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Autore: Torija    10/11/2020    2 recensioni
Prima del mito il Fato affidò a Zeus dodici Guardiane protettrici della natura. Affascinato dal loro potere Zeus, il padre degli dei, insegnò alle semi dee i rudimenti del cosmo affidando loro l'arduo compito di forgiare le sacre vestigia dei cavalieri. Spaventato ed invidioso dal lor cosmo sempre più potente le affidò alle cure di Dioniso, imponendo al Dio di tenerle celate per l'eternità, cancellando così il loro ricordo.
L'oblio imposto dal Dio è però destinato ad infrangersi. Quattro anni sono passati dalla guerra sacra ed il potere delle Guardiane è oramai spropositato. Per Zeus è giunto il momento di agire una volta per tutte
Intrighi, bugie, guerra, passione, amore e nuovi guerrieri saranno ciò che troveranno i cavalieri di Athena quando verranno a conoscenza della storia mai raccontata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La storia che mi appresto a raccontarvi è antica e ahimè sconosciuta. Non di certo per volere dei protagonisti, bensì per il volere dello stesso Zeus, il quale per paura di perdere prestigio e potere tradì la natura stessa, relegando le sue figlie nell'oblio e nella vergogna.
 
C'era un tempo, quando le divinità popolarono il monte Olimpo, in cui la natura aveva forme femminili. Leggiadre e bellissime fanciulle la rendevano viva, le donandole fluenti capelli e gentili movenze. Dodici erano le prescelte.
 
Tre fanciulle a guardia del fuoco: per domarlo, per accudirlo e riflettere la sua luce.
 
Tre a guardia della terra: a cura della fauna, della flora e delle terre emerse.
 
Tre a guardia delle acque: per dominare i mari, per dominare i laghi e per dominare le maree.
 
Tre a guardia dell'aria: a custodia delle nubi, dei venti e delle tempeste.
 
Dodici fanciulle a custodia del mondo. Amate dalla gente, perchè era da era essa che il Fato le aveva scelte. Con perizia erano infatti state cercate, al fine di sorreggere il mondo tramite la loro grazia e potenza . Rispettate dagli Dei e trattate come loro pari, nonostante la loro passata natura umana che le reneva a tutti gli effetti semi divinità.
 
Passavano le giornate a giocare, danzare e cantare con gli Dei ed ogni divinità si prendeva cura di esse addestrandole al combattimento ed istruendole.  Non furono solo nutrite di cultura, a loro venne fatto dono del cosmo, il potere unico degli Dei. Un cosmo di tali dimensioni che si diceva fosse più potente di quello delle stesse divinità, giacchè dentro di esso vi era il respiro del mondo e della natura.
 
Passarono secoli in armonia e la differenza tra chi era nato mortale e chi era nato Dio si fece indistinguibile. Le dodici fanciulle erano cristallizzate nella loro primavera, ovvero all'età in cui il Fato decise di donare loro il potere e la vita eterna.
 
Nei secoli in cui gli Dei camminavano ancora tra gli uomini, attorno ad essi si crearono dei piccoli gruppi di giovanotti loro devoti. Ogni divinità prese con se i suoi fedeli e gli insegnò l'arte del combattimento risvegliando in essi un timido cosmo, il quale , con grande stupore delle divinità stesse era insito in molti giovani predestinati a servire gli Dei. 
 
Uno sparuto gruppo di giovanotti si creò anche attorno alle dodici figlie della natura, le quali avevano preso il nome di Guardiane. Assieme alla loro bellezza e grazie era infatti cresciuto il potere derivato dal cosmo che possedevano, notando che la sua potenza era legata al ciclo astrale delle costellazioni che formavano lo zodiaco. Nonostante fossero semi dee per gli uomini non aveva rilevanza, venivano considerate divinità a tutti gli effetti.
 
Passò il tempo e coloro che dapprima erano orfani o abbandonati  diventarono abili combattenti, fedeli a chi li aveva addestrati e istruiti. Attorno ad ogni Dio si era formato un piccolo esercito e tra di esso  vi  era chi per coraggio e bravura spiccava più di altri. Arrivò quindi il momento in cui nacquero in modo spontaneo delle gerarchie, nelle quali era facile  distinguere i combattenti migliori da quelli peggiori oppure chi spiccava per fedeltà. 
 
Fu allora che Zeus, colpito dalla lealtà di quegli uomini decise di donare loro un'armatura, potente quanto il loro grado di combattimento e controllo del cosmo. Decise però che non sarebbe stato lui a forgiarle, affidò il compito alle dodici Guardiane in modo da testarne le capacità e le conoscenze apprese nel corso dei secoli passati sull'Olimpo. 
 
"Un conoscitore della mitologia greca potrebbe constatare delle incongruenze tra quello che sto dicendo e ciò che è stato tramandato, ma come vi ho detto quando ci siamo incontrati ; questa è una storia che è stata fatta dimenticare, le cose non sono andate proprio come sapete voi.
 
Torniamo però alla nostra storia, spero mi perdoniate la parentesi."
 
Alle ragazze fu dato un mese di tempo per ideare e fare tentativi. 
 
Gli Dei erano entusiasti e passavano le giornate ad oziare ed immaginare l'aspetto finale del proprio esercito. La vanità in quel mese fece da padrona. Ogni giorno le divinità, cercando di non farsi scoprire dalle altre, chiedevano alle Guardiane come procedeva il lavoro. C'era chi tentava di corromperle per avere l'esercito più bello o chi si proponeva come modello di ispirazione. Fu uno dei mesi più frivoli e leggeri. 
 
Eppure, sebbene l'entusiasmo divino fosse incontenibile, nessuna eccitazione era paragonabile a quella dei combattenti, i quali ai piedi dell'Olimpo fremevano di curiosità e desiderio. Non passava giorno in cui non fossero tentati di interrogare le Guardiane al fine di avere informazioni sulle proprie armature. Ciò che li fermava era però il timore che avevano di esse e degli Dei. Quando incrociavano nei boschi adiacenti l'Olimpo si cimentavano in virili combattimenti atti a mostrare il meraviglioso fisico, frutto di anni di allenamento. Sfortunatamente non riuscivano a sostenere gli sguardi di quelle fanciulle così belle da sembrare esseri fatati. Aspettavano così il fatidico giorno, con la speranza che quelle meravigliose fanciulle li notassero e ricambiassero i loro sentimenti e pensieri vedendoli risplendere nelle armature appena forgiate. 
 
Tra tutti i più arditi erano coloro che si facevano chiamare " I cavalieri di Athena", erano loro infatti che ricercavano con più ardore gli sguardi delle dodici fanciulle. Una forza incontrollabile li sovrastava ogni volta che provavano ad incrociarne lo sguardo.
 
Le Guardiane però non avevano tempo per certe distrazioni, l'unico pensiero era quello di superare egregiamente la prova di Zeus. Cercarono dapprima di attingere la forza per forgiare le armature dai loro stessi elementi, ma la potenza sprigionata era incontrollabile, troppo potente per essere indossata da dei mortali. In un secondo momento si affidarono agli astri, ma il risultato fu il medesimo. Intervenne allora Athena, la quale unendo Terra e Cielo  aiutò le Guardiane a riuscire nell'impresa. L'equilibrio perfetto tra verticale e orizzontale, tra il concreto e l'astratto. Le armature erano ora capaci di sorreggere una forza potente quanto il cosmo in pieno vigore, mancava però la forma, non potevano certo essere a prima vista banali.
 
Lo splendore di forza ed eleganza che oggi possiamo ammirare è dovuto al suggerimento di un Dio giocoso e scanzonato che fino ad allora era rimasto in disparte. 
 
Non partecipò mai a nessun conflitto, eppure senza di lui il mito non sarebbe mai nato come lo conosciamo.
 
"Sto parlando, miei cari ascoltatori, di Dioniso."
 
Il mese era quasi giunto al termine, ma l'aspetto delle armature non era soddisfacente. Le Guardiane si affannavano nello studio, si perdevano tra libri e cimeli, disegnavano, tessevano e poi disfavano. Nulla era valido, tutto risultava banale e più adatto agli uomini che agli Dei. Lo sconforto ormai era per loro un compagno quotidiano, temevano la reazione di Zeus se avessero fallito nell'impresa.
 
Dioniso ogni sera si sedeva sopra un masso talmente grande da sovrastare il giardino delle Guardiane e le guardava beffardo, già da tempo aveva tra le mani la soluzione, ma il divertimento di vederle disperare era superiore alla sua volontà di suggerire. Arrivò però l'ultima sera e la disperazione delle ragazze era tangibile, avrebbero vestito i combattenti con armature adatte per gli uomini. Sui loro volti sempre sorridenti cominciarono a scendere lacrime salate e amare, Dioniso , che le considerava ormai sue sorelle, decise di intervenire. Bastò una frase per costruire il mito.
 
- In una notte così stellata è impossibile anche per gli Dei non avere ispirazione!-
 
Parlò offrendo loro uva rossa dolcissima e poi sparì nella notte.
 
Il giorno fece capolino e portò insieme ad esso l'eccitazione collettiva. Tutti si radunarono sotto la dimora di Zeus in attesa, ma la sorpresa  di tutti fu tangibile quando le ragazze dissero che avrebbero consegnato il dono al calar del sole. Zeus acconsentì e rimandò i festeggiamenti alla comparsa della prima stella nel cielo.
 
Puntuali come alla luce del sole tutti si ripresentarono nel medesimo posto, divinità e uomini fremevano. Il Padre degli Dei osservava solenne la scena, aspettando il momento in cui il potere delle Guardiane si sarebbe fatto chiaro.
 
Si presentarono una dopo l'altra avvolte da candidi abiti di seta bianca trasparente e sorretti da fili dorati: Magora nata sotto il segno dell'ariete, Thyra nata sotto il segna del toro, Darstine nata sotto il segno dei gemelli, Ravahora nata sotto il segno del cancro, Caith nata sotto il segno del leone, Eilsaadi nata sotto il segno della vergine, Irilth nata sotto il segno della bilancia, Kaionne nata sotto il segno dello scorpione, Quistina nata sotto il segno del saggittario, Corvanna nata sotto il segna del capricorno, Aralynn nata sotto il segno dell'acquario ed infine Fliahln natta sotto il segno dei pesci.
 
"Perdonate il lungo elenco, ma credo sia doveroso dare un nome a chi ha forgiato le armature. Non trovate?"
 
Tutti gli Dei si misero sull'attenti e come loro i combattenti. Le Guardiane levarono le mani al cielo e chiamando prima la divinità e poi i giovani facendo scendere su di essi le stelle. Cielo e Terra si unirono e tutto fu illuminato da una luce dal colore indefinibile, giacchè cambiava ad ogni occhio. 
 
La meraviglia e l'euforia colmò a tutti il cuore, tranne che al sommo Zeus, il quale osservava il tutto con sguardo severo e invidioso, sguardo che non sfuggì al modesto Dioniso. Arrivato infatti il suo turno decise di distinguersi, immaginando ciò che agli altri era ancora nascosto. Rinunciò ai suoi uomini ordinandogli di proteggere le Guardiane, in quanto sapeva che ne avrebbero avuto bisogno più di chiunque altro. Alle domande di stupore poste da mortali e Dei rispose beffardo, dicendo che preferiva avere attorno tante belle donzelle piuttosto che uomini forzuti ed essendo lui un Dio poco avvezzo all'arte della guerra non avrebbe avuto nessun giovamento dall'avere un esercito. Con un po' di stupore le Guardiane si rivolsero infine ad Athena e ai suoi cavalieri. Decisero quindi di ringraziare la Dea per il grande aiuto ed in segno di fedeltà decisero di donarle la protezione delle costellazioni dello zodiaco, dal quale loro stesse attingevano potere. Legandosi così indissolubilmente ai dodici cavalieri d'oro di Athena. Si levarono quindi i diademi e sfilarono da essi una spilla incastonata che ritraeva la loro costellazione di nascita. Alzarono i piccoli monili dorati al cielo e apparvero le vesti dorate, le quali avevano la stessa lucentezza del Sole e la stessa eleganza della Luna, le donarono personalmente ai dodici cavalieri dorati, i quali imbarazzati non persero occasione per dichiarare il proprio sentimento appena furono finite le celebrazioni.
 
Fu in questo modo che nacquero le dodici armature e le loro sorelle, ma la felicità ebbe vita breve. Gli Dei piano piano furono sopraffatti dalla rivalità e dalla sete di potere. Zeus fu costretto a confinare loro e i loro cavalieri in regni lontani dall'Olimpo, mantenendovi solo chi poteva essere ancora governato, ma le sommosse non erano l'unica preoccupazione del Dio. Il potere delle Guardiane si faceva sempre più potente e così anche i loro "paladini di platino". Accecato dall'ira e dalla paura di perdere i privilegi iniziò così a limitare il loro cosmo. 
 
Nel frattempo le dichiarazioni fatte la notte della vestizione ebbero i loro frutti, le dodici fanciulle aspettavano di fatti dodici eredi. Zeus aspettò che il frutto dell'amore con i cavalieri d'oro venne al mondo e notò con timore che erano tutte bambine già dotate dello stesso cosmo della madre. Capì di aver commesso un enorme sbaglio elevando delle mortali al rango di semi dee. Privò quindi le Guardiane dell'immortalità, ma questo non fu sufficiente a limitarne il cosmo. Quando gli chiesto il motivo di quel folle gesto rispose che lo aveva fatto per le bambine, in modo da farle crescere in una vera famiglia. Senza veder il padre invecchiare e la madre mai sfiorire.
 
Fece passare qualche anno, per osservare le eredi delle Guardiane. Notò con terrore che non solo possedevano lo stesso cosmo delle madri, ma che anch'esse venivano considerate semi dee. Reso pazzo dalla paura imbastì un piano malefico.
 
Quando le bambine furono cresciute ordinò ai cavalieri loro padri di partire per mondo con il solo scopo di allenarsi, lasciando le loro donne e figlie a casa. Zeus aveva una forte influenza sulla figlia Athena, la quale non era in grado di opporsi ai voleri del tirannico genitore. Lasciò così partire i cavalieri d'oro, ai quali era stato ordinato di deporre le armature in Grecia. Zeus chiamò quindi a se le dodici guardiane assieme alle figlie, le accolse nella sala principale del suo tempio offrendo loro un ricco banchetto. Le fanciulle non avevano timori in quanto il Padre degli Dei era sempre stato magnanimo nei loro confronti, si sedettero e presero parte al ricco banchetto. Ad ogni boccone erano sempre più stanche e assonnate, ma il maleficio di quella tavola imbandita impedì loro di accorgersene.
 
Dioniso ebbe un presentimento maligno e trasgredendo agli ordini che prevedevano di non fare avvicinare nessuno al tempio di Zeus, eccetto pochi eletti, riuscì ad avvicinarvisi. Ciò che vide lo sconvolse: tutt'intorno vi era pieno di cavalieri neri dai ghigni minacciosi. Intuì il piano omicida di Zeus, corse il più veloce possibile alla ricerca dei Paladini, ma quando arrivarono ormai era tardi. Il Padre degli Dei aveva ordinato ai suoi "Angeli" di uccidere le Guardiane e le figlie, convinto che se si fosse sbarazzato di esse nessuno avrebbe mai potuto concorrere al suo trono. Avrebbe riassorbito il cosmo della natura e lo avrebbe sigillato in una teca, in modo da poter controllarlo a piacimento e con esso le armature. 
 
Dioniso e i Paladini arrivarono ad agguato effettuato, riuscendo a destare le Guardiane dal sortilegio. Fu la prima vera guerra tra cavalieri. Dioniso riuscì a salvare le bambine, ma non le madri, solo una fu in grado di scappare grazie ai pochi Paladini sopravvissuti. Lei dovette fare il sacrificio più grande: abbandonare la propria figlia e le figlie delle ragazze che ormai considerava sorelle. Darsi per dispersa era l'unico modo per tenere in vita le future Guardiane, in quanto grazie al suo cosmo sarebbe stata in grado di vegliare su di esse.
 
Nemmeno i primi dodici cavalieri fecero più ritorno, morendo tutti in circostanze sospette. Le loro armature passarono così ai primi successori.
 
Se Zeus poteva andare contro a delle semi dee , non poteva mettersi contro un Dio. Dioniso adottò le dodici bimbe sopravvissute , divenute orfane a causa della paura di un Dio e i Paladini giurarono fedeltà alle nuove Guardiane e al Dio del vino. Era solo una sola condizione posta dal Padre degli Dei: avrebbero vissuto una vita mortale portando una maschera argentata che coprisse il loro volto, sarebbero cresciute come Guardiane si, ma non più come guerriere, bensì come levatrici di cavalieri; non avrebbero mai più potuto amare nessuno, sarebbero state scelte dai cavalieri come spose senza diritto di replica.
 
La maschera divenne usanza e buon costume per tutte le sacerdotesse che decisero di allearsi con gli Dei.
 
Da qui la storia procedette abbastanza lineare, passarono i secoli e piano piano le Guardiane vennero conosciute dagli uomini come Baccanti, poco a poco Zeus fece in modo di far dimenticare le loro origini e da fanciulle apprezzate e venerate divennero le schiave dei cavalieri. Usate solo per procreare e servire coloro che, per riposare si recavano nei palazzi di Dioniso. Solo i paladini le proteggevano e le amavano come un tempo.
 
Arriviamo dunque al momento dell'oblio vero e proprio.
 
Era circa l'epoca dei romani, i quali con poca cura storpiarono e interpretarono gli Dei greci. Se non erro tutto accadde all'interno di un'arena dove si stava decidendo il successore di un'armatura. Le Guardiane avevano il compito di accudire e curare i feriti.  Accadde che il vincitore,non soddisfatto dell'armatura vinta, volle reclamare  Alissar la Guardiana della vergine per sposa, già promessa al cavaliere del toro.  Tra i due uomini scoppiò un diverbio, ma fu la bella Alissar a pagarne le conseguenze. Il pretendente la prese di peso da dietro le colonne che separavano la sabbia dall'infermeria e non limitandosi a strapparle davanti a tutti la maschera, decise di disonorarla ulteriormente denudandola. Fu sposa del toro è vero, ma l'umiliazione subita non guarì nemmeno sotto le dolci cure del mastodontico cavaliere. Il quale ingaggiò una lunga lotta al fine di ripristinare l'amore della sua innamorata.
 
 Fu allora che la rabbia e le umiliazioni delle Guardiane esplosero. Si riversarono tutte nella sabbia e davanti agli occhi furenti di Zeus si levarono e spezzarono le maschere in segno di protesta. L'umiliazione per Zeus fu troppa e decise di rinnegarle, loro e i Paladini non erano più parte dei cavalieri, avrebbero vissuto sotto l'ombra dell'oblio nei palazzi di Dioniso. 
 
Aveva finalmente vinto.
 
Tutto quello che riguardava loro fu distrutto e ogni memoria cancellata.
 
Tutti i cavalieri poco a poco si dimenticarono di loro e del loro splendore. Tutti eccetto i cavalieri d'oro. Fino al 1500, poi la guerra sacra cancellò la loro esistenza anche dai loro ricordi.
 
Perdonate la lunga storia, ma, se mi vorrete seguire nel racconto capirete che ricordare ciò che è stato è indispensabile per capire ciò che è accaduto.
 
Fidatevi di Caith, antica guardiana del Sacro Leo, resa immortale da Dioniso per mantenere viva la memoria nelle giovani Guardiane.
   
 
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