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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    21/08/2009    2 recensioni
I ricordi di quel che è successo a casa sono appena dietro le palpebre, però non lo tormentano.
Matt non sobbalza, sentendo nuovamente la voce di Beyond su di sé, non si angoscia per l’urlo di Misa, non chiede il perché di quel pizzico sul collo.
[Prompt BDT di Fanfic100_ita - Serie generale.
39 (Gusto), 74 (Oscurità), 75 (Ombra), 73 (Luce).]
Genere: Sovrannaturale, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Misa Amane, Near
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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75 ~ Ombra.

Conteggio parole: 1158.

Questo capitolo è decisamente più lungo del precedente... Pazienza, anzi, meglio così ^^’.
Diamo un nome alla signora – all’inizio doveva essere un personaggio originale, però poi si è rivelata abbastanza influente e quindi ho deciso di assegnare la sua parte a qualcuno della serie originale. Se vi trovate di fronte a dettagli che non vi spiegate o simili, provate a ragionare sulla scelta delle parole oppure seguite a leggere: amo alla follia i riferimenti e tutto quel che scrivo ha uno scopo :D
Grazie a BloodNyar per la recensione *O*, questo capitolo è dedicato alle due piccole pesti depravate Sayuki e Hateru, senza le quali avrei sicuramente finito molto prima.
Vi amo, miei piccoli demoni!, e ricordate: Near è una gazzella. [Cit.]

L’orda di formiche che mi molesta (!) da quando ho messo piede nel campeggio vi augura buona lettura ^^.
- Ehi, questo capitolo è fottutamente fluffoso! Nel terzo torna alla ribalta Matt versione nerd menefreghista e Mellow Yellow alla come-Light-comanda, spero di non giocarmi tutti i lettori con questa seconda parte della storia [muppa-]



Capitolo due.
75 ~ Ombra.

La signora, pur di non lasciargli la mano, cammina un po’ curva.
Ogni volta che si gira a guardarlo, Matt sente quegli occhi pungenti sulla sua testa – forse anche lei vuole fare qualche battutina cattiva sui rossi che portano sfortuna come quella bestia di Kevin.
Lei però allunga il braccio e lo accarezza.

Oh, che bella cosa le coccole!
In quel piccolo gesto trova tutta la dolcezza e l’affetto del mondo, si avvicina di più alle gambe bianche della signora e le abbraccia. La sente trasalire al contatto, però non può impedirsi di strusciare un po’ la guancia sul fianco di lei.

«Matt, per favore».
Con il magone lui si separa, riprendendo a camminare con più mestizia.

«Allora... Cosa ci fai a spasso a quest’ora?» gli chiede. È un po’ imbarazzata, però questo nulla toglie al fascino di quella voce da bambina.
Un nuovo sorriso nasce sulle labbra del piccolo, che alza il viso e risponde, raggiante: «Devo trovare la luce per Mello!»

La signora ride, e il divertimento sul suo viso la fa sembrare ancora più bella.
Troppo preso dall’ammirarla, un’infatuazione che lo rende cieco a tutto, non nota i vicoli sconosciuti e le occhiate sospette degli abitanti di quella notte sporca. Quasi non si accorge di essere stato accompagnato oltre un portone.
Qui è caldo e asciutto, e una lampada a olio rischiara il cupo atrio.

«Dove sono gli interruttori?» borbotta Matt, trascinando la signora a ridosso del muro e mettendosi a cercare i bottoncini per la luce elettrica.
Con un sorriso frettoloso lei lo sospinge in una porticina laterale. Trovarsi d’improvviso in un armadio a muro, per di più al buio, per di più per mano di quella signora tanto buona, è un vero e proprio trauma: eppure, il dialogo acceso che la sua ospite sta avendo con un uomo sconosciuto lo convince a non chiedere aiuto.
Si sedie, abbastanza vicino all’entrata per poter sgusciare via il prima possibile, tira fuori il giochino elettronico e lo accende. L aveva promesso che per il suo prossimo compleanno gliene avrebbe regalati almeno tre se fosse riuscito a restare con naturalezza al buio senza avere paura.

«Ci sono riuscito, L!» bisbiglia, tornando poi sul videogame.

Ancora qualche minuto, giusto il tempo di arrivare a un punto critico del terzo livello, quando la porta dell’armadio si apre.
È la signora: gli sorride dolcemente e gli porge la mano. Senza scollare gli occhi dal gioco lui la raggiunge.

Sente l’uomo allontanarsi, sta borbottando qualcosa come «Un animaletto!...»

Ma a Matt non importa, ha il suo gioco e ha la signora anti-buio. Ora deve portarla a Mello.
Però lei non sembra disposta ad ascoltare. Lo trascina velocemente per lugubri corridoi, accelera il passo quando spunta qualcuno da dietro gli angoli, se lo stringe addosso.

Sente, da dietro una porta, una donna che chiede, austera: «Un bambino? Chi è l’anima pia che ha portato un bambino?»
«Nessuno, ora torna a dormire, brutta strega» ringhia a bassa voce la signora, svoltando nuovamente.

Non riesce a ricordare quante volte abbiano girato e se ne rammarica: se lei non fosse disposta a venire all’orfanotrofio l’unica soluzione sarebbe scappare e cercare qualcun altro – i qualcos’altro.

Arrivano di fronte a una porta, interamente bianca. La cornice, la maniglia, tutto di un candore che acceca in contrasto con le pareti e il pavimento anneriti dal tempo.
Si aspetta quasi il metallo del pomello lo scotti e per un attimo sembra così; si accorge poi che è solo fredda, almeno quando la mano della signora che lo sospinge dentro, sfiorandogli la parte alta della schiena.

«Allora,» gli sorride, materna, indicando il grande letto a baldacchino «di cosa vuoi parlare, piccolo?»
Lui però continua a guardarla con sospetto, e un po’ sembra spaventato quando la donna toglie il lungo cappotto scuro; sotto, un abitino di pizzi neri che tanto la fanno somigliare alla bambola che L ha regalato a Linda, quando la piccola Joey tinse i capelli del precedente giocattolo di un improbabile verde pistacchio.

Sì, Matt trova che la signora assomigli molto a quella bambola di porcellana, ancora più di Mello. Però a lei potrà dirlo senza guadagnarsi un doloroso pizzicotto, spera.
Anche la signora ha la pelle bianca e apparentemente fredda come quella del prezioso dono; anche la signora ha bei capelli biondi, sebbene quelli della bambola fossero acconciati in tanti piccoli boccoli, mentre la signora li tiene lisci e sciolti sulle spalle.
Un’altra differenza sta negli occhi: il gioco aveva gli occhi di vetro, piccole perle che brillavano d’azzurro. Uno sguardo di cielo promettente tempesta – la stessa tonalità starebbe bene, benissimo sul viso della signora, pensa, al posto di quegli iracondi rubini in cerca della sua approvazione.

«Oh, io...» si ridesta da quei pensieri confusi, guardandosi intorno. La stanza è così cupa e buia che a malapena riesce a vedere le proprie mani. «Io volevo chiederti di aiutare Mello» dice, serio, ricordando il suo proposito.
«Cosa dovrei fare per il tuo amico Mello?»
«Il mio migliore amico!»

«Oh,» gli sorride, sedendosi sul grande letto a baldacchino vestito di blu. «il tuo migliore amico? E com’è?»
Matt si fa prendere dall’emozione, mentre racconta delle gesta del compagno d’istituto. Gesticola, alza la voce, a volte ride, altre è sull’orlo del pianto. E, senza capire come, si trova d’improvviso sotto le calde coperte, piacevolmente fra le braccia della signora.

«Non dovete avere paura del buio,» sussurra lei al suo orecchio «è solo l’ombra del giorno».
Sembra così malinconica che per un secondo il bambino resta stregato dalle emozioni nascoste in quella voce. Poi elabora la frase.
«Ombra?» scatta a sedere, cercando di allontanarsi dal caldo e morbido giaciglio. «Devo tornare alla Wammy’s House!» esclama.
«Perché?» domanda la signora, un poco spaventata da quella decisione improvvisa.
«Se è solo ombra, basterà spostarsi!»

E lei ride, sorpresa dall’innocente ingenuità del bambino. Con dolcezza lo stringe al petto, lo culla fino a quando non lo sente smettere di agitarsi.
«Domani, piccolo Matt, domani. Questa notte fai compagnia alla povera Misa, che si sente tanto sola senza il suo Light...»

Qualcosa nello sguardo della signora lo convince. Per quanto gli bruci – sembra quasi un tradimento, sa che entro poche ore farà giorno; allora potrà raggiungere Mello con la signora, e il suo amico sarà libero per sempre da quel senso di oppressione che gli danno le luci spente, la camera vuota, il silenzio della notte.

Scivola fra le braccia di Morfeo ancora perso fra i suoi progetti, e la mano affusolata della donna si poggia sui suoi occhi chiusi.
«Piccolo Matt, mi permetterai di essere la tua mamma?»

~

Mello si sveglia improvvisamente, tirandosi a sedere nel letto sfatto. Passa il polso sulla fronte sudata, cercando di ricordare il sogno che sembra averlo sconvolto tanto da costringerlo a svegliarsi.
Sente uno strano vuoto all’altezza del petto, come se qualcosa gli fosse appena stato portato via.

Incapace di descrivere quella sensazione, si guarda attorno, notando le coperte sistemate alla meno peggio del suo amico.

«Matt?»

  
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