lupo a scorrazzare per i territori attorno ad Hogwarts assieme ai malandrini nelle loro forme di Animagi, le trasformazioni erano diventate più dolorose e violente, al punto da costringerlo ad intere giornate a letto per riprendersi dalle ferite che si autoinfliggeva. Come d'abitudine, verso il secondo mese il datore di lavoro, così come il proprietario dell'appartamento in cui Remus si trovava temporaneamente in affitto, si insospettiva e lui era obbligato a dare le dimissioni e a cambiare mansione, abitazione e, perché no, anche città.

Quel martedì di Novembre 1983, Remus John Lupin lavorava in una piccola libreria poco al di fuori di Londra: l'odore dei libri, dei grandi e antichi classici babbani, gli ricordavano gli anni passati a studiare nella biblioteca di Hogwarts, assieme ad i suoi ormai-non-più amici.
"Buongiorno signor Lupin" lo salutò il proprietario del locale dall'altra parte della strada mentre il mago cercava di aprire il negozio con un mazzo di chiavi babbane. Remus sorrise gentilmente e fece un cenno di saluto, senza dare però troppa confidenza, consapevole che a breve avrebbe dovuto cercarsi nuovamente lavoro.
Si specchiò distratto nella vetrina: le occhiaie viola scuro gli cerchiavano gli occhi facendone risaltare l'ormai spento color verde. "E' solo un nuovo giorno, Remus, un giorno come tutti gli altri" pensò, mentre apriva la porta del negozio. Ma lui lo sapeva, sapeva di essere ormai solo una scatola vuota che si trascinava giorno dopo giorno in una vita ordinaria e senza senso, sapeva di non avere più un reale motivo per continuare a vivere, a parte suo padre, Lyall Lupin, troppo fragile per poter sopportare anche la morte del suo unico figlio, oltre a quella della moglie. Remus sentiva come se tutti i suoi ricordi felici fossero stati risucchiati da un Dissennatore che, ormai sazio, gli aveva lasciato solo un corpo vuoto senza anima.



 
Note dell'autrice:
Eccomi qua con questa one shot (la prima scritta, tra l'altro) che partecipa al contest “Ignotus - Indovina chi (Edizione Deluxe)” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp. Lo scopo era quello di scrivere un indovinello - le prime cinque righe - su una qualsiasi persona / oggetto e poi attorno a quello sviluppare la one shot. Spero vi si piaciuta almeno la metà di quanto mi sia divertita io a scriverla. Fatemelo sapere nelle recensioni; come sempre vorrei sapere anche i vostri dubbi a riguardo.
Un bacio a tuttx, alla prossima.

Carlotta 
   
 
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