Sostituto

/so·sti·tù·to/
[dal lat. substitutus, part. pass. di substituĕre «sostituire»]. Chi sostituisce un’altra persona, chi ne fa le veci e ne svolge le funzioni o la rappresenta
 

 
«Ma certo che voglio lasciare i Dursley! Tu hai una casa? Quando posso venire?»
 
Harry non sa chi si trova davanti, ma avverte già un profondo attaccamento inspiegabile verso Sirius Black. Non ricorda nulla del suo primo anno di vita, ma in quegli occhi infossati riesce a scorgere un legame che non ha mai avuto.
Negli ultimi mesi l’ha odiato con ogni fibra del suo essere, ma adesso dopo che la verità è venuta a galla, sente che gli vuole già bene e che gli spazi vuoti dietro le sue spalle finalmente sono coperti.
Non può dirgli che vorrebbe scappare in quel preciso e non tornare più.
Vivere insieme, con una persona che forse lo potrebbe amare come avrebbero voluto loro, lo conforta e gli fa scaturire nel cuore un moto di felicità.
Lo osserva speranzoso, lui è lì in carne ed ossa.
Dev’essere davvero magnifico essere amati, l’ultima volta che l’ha provato è stato guardando delle vecchie fotografie e il riflesso bieco in un grande specchio incantato.
Non ha gli occhiali, però in un modo o nell’altro ha un pezzo di lui.

 
«Lui non è James, Sirius!»
 
Sirius sa bene chi è Harry. Lo conosce dai suoi movimenti, dai suoi sguardi; lo ricorda bambino tra le sue braccia.
Gli è bastato un solo sguardo, quella notte di quasi tre anni fa nella vecchia Stamberga Strillante per volerlo bene come un tempo.
Incrociando il suo sguardo già sa che lui è come James e tutto si è messo a posto, c’è speranza, forse per loro.
Ma nelle ore dove tutto è confuso e il sapore amaro dell’alcool lo anestetizza debole sul pavimento riconosce che qualcosa non va, qualcosa non torna.
Ride senza un motivo, la bottiglia è quasi vuota.
Sirius lo sa chi è Harry, soprattutto chi non è.