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Autore: amirarcieri    13/11/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
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[Abbiamo in ostaggio il ragazzo dagli occhi blu al quale tieni tanto, se ci tieni alla sua pellaccia presentati alla casa solitaria verso le dieci e mezza di questa sera. Ti consiglio di portare con te anche quella sottospecie di eroe alato. E di non cercare di fare la furba portandoti una scorta di eroi perché ritroverai il tuo caro amico con il collo spezzato.]
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Hitomi sollevò un sopracciglio in contemporanea alle iridi bicolore in segno di sbigottimento. E panico per la vita dell’amico.
Genere: Azione, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hawks, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SHADOWPLAY

 

Capitolo uno

 

 

Setsuo aveva chiamato la sorella che si trovava nella strada di ritorno a casa, dicendogli di portare "nell'immediato" il suo piccolo deretano all'agenzia.
Hitomi, che riconosceva i diversi tipi di gradazione vocale che il fratello adoperava a seconda dell'emergenza in corso, aveva catalogato la corrente come "allarme arancione prossimo al rosso", quindi si era gettata in una personalizzatissima "Corsa ad ostacoli", che l'aveva fatta grondare di sudore più di una sfaticante lezione del professore Aizawa.

 

{Nome e cognome: Hitomi Sasaki.

Alias: Timegirl.

Anni: 17 (Quasi diciottenne).

Quirk/Unicità: dislocazione temporale.

Mediante l'eterocromia dei suoi occhi se lascia aperta l'iride azzurra riesce a vedere il futuro di una persona, oggetto tangibile o superficie piana con il solo contatto visivo o fisico. Al contrario se lascia aperta l'iride ambra è in grado di vedere il suo passato.
L'unicità non ha limite di durata e può decidere lei di interromperla o che parte temporale osservare nello specifico. Solitamente non supera i venti minuti perché potrebbero farla cadere in un momentaneo stato di catalessi che manda in blackout il suo cervello, per questo porta con se un orologio che una volta attivato il quirk fa scattare un timer di venti minuti.

Ruolo: Studentessa con licenza provvisoria da eroi.

Affilazione: Liceo Yuei.}


Hitomi era una ragazza eccellentemente intellettuale, dinamicamente scaltra e dall'espansività caratteriale estroversa, ma non per questo sempliciotta.
Dopotutto il suo quirk stesso non gli avrebbe mai permesso di esserlo.
L'aspirante eroina portava un carrè scalato rosso fuoco lucente con il davanti delle ciocche boccolose e il ciuffo nero corvino.
Alla Yuei era la seconda migliore della classe.
Nella sua carriera di stagista presso le agenzie di eroi, dopo essersi fatta notare arrivando al secondo posto nel festival sportivo, vantava un bagaglio di esperienze presso Sir Nighteye e un’alleanza speciale con l’eroe alato Hawks.
La licenza provvisoria, invece, l’aveva presa senza intoppi un po’ barando grazie alla sua unicità, un po’ per la sua spiazzante indole acuta.
Fatto sta che godeva di una prestigiosa nomina tra gli eroi più grandi e che in molti volevano accaparrarsela. 
Una volta arrivata all’agenzia si era praticamente fiondata nell’ufficio del fratello nello stile di un soldato obbediente. E trafelato.
Il fratello maggiore in tutta risposta le aveva gettato addosso un’occhiata caratterizzata da un marmoreo riproverò, e quindi, senza aggiungere troppe cerimonie, si era scomodato di passarle un bigliettino mezzo spiegazzato che recava il seguente messaggio:

 

[Abbiamo in ostaggio il ragazzo dagli occhi blu al quale tieni tanto, se ci tieni alla sua pellaccia presentati alla casa solitaria verso le dieci e mezza di questa sera. Ti consiglio di portare con te anche quella sottospecie di eroe alato. Non cercare di fare la furba portandoti una scorta di eroi perché ritroverai il tuo caro amico con il collo spezzato.]


Hitomi sollevò un sopracciglio in contemporanea alle iridi bicolore in segno di sbigottimento. E panico per la vita dell’amico.
«E’ senz’altro indirizzata a me» dedusse poi conservando un’espressione imperturbabile.
«E senz’altro ho una mezza idea di chi possa essere stato a spedirla»
«Esatto» disse il fratello distendendosi comodo nella poltrona.
«Quindi sai già cosa devi fare» la intimò lui placido. Setsuo Sasaki era cinque anni più grande della sorella.
Dal fisico slanciato, vigoroso tanto da fargli indossare le camicie strettamente aderenti, aveva una chioma castana medio lunga tirata indietro e le iridi laminate da un oro sbiadito.
Come capita di rado e sfortunatamente - dipende dal modo in cui si reagisce e trova una soluzione per conviverci – non possedeva alcuna unicità.
Questo però non l’aveva allontanato dal suo sogno di poter rendere il mondo un posto più sicuro, perché dopo essersi diplomato, si era preso il posto di vice direttore dell’azienda di famiglia di eroi.
Setsuo si occupava perciò della gestione burocratica, quella organizzativa e di accogliere e intercettare le richieste d’aiuto mentre il resto della famiglia svolgeva il prode lavoro del placare gli istinti criminali dei villain.
Ciò valeva a dire che anche lui a modo suo rivestiva il ruolo di eroe.
«Si» Hitomi si schiarì la voce, strinse i pollici sul fogliaccio spiegazzato e chiudendo lentamente la palpebra dell’occhio azzurro, lasciò liberò di andare a ritroso nel tempo quella ambra.
La cronologia temporale a partire dalla sua creazione, si modellarono nel suo capiente raccoglietore mentale, ma tutto quello aveva un rilievo marginale.
Quindi, la ragazza manovrò il tempo per incitarlo a scorrere più velocemente.
Ed Eccola li, la parte che le era di indispensabile aiuto.
Nella sua visione del passato che stava attraversando la cornea ambra, Hitomi vide una mano maschile bianco gesso scrivere sul fantomatico foglio che si trovava adesso nelle sue mani, cosicché anche il viso si mostrò nella scena già accaduta: un ragazzo sulla trentina dai capelli a spazzola biondi, due pupille rossiccio – marroni e un distintivo dente d’argento al canino sinistro. Insieme a lui c’erano altri due compari.
I criminali sembravano trovarsi in una vecchia stanza spaziosa dalle pareti spellate, assai scolorite, con le finestre spuntate e sudice.
Per ultimo, gettato in un angolo polveroso, legato da una corda stretta intorno alle braccia, Hitomi individuò il corpo senza sensi -  ma illeso - dell’amico.
Hitomi quindi interruppe la visione, tornando a vedere la figura del fratello davanti a se dislocata nel presente.
«Visto qualcosa di interessante?» le chiese Setsuo, poggiando il mento sopra i pugni chiusi inchiodati sulla scrivania.
«Si, E tutto vero. Sono loro. Il restante della banda di criminali che io e Hawks abbiamo preso quasi un anno e mezzo fa» la ragazza diede la conferma che non si trattava di un sequestro con probabile riscatto, ma una trappola ideata con per protagonista un’esca.
Negli intermezzi della giornata, si era giusto domandata dieci volte al minuto che fine avesse fatto quel grandissimo babbeo e adesso aveva tra le dita la tanto agognata risposta. Che tra l’altro non trovava affatto di buon gusto.
Però c’era decisamente qualcosa che non quadrava. Con un'unicità come quella di Toshio la frase “collo spezzato” e “ostaggio” suonavano come una pachidermica presa per i fondelli.
Come erano riusciti a metterlo a nanna? Che contromisure o che genere di Quirk avevano fatto passare dalla loro quei criminali?
Ma poi se erano riusciti a stendere Toshio con tanto facilità che possibilità poteva avere lei con il suo Quirk?
Era vero che in quanto a cervello lei eccedeva, ma a quanto pare anche loro ne sapevano abbastanza in materia di astuzia. 
Per questo Hitomi ipotizzò che a muovere i fili ci fosse un quarto uomo. O donna. 
«Eccellente. Quindi, sai qual è il prossimo passo da fare nell’immediato» il comando del fratello la fece sussultare.
«Nell’immediato. Kami, sai quanto odio quella parola» digrignò i denti lei.
«Beh, allora esegui la prassi nell’immediato» la sollecitò Setsuo impiantandosi nelle labbra un sorriso perspicace. Hitomi eseguì l’ordine, voltandogli le spalle teatralmente.
«Avanti, che so che ti fa piacere l’idea di rivederlo» la stuzzicò questo perspicace.
«Mi fa piacere si, ma non nel modo che intendi tu» replicò lei rallentando la camminata.
«Perché io in che modo lo starei intendendo? Potrebbe essere identico al tuo» Setsuo distese la testa nella poltrona d’ufficio in pelle bianca e così bearsi del bagliore pomeridiano.
Hitomi proseguì per la sua strada giungendo a metà corridoio.
«Vai sorellina. Vola verso il tuo eroe preferito» le augurò sottovoce, ma poi la alzò di colpo per aggiungere un «E salutamelo» giocondo.
Hitomi gli fece la ripassatina con una musine sciocca della bocca, poi salutò il resto dello staff e si inoltrò nella via principale pullulante di persone.
Dovendosi avviare "nell’immediato" all’agenzia di Hawks, non ebbe modo di cambiarsi nella sua personale mise da super eroina. 
In ogni caso, il tratto di strada non fu lungo. Dopo essere stata all'agenzia di Hawks ed essersi messa nelle sue tracce, ci mise mezz’ora nella quale ebbe modo di aiutare un bimbo a riabbracciare il suo cane smarrito e rintracciare il cellulare di una ragazza.
In queste situazioni il suo quirk appariva insostituibile poiché potendo vedere il passato o futuro delle cose ed essere viventi, poggiando una mano sull’asfalto riusciva a ricostruire e seguire meticolosamente il percorso da loro fatto. Ma il suo quirk non si fossilizzava su un coefficiente limitato, perché evinceva di preziosissima utilità nella concausa del verbo “anticipo”.
Numerose volte, grazie al suo occhio azzurro, le forze dell’ordine erano riuscite a sventrare rapine ancora prima che accadessero o a fermare un misantropo criminale nel commettere una strage familiare.
Nei momenti di camminata solitaria, Hitomi pensava ad una maniera per poter tirare fuori dai guai Toshio e si mordeva le labbra per la preoccupazione.
Quel babbeo un giorno all’altro le avrebbe fatto venire un infarto.
E pensare che lui era statisticamente più versatile a compiere incarichi da eroe della complessità di un numero uno – anche due – ma non si capiva il perché finiva sempre in qualche losco guaio.
A volte però era anche a causa sua, questo doveva dirsi.
Lavorando con professionisti di classe sopraelevata, si era fatta dei nemici, e questi nemici, attentavano alla vita dei suoi amici extra stretti per colpirla adeguatamente.
Ciò nonostante, non mutava la dimostrazione che fosse un emerito babbeo.
Al suo arrivo sulla scena del crimine recentemente sedata, c’erano i due più zelanti aiutanti di Hawks - intenti a ripulirla come da munale -  che quando la videro mostrano una scoppiettante foga.
Hitomi salutò ambedue con l’esatta contentezza di rivederli.
Poi gli venne in contro una personcina che lei conosceva quanto i chili perduti durante la sessione di allenamento della settimana scorsa.
«Papà» lo salutò spiazzata.
«Hitomi, ti aspettavo. Ma che ci faresti qui?» le chiese questo divertito dal conoscere la risposta che già sapeva. Eichi era un seducente cinquantenne dalle sorridenti iridi azzurro luminescente, la criniera di una consistente liquirizia e la conformazione fisica plausibilmente palestrata.
Il suo Quirk manipolava la chiaroveggenza, che non solo gli permetteva di vedere il futuro, ma di esplorarne le infinite alternative.
La moglie, anziché predirlo, fermava o rallentava le lancette del tempo, a volte per dieci secondi, a volte venti. Bisognava vedere il genere la categoria di cataclisma criminale che gli si era presentato davanti.
Da questi due Quirk era pronosticabile che ne fosse stato generato uno prosperante e lucroso come quello della figlia.
«Potrei chiederti la stessa cosa» gli rispose lei umoristica.
«Trattazione di affari in corso» le disse a braccia conserte e sorriso sereno. Con sollecitudine, si disturbò di volgere un cenno del capo verso l’eroe alato – adagiato su un pilastro marmoreo del cancello di un’abitazione – che le fece battere forte il cuore.
«Tu perché sei qui?» la rinterrogò lui distraendola da quell'indizio stupefacente. Hitomi pensò che la spiritosaggine del padre era proprio l'eccellenza dell'epicità.
«Per lui» spiegò mostrandogli per un secondo il messaggio dei criminali e quindi accingersi a raggiungere l’area dell’eroe.
Hitomi si ricordava il giorno in cui l’aveva incontrato di persona per la prima volta.
Era accaduto quasi un anno fa, quando il padre aveva stretto una momentanea alleanza per risolvere una grana Villain in comune.
A quei tempi, Hitomi lo conosceva  per sentito dire.
“L’uomo precoce” lo definivano. La sua scalata alla top tre dei pro hero era tutt'ora una vera epopea.
Ma lei non si era mai messa d’impegno a focalizzarne l’insigne figura .
L'aveva lasciata indistinta come un aeroplano sullo sfondo tremante e canicolare, che sapevi che c’era e tuttavia non ti sforzavi di definirne la forma.
Così, il giorno a venire, nel pomeriggio che si accingeva a divenire sera, era avvenuto il loro incontro.
Lui le aveva sorriso con una solarità appassionata dicendogli Tu sei la ragazza macchina del tempo” e lei gli aveva risposto automaticamente “e tu l’uomo precoce” che l’aveva fatto ridere sguaiatamente di piacere.
Nello svolgimento del colloquio, Hitomi aveva ascoltato concentrata ogni precisa informazione da lui raccolta, ma gli occhi cedevano a distrarsi, per ammirare le imponenti ali incorporate sulle scapole della schiena. 
Una questione di dieci secondi, eppure non riusciva a non concedergli la sua dedita attenzione.
Quelle erano delle Spiazzanti. Vistose. Maestose. Sublimi ali rosse.
Non ne aveva mai viste di simili, se non nelle allegorie angeliche rappresentate nei quadri.
Raramente stavano disposte immobili e il più delle volte, aveva fatto caso Hitomi, si dimenavano sincronizzate alle sue emozioni.
Ai tempi, Hitomi aveva sussultato internamente di bramosia.
Quelle ali piumate di rosso avevano fatto scoppiare dentro il suo spirito una desiderosa sete di apprendimento.
Voleva sapere con impetuosa istantaneità cosa si provasse ad avere della magnifiche ali come le sue. O da che sensazione toccante si venisse lambiti nell’osservare il mondo dalla sua sommità più alta.
Ma si era forzata di trapuntarsi le labbra per timore di sembrargli noiosamente infantile e infangare la reputazione da principiante eroina conferitagli.
Finite di fare le premesse e dandosi appuntamento per le cinque di pomeriggio - poiché Hitomi andava a scuola - del giorno seguente, Hitomi considerò che l’eroe numero tre le avesse fatto una splendida impressione, tuttavia rimaneva pur sempre un estraneo appena conosciuto, quindi si era predisposta di navigarlo a fondo, prima di poterne soppesare la personalità.
Di quei tre mesi passati ad investigare insieme in cerca del pesce più grosso dell’organizzazione e i suoi covi, Hitomi portava con se le abbondanti mangiate a base di pollo, i litri di caffè zuccherato per non cadere preda del sonno nel corso della pattuglia notturna, l’inverosimile unisono con cui i loro due quirk funzionavano da fondamentale potenziamento biunivoco e le chiacchiere appartate variopinte di leggerezza e rettitudine.
Di provare l'indefinibile brivido di librarsi in aria trainata da due imponenti ali rosse, che sia stato per pura vergogna di chiederglielo o impedimenti vincolati all'incarico, non aveva avuto la beatitudine di deliziarsene.
E in tutto ciò, relazionandosene, Hitomi non aveva mai capito se la sua fosse ammirazione spropositata verso quello che lei reputava il suo eroe preferito o qualcosa di più infiammabile a livello sentimentale, ma non stava troppo lì a crogiolarsi nel lento supplizio di una delucidazione.
Si limitava a non perdersi neanche una cronaca delle sue gesta memorabili da top eroe e attendere una seconda, sospirata occasione di collaborazione lavorativa.
Per non tralasciare il fatto che affiancandolo nelle missioni, aveva intuito quanto il suo carattere incarnasse con estrema analogia l’astrazione concettuale del suo quirk “ali possenti”.
Hawks era proprio come le sue piume rigide e flessibili: impermeato nella sua armatura da eroe non accennava mai al volersi affezionare naturalmente a qualcuno, ma vigilava e dava gratitudine a chi ne aveva fatto della sua vita una stabile missione filantropica.
Nel frattempo, Hitomi aveva ridotto le distanza tra lei e lui. 
In questo momento, se ne trovava a pochi passi. 
Era nervosa, ma non da non riuscire a respirare.
In fondo, tra di loro si era cucito un rapporto simpaticamente professionale che le permetteva di fare la birichina senza passare per villanamente sfacciata. Quindi si calmò e agì come la se stessa che amava essere si sarebbe comportata.
«Ohy, Hawks» disse, slanciandosi in perpendicolare verso di lui come a potergli volare accanto.
Hawks fece scendere lo sguardo, verso il basso, fino a calarlo su di lei, con una cera passiva, ma non appena riconobbe il metro e sessantotto di ragazza davanti a se, il suo viso si illuminò come una lampadina alimentata a luce solare.
«Heila, Hitomi. Che piacere vederti» la salutò, riferendosi ai suoi indimenticabili occhi e Quirk. Con quella divisa da eroe aviatore costituita da tanti componenti tra cui una giacca shearling color cammello impellicciata nel bavero e maniche, con quella criniera biondo cenere pettinata indietro dai ridotti ciuffi scomposti, con quelle iridi ambra convergenti al giubilo del suo sorriso aperto, e con quelle splendide e imponenti ali rosse dilatate piattamente verso l’alto, veniva scontato essere contagiati dalla sua leggerezza come la spolverata della coda di un gatto sulla pelle.
«Ti sei fatta i capelli rossi?» notò lui allegro, accovacciandosi sul pilastro per poterci discorrere occhi su occhi.
«T - te ne sei accorto?» gli chiese quindi lei, arrotolandosi un mini ricciolo rosso fuoco nell’indice, irreparabilmente attratta da quel suo lato investigativo.
Conosceva benissimo la sua fulminea predisposizione a scrutare e focalizzare le componenti di un soggetto, ma aveva immaginato che l’avrebbe notato senza condividerlo entusiasticamente a voce alta.
«Sono un buon osservatore, ricordi?» le esplicò, indicandola irriverentemente con l’indice e il pollice.
«Si, me lo ricordo e perfettamente» Hitomi si schiarì la gola, pensando che quella conversazione stesse prendendo un’inclinazione modicamente disinvolta.
«Ascolta, Hawks, sono venuta per portarti una commissione dell'ultimo momento»
«Ah si?» chiese tutto stimolato.
«Vediamo..» disse e mandò giù da lei un formato di mini tappetino piumato per fargli da corriere di consegna.
«Vecchie conoscenze immagino» rifletté intanto che leggeva il bigliettino, massaggiandosi con la mano inguanta il rado pizzetto.
«Si, ho già dato una controllatina e sono i tre tizi che sono riusciti a scapparci durante la nostra indagine segreta»
«Immagino che dovremo occuparcene insieme, dopotutto. Potrebbe essere tutto collegato» accettò quindi l’invito, restituendogli il biglietto mediante un altro tappetino di piume.
«Collegato all'indagine attuale alla quale stai investigando, suppongo?» vedendo che la strada fosse poco trafficata di gente, Hitomi si azzardò a ricavare qualche altra esplicativa informazione, ma pur sempre a voce sommessa per prudenza.
«Hai indovinato» confermò lui.
«Sono proprio felice di vedere che alla fine sei stata tu a venire da me, sai?» le confidò poi sorridendogli a capo piegato e occhi chiusi.
«Volevo giusto proporti una seconda nuova alleanza» aggiunse. Ora Hitomi aveva già capito che lui richiedeva della sua assistenza, ma solitamente gli incontri si svolgevano più formalmente e riparati.
«Perché a me direttamente? Non dovresti organizzarti con mio padre?» gli chiese lei troppo felice per poter dire un istantaneo si.
Un secondo dopo, una mano di uomo si poggiò di colpo sulla spalla della ragazza.
«E così abbiamo fatto. Io ho già dato il mio consenso. Adesso tocca a te decidere» le comunicò il padre scavando nell’eterocromia delle pupille predilette della figlia.
«Giusto, ma solitamente ci sei anche tu durante i nostri incontri di pianificazione»
«Non hai più bisogno della mia supervisione e assistenza, Hitomi. Ormai hai acquisito abbastanza esperienza per decidere da te. Il mio ruolo come vedi da questo momento in poi si baserà solo a fare da tramite a voi due» sottolineò, dicendogli chiaro e tondo che il suo eroe preferito voleva lei come partner e non qualcun altro dello staff a disposizione nella loro azienda.
«Però...» avanzò ancora Hitomi.
«Dopo aver sentito il tipo di missione che ti aspetta e la sua pericolosità puoi anche rifiutare. Non sei costretta ad accettare. Posso sempre andarci io, ma non sarebbe la stessa cosa» la cautelò il padre, sapendo che la figlia non si sarebbe mai sognata di rifiutare un incarico di un rodaggio prolifico sia nell’ambito di specializzazione, sia per appagamento personale.
Stava per pronunciare la fantomatica frase introduttiva “Ci sto”, quando Hawks si voltò a sinistra come se le sue ali avessero captato un urlo distante di aiuto o il caos provocato solo da un quirk fuori controllo.
«Sembra che c'è un problema» riferì assottigliando gli occhi su quella direzione assumendo un’espressione guardinga.
«Mi spiace, devo andare. Ma avremo tempo per parlarne stasera» predispose come se potesse parlare di piani strategici nel contempo che agguantava i criminali sediziosi con le sue piume movibili.
Cosa di cui lui era capace di fare anche a occhi bendati.
«Ci vediamo, Hitomi» si congedò già spiccato in volo nell'interminabile distesa del cielo.
«D’accordo a stasera. Ci vediamo» gli rispose allora lei, dondolando la mano come per dirgli “Sono qui”.
Mentre l’eroe alato si allontanava spiccatamente all’orizzonte, lei lo rimirava assorta dalla malia delle sue ali rosso fiamma.
«Cosa credi di amare di più? Le ali di chi le possiede o il possessore delle ali?»
Le aveva chiesto razionalmente una volta la sua più carissima amica.
E Hitomi non lo sapeva. Avrebbe potuto togliergli quella rogna di dosso replicando semplicemente con “Entrambi”, ma sarebbe stata una sporca bugia.
Quando si trattava di Hawks, Hitomi non sapeva assolutamente niente come il suo corrispettivo vero nome.
Tuttavia, una cosa gli appariva limpida nella mente ogni qual volta di fosse trovata ad un metro da lui.
La sua interpretazione era legata ad una visione che faceva episodicamente capolino tra i suoi sogni.

 

Lei al centro di una strada deserta e incendiata dalle gradazioni roventi del tramonto.
In un primo momento, sentiva plasmarsi nell’aria il trascinante fruscio provocato dal potente frustare di ali nel cielo.
Andava e veniva da sinistra a destra, da destra a sinistra quasi a volerne scrivere un messaggio cifrato con l'inchiostro delle nuvole.
Poi una pioggia di piume rosse la travolgeva, accarezzandogli languidamente le palpebre, la labbra, le guance, il naso, la fronte, il collo, i palmi chiusi a coppa per poterne raccogliere il più possibile.
E per concludere, lui appariva in un gioco di ombre di siluette con un’apertura alare massima, lì in cima al cuspide di una cupola come un patrono vigilante dell’umanità, che finiva per farla sorridere incondizionatamente. “

 

Hitomi non aveva una risposta, ma era proprio quella delicata, fuggevole, indefinibile emozione, di cui aveva memorizzato i meravigliosi effetti, che voleva intrappolare dentro la sua anima. 



NOTE AUTRICE: beh, si eccomi con una nuova. Vi direte, ma quante ne ha in corso? Quante ne scrive? Lo so, lo so. Ma ultimamente Boku no Hero Academia è diventato tipo la mia nuova dipendenza, quindi capitemi. 
Non so con che costanza aggiornerò e tutto il resto, però aggiornerò. Questo è poco ma sicuro. 
Allora, cosa ve ne pare di sto inizio? Hitomi come vi sembra? E il suo quirk? Io personalmente quando l'ho creata ero tipo "lA ADORO". Penso che Il suo Quirk sia vermanete incredibile e utile nonostante non sia a livello di potenza o forza. Mi divertirò un mondo a scrivere tantissime scene, tra cui una con Mirio Ahahah. 
Come avrete capito la FF è ambientata prima che lui diventa il numero due e quando Deku e gli altri cominciano il primo anno nella scuola.
Beh, che altro aggiungere. Ah si, questi sono i due fratelli protagonisti della FF "Fratelli"  e se volete aggiungermi nei social sono: 


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Altro, è che spero di soddisfare il vostro personale gusto di lettura e che vi appassioni. Non so perché sono un po' nervosa in riguardo a questa FF. Ma spero che insomma la gradiate.
Alla prossima. 

 

 

 

 

   
 
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