Quando quella mattina si siede a tavola il ragazzo ha una strana espressione sfacciata dipinta sul volto.
Lo osserva in incognito con un occhio tra le pagine del giornale del mattino e qualche morso al toast imburrato che Petunia amorevole poggia sul piattino alla sua destra.
Vernon Dursley non è di buon umore, forse per la notizia che ha appena letto a pagina cinque, vale a dire il crollo del PIL, oppure perché lo vede sorridere amabilmente.
Inoltre si sente abbandonato dal governo che non l’ha mai tutelato e schiacciato da quella presenza in casa sua.
«Ve lo farei vedere io come si comanda buoni a nulla!» borbotta indignato.
Fa finta di niente, come se quel posto fosse vuoto, ma quel sorriso gli fa attorcigliare le budella convulsamente.
Sua moglie è come sempre indaffarata e suo figlio, il suo orgoglio più grande, sta mangiando la terza porzione di uova strapazzate.
Un dolce odore invade l’aria accompagnato da uno sfrigolio invitante.
«Muoviti! Voglio adesso il bacon!» tuona Dudley.
La sua espressione è di fierezza viscerale per il temperamento del giovanotto, smettendo però quando i suoi piccoli occhi, ma non meno potenti, inquadrano l’espressione placida di quel tipo.
Non gli è mai andato giù, da quando l’ha sentito piangere quella dannata mattina che se lo sono ritrovati sullo zerbino come un pacco inviato dalla Royal Mail.
Ricorda che il primo brivido l’ha percepito quando ha incrociato quegli occhi così accesi e strambi; ha implorato Petunia che lo lasciasse in qualche orfanotrofio, ma per qualche motivo lei ha sempre rifiutato.
In fondo il ragazzo è qualcosa di anormale, anche se mantiene quel viso angelico e tranquillo, lui non è mica uno sprovveduto nato ieri, sa con precisione che non ci si può fidare, soprattutto da quando ha iniziato a frequentare quel manicomio di scuola.
Mugugna irritato, i baffi vibrano risentiti.
«Vernon caro, dovresti mettere a posto l’aiuola prima che arrivi Marge» squittisce sua moglie, tesa per via dell’arrivo di sua sorella.
«Certo tesoro, me ne occupo oggi stesso» risponde Vernon, senza distogliere gli occhi da lui.
Nota che quel giorno consuma lentamente la sua fetta di pane raffermo e che ancora non ha bevuto il succo avanzato di Dudley.
I suoi bizzarri occhi fissano la proibita bottiglia di latte, come se volesse berne un sorso.
Vernon si infastidisce di più quando nota sul giornale la foto di quel ricercato di cui tutti parlano.
«Ma nelle prigioni non hanno le docce?» esclama disgustato osservando il groviglio di capelli sudici del delinquente.
«Io ho finito, vado a pulire il vialetto» dice  quello con voce piatta.
Vernon lo guarda uscire, mentre il sospetto più losco si impadronisce di lui.
Osserva Dudley finire il piatto e bere un lungo sorso di latte, soddisfatto.
«Ah!» esclama folgorato dalla conoscenza improvvisa e facendo voltare i presenti.
«Petunia cara, dovremmo mettere un chiavistello al frigo, lo strano ragazzo potrebbe rubare il latte» sibila soddisfatto di sé.
Con un tipo strambo del genere, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
 
 
Note.
Questa flash partecipa al Contest Animali fantastici e come trovare l'ispirazione indetto da Lita_EFP sul forum di EFP; ho scelto il pacchetto Knarl e devo dire che mi sono divertita da matti. Non ho mai scritto niente su questo tricheco antropofago di nome Vernon Dursley ma l’esperienza mi è davvero piaciuta. Ditemi che ve ne pare, un abbraccio.