Quello giusto 

 
Il grande salone è circondato da tantissime candele; nell’aria voci, sussurri e sorrisi in parte falsi in parte lascivi. Rabastan sa bene che il mondo non è come l’immagine che mostra di sé, l’ha sempre capito, soprattutto tra le persone che frequenta.
Eppure in quella grande sala, dove tutti i suoi parenti e le famiglie più in voga del tempo hanno deciso di riunirsi, c’è una sola persona che apprezza fino in fondo. La osserva in disparte, mentre si accinge a posizionarsi in angolo remoto della stanza come se volesse che il pavimento la inghiottisse da un momento all’altro. I suoi grandi occhi sembrano delle pozze ghiacciate che magnetiche lo attraggono inesorabilmente; attraversa la stanza con falcate veloci, sotto lo sguardo compiaciuto dei suoi genitori.
«Dovremmo danzare, almeno una sola volta» le propone intenso.
Andromeda lo squadra inespressiva con quegli occhi chiari come la superficie del lago dietro la loro residenza; in quel momento di tensione gli pare di affogare.
«Ti ringrazio, ma come ben sai io non so ballare» ribatte lei.
La sua espressione si indurisce, i tratti nobili del viso non nascondono i pensieri che stanno affollando la sua mente e un preciso ricordo si sta creando irruento.
 

Torna indietro di qualche mese quando per ozio si ritrova a passeggiare tra i corridoi di Hogwarts la sera tarda. Il crepuscolo è già passato da un pezzo con suo enorme dispiacere; adora star seduto su qualche balaustra per poterlo rimirare.
Perso nei suoi pensieri, non si rende conto del lieve vociare che proviene da un’aula vuota al secondo piano.
Decide così di avvicinarsi con fare furtivo aprendo leggermente la porta.
Si raggela di botto sul posto, quando si rende conto che le risate provengono dalla sua bocca.
La vede seduta sulla cattedra sorridente come non mai,
i lunghi capelli che incorniciano il suo volto e gli occhi ricolmi di una strana luce che non le ha mai visto prima.
Di fronte c’è un Tassorosso, probabilmente il buono a nulla di Tonks,
lo riconosce dai capelli color paglia e dalla sua voce insopportabile.
Stringe i pugni in collera, rimuginando sul da farsi;
deve in qualche modo tutelarla dalle male lingue e forse facendo irruzione e portandola via è la soluzione giusta.
«Che ne dici? Me lo concedi questo ballo?» le chiede l’inetto,
lo vede far apparire un grammofono e in un attimo la stanza è ricolma di dolci note.
Andromeda arrossisce mentre il suo stomaco si attorciglia e la bile sale fino alla bocca.
«Va bene, però se mi pesti i piedi ti affatturo» afferma allegra.

Ritorna al presente irato, la osserva ancora divorato dalle fiamme.
«Non sai ballare perché non sono quello giusto» ribatte acido allontanandosi rapido dalla sua espressione di sfida.
Poggia la mano sul panciotto color rubino, fa un cenno di saluto a Barty Crouch e Travers, mentre afferra un calice di Vino Elfico. In quel momento, nel suo corpo la gelosia scorre come il liquido scuro che irrora irruento la bocca e lo divora lento.