Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: candidalametta    21/08/2009    1 recensioni
“E allora VAI!” ruggì Harry, “torna da loro, fai finta di guarire dalla spruzzolosi e mammina potrà rimpinzarti e …”. Ron fece un gesto improvviso, troppo conosciuto ai miei occhi, troppo sbagliato nelle sue mani ed Harry reagì, di scatto, come se l’ancestrale diritto di difendersi e attaccare valesse anche contro il suo migliore amico. Ebbi paura, troppa per contenerla, per lasciare che il sangue che mi era più caro macchiasse le pareti della tenda. “Protego!” e la barriera cristallina si dilatò indistruttibile tra di noi, lasciandomi senza scampo accanto ad Harry mentre Ron mi guardava sopraffatto dall’esclusione del sortilegio. piccola hone shot sulle pagine che mi hanno tormentato per un giorno intero
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“E allora VAI!” ruggì Harry, “torna da loro, fai finta di guarire dalla spruzzolosi e mammina potrà rimpinzarti e …”
Ron fece un gesto improvviso, troppo conosciuto ai miei occhi, troppo sbagliato nelle sue mani ed Harry reagì, di scatto, come se l’ancestrale diritto di difendersi e attaccare valesse anche contro il suo migliore amico.
Ebbi paura, troppa per contenerla, per lasciare che il sangue che mi era più caro macchiasse le pareti della tenda.
“Protego!” e la barriera cristallina si dilatò indistruttibile tra di noi, lasciandomi senza scampo accanto ad Harry mentre Ron mi guardava sopraffatto dall’esclusione del sortilegio.
“lascia qui l’Horcrux” gli intimò l’amico accanto a me.
Ron chiuse gli occhi mentre la catena scivolava via dal suo collo per incastrarsi sulla spalliera di una vecchia sedia di legno. Li riaprì fissandomi, e la scintilla di odio per Harry sembrò morire per il solo attimo in cui i suoi occhi scrutarono il fondo dei miei.
“tu cosa fai?” , cercavo il senso delle sue parole, sconosciute nel caos che mi regnava in testa.
“cosa vuoi dire?” , senza abbandonare i miei occhi allungò la mano verso di me, in un gesto incerto bloccato dall’incantesimo scudo ancora tra di noi.
“resti o cosa?” .
“io …” balbettavo confusa cercando la risposta giusta, intrappolata anch’io nel mio stesso sortilegio di una promessa da mantenere, per il bene di tutti noi, per il suo bene, “si … si, io resto Ron, avevamo detto che saremmo andati con Harry, che l’avremmo aiutato …”.

Ricordi Ron? Quelle stesse parole nella tua camera, quando solo noi due avevamo capito che il nostro destino era segnato al suo fianco, per salvare chi c’era caro, per salvarci, insieme, restando vicini. Ricordi di quando mi stringevi le mani e guardandomi negli occhi mi chiedevi di partire con i miei genitori? Di nascondermi nell’anonimato per salvarmi? E mi promettevi che saresti rimasto tu con lui, mi giurasti che dovevo solo pensare a salvarmi e tu lo avresti protetto, gli avresti guardato le spalle fino alla morte. Rischiando la vita per lui, per il tuo migliore amico.

La mano protesa si strinse in un pugno nascondendosi nella veste spiegazzata. “Capito. Scegli lui”, e l’amarezza sul suo volto fu più potente dell’odio contro l’amico, i tratti tesi per non piangere mentre le lacrime scendevano già sul mio volto. Si voltò verso lo sprazzo di cielo nero e pioggia fitta che delimitava l’apertura della tenda e corse via.
“Ron, no … ti prego, torna indietro, torna indietro!” , nello slancio mi schiantai contro la mia stessa barriera, buttai a terra la bacchetta, dopo aver mormorato l’incantesimo per annullare l’incantesimo e corsi fuori, nella pioggia. Il cielo nero sembrava essersi condensato tra gli alberi del bosco, le gocce fredde della pioggia di mezzanotte scorrevano intorno a me inzuppando la veste, rendendo i movimenti pesanti.

“Ron! Ron” non andare via! Rimani! Ti prego!” urlai, mentre scostavo le foglie di un cespuglio troppo basso con la mano e i rovi s’impigliavano nella carne e nelle vesti rallentandomi in una corsa senza direzione. “Ron! Non farlo! Non abbandonarmi!” giravo su me stessa alla ricerca di un segnale della sua presenza, del rosso dei suoi capelli, della luce del deluminatore che scattava improvviso sulla mia testa. Ma nulla, solo il vuoto e il buio e la pioggia scrosciante che copriva tutto con un velo di lacrime.
“brutto stronzo! Non puoi andartene così! Ron! Ron! Torna!” gridavo strozzando in gola gli insulti spezzati.
Continuavo ad avanzare nel freddo cuore della foresta, inseguendo un respiro che forse non esisteva, morendo ad ogni passo per lui che non potevo vedere. “Ron! Ron!” inciampai su una radice sporgente e caddi; con le braccia affondate nel fango denso di pioggia, accasciata e senza forze, infinitamente perduta.

Poi un suono leggero poco distante, nascosto tra le ombre profonde degli alberi intorno a me, il rumore inconfondibile di una bolla di sapone che scoppia e l’avviso inesorabile che un mago è svanito nel tempo e nello spazio. Alzai il volto al cielo, mentre le nuvole piangevano la mia angoscia e le mani affondavano nella terra bagnata, “Ron, non mi abbandonare … io ti amo”.

Ma solo la foresta accolse la mia dichiarazione tardiva; di qualcosa che sapevamo ma che non avevo mai detto, nella paura di non essere creduta, nel terrore di non essere ricambiata. Nella miserabile verità che se glielo avessi detto, non avrebbe ceduto alle bisbiglianti insinuazioni di un’anima che non conosceva l’amore.
E invece era andato, sparito nella notte, ingoiato dai suoi incubi.
Sola, incredibilmente sola non mi rimase che la pioggia sul viso che scendeva sula gola di singhiozzi smorzati e del fiato corto di mille lamenti. Perduta, incastrata tra pioggia e fango avrei voluto morire, sepolta in una foresta sconosciuta perché non avevo la forza di alzarmi e ricominciare a lottare. Non senza lui al mio fianco.
Non senza di lui.
Pensai di restare li e lasciarmi sconfiggere dal dolore, diventare nulla che bruma su terra straniera. Ma poi pensai che se non avessi lottato, se non avessi cercato di sconfiggere Voldemort insieme ad Harry allora tutto sarebbe andato perduto, perché il male avrebbe vinto e lui sarebbe potuto morire.
E lui doveva esistere, doveva vivere.
Ed io avrei vissuto, per lui.

Tornai a passi lenti verso la tenda, varcandone la soglia senza alzare gli occhi, mentre i miei capelli bagnati diventavano un mantello freddo e pesante che mi faceva rabbrividire tra il balbettio confuso dell’incredulità, “è … an-an-andato! Si è Smaterializzato!”
Mi gettai sulla sedia, la stessa dove aveva posato la chiave dei nostri problemi che ora pendeva al collo di Harry, strinsi le gambe al petto piangendo lacrime di solitudine, lasciando aderire dalla tela bagnata intorno a me, permettendo che gocce dolci e salate si mischiassero sul mio volto.
Sentii le mani di Harry gettarmi una coperta sulle spalle e ne strinsi i bordi cercando un po’ di calore, soffocando singhiozzi ancora più forti nella lana pungente, perché li, tra i fili logori c’era ancora il profumo di Ron.


È stata scritta di getto lo so, probabilmente ha tanti di quegli errori che quando la leggerò con più calma mi verrà da piangere. È possibile che la aggiorni nuovamente riveduta e corretta io lo dico prima. Purtroppo il bisogno è stato impellente e terribile, perché rileggendo le ultime tre pagine del quindicesimo capitolo de “i doni della morte”, mi sono sentita male. La piccola Hermione che mi sono costruita in testa in tutti questi anni ha gridato che le dessi voce, perché il suo periodo più doloroso nel libro non passasse inosservato. Lo so che è poca roba, alle frasi originali dei dialoghi (in corsivo) ho aggiunto poco o niente. Però non potevo farne a meno, davvero, mi sono sentita in dovere di farlo.
Un grazie per chi ci butterà un’occhiata.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: candidalametta